Italia da (ri)scoprire. Alberona (FG), non solo Templari ma…….. di Domenico Pelino

 

Un viaggio nella bellissima Puglia, precisamente in provincia di Foggia sulle pendici del monte Stilo dopo una serie di tornanti si giunge in un luogo inaspettato e sorprendente: si sta parlando di Alberona, splendido borgo medievale che dal 2002 ha ottenuto  la Bandiera Arancione e facente parte meritatamente, dal 2005 de “i borghi più belli d’Italia”.

 

Italia da (ri)scoprire….. assieme:

ALBERONA (FG), NON SOLO TEMPLARI MA……

di Domenico Pelino

Giunto a notte inoltrata la foschia lasciava intravedere solo poche luci simil presepe, e passata la notte in un posto magico “I Templari di Alberona” ove si respirava il soffio di un altro mondo, un’altra vita, di cibo genuino …, un salto nel medioevo e ritorno, al risveglio, anche se la giornata era uggiosa, si è svelato ai nostri sguardi un mondo incantato immerso nel verde, lambito da nuvole che facevano da contorno a gigantesche pale eoliche.

Così ha inizio la giornata, tra vicoli incantati e scorci che si aprono sul verde del Tavoliere delle Puglie, ci si immerge in un itinerario dai colori vividi, intensi, immagini che la mente aveva dimenticato, quelle di altri tempi, in cui ancora era possibile sognare, fantasticare di cavalieri che si scontrano per il cuore di una donzella o per difendere i territori o semplicemente per lotta di potere.

Un territorio che ha visto la presenza di realtà talmente diverse da lasciare, nel bene o nel male, segni evidenti del loro passaggio, che vanno dai romani ai saraceni, non tralasciando i Templari o gli Ospitalieri, pur senza dimenticare i brigati ed ovviamente i tedeschi che durante la 2^ guerra mondiale, e per rappresaglia trucidarono Andrea Nazzaro che aveva segnalato la loro postazione agli alleati. Si immolò per la salvezza dei suoi concittadini, i quali, a ricordo di un simile tragico evento, eressero a memoria perenne una statua a questo eroe.

Le pietre delle case ci raccontano momenti di vita vissuta, solo a guardarle sembra che ci parlino, ma parlano un’idioma oggi sconosciuto, nel momento in cui le tocchiamo sembra quasi di udire musiche provenire dal passato, sembra quasi che ci dicano: “siamo il vostro passato, il vostro presente ed il vostro futuro, non dimenticate che siamo la vostra memoria, ciò che è stato creato prima di voi e che rimarrà anche dopo”.

Tenendo bene a mente che Alberona fu un crocevia molto importante, sia che per chi voleva recarsi nel Sannio o in Irpinia, sia per la transumanza ma, anche e soprattutto per i pellegrini che l’attraversavano da e per la Terrasanta.

Ecco, Alberona è tutto ciò, un luogo incantato, incastonato nel Subappennino Dauno che gli fa da corolla, con il suo abitato di impianto medievale dai mille segreti, infinite sfaccettature che mostrano con il volgere del sole nuove prospettive di vita vissuta.

Il suo impianto urbanistico risale a prima dell’anno 1.000, quando vi si stabilirono i primi calabresi in fuga dalle loro terre per sfuggire ai saraceni.

Nel 1239 Federico II, che aveva conquistato nel 1220 la Puglia alleandosi con i saraceni ed in rotta con il papato, confiscò i beni in Alberona che dal 1196 erano stati dei Templari, insediatisi sul territorio proprio a protezione dei pellegrini in transito per la Terrasanta.

(Chiesa di San Rocco – foto D. Pelino)

Il territorio di Alberona fu sottratto da Re Manfredi di Sicilia all’Ordine dei Templari per poi tornarvi nel 1297, quando Carlo II° di Napoli ne riconobbe nuovamente il possesso.

Con la soppressione dell’Ordine dei Templari nel 1312, il territorio fu affidato agli Ospitalieri, con sede a Barletta, che ne mantennero il controllo sino al 1806 (soppressione dei diritti feudali).

Alberona non ha avuto grande fortuna, a partire dalle sanguinose lotte che vi furono sino al 1418 nel Regno di Napoli, a seguire sotto il regno di Alfonso V° d’Aragona (1442/1458). Furono distrutte diverse fortificazioni del Subappennino Dauno, per snidare i rivoltosi che si opponevano alle sue riforme ritenute ingiuste e purtroppo tra queste anche Alberona.

Successivamente, nei secoli XVI° e XVII°, il territorio di Alberona fu funestato da calamità oltre all’esosità del fisco del Regno di Napoli, continuamente impegnato su diversi fronti nelle guerre contro la Francia ed i pirati dell’Adriatico. A seguire, negli anni successivi, a causa dei continui conflitti tra i vari Ordini Religioso – Cavallereschi e il potere clericale, passò da una giurisdizione vescovile all’altra, sino a quando esasperato, Monsignor Pisanelli non scomunicò gli alberonesi.

Come se non bastasse nel 1656 fu colpita dalla peste che in tre soli mesi fece 384 vittime, le quattro chiese esistenti ed il suolo della chiesa parrocchiale furono usate come fosse comuni.

Nel 1808 i Cavalieri di Malta lasciarono il territorio, consentendo così il proliferare del brigantaggio che provocò decine di morti.

Tra il XIX° ed il XX° secolo, Alberona ha sofferto di un forte flusso migratorio, passando dai più di 4.000 abitanti del 1881 a circa un migliaio di abitanti attuali, ma nonostante questa emorragia, racchiude intatta la vitalità dei tempi che furono, si odono le grida di bambini il vociare degli anziani che raccontano i tempi che furono, i giovani che ascoltano increduli le storie dei loro avi.

Imboccato uno dei tanti vicoli che dipartono da piazza Civetta troviamo la chiesa di San  Rocco, edificata originariamente nel XVI° secolo dove oggi sorge il Palazzo Cassitto e ricostruita nel XVIII° secolo.

Si giunge così in piazza del Popolo, ove è situata la Chiesa Madre Natività di Maria Vergine (Immagine sopra) del XVIII° secolo, detta anche chiesa Priorale, costruita sui resti di una precedente, fondata dai Cavalieri Templari nel XII secolo che, come già detto, furono presenti ad Alberona dal 1195 al 1312; passata poi agli Ospitalieri che vi restò sino al 1809 e seppur nel corso dei secoli ha avuto molti rifacimenti, conserva ancora alcune testimonianze storiche del passaggio dei due Ordini cavallereschi; a pochi metri di distanza troviamo la torre del Gran Priore e parte dei sotterranei, anch’essi costruiti dai cavalieri Templari, facenti parte dell’ormai scomparso palazzo Priorale che dopo l’arresto dei Templari nel XIV° secolo passarono ai cavalieri Ospitalieri, gli odierni cavalieri di Malta.

In oltre come riportato dal ricercatore Vito Ricci:

“Ad Alberona i Templari possedevano la chiesa di Santa Maria di Bulgano, o Vulgano che fu loro donata da Corrado, conte del Molise. La chiesa nella prima metà del XIII secolo fu espropriata di una domus e di una terra il cui reddito annuo era di otto salme di grano. La situazione cambiò decisamente con l’avvento degli Angioini e verso la fine del XIII sembra che l’intera Alberona fu infeudata all’Ordine Cavalleresco. Abbiamo notizia di parecchi interventi di Carlo II d’Angiò a favore dei Templari di Alberona. L’8 settembre 1296 il sovrano angioino ordinava ad Adblassis de Luceria Sarracenorum (probabilmente un saraceno stando al nome) di restituire ai Templari di Alberona i porci e il pollame che aveva loro sottratto illecitamente. Con una lettera del 14 maggio 1297 indirizzata al Giustiziere di Capitanata, Carlo II d’Angiò ordinava che il Magister ed i frati templari della domus di Barletta non fossero molestati per il servizio militare nei feudi di Bersentino, Alberona e Lama. Il 19 luglio 1297 Carlo II d’Angiò scriveva a Baldovino Tristaino, Capitano di Lucera, affinché il Magister e i frati templari di Barletta, possedendo il casale di Alberona, potessero continuare a far pascere i loro armenti nel tenimento di Tora. Un intervento analogo del re, sempre presso il Capitano di Lucera, ebbe luogo nel luglio dell’anno successivo per il riconoscimento di un diritto di pastura. I Templari restarono in questo paese sino al 1307. Con l’abolizione dell’Ordine Templare Carlo II d’Angiò la assegno agi Ospitalieri a questi, divenuti nel frattempo Cavalieri di Malta, restò sino al 1809. Da una lettera datata 25 gennaio 1313 scritta da Roberto d’Angiò, per parte dei cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni, a Bartolomeo di Capua e Giovanni Pipino di Barletta, sappiamo che la precettoria di Alberona, posseduta dai Templari sino alla data della loro prigionia, comprendeva anche il casale di Serritella, del quale si era impadronito arbitrariamente Bartolomeo Siginolfo, feudatario di Pietra Montecorvino, in occasione dell’arresto dei Templari.”

(immagini a sx e a dx: la cd. “Torre del Gran Priore” – foto D. Pelino)

 

 

 

 

 

 

 

 

Sempre nelle vicinanze, troviamo il Museum Antiquarium, un vero scrigno di reperti rinvenuti nel territorio che va dal preistorico al Medioevo, per far sì che le nuove generazioni ricordino e soprattutto non dimentichino ciò che ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi Alberona (Immagine in basso).

Scendendo tra i vicoli giungiamo all’Arco Calabrese del XV° secolo, giunto intatto sino a noi. Nella parte bassa del borgo e troviamo l’Arco dei Mille (Immagine a dx) risalente al XV° secolo vicino la fontana muta. Poco distante in via Roma vi è la chiesa dedicata a San Giuseppe del XVI° secolo (cappella gentilizia della famiglia de Nigris).

Girovagando per il borgo incontriamo numerosi fontanili, a partire dalla già citata Fontana Muta e poi: Fontanella, Fontana Belvedere, Fontana Pelozze e Fontana Pisciarelli.

Altro fiore all’occhiello del piccolo borgo è il “centro visita del cinghiale” che permette ai visitatori di guardare e studiare i cinghiali in tutta tranquillità.

Da visitare anche il museo del bosco nel quale vengono conservati attrezzi contadini a pastorizi e le neviere, quindi una bella e lunga escursione nei boschi non può certo mancare. Non tralasciando ovviamente al ritorno in paese, di assaporare gli squisiti e prelibati piatti tipici locali, che lasciano estasiati.

Insomma Alberona è per nostra fortuna ancora un borgo vivo, ricco di storia, con un passato che lascia incantati ed un presente tutto da vivere, tra storia, arte, cultura, gastronomia, non ci si annoia di certo, anzi con le molteplici iniziative, abitanti e turisti vengono coinvolti ed inseriti a pieno regime ed a vario titolo nel tessuto sociale.

(Domenico Pelino)

     (da sx:  chiesa S Giuseppe, Porta Calabrese e Fontana Muta

 Tutte le foto sono di Domenico Pelino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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