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Oggi cade un tragico anniversario.
All’Alba del 13 ottobre dell’Anno del Signore 1307, un Venerdì, gli sgherri del re di Francia Filippo IV “Il bello”, con un blitz che anticipa di secoli altre retate di tragici tempi anche ben più vicini a noi, arrestano tutti i Templari di Francia, compre il Gran Maestro Jacques de Molay. Da quel momento cominceranno lunghi anni di persecuzioni, sofferenze, torture e condanne a morte che colpiranno i membri dell’Ordine Monastico-Cavalleresco più celebre della Storia. E che si concluderanno tra i bagliori dei roghi sulla Senna del 18 marzo 1314.

Immagine di apertura; Il Sigillum Militum Christi dei Cavalieri Templari
Luci e ombre sui Cavalieri di Cristo
Venerdì 13 Ottobre 1307. La maledizione…
di Roberto Volterri
“… entro quest’anno tu devi morire…”
“Maledizione! Maledizione! O pontefice romano. Ti dò quaranta giorni di tempo per trovarti accanto a me davanti al tribunale di Dio. E tu, mio Re, Filippo, io ti perdono ma è inutile. La tua sorte è segnata. Entro quest’anno tu devi morire e presentarti anche tu al tribunale del Signore!”
Parola di Jacques de Molay, Gran Maestro templare!
Ebbene, pare proprio che questo anatema pronunciato il 18 Marzo del 1314 dal de Molay – condannato al rogo, a Parigi, insieme a Precettore di Normandia, al Visitatore di Francia e al Commendatore d’Aquitania – sortisse gli effetti ’augurati’ poiché il 20 Aprile dello stesso anno il Papa Clemente V passò a miglior vita, a Lione, mentre il Re Filippo il Bello cessò di essere tale, a Fontainebleau il 29 Novembre successivo.
Mai sfidare l’ira funesta dei Poveri Cavalieri di Cristo!

2. Immagine sopra; 18 Marzo del 1314, poco più di sette anni dopo un tragico Venerdi 13 Ottobre 1307, Jacques de Molay, Gran Maestro Templare, viene condannato al rogo e lancia una maledizione che colpì chi lo aveva condannato.

3. Immagine sopra; Patrica, FR. Statua di Jacques de Molay, (per quanto ne sappiamo si tratta dell’unica statua esistente in Italia dedicata all’ultimo Gran Maestro del Tempio)” realizzata dall’artista Cesare Pigliacelli e installata sul dantesco Monte Cacume lungo il “Sentiero di Dante”, per il quale Giancarlo Pavat è stato consulente storico-scientifico per il Comune ciociaro.

4-5. Immagine a sinistra, Filippo d’Asburgo, detto il Bello. Nell’autunno dello stesso anno del 1314 durante una battuta di caccia a Pont-Sainte-Maxence, fu colpito da un ictus, cadde da cavallo, non si riprese dalla malattia e morì il 29 novembre 1314. Immagine a destra, papa Clemente V, nato Bertrand de Got, che morì il 20 aprile 1314, Clemente V. Poco dopo la famosa maledizione lanciategli da Jacques de Molay…

6. Immagine sopra; Roberto Volterri con una sorta di grande riproduzione di un sigillo templare.
Presenze templari si riscontrano spesso qua e là per l’Europa.
A torto o a ragione, poiché dei poveri 8?) Cavalieri di Cristo si è scritto tutto e anche il suo contrario.
Qualche esempio…
Un rapidissimo salto a Bassiano (Latina)
Nel Romitorio della Selva Oscura, lontani dalle vessazioni della Chiesa imperante che li aveva accusati di sodomia, di tradimento, di idolatria e di adorare addirittura il Demonio, da identificarsi forse nel misterioso Baphomet, i Templari contribuirono ad affrescare le mura della grotta con immagini che ancor oggi ci parlano di loro, dei loro ideali, del loro complesso cammino iniziatico che un cavaliere doveva seguire per essere giudicato degno di essere al servizio del Signore, del Cristo, e di combattere in suo nome.
Nell’anno del Signore 1292 – anno più, anno meno… – ove oggi sorge il Santuario un piccolo gruppo di frati francescani si separa dall’Ordine a causa di dispute di carattere teologico sulla povertà del Cristo. Erano nati i cosiddetti Fraticelli, decisi a seguire molto rigorosamente le primitive regole di povertà predicati da San Francesco.
Essi ottengono da papa Celestino V – “…colui che fece il gran rifiuto…” – il permesso di costituirsi in gruppo separato e danno vita all’originario nucleo del Romitorio stesso, affrescando le pareti di una grotta ed edificando anche la cosiddetta Cappella delle Palme.
I Fraticelli, osteggiati da più parti anche in seno a Santa Madre Chiesa – in primis da papa Bonifacio VIII – e soprattutto colpiti dalla Inquisizione si dispersero e già dopo i primi anni del XV secolo scomparvero del tutto dalla scena religiosa.
Vuole una tradizione storica che insieme ai Fraticelli spirituali vivessero anche alcuni Cavalieri Templari i quali – dopo le tragiche vicende subite dal loro Ordine a causa degli attacchi di Filippo il Bello, forse con la tacita connivenza del papa Clemente V – provenivano dalla poco distante Abbazia di Valvisciolo ove – è il caso di ricordarlo – esiste anche il curioso SATOR circolare…

7. immagine sopra; Il SATOR a struttura circolare visibile nel chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo (LT). Secondo alcuni ricercatori sarebbe opera dei Templari.
I Templari e i Vegli della Montagna…
Che i vari ‘Vegli della Montagna’ addottrinati in campo teologico e muniti di una solida cultura si occupassero anche di Alchimia e di ‘filosofia occulta’ in genere sembra assodato, anche perché tali conoscenze esoteriche facevano parte del bagaglio culturale dei ‘Fratelli della Sincerità’, setta che esercitò notevole influenza su Hasan-I Sabbah, su Rashid al-Din Sinan e successori.
Ma non c’è traccia del tanto favoleggiato uso di droghe, Hashish per primo, che spiegasse la cieca devozione e il coraggio quasi sovrumano dei soldati agli ordini dei ‘Grandi vecchi’ che si avvicendarono in quegli anni su quelle impervie montagne.
A creare un alone di ‘leggenda’ intorno agli ‘Assassini’ fu addirittura un valido orientalista – Joseph von Hammer-Purgstall – evidentemente fuorviato dai suoi interessi riguardo all’occultismo, “…l’influenza disastrosa delle società segrete sui governi deboli […]” e “[…] la terribile prostituzione della religione agli orrori di sfrenate ambizioni…”.

8. Immagine sopra; Joseph von Hammer-Purgstall. Nel libro ‘Hystory of the Assassins’ descrisse a fosche tinte gli “Assassini” seguaci dei “Vegli della Montagna”. Forse aveva ragione…
Nel suo libro ‘Geschichte der Assassinen’ pubblicato a Stoccarda nel 1818 e successivamente a Parigi, nel 1833, e a Londra nel 1835 con il titolo ‘Hystory of the Assassins’, egli sostiene acriticamente e senza alcuna prova documentale – quasi manipolando la storia! – tutta una serie di nefandezze, alcune senza dubbio vere, altre solo presunte, di cui si sarebbero macchiati gli ‘Assassini’ “ […] criminali divulgatori dell’ateismo […]”, arrivando addirittura ad assimilarli ai ‘Cavalieri Templari’.

9. Immagine sopra; Cavalieri Templari… dei nostri giorni.
E ciò solo poiché si mormorava che i Templari ‘rifiutavano la Croce come gli ‘Assassini‘ rifiutavano i princìpi fondamentali dell’Islamismo, aggiungendo che altra ‘prova’ derivava dal fatto che i seguaci del ‘Veglio della Montagna’ usavano mantelli bianchi e bende rosse come i ‘Templari’ che indossavano… mantelli bianchi con la croce rossa!
Chiesa di Saint Merry, Parigi.
La strana chiesa che mostra una inquietante raffigurazione del misterioso Baphomet fu veramente una sorta di Tempio di Satana?
Vide, forse, una breve rinascita di una sorta di solfureo e blasfemo neognosticismo di matrice templare ad opera degli ottocenteschi ed esoterici eredi degli Enfants de Salomon ?
La teratologica immagine, che accoglie pii fedeli e curiosi turisti alla ricerca delle tracce più oscure della Conoscenza, rappresenta veramente il Baphomet ?
10. Immagine sopra; Il misterioso Baphomet all’ingresso della strana chiesa di Chiesa di Saint Merry, a Parigi.
E qual’è il significato della presenza di una Stella a cinque punte capovolta nella vetrata del transetto nord? Anni fa chi scrive l’ha vista ma non è sicuro che ci sia ancora…
Cosa si celebrava sotto questo inequivocabile Pentalfa magico?
Il Pentalfa che nella tradizione medievale vede l’origine del proprio potere legato alle cinque ferite – le mani, i piedi, il costato – del corpo di Cristo sulla croce, anche se la sua origine è storicamente ben anteriore.
Il Pentalfa, la cui figura geometrica – nelle tradizioni occultistiche – rappresenta sia la Divinità assoluta, sia l’Uomo (il numero Uno; una delle cinque punte; la testa, le braccia, le gambe, insomma un Pentagramma vivente) insieme all’Universo fisico (il numero Quattro; la stabilità dei quattro elementi primari, cioè Aria, Acqua, Terra, Fuoco; le altre quattro punte), simbolo quindi del potere divino che l’Uomo stesso può esercitare sulla materia, sull’Universo.
Il magico Pentalfa
“ … Il Pentagramma – o anche Pentalfa, N.d.A. – che nelle scuole gnostiche si chiama la Stella Fiammeggiante, è il segno dell’onnipotenza e dell’autocrazia intellettuale, esso è la stella dei Magi, il simbolo del Verbo fatto carne e, a seconda della direzione dei suoi raggi, questo simbolo assoluto in magia rappresenta il Bene o il Male, l’ordine o il disordine, l’agnello benedetto di Ormuz e di San Giovanni o il maledetto Capro di Mendes; esso è l’iniziazione o la profanazione, Vespero o Lucifero, la stella del mattino o della sera; è Maria o Lilith, la vittoria o la morte, la luce o la notte…”.
Così si esprime infatti il cabalista ottocentesco Eliphas Levi nel suo trattato “Il Dogma e il Rituale dell’Alta Magia” e poco più avanti si affretta a far un pò di luce, un pò di chiarezza sui dubbi – se mai ce ne sono stati – riguardo l’interpretazione della stella, del Pentagramma, o Pentacolo, nella chiesa di Saint Merry, che …
“… che innalza nell’aria due delle sue punte rappresenta Satana o il Becco del Sabba…”.

11. Immagine sopra; Il cabalista ottocentesco Eliphas Levi (1810 – 1875). In realtà il suo vero nome era Alphonse Louis Constant.
Ebbene l’orientamento della Stella a cinque punte della chiesa di Saint Merry non può non farci immaginare come sotto di essa siano stati celebrati riti volti ad evocare presenze ben poco in sintonia con l’ambiente nel quale si sperimentava un contatto con una possibile realtà trascendente.
Ma perché la Stella a cinque punte?
Cosa lega il magico Pentalfa alla tenebrosa figura del Capro?
Il caprone è presente, nella cultura pagana, sotto forma di Satiro, mezzo uomo e mezzo animale, caratterizzato da irrefrenabili pulsioni sessuali, lascivo, violento, istintivo, selvaggio ma – proprio per queste ragioni – in intimo contatto con la Natura, identificato quindi come genio delle selve, delle acque, dei monti.
Satiri – letteralmente quelli pieni, in un dialetto usato nel Peloponneso – erano denominati i partecipanti ai rituali in onore della Grande Dea, nei culti matriarcali, compagni itifallici della Dea, in perenne stato di eccitazione priapistica.

12. Immagine sopra; Strana cerimonia in onore del Capro di Mendes in una stampa ottocentesca.
I Satiri furono collegati al culto di Pan raffigurato con la barba, la coda e le zampe caprine.
Oltre, naturalmente, alle inevitabili corna.
Inevitabili – negli aspetti deviati di molte religioni pagane, ma anche nella comune e ortodossa iconografia cristiana – del Demonio.
Tutto apparirebbe – diciamo così – più normale se consideriamo che nella Tradizione Occulta il dio Pan, il Satiro dalle zampe e corna demoniache, il Capro, viene raffigurato come una Stella a cinque punte: due punte coincidono con le corna, due con le orecchie, una con la barba.
Nulla di strano, dunque, nel ritrovarlo – nelle sue infinite varianti iconografiche – in tutti quei rituali volti ad invocare divinità in odor di zolfo.
Nulla di strano, salvo trovare – in una chiesa cristiana come avrebbe dovuto essere Saint Merry – il Baphomet caprino legato anche alla presenza di un Pentacolo magico nella sua versione demoniaca!
Ma fu un caso isolato?
No, altri sacri luoghi di culto, consacrati all’Onnipotente e al Signore, furono adibiti all’evocazione di entità, ctonie, baruntiche, quali le definirebbe un occultista ottocentesco come l’abate Alphonse Louis Constant che già abbiamo conosciuto con il nome di Eliphas Levi…
(Roberto Volterri)
Tutte le immagini sono state fornite dall’autore.











