ALLA RICERCA DELLE ULTIME TRACCE DI SIMON MAGO; di Roberto Volterri.

 

Immagine di apertura; Palermo. Cappella Palatina. Particolare del mosaico con i santi Pietro e Paolo, Simon Mago e l’imperatore Nerone.

 

Ariccia (Roma), alla ricerca delle ultime tracce di Simon Mago

 

di Roberto Volterri

 

 

“O Simon mago, o miseri seguaci che le cose di Dio, che di bontade deon essere spose, e voi rapaci per oro e per argento avolterate, or convien che per voi suoni la tromba, però che ne la terza bolgia state.”…

 

… tuona l’Alighieri, nel XIX Canto dell’Inferno davanti ai simoniaci condannati, nella Terza Bolgia del Cerchio VIII, a rimanere in eterno con il capo conficcato nella nuda terra, facendo eco a Simone Pietro, al Principe degli Apostoli e alla sua irrevocabile condanna 

“…Il tuo argento perisca con te, perchè hai pensato di acquistare col denaro il gratuito dono di Dio !…” 

( Atti degli Apostoli,VIII, 20).

Ma chi era Simon Mago?

E, soprattutto, è veramente rintracciabile oggi il luogo ove fu sepolto?

Forse si.

O, almeno, ci proviamo…

 2. Immagine sopra; Così, forse, appariva Simon Mago ai suoi contemporanei. Mosaico della Cappella Palatina di Palermo rappresentante “La disputa di Simon Mago con San Pietro e San Paolo davanti a Nerone”.

 

“… Ora c’era nella città un uomo di nome Simone, il quale, prima di ciò, aveva praticato le arti magiche e aveva fatto meravigliare la nazione di Samaria, dicendo di essere lui stesso qualcuno grande…”  (At. VIII, 9);

l’uomo di nome Simone proveniva infatti dal paese di Gitlta e lo si poteva considerare un ‘mago’ nell’accezione più arcaica del termine: forse uno degli ultimi sacerdoti dell’antico zoroastrismo ebraico.

Simone di Samaria sembra sia stato battezzato da Filippo, l’autore di un Vangelo Gnostico rinvenuto nel 1945 a Nag Hammadi, giunto in quella terra per diffondere il credo esoterico di Gesù Barabba e…

 

“… Simone stesso divenne credente, e, dopo essere stato battezzato, era costantemente presso Filippo, e si meravigliava vedendo i segni e le grandi opere.potenti che avvenivano                                 

(At. VIII,13)

 

Era figlio di tali Antonio e Rachele e fin dall’infanzia, era vissuto ad Alessandria d’Egitto, dove aveva ricevuta un’educazione di stampo greco, divenendo, da adulto, discepolo di Giovanni il Battista o di Dositheus, che del Battista seguiva gli insegnamenti.

Poco dopo Simon Mago scomparve dalla Samaria e comparve nella Città Eterna.

E proprio a Roma, o poco più a sud, nella piccola e graziosa cittadina di Ariccia, ne cercheremo le ‘tracce’…

Troveremo ciò che rimane di vere e proprie ‘tracce’ lasciate – secondo una suggestiva ‘leggenda’ – sulla pietra dal ‘Mago’ di Samaria e anche ciò che si ritiene essere stata la sua ‘ultima dimora’…

Ma perchè proprio a Roma?

Ė estremamente probabile che Simone fosse stato inviato a Roma proprio da Filippo e da Giacomo per ‘combattere’ quella che i due citati apostoli  definivano ‘eresia paolina’, un’interpretazione del pensiero e delle parole del Divin Maestro che sembrava stravolgere il primitivo insegnamento cristiano.

3. Immagine sopra; Roma. Busto di Nerone ai Musei Capitolini (Wikipedia).

 

Roma, la Roma di Nerone, di un Nerone che forse riteneva sè stesso un ‘eletto’, un uomo ‘pneumatico’, cioè spirituale, nel cui animo albergava il ‘pneuma’, lo ‘spirito’.

Un Nerone, quindi, che – giustificando teologicamente  il carattere divino del proprio ‘genio’ – affermava così la natura divina dell’Imperatore.

Un Nerone che ebbe subito in simpatia Simon Mago e le sue ‘magie’, un Nerone sul quale più avanti torneremo.

Ma non abbandoniamo il ‘nostro’  Simone di Samaria.

Anzi perché non proviamo ad avventurarci alla ricerca delle sue mortali ‘tracce’?

Perché non tentiamo di rintracciarne la tomba?

O almeno quel che si dice sia stato il suo sarcofago…

Più tardi ci proveremo, ma adesso vediamo di inquadrane più dettagliatamente la figura.

Di lui ci parlano Padri della Chiesa come Giustino, Ireneo, Tertulliano, Origene e San Gerolamo e – in tempi a noi molto più vicini – il Renan nella sua opera Les apôtres.

Sembra fosse autore anche di un testo di impostazione gnostica intitolato ‘La grande rivelazione’, alcuni estratti della quale sono riportati nei ‘Philosophumena’ dello Pseudo-Ippolito (III secolo d.C.), rinvenuti nel 1842.

Ma quale era il pensiero di Simon Mago? Quali erano le sue concezioni cosmologiche?

 

La misteriosa cosmologia di Simon Mago

In estrema sintesi, egli sosteneva che il Principio Primo di tutto il Creato fosse il Fuoco, un Fuoco, però, avente in sé una sorta di ‘bisessualità’ manifestantesi in un non ben definito Principio Maschile, del quale, però, egli diceva essere l’incarnazione, e in un Principio Femminile che, vedremo più avanti, si ‘manifestò’ in modo… ben concreto.

Il Cosmo intero sarebbe nato, secondo Simon Mago, dall’eterna interazione tra i due opposti Principi, mediante il  molteplice manifestarsi – ad esempio – della Phonê (la Voce), dell’Onoma (il Nome), della Dynamis (la Forza), dell’Ennoia (il Pensiero), del Logismos (la Ragione) e così via.

Ma Simon Mago, oltre ad essere uno Gnostico – forse ante litteram – era anche  e soprattutto un uomo.

Mentre a Tiro diffondeva il proprio ‘Verbo’ – sulla terrazza di un… bordello – incontrò una cortigiana di origine fenicia, di nome Elena, e in essa ‘riconobbe’ immediatamente l’incarnazione dell’Ennoia, il Pensiero Primordiale, lo Spirito Santo, la Madre del Tutto. Un vero e proprio ‘colpo di fulmine’!

Simone la riscattò e da quel momento ella – che in una ‘vita passata’ già sarebbe stata addirittura Elena di Troia! – divenne la sua fedele e devota compagna, vivente dimostrazione del ricongiungimento dei due opposti Principi – il Maschile e il Femminile – per la ‘redenzione’ del mondo intero e modello di salvezza per i seguaci del ‘nostro’ ineffabile Mago !

Simon Mago, grazie al suo carisma e ai ‘miracoli’ prodotti durante le sue peregrinazioni, fondò un certo numero di chiese lungo la costa siro-palestinese, da Caesaria (vicino all’attuale Hadera) fino ad Antiochia.

Ma un ben più grande ‘Mago’ aveva lasciato un’indelebile traccia del suo peregrinare in Terra Santa: Gesù.

Ed ora i suoi discepoli possedevano anch’essi il dono di infondere lo Spirito Santo e si erano sparsi qua e là nel mondo per portare alle genti il vero ‘Verbo’. Anche a Roma.

A Roma, dove – secondo alcune molto ‘eretiche’ tradizioni gnostiche – Filippo e Giacomo avevano inviato Simone di Samaria per opporsi alla predicazione di un altro apostolo, Paolo di Tarso.

Qui, nella Città Eterna, Simone fu enormemente apprezzato per le  sue ‘magie’ tanto che molti scrittori dei primi secoli dell’Era Cristiana – primo tra tutti Giustino, ma anche Ireneo e Tertulliano – ricordarono orripilati che i romani adoravano Simon Mago come se fosse un dio e tentarono di dar corpo a queste esagerazioni riferendo che, sull’Isola Tiberina, era stata rinvenuta una statua con l’iscrizione Simoni Deo Sancto.

Ė invece estremamente probabile che la statua (ora, forse, ai Musei Vaticani) fosse dedicata all’antico dio sabino Semo come risulterebbe da un reperto scavato presso il Tevere riportante appunto l’iscrizione ‘Semoni Sancto Deo Fidio Sacrum Sex. Pompeius […] Donum Dedit’ – ricordata anche dal Corpus Inscriptionum Latinorum I, 542 – e che i seguaci di Simon Mago volessero procurarsi, avallando la tesi degli scrittori cristiani, una facile e gratuita maggior autorità per la loro setta .

Ma a Roma c’era Nerone, notoriamente attratto – “…quale artista perisce con me! ” sembra siano state le sue ultime parole  –  da tutto ciò che poteva fare spettacolo, da tutto ciò che poteva apparire ‘meraviglioso’, strano, arcano.

Decimo Giunio Giovenale (Aquino, 55-135 d.C.) nelle ‘Satirae’ (III,vv. 70 e sgg.) ironizza appunto su una Roma invasa da un’orda di genti venute dalla Grecia e dall’Oriente, disposte a tutto pur di… ”sbarcare il lunario”

                                            

Levitazione? Illusione ottica?

 

E Caio Svetonio Tranquillo, nelle Vite dei dodici Cesari, ricorda i vari e bizzarri spettacoli organizzati da Nerone in un anfiteatro ligneo edificato nel Campo Marzio. Compreso il tentativo di far volare un aspirante “Icaro”.

Tentativo miseramente fallito, ovviamente, ma a cui, forse, ci si ispirò successivamente per dare origine alla leggenda di Simon Mago e del suo ‘volo’  miracolosamente infranto dall’apostolo Pietro, come sostenne P. Lugano nel suo studio ‘Le memorie leggendarie di Simon Mago e della sua volata’ (in Nuovo Bullettino di Archeologia cristiana,VI, n.1 e 2, 1900).

 

4. Immagine sopra; In una cronaca del 1493 viene illustrata la presunta “levitazione” di Simon Mago aiutato dalle forze del Male. Ma l’incauto esperimento naufragò miseramente

5. Immagine sopra; Dopo un infruttuoso tentativo di levitazione, Simon Mago cade a terra con grave disappunto del Demonio che assiste impotente.

Nel V secolo prese infatti corpo la tradizione – riportata in molti scritti apocrifi, come gli Acta Petri et Pauli, la Passio SS. Apostolorum Petri et Pauli, gli Acta Petri cum Simone, ecc. –  secondo cui Simon Mago, nel 66 d.C.,  avrebbe tenute lunghe e dotte dispute teologiche alla presenza di Nerone a conclusione delle quali, per sfidare gli apostoli e per dar prova delle sue capacità magiche, si sarebbe lanciato, coronato di alloro, da una torre, avendo sostenuto di poter… volare !

San Pietro, allora, si sarebbe inginocchiato, imponendo alle ‘forze del Male’ di non sorreggere più il sedicente mago che – ‘aiutato’ anche da una ‘newtoniana’ e ben più prosaica attrazione gravitazionale – sarebbe precipitato ignominiosamente al suolo.

Ma dove sarebbe accaduto tutto ciò ?

Alcuni autori del passato propendono per l’ipotesi svetoniana del Campo Marzio (ad esempio, la già citata Passio SS. Apostolorum Petri et Pauli), altri – come lo Pseudo-Egesippo nel suo ‘De excidio Urbis Hierosolymitani’ – propendono per la Via Sacra, luogo da cui il corpo di Simon Mago sarebbe stato portato ad Ariccia.

E qui, insieme ai lettori de Il Punto sul Mistero ci avventureremo – almeno in questo caso… si fa per dire! – alla ricerca del suo sarcofago.

 

Una facile avventura nel Parco di Villa Chigi e…

 

A qualche decina di chilometri da Roma, in direzione sud, c’è la bella cittadina di Ariccia. Felicemente nota per un ‘Festival degli sconosciuti’ che negli anni ’70 ‘lanciò’ nel mondo della musica leggera qualche personaggio ancora alla ribalta, ma anche tristemente nota per un lungo ponte che ha sempre suscitato insani e ‘definitivi’ desideri da parte di individui stanchi di questa ‘valle di lacrime’, Ariccia conserverebbe qualche traccia del ‘nostro’ personaggio.

6. Immagine sopra; Il ponte di Ariccia è un monumentale viadotto stradale costruito nel 1854 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Bertolini (1790-1855), per rettificare il tracciato della via Appua tra Alvano Laziale e Ariccia. (Fonte Wikipedia).

 

Appena giunti sulla piccola ma deliziosa piazza al di là dal ‘tenebroso’ ponte, dando un’occhiata alla piccola fontana posta davanti a Palazzo Chigi, sotto un piccolo porticato, si può già vedere una lapide posta lì dalle autorità del posto nel 1993 a ricordo del ‘passaggio’ – così vorrebbe la leggenda… – del corpo esanime di Simon Mago.

 

7. Immagine sopra; L’epigrafe visibile ad Ariccia, posta a cura del Comune nel 1993.. Ricorda l’esistenza del sepolcro attribuito a Simon Mago.
 

Ma poi, fatevi un po’ di coraggio, attraversate la piazza ed entrate nel palazzo gentilizio lì di fronte.

 

Qui cercate il Segretario di Palazzo Chigi (o di chi lo sostituisce) e chiedetegli la cortesia di farvi accompagnare da qualcuno nel lussureggiante parco. Oppure, se possibile, fatevi dare delle indicazioni e … avventuratevi ‘coraggiosamente’ da soli tra gli alberi.

A circa centocinquanta metri dal palazzo, sul lato interno del parco che costeggia la via noterete un bel sarcofago d’età romana, abbellito da fregi.

Il sarcofago, in realtà, fu portato lì dai Savelli che, dapprima, lo avevano collocato nella Piazza di Corte, vicino alla presunta lapide sepolcrale del ‘mistico’ della Samaria, lapide che, come accennato prima, è ora ben  visibile ad Ariccia al di sopra della ‘Fontana delle Tre Cannelle’.

8. Immagine sopra; Il sarcofago in cui, secondo la leggenda, ad Ariccia sarebbe stato sepolto Simone di Samaria, meglio noto come Simon Mago.
Che sia così avvenuto o che esso abbia contenuto altri personaggi, sarebbe estremamente interessante cercare in loco altre tracce dell’enigmatico personaggio...

Ma, per quel che si sa, è una delle pochissime tracce che fino ad ora si sia riusciti a trovare, in area romana, del misterioso ‘Mago’ di Samaria.

Inoltre, la tradizione che volle vedere in Ariccia l’ultima presenza terrena di Simon Mago fece credere – fino a tutto il ‘600 – che in quei luoghi si fosse creata anche una comunità ebraica seguace delle ‘gnostiche’ eresie del ‘mistico’ di Samaria.

Se poi non ci accontentiamo della lapide e del sarcofago, potremmo avviarci un po’ fuori del paese e, aiutati anche da qualche cortese, locale, passante troveremo un’altra ‘traccia’.

C’è infatti anche un arco – lungo la via Appia Antica – denominato “Basto del Diavolo” o “Basto di Simon Mago” perchè ritenuto luogo in cui il ‘Principe delle Tenebre’ aveva  prelevato il corpo di Simone per trasportarlo… in volo – questa volta di sicuro! –  nella Geenna.

9. Immagine sopra; il “Basto di Simon Mago” ad Ariccia, ritenuto uno dei luoghi dove fu presente Simone di Samaria. Almeno secondo la leggenda…

… e una a due passi dal Colosseo.

10. Immagine sopra; Roma. L’Anfiteatro Flavio, universalmente noto come Colosseo.

 

A Roma, sulla Via Sacra,  il mal riuscito esperimento di levitazione di Simon Mago avrebbe lasciato ‘tangibili‘ segni.

In tempi ormai da noi ben lontani si ricordavano, infatti, quattro selci del basolato della Via Sacra sulle quali sarebbero rimaste le  indelebili impronte lasciate dalla caduta delle quattro parti in cui il corpo di Simon Mago si sarebbe infranto.

Mentre fin dall’epoca di San Gregorio di Tours (VI secolo d.C.) era viva la tradizione che vedeva in due lastre del basolato – i cosiddetti silices apostolicile impronte lasciate dalle ginocchia di San Pietro mentre pregava intensamente le ‘Potenze Celesti’ affinchè vanificassero il tentativo di levitazione del Mago orientale.

Avventuriamoci a cercare le ‘diaboliche impronte…

Questi silices apostolici sono infatti ancora perfettamente visibili, a Roma, nella Chiesa di Santa Francesca Romana – una volta denominata Santa Maria Nova e fatta erigere da Papa Paolo I  proprio per ricordare l’evento –  sul lato destro del transetto, dietro una grata.

11. Immagine sopra; La chiesa di San Francesca Romana, a pochi passi dal Colosseo, ovviamente a Roma, conserva due grandi basoli. Questi presentano degli incavi attribuiti, dalla leggenda, alle impronte lasciate da San Pietro mentre pregava per far… cadere a terra Simon Mago che ‘levitava’.
 

A circa duecento metri dal Colosseo e a pochi metri da Via dei Fori Imperiali troveremo senza difficoltà la chiesa in cui sono conservate le due strane lastre di basalto.

12. Immagine sopra; I cosiddetti Silices apostolici, conservati a Roma, nella chiesa di San Francesca Romana.

Risale sempre al VI secolo d.C. anche la tradizione secondo cui i malati accorrevano ad abbeverarsi con l’acqua piovana raccoltasi nelle due cavità formatesi nei ‘sacri’ basoli e ritenuta ricca di proprietà taumaturgiche.

Ma Simon Mago – oltre a ritenersi capace di ‘volare’ – era anche profondamente convinto di possedere – come Gesù – la capacità di risorgere.

Dopo tre giorni, ovviamente!

Nei ‘Philosophumena’ già citati – datati al 225 d.C. – c’è infatti già traccia di questa tradizione, mentre nella ‘Passio Sanctorum Apostolorum Petri e Pauli’ si narra, più esplicitamente, che Nerone, dopo la caduta del suo ‘protetto’ fece imprigionare i due Apostoli che avevano contribuito all’insuccesso della ‘levitazione’ e attese pazientemente la ‘resurrezione’. Invano, naturalmente.

Secondo altri autori, l’odio di Nerone per gli apostoli della nuova religione sarebbe derivato non tanto dall’inevitabile ‘caduta’, quanto dalla conversione operata da San Paolo nei confronti di una concubina dell’Imperatore (San Grisostomo, Adversus oppositorum vitae monasticae, I, 3), oppure – come sostenne nel XII secolo Michele Glycas –  alla conversione di un  efebico coppiere, ‘pupillo’ dell’istrionico tiranno.

Ma, oltre alla tradizione letteraria, anche la tradizione pittorica non aveva perso l’occasione per ricordare un evento che molto aveva inciso nell’immaginario collettivo e che appariva profondamente radicato sia nella memoria storica dei cristiani, sia in quella di pensatori con tendenze gnostiche o, comunque, portati ad una visione ‘eretica’ del pensiero cristiano.

Papa Giovanni II (533-535 d.C.) – per inciso, il primo a cambiare nome, chiamandosi in realtà Mercurio, divinità pagana! – aveva, ad esempio, fatto rappresentare il ‘magico’ esperimento in un mosaico visibile nella Basilica di San Pietro, mentre in una catacomba romana è ancora visibile una delle più antiche raffigurazioni di Simon Mago accanto a Simon Pietro.

13. Immagine sopra; Napoli. Chiesa di San Paolo Maggiore. Nella Sacrestia, Francesco Solimena dipinse, tra il 1689 e il 1690“La caduta di Simon Mago”.

 

Ma anche molti pittori si ispirarono a Simone di Samaria: Francesco Solimena (1689) dipinse  “La caduta di Simon Mago” (visibile a Napoli nella Chiesa di San Paolo Maggiore), Giovanni Antonio da Pordenone realizzò un dipinto con lo stesso titolo, ora esposto nel Duomo di Spilimbergo in Friuli – Venezia Giulia e un altro grande e bel dipinto di Enrico Albrici (1714-1775) sul medesimo tema è conservato nel Presbiterio della Chiesa di Santa Maria Assunta e San Pietro, a Vilminore di Scalve (Bergamo).

 

14. Immagine sopra; Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone (Pordenone 1483- Ferrara 1539) ha dipinto una “Caduta di Simon Mago”, ora esposta nel Duomo di Spilimbergo in Friuli – Venezia Giulia (Fonte Wikipedia).

 

 

15. Immagine sopra; Anche Ludovico Carracci (1555-1619) ha dipinto una “Caduta di Simon Mago”. Olio su tela oggi esposto al Museo Nazionale di Capodimonte (Napoli). (Fonte Wikipedia).

Inoltre, ad Assisi, nel transetto di destra della Basilica Superiore di San Francesco c’è  un bell’affresco – attribuito ad un ignoto ‘Maestro del tempo’ – raffigurante il tragico, forse leggendario, episodio che vide Simon Mago soccombere davanti a Simone Pietro.

Altre opere sulla ‘caduta di Simon Mago’ sono attribuite ad Andrea Celesti e a Francesco Ricci, il cui dipinto sul tema, del 1764, si può ammirare nella chiesa della Collegiata di San Michele Arcangelo a Contigliano mentre in Vaticano esiste addirittura una cupola ‘sangallesca’ detta dell’Ottagono di Simon Mago.

 

In conclusione, chi fu – in realtà – Simon Mago?

Uno dei tanti ciarlatani esaltati che affollavano nel I secolo d.C. l’Urbs caput mundi?

Oppure un vero iniziato. Uno dei primi grandi maestri gnostici?

Non è facile dirlo con certezza e, perciò, evitiamo in queste pagine disquisizioni di carattere esegetico, dottrinale…

Forse, però, Simone di Samaria fu veramente un ‘Mago’ – nella più alta accezione del termine – che aveva interpretato in un’ottica eccessivamente ‘eretica’ i già ampiamente ‘eretici’ insegnamenti ‘gnostici’ di Gesù Barabba,  seguiti in area essena soprattutto da Giacomo – forse il misterioso ‘Maestro di Giustizia’ – perseguitato da Saulo di Tarso, il futuro San Paolo, come le ‘Recognitiones’ di San Clemente Papa  (scritte nella seconda metà del I secolo d.C.) ci lasciano chiaramente intendere…

“…Ma che state facendo, o israeliti ?

Perchè vi fate  ingannare con tanta facilità ?

Perchè vi lasciate accalappiare sconsideratamente

Da una banda di stolti, ingannati da Simon Mago ?”

                                                                (Recognitiones, I,70)

 

Quel  Saulo di Tarso – forse l’altrettanto misterioso ‘Maestro di Menzogna’? – che, aggredito Giacomo e gettatolo giù da una scalinata “...credendolo morto si trattiene dall’infierire oltre…” (Recognitiones , I, 70) ?

Quel Saulo di Tarso che nella disputa tra Simon Mago e il pescatore di Betsaida, Simone Pietro, vide la possibilità di ergersi a capo della primitiva comunità cristiana, succedendo a Giacomo come ‘Maestro di Giustizia’ ?

Non lo sappiamo con certezza, ma è ‘intrigante’ il solo pensarlo…

(Roberto Volterri).

 

– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.

 

I LIBRI DI ROBERTO VOLTERRI 

 

 

Spread the love

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *