Dal dottor Giorgio Alessandro Pacetti riceviamo e pubblichiamo volentieri un interessante articolo sui terribili giorni del 6 e 8 aprile 1944 nel paesino di Piglio in Ciociaria.
(Nella foto: panorama di Piglio – FR)
PIGLIO: 6 E 8 APRILE 1944 DUE DATE DA NON DIMENTICARE.
di Giorgio Alessandro Pacetti.
I guai per il popolo pigliese iniziarono 69 anni fa e precisamente il 18 Marzo del ’44 quando fu colpito a morte un soldato tedesco in località “Pompiano”.
La tanto sospirata grazia da parte del maresciallo Kesserling arrivò pochi istanti prima che il plotone di esecuzione si avviasse con dieci ostaggi e raggiungesse il luogo della esecuzione capitale grazie all’interessamento del compianto Mons Attilio Adinolfi, vescovo di Anagni, del padre gesuita Hiemer, professore al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni e di don Filippo Passa che si adoperarono presso quelle autorità negli alti comandi tedeschi di Roma a chiedere salvezza e strappare alla morte giovani innocenti.
Il numero delle vittime fu ridotto a cinque, fucilati il 6 Aprile ’44 in località “Mole di Paliano” quasi tutti membri della stessa famiglia Dell’Omo.
Questi i loro nominativi: Pietro, Romolo, Alfredo, Alessando Dell’Omo e Antonio Colavecchi, i cui corpi sono stati sepolti nel cimitero di Paliano.
Successivamente, l’8 Aprile alle ore 10 in punto a seguito dell’incursione aerea, perdevano la vita: Angela Atturo, Maria De Santis, Adele Felli, Clorinda Felli, Alessandro Graziani, Colomba Loreti, Nazzarena Mapponi, Luigi Martucci, Matilde Neccia e Lina Tufi.
A Piglio, a distanza di tanti anni, non si sa ancora la matrice del bombardamento dell’8 Aprile. Molti ritengono che fu opera degli alleati americani. Invece, una testimonianza di un anziano ferito ad una gamba, fa capire che il bombardamento dell’8 Aprile fu di matrice tedesca.
Ne riportiamo il testo: “Dopo tanti anni ho l’occasione di scrivere una testimonianza e non una storia falsata, di un evento che ha lasciato indelebile nel tempo una ferita di guerra sulla mia giovane persona; il bombardamento dell’8 aprile 1944. Vengo ai fatti: alle ore 10 circa in chiesa Mons. Pio Appetecchia stava celebrando i riti del Sabato e noi bambini partecipavamo intensamente a tutti i riti della settimana santa che si completavano la mattina del sabato santo con lo “scioglimento” e il suono festoso delle campane. Ma quel giorno non fu cosi! Una squadriglia di caccia bombardieri apparve sul cielo di Piglio in direzione di “Via Nuova; in quel momento cominciarono a fischiare le bombe che avevano sganciato gli aerei! Dovevo restare sepolto sotto le macerie insieme ad altri meno fortunati ma mi sono salvato, pur restando comunque ferito, correndo verso casa a pochi metri dallo scoppio delle bombe, nel vicolo traverso tra le due piazze di Piglio. Piglio, fino alla vigilia di S. Giuseppe del 18 marzo 1944, era un Paese tranquillo; conviveva con una Compagnia tedesca e noi bambini assistevamo alle marce e alle esercitazioni che giornalmente faceva il reparto. Il Comando della Compagnia era in Piazza G. Marconi, fabbricato Scussa, l’infermeria in Via Maggiore, fabbricato sorelle Borgia, e le cucine da campo erano posizionate ai “due ponti” nello spiazzo prospiciente l’asilo comunale “Giuseppe ed Elvira Corbi”. Il pomeriggio del 18 marzo il Paese piombò nel caos e nella paura; arrivò la notizia che era stato ucciso un maresciallo tedesco, che insieme a due commilitoni nella campagna di Piglio voleva acquistare delle uova per festeggiare il Suo onomastico, Giuseppe. Un giovane del luogo lo uccise, i commilitoni fuggirono e diedero la notizia al Comando di Acuto, dove erano di stanza. Dalla Piazza della Collegiata vedevamo il fumo dell’incendio che i soldati tedeschi avevano appiccato alla campagna di Piglio sul luogo dell’eccidio; cominciarono nella zona i rastrellamenti di cittadini di Piglio e di Acuto che venivano portati al comando di Acuto, dove subirono sevizie e torture nell’edificio scolastico, con lo scopo di scoprire l’assassino. Ma in mezzo a quegli ostaggi non c’era l’assassino come non c’erano cinque giorni dopo a Roma quelli di via Rasella! Piglio ha pagato con la fucilazione di cinque Innocenti, di cui due non dovevano e non potevano essere fucilati data la giovanissima età. Questi due ragazzi, che allora avevano 16 anni circa, li rivedo seduti su una camionetta tedesca in Piazza G. Marconi a Piglio prima di essere trasferiti sul luogo dell’eccidio avvenuto alle ore 16. Si doveva completare la rappresaglia con la fucilazione di altri ostaggi detenuti a Piglio, nei giorni successivi. Con il plotone di esecuzione pronto vicino la vecchia caserma dei Carabinieri, arrivò la Grazia, la fucilazione fu sospesa e una parte degli ostaggi fu rimessa in libertà, compreso mio fratello Francesco che doveva scavare la fossa a quelli che dovevano essere fucilati.. Ma i tedeschi, non avendo potuto completare la decimazione, non erano soddisfatti. La rappresaglia vera fu il bombardamento! La sera precedente il bombardamento delle vecchiette piangevano e dicevano che un tedesco gli aveva detto che “domani tutti caput”. Difatti l’8 Aprile tutta la Guarnigione tedesca era fuori Piglio, agli Altipiani di Arcinazzo; a Piglio erano restati solo i soldati di guardia agli ostaggi relegati negli angusti locali di piazza G. Marconi, sopra il vecchio ufficio postale e un soldato tedesco che morì vittima di una scheggia nelle scale del bar trattoria allora di Flamini. Ma questa non è la prova. Durante il bombardamento una bomba sganciata sul pendio della collina non esplose, ruzzolando attraversò la strada provinciale arrivò a fondo valle, e si adagiò sul prato di proprietà del sig. Tito Felli. La bomba diventò un centro di attrazione specialmente per i più grandi di età; tra questi c’era uno studente in legge, il quale dichiarò che i dati scritti sulla bomba erano in tedesco, lingua che lui conosceva. Dopo aver piantonato la bomba i tedeschi, una quindicina di giorni dopo, la fecero brillare e i segni del cratere ancora esistono. Le poche famiglie che erano rimaste in paese vennero fatte allontanare dalle abitazioni per un raggio di 500 metri con l’ordine di lasciare le finestre aperte delle abitazioni; la mia famiglia si rifugiò in un fienile sulla Via Nuova.Perché tutto questo zelo se già avevamo subito i danni di un bombardamento? La testimonianza di questa bomba doveva scomparire. Ecco la dimostrazione del teorema: il bombardamento dell’8 aprile 1944 è stato effettuato dai tedeschi!” In fede, Luciano Ninni Pacetti
(nella foto: Centro storico di Piglio – FR)
Le giornate del 6 e dell’8 Aprile devono servire a noi, impotenti nel decidere le sorti del mondo, per riflettere e consolidare quei sentimenti forti di ambasciatori di Pace nel Mondo che si impegnano giornalmente anche per aiutare i più bisognosi e i disagiati sociali ma anche gli sfortunati che in questo periodo sono stati vittime di terremoti naturali e devastazioni.
Solo così sarà possibile conservare la pace nella nostra terra e non vanificare i morti, i lutti e le distruzioni che il maleficio della guerra ci riservò in quei due giorni per i pigliesi.
La Chiesa Collegiata di Piglio , Santa Maria, nel 1944 è stata bombardata dalle forze alleate ,unitamente alla Chiesa di San Giovanni e al Convento di San Lorenzo, dove fanno ancora mostra due residui di nome belliche Usa davanti alla Grotta del Beato Andrea . Per liberare l’italia dai nazifascisti le Forze Alleate iniziarono i Bombardamenti a Cassino e alla sua gloriosa e grande Abbazia . Risalirono poi verso il nord della Ciociara , bombardando alcune Chiese di piglio, proseguendo successivamente fino a Roma per bombardare il quartiere San Lorenzo. Questa è storia scritta dai ricercatoi professionisti . L’immaginazione dei bombardamenti sono state immaginazioni di coloro che ancora non sanno che i tedeschi anche in Ciociaria preferivano la guerra cn i CARRI ARMATI e non quella AEREA .Chiaro ? direbbe Papa Francesco !
La chiarezza , oltre agli storici di professione ,l’hanno fatta, Mons. ADELMO LORETI., l’architetto Mario Berucci , il notatio Floridi di Guarcino ,il Prof .Dane Zinanni , il Prof. Giusppe Taraborelli , medici e storici come il Dott. Massimo Felli ,che sull’argomento PIGLIO ,ha scritto nel 1993 un libro di oltre duecento pagine,. . Il Signor Pasquale Loreti , che non è uno storico , ma una persona vissuta sul campo per lavori di ogni tipo ,nel 1944 , aveva circa dieci anni. Ora ricorda ancora molto bene ( maggio 2016) che 5 Cacciabobardieri provenendo da Velletri , volarono a bassa quota sulle campagne di Paliano e Piglio il giorno 8 aprile ( sabato santo) , alla viglia di Pasqua del 1944 .Poi si ad alta quota dirigendosi verso le alture del Monte Scalambra , nella zona di PIglio . Un chilometro prima di avvicinarsi al predetto ed esteso monte della Catena deli ERNICI , gli aerei bellici virarono improvvisamente verso sinistra sul Convento di San Lorenzo a 850 metri sul livello del mare, per dirigersi direttamente sulla Chiesa COLLEGIALE ubicata al CENTRO del Comune DI PIGLIO, la navata sinistra fu bombardata a morte .Era l’8 aprile 1944. Mentre pregavano in Chiesa , dentro vi trovarono la morte come , vittime giovani ed anziane della sciagurata seconda guerra mondiale . La guerra di liberazione dai nazi-fascisti prosegui- come la grande storia racconta- sulla stessa lunghezza di risalita dal sud di Cassino verso altri Comuni ciociari – fino a proseguire verso il quartiere San Lorenzo di Roma , con il voto dei romani e del PAPA PIO XII alla Madonna del Divino Amore di non colpire la città di ROMA con le micidiali bombe. Alcune di queste colpirono una parte di questo quartiere storico , ma ROMA fu salvata dalle ulteriori atrocità della guerra. ( A.I ) .