Alla ricerca del cranio perduto di Giovanni il Battista…di Roberto Volterri.   

 

Immagine di apertura; La “Decollazione di Giovanni il Battista” nel capolavoro di Caravaggio, conservato nella Concattedrale di San Giovanni, La Valletta, Malta (1608).

 

Francia, Napoli, Roma e… chissà dove, alla ricerca del cranio di Giovanni il Battista…                 

di Roberto Volterri

 

“In quei giorni, il Signore si compiacque di dare lustro al regno del serenissimo duca Guglielmo [d’Aquitania]. Ai suoi tempi, infatti, il capo di San Giovanni fu scoperto nella basilica di Angély, chiuso in un cofano di pietra a forma di piramide dal chiarissimo abate Alduino: si dice che questo santo capo sia propriamente quello di Giovanni Battista…”

                                                       (Ademaro di Chabannes, Cronaca, III)

2. Immagine sopra; Ademaro di Chabannes (938- 1034 d.C.) in un’antica stampa.

 

Così narra Ademaro di Chabannes  del carismatico personaggio che ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Gesù Cristo. 

 

“In quei giorni Giovanni il Battista venne a predicare nel deserto della Giudea, dicendo “Pentitevi, poiché il regno dei Cieli si è avvicinato”.

Ma questo Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e uno cintura di cuoio intorno ai lombi; e il suo cibo erano locuste e miele selvatico”.

… troviamo in Matteo, 3, 1- 4.

Questi era il Battista, dal quale Gesù…

“ …in quei giorni venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano “.

                                                    (Marco, 1, 9)

Però non è questa l’occasione più adatta per riassumere tutte le vicende che poi lo portarono alla morte…

Poiché Erode aveva arrestato Giovanni e l’aveva legato e l’aveva messo in prigione a motivo di Erodiade moglie di Filippo suo fratello.”                                                   

 (Matteo, 14, 3) 

Sappiamo, però, come finì la tragica vicenda in cui la figlia di Erodiade, Salomè…

                             

… dietro istigazione di sua madre , disse ‘Dammi qui su un piatto la testa di Giovanni il Battista’. E la sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, ed essa la portò a sua madre.”

                                                      (Matteo, 14, 8-11)

Poi… il ‘buio’.

Quegli eventi sono, infatti, talmente lontani che le loro ‘tracce’ si perdono veramente nelle nebbie del tempo e appare impresa (quasi) disperata il cercarle.

Ma noi ci proviamo, o almeno proviamo a cercare qualche ‘traccia’ bibliografica che possa fare un minimo di luce sulle sorti della testa mozzata del Battista, dopo che….

 

“ …i suoi discepoli vennero e rimossero il cadavere e lo seppellirono e vennero a riferirlo a Gesù”.

                                                       (Matteo, 14, 12)

Torniamo perciò al ’nostro’ Ademaro, miniaturista e cronista francese, nato a  Chabannes nel 988 e morto a  Gerusalemme nel 1034. Fu monaco del convento di St. Martial a Limoges e di lui rimangono un manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi (Ms. Lat. 1121) e un taccuino con le copie delle illustrazioni di un certo Prudenzio del IX secolo. È anche autore di una Commemoratio abbatum Lemovicensium basilicae Sancti Martialis e della Historia Francorum, cronaca dall’origine dei Franchi fino al 1028.

 

Appresa la notizia (quella della scoperta della preziosa reliquia ad Angèly N.d.A.) il duca Guglielmo, che tornava da Roma dopo le feste pasquali, fu ripieno di gioia e stabilì che si dovesse esporre il sacro capo alla vista del popolo. Il capo stesso era conservato in un reliquiario d’argento, sul quale rileggono queste parole : ’Qui riposa il capo del Precursore del Signore’.”

 

Si trattava veramente del cranio del Battista?

3. Immagine sopra; Cranio di San Giovanni il Battista (Pinacoteca di Brera)

 

Lo stesso Ademaro sembra avere qualche perplessità però si affretta a precisare al lettore che, come narrano antiche cronache…

 

“ ….al tempo in cui Pipino era re d’Aquitania – uno dei tre figli di Ludovico il Pio (re dall’814 all’840 d.C.  N.d.A) un certo Felice portò per mare da Alessandria in Aquitania il capo di san Giovanni Battista, e che in quel tempo Alessandria era governata dall’arcivescovo Teofilo, di cui Luca fa menzione all’inizio degli Atti degli Apostoli, quando dice…”

“ … ho composto il primo racconto, o Teofilo, intorno a tutte le cose che Gesù cominciò a fare e a insegnare fino al giorno in cui fu assunto, dopo aver dato comandamento per mezzo dello Spirito santo agli apostoli che aveva scelto.” ( Atti degli Apostoli, 1, 2)

Ma Ademaro ci fornisce anche qualche utile riferimento cronologico poiché riferisce che..

“Ci sarebbe stata una battaglia ad Aunis tra re Pipino e i Vandali e quello stesso capo, imposto dal re ai compagni uccisi, li avrebbe subito resuscitati…”

 

Elementi questi che ci potrebbero apparire come  utili indizi….

E invece no!

Proprio il buon Ademaro ci ricorda subito dopo (ma la cosa, state tranquilli, non ci era affatto sfuggita!) che Pipino d’Aquitania, come già abbiamo visto, non visse affatto all’epoca dell’arcivescovo Teofilo,  né tantomeno al tempo dei Vandali, le gesta dei quali vanno datate ai primi decenni del V secolo .

Sembrerebbe la classica ‘doccia fredda’, appena compensata dalla notizia che Ademaro ci fornisce ricordandoci come altre ‘antiche cronache’ narrino che…

 

…il capo del santo Precursore fu dapprima scoperto da due monaci, che ebbero la rivelazione del luogo in cui si trovava; poi l’imperatore Teodosio lo trasferì nella città reale di Costantinopoli, ed è là che viene offerto alla venerazione dei fedeli.”

 

Ora sappiamo che l’imperatore Teodosio, nel 379 d.C., viene nominato ‘Augusto’ in Oriente da Graziano, uno dei successori di Valentiniano I (dal 364 al 375 d.C.).

Ci risiamo, quindi, con le ‘anomalie’ cronologiche…

E ‘anomalie’ cronologiche lo sono di certo se confrontiamo tra loro i dati pseudostorici con cui Ademaro infarcisce la sua ‘Invenzione’ (nel senso di scoperta) del cranio di Giovanni Battista, quando ci parla di Pipino di Aquitania (inizi IX secolo d.C.) reso ‘contemporaneo’ di un Teofilo menzionato negli Atti degli Apostoli (II secolo d.C. circa!).

Ma, almeno in questo caso, ‘anomalie’ considerabili alla stregua di utili e abbastanza verosimili – o quasi… – dati storici se pensiamo che solo qualche decennio prima Elena, madre dell’imperatore Costantino (morto nel 337 d.C.), avrebbe rinvenuti in Terra Santa il ‘patibulus’ di Desma – uno dei due ladroni crocifissi con Gesù – alcune parti del ‘casco’ di spine che per dileggio gli apposero i soldati romani, il ‘Titulus Crucis’ – sulla cui autenticità pare concordino in molti… – e addirittura il dito mummificato… dell’incredulo apostolo Tommaso!

Reliquie, queste, ben visibili nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme. (Nel libro di prossima uscita ANIMALI NELL’ARTE CHE NON DOVREBBERO ESSERCI del nostro Giancarlo Pavat, troverete altre incredibili curiosità a proposito di Santa Croce in Gerusalemme NDR).

4. Immagine sopra; la copertina del nuovo libro di Giancarlo Pavat, ANIMALI NELL’ARTE CHE NON DOVREBBERO ESSERCI, di imminente uscita…..

 

Confusioni cronologiche di Ademaro a parte, potrebbe essere verosimile che una reliquia, per qualche ragione attribuibile al Battista, sia stata rinvenuta in Terra Santa in un periodo (inizi IV secolo d.C.) in cui con l’intervento di quell’Indiana Jones in gonnella che fu la madre dell’imperatore Costantino, l’intraprendente Sant’Elena… si rinveniva di tutto.

Comunque siano andate le cose, l’ineffabile Ademaro riferisce ancora che…

… quando si espose il capo di san Giovanni appena scoperto tutta l’Aquitania e la Gallia, l’Italia e la Spagna, commosse da questa notizia, a gara si affrettarono ad accorrere in quel luogo.

Il re Roberto e la regina, il re di Navarra, il duca di Guascogna Sancio, Oddone di Champagne, i conti e i grandi, con i vescovi, gli abati e tutta la nobiltàdi quei paesi, affluirono.“

 

Qui compare qualche altro riferimento storico, poiché sappiamo che Oddone di Champagne governò negli anni compresi tra l’anno 888 e l’898 d.C., la qualcosa farebbe supporre che – presa per buona tutta la complessa vicenda – la reliquia attribuita a Giovanni Battista veniva venerata dai fedeli almeno fino alla fine del IX secolo e anche oltre.

Potrebbe ancora essere a Charroux, oppure…

 

 E poi?

Poi ricompare il ’buio’ che spesso avvolge le vicende storiche.

L’interessante cronaca di Ademaro qui si disperde in una serie di descrizioni della traslazione delle reliquie del beato apostolo Marziale e di quelle di Santo Stefano, insieme alla narrazione di eventi più o meno ‘miracolosi’ accaduti per l’occasione.

L’ultima tappa del viaggio del teschio attribuito a San Giovanni, per Ademaro sembra essere la Basilica del Salvatore a Charroux  dove…

 

“… il vescovo Geraldo celebrò, davanti al capo del santo, la messa della Natività del Battista, essendo il mese di ottobre… e dopo la messa il vescovo benedisse il popolo con il capo di san Giovanni. “

 

Le informazioni che sono riuscito a reperire, però non si arrestano qui…

5.  Immagine sopra; Basilica dedicata a san Giovanni Battista a Charroux, comune francese di 398 abitanti situato nel dipartimento dell’Allier della regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi.
 

 

Forse sarà veramente ‘introvabile’, forse sarà andata dispersa nel corso dei secoli successivi, forse non era affatto il cranio (o la testa mummificata?) di Giovanni il Battista, ma perché – magari… passando da quelle parti in vacanza – non indagare un po’ tra qualche ‘polveroso libro’ e informandoci sulle cronache locali della cittadina francese?

Oppure, perché non proseguire il quasi impossibile ‘viaggio’ e recarsi nella cattedrale di Amiens…

            

 … sta  veramente ad Amiens?

 

Nella bella cattedrale di Amiens, in Francia, viene conservato un cranio inserito in un una sorta di apposita teca discoidale, dorata e ornata di pietre preziose. Cranio che le tradizioni locali attribuiscono proprio al Battista.

Vediamo…

6. Immagine sopra; Lo stupendo reliquiario in cui, ad Amiens, si conserva una parte di un cranio umano attribuito a Giovanni il Battista. Ma sarà proprio così?
 

Le ‘antiche cronache’ narrano che la testa mozzata di Giovanni il Battista sarebbe stata conservata in uno dei palazzi che Erode possedeva a Gerusalemme per poi essere stata recuperata nelle rovine dello stesso palazzo, verso il IV secolo della nostra Era. Dopo varie peripezie, la reliquia sarebbe arrivata a Costantinopoli verso l’anno 850 e sarebbe infine stata recuperata dai partecipanti alla IV Crociata.

La città è la stessa – Costantinopoli – ma secondo Ademaro di Chabannes, sarebbe arrivata un po’ prima in questa città, poiché il cranio attribuito al Battista…                                 

       

“… l’imperatore Teodosio lo trasferì nella città reale di Costantinopoli, ed è là che viene offerto alla venerazione dei fedeli.”

 

Insomma qualche altra ‘anomalia cronologica’…

Il 12 aprile dell’anno del Signore 1204, i Crociati si impadronirono della città sul Bosforo e pare che un religioso, tale Wallon de Sarton, canonico di Picquigny, scoprisse sotto le macerie di un palazzo un piatto d’argento sul quale era poggiato un contenitore di vetro (miracolosamente salvatosi…) in cui era conservato un cranio umano, privo però della mascella inferiore e mostrante in corrispondenza dell’orbita sinistra un foro di forma circolare causato verosimilmente da un colpo di pugnale.

Un’iscrizione in lingua greca incisa sul vassoio d’argento convinse  Wallon de Sarton di essere veramente in presenza della testa del Battista, anche perché la piccola apertura presente sul cranio corrispondeva a ciò che San Girolamo e  la tradizione riferivano a proposito di un gesto di sfregio da parte di Erodiade sulla testa mozzata del nazireo, ‘colpevole’ di avere rimproverato Erode per il suo concubinaggio con la stessa Erodiade, sua cognata.

Il canonico di Picquigny decise allora di portare in Francia, in Piccardia, la preziosa reliquia, essendo però costretto a vendere il piatto d’argento per pagarsi il viaggio di ritorno.

Così – se la tradizione corrisponde a verità – è andata definitivamente perduta l’importante ‘traccia’ che potrebbe deporre a favore dell’autenticità della reliquia…

In pompa magna, il 17 dicembre 1206, Riccardo di Gerberoy, vescovo di Amiens prese ufficialmente possesso del reperto e lo custodì, per la devozione dei fedeli, nella splendida cattedrale della città.

Cattedrale che ora, però, ammiriamo nella ricostruzione avvenuta nel 1220, per volontà del vescovo Everardo di Fouilloy, dopo che un furioso incendio aveva distrutto il precedente edificio…

Seguirono – c’era da aspettarselo – innumerevoli pellegrinaggi in onore della reliquia fortunosamente e miracolosamente ritrovata, pellegrinaggi ai quali parteciparono Luigi IX, re di Francia, seguito in tempi successivi da Carlo VI e Carlo VII.

Il culto del cranio attribuito al Battista divenne così diffuso che, nel 1604, il pontefice Clemente VIII, desiderando dare maggior lustro alla basilica romana di San Giovanni in Laterano, chiese al re di Francia Enrico IV di fargli pervenire una piccola parte del cranio di colui il quale fu definito ‘il Precursore’.

 

E così pare proprio che una parte di tale reliquia sia ancora nella basilica romana, già nota ai nostri lettori per vari articoli e libro relativi, ad esempio,  alle vicende legate al papa ‘Mago’ Silvestro II, o alle colonne che indicherebbero la reale altezza di Cristo.

A Roma non ci si fa mancare veramente nulla!

 

Successivamente, la reliquia subì varie vicissitudini, a volte quasi dimenticata e a rischio di deteriorarsi per la scarsa cura e l’umidità del luogo ove era riposta, a volte adornata da zaffiri, smeraldi, perle, ametiste e diamanti.

Poi venne la Rivoluzione Francese…

Il 24 giugno 1790 – giorno significativo… – la reliquia fu mostrata per l’ultima volta ai fedeli.

Il 14 dicembre 1790, un commissario nominato dal Direttorio si recò nella cattedrale di Amiens per fare l’inventario di tutte gli oggetti preziosi conservati dai religiosi.

Per ciò che ne sappiamo, il 14 giugno 1796 la reliquia era ancora conservata nella casa di un cittadino di Amiens, tale Luigi Alessandro Lescouve, di professione parrucchiere ed ex sindaco e infine Presidente del Distretto Rivoluzionario di Amiens.

ll cranio finì poi nelle mani di tale abate Lejeune, il quale, nel 1816, lo consegnò, su un piatto di stagno, a monsignor de Villaret, vescovo di Amiens.

Tre anni più tardi, monsignor de Bombelles, allora vescovo della città, fece realizzare un più dignitoso piatto d’argento di forma ovale e, il 6 gennaio 1820, depose ufficialmente la reliquia nella cattedrale, coperta da una drappo di stoffa argentata.

L’odissea del cranio attribuito al battista sembrava così terminata.

E invece qualcosa ‘tramava’ ancora all’orizzonte…

Come ho prima precisato, il cranio conservato ad Amiens è privo della mascella inferiore e, nel 1958, da una congregazione religiosa dell’est della Francia – per l’esattezza, da Verdun – giunse la notizia che era stata rinvenuta una reliquia del XVII secolo consistente proprio nella mascella inferiore di un cranio umano, verosimilmente maschile e che la si attribuiva al Battista!

Ovviamente furono subito avviate delle indagini scientifiche per appurare la possibile appartenenza dei due reperti allo stesso individuo.

Ma non un esame al Carbonio 14 – già disponibile in quegli anni – che ne avrebbe accertata l’effettiva vetustà…

La commisione d’indagine era composta dal dottor Gerard Perdu, direttore della Scuola nazionale di medicina e farmacia di Amiens e professore d’anatomia, dal dottor Pierre Ruin, radiologo, dal dottor Michel Rudelle, chirurgo e anatomista e dal dottor Robert Crépon, dentista.

Il 19 novembre 1958 tali esperti procedettero al confronto dei due reperti nella grande sala del presbiterio della Cattedrale, in presenza di alcuni importanti ecclesiastici.

Gli esperti stilarono una loro perizia in cui affermavano, ‘secondo scienza e coscienza’,…

 

1)    che i due reperti non appartenevano assolutamente allo stesso soggetto.

2)    che il frammento osseo di Verdun era molto più recente del cranio di Amiens.

3)    che desideravano fare effettuare un’ulteriore serie di analisi a Parigi.

E così avvenne, poiché l’11 aprile 1959 il professor H.V. Valois, Direttore del Museo dell’Uomo ricevette a Parigi i citati dottori PerduRudelle, insieme all’Arciprete della Cattedrale di Amiens, per confrontare le due ‘reliquie’.

Passarono soltanto pochi minuti e il professor Vallois fu in grado di stilare un ulteriore rapporto – poi ufficializzato da una lettera del 14 aprile – in cui si affermava…

1)    che esisteva una netta discordanza anatomica tra i due reperti, discordanza che avallava ancora una volta la tesi in base alla quale le due ‘reliquie’ provenivano da due soggetti diversi.

2)    che dal punto di vista cronologico – ma senza una datazione oggettiva, con il metodo del Radiocarbonio – il frammento osseo di Verdun appariva senza ombra di dubbio più recente, probabilmente di epoca medievale.

3)    che, invece, quello di Amiens appariva ben più antico, di età compresa tra i 1000 e i 2500 anni.

4)    che l’età dell’individuo al quale apparteneva il reperto di Amiens non poteva essere determinata con esattezza per l’assenza dei denti, ma l’esame degli alveoli dentali consentiva di presumere un’età compresa tra i 25 e i 40 anni.

5)    Che l’esame della struttura del cranio faceva presumere un’origine europeoide, né negroide né orientale. Con maggiore esattezza se ne determinava un’origine “… mediterranéen ( type de Bedouins actuels ) …”.

 

Non era molto, soprattutto le analisi erano di tipo abbastanza soggettivo e non suffragate da corrispondenti indagini di carattere archeometrico (Radiodatazione, ad esempio) ma furono sufficienti per fare nuovamente asserire che l’unica, vera reliquia proveniente dalla testa mozzata di Giovanni il Battista era quella che ancora adesso viene conservata con cura nella cattedrale di Amiens.

In chiusura di questo articolo  suggerirei – ovviamente a chi è interessato a questo tipo d’indagine –  ricercare ulteriori tracce, bibliografiche, agiografiche ma soprattutto ‘sul campo’ per verificare la vera ubicazione di una importante e ‘introvabile’ reliquia: quella di colui il quale fu definito il ‘Precursore’ del Cristo.

 

Salvo non sia stata già trovata e sta a Roma nella chiesa di San Silvestro in Capite…

(Roberto Volterri)

– le immagini sono state fornite dall’autore 

7. Immagine sopra; Roma, Piazza San Silvestro in Capite dove, nella cappella dell’Addolorata, c’è un antico reliquiario in cui sarebbe conservato un’altro cranio attribuito a San Giovanni il Battista…

 

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“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.  

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