Dracula sotto il Vesuvio….oppure un po’ più a Sud; di Roberto Volterri in collaborazione con Giancarlo Pavat.

 

Immagine di apertura; Dracula sotto il Vesuvio.
 

 

 

All’ombra del Vesuvio un’erede di “Dracula”?

 Oppure un po’ più a Sud…

 

 

di Roberto Volterri

in collaborazione con Giancarlo Pavat

 

 

 

   “Ho il potere di farti cadere in un letargico sonno…

    Sulla tua carne con forza lupina m’avvento.

                                     M’attorco con rabbia di sangue.

Succhio il tuo sangue

gioendo del tuo svenimento…

Accarezzo la gonfia mia gota

 ed allibisco di gioia!

E sputo quella bioscia nella mota

con rabida foia!”

 

(Nicola Maciariello, Il tuo sangue, da “Canti Malvagi”, 1932)

 

Riallacciandoci all’innato desiderio dell’italica stirpe di rivendicare, sull’italico suolo, i natali di personaggi che hanno lasciato indelebili tracce nella Storia, perché non pensare che anche del tenebroso, inflessibile e cruento Vlad III Tepeş, Voivoda di Valacchia ed eroe transilvano, sia esistita qualche traccia qua e là nel territorio, nelle vestigia dei popoli che ne hanno fatto la storia?

Ed ecco che dalle nebbie del tempo, da dimenticati anfratti di una cattedrale situata in terra di Lucania, sembrerebbero emergere tracce della presenza di una figlia del personaggio ormai diventato sinonimo di  “vampiro”, più esattamente dell’eroe nazionale rumeno che aveva la disdicevole passione di impalare i nemici, soprattutto se  turchi.

Su Vlad III Tepeş e molti altri strani personaggi par suo è uscito tempo fa il mio libro “Odissee di sangue” (Eremon Edizioni 2012), frutto anche di una movimentata escursione nei Carpazi, tra qualche nebbia, vari gradi sotto lo zero e castelli nei quali Vlad l’Impalatore dimorò in tempi e circostanze diverse.

 

2. Immagine sopra; Roberto Volterri in missione tra oscuri castelli dei Carpazi in compagnia di alcune raffigurazione di Vlad III, Voivoda di Valacchia.

 

Ma torniamo ad una sua possibile discendenza in terra di Lucania

Secondo alcuni, come già aveva fatto suo padre Vlad II Basarab Dracul, anche Vlad III aderisce all’Ordine del Drago creato dall’imperatore Sigismondo della Casa del Lussemburgo nel 1408 per combattere l’eresia e per difendere i sudditi di fede cristiana dai Turchi.

Vlad II e il figlio Vlad III discendevano da Basarab I che nel secolo precedente aveva fondato il Voivodato di Valacchia.

Vlad III, essendo figlio di un membro dell’Ordo Draconis, venne chiamato ‘Drăculea’, più o meno “Figlio del Drago” ma pure “Figlio del Diavolo”.

Le due ipotesi interpretative hanno trovato fieri paladini in due illustri storici; Nicolae Jorga e Ion Bogdan. 

Per il primo  “Dracul” significa, appunto, “Drago” , per il secondo, invece, è il “Diavolo”.

Ma in realtà una ipotesi non escludere l’altra. D’altronde il Drago non è una delle personificazione e raffigurazioni del Demonio?

3. Immagine sopra; Stampa tedesca del XV-XVI in cui è raffigurato Vlad III che banchetto tranquillamente tra i sui nemici impalati.

In ogni caso, ben presto Vlad III  verrà chiamato Tepeş, ovvero Vlad l’Impalatore per la sua insana abitudine di giustiziare i suoi avversari letteralmente infilzandoli su degli acuminati pali di legno e lasciandoli così morire tra atroci sofferenze.

 

Un po’ più a Sud…

Il biblico “crescetevi e moltiplicatevi” molto probabilmente suggeri’ a Vlad Tepeş di contribuire all’incremento demografico della propria terra, mettendo al mondo, qua e là, altri “eredi” tra i quali (si dice…) una bambina.

 

Napoli, ultimi anni del XV secolo…

Quando quasi tutta l’Europa orientale rischia di soccombere sotto la minaccia turca,
Giorgio Castriota Scanderbeg (1405 – 1468), eroe nazionale albanese, appartenente anch’egli all’Ordo Draconis – il cui obiettivo era anche quello di arginare  l’invasione da territori balcanici – rientrato in area partenopea, avrebbe affidata al re di Napoli, Ferdinando I d’Aragona (1424 – 1494), più conosciuto come Don Ferrando o Ferrante, una bambina di sette anni, di nobili origini slave, sottratta alle insidie della guerra.

4. Immagine sopra; Giorgio Castriota Scanderbeg (1405 – 1468),

Sarebbe la stessa bambina che, nelle tradizioni transilvane, appare salvata dagli zingari?

Sarebbe la stessa bambina che ha ispirato al regista Francis Ford Coppola, nel suo celebre film “Dracula di Bram Stoker” l’episodio che vede Vlad III fare una sorta di patto con il Demonio pur di rivedere vive la moglie, uccisa dai turchi, e la figlioletta?

Forse sì, ma c’è anche da ricordare che un giovanissimo figlio di Scanderbeg e della di lui consorte Marina Donika Arianiti si rifugiò a Napoli proprio presso la corte di Ferdinando I d’Aragona, figlio di Alfonso I di Napoli

5. Il monumento equestre a Giorgio Castriota Scanderbeg in piazza Albania a Roma. Venne inaugurato da Benito Mussolini il 27 ottobre 1940.

6. Immagine sopra; il re di Napoli Ferdinando I d’Aragona (sovrano dal 1458 al 1494). In base ad alcune ricerche dell’avvocato Raffaello Glinni , sarebbe una sorta di “prozio acquisito”… della figlia di “Dracula”, più esattamente della figlia di Vlad III Tepeş, Voivoda di Valacchia.
 

La bambina, una volta cresciuta alla corte napoletana, ove tutti si chiedono chi sia in realtà,  il re Ferdinando I la concede in sposa al nipote Giacomo Alfonso Ferrillo, conte di Muro Lucano e Signore di Acerenza, il quale condurrà Maria in Lucania, trasferendosi definitivamente nei suoi possedimenti.

Che la piccola chiamata Maria possa essere una figlia naturale del famigerato Voivoda valacco non appare del tutto improbabile se prendiamo per buona l’affermazione contenuta in  uno scritto del 1531, risalente quindi a non molti anni successivi a quelli della morte di Vlad (1476), come attestano gli studiosi D’Elia e Gelao in un loro volume pubblicato nel 1958 dalle Edizioni Osanna.

7. Immagine sopra; Moderno monumento a Vlad III a Tirgoviste in Romania (Archivio IlPuntosulMistero).

 

8. Immagine sopra; Antico testo, risalente al 1666, relativo all’albero genealogico della famiglia Dragona. Forse anche in questi polverosi tomi si annida qualche ulteriore ed illuminante dettaglio sulla possibilità che in Italia sia sul serio giunta una figlia “illegittima” di “Dracula”.

 

Passano gli anni e, intorno al 1520, i coniugi Ferrillo-Balsa ordinano la ristrutturazione della cattedrale del paese di Acerenza facendo edificare al suo interno una misteriosa cripta che visiteremo tra poco.

9. Immagine sopra; La cattedrale di Acerenza, non molto distante da Potenza (Basilicata), dove esisterebbero tracce della presenza nel nostro Paese di una figlia di Vlad III Tepeş, Voivoda di Valacchia.

 

Passano gli anni, passano i secoli…

L’avvocato Raffaello Glinni (tra l’altro, scopritore di un presunto autoritratto di Leonardo da Vinci nei pressi di Acerenza, ma successivamente rivelatosi essere una “crosta”, probabilmente ottocentesca) mentre svolge delle approfondite ricerche storiche (proprio sul dipinto raffigurante il Genio toscano), indagando sugli alberi genealogici delle famiglie locali vissute intorno al XV secolo, arriva alle antiche carte relative alla famiglia Ferrillo-Balsa.

Vi trova molte difficoltà  a risalire agli ascendenti di una certa Maria Balsa, consorte del Conte Giacomo Alfonso Ferrillo.

Glinni non abbandona la ricerca, anzi si mette in contatto con alcuni studiosi dell’Università di Tallin, in Estonia, mentre una “pazza” idea inizia a far capolino nella sua mente.

      

10. Immagine sopra; L’avvocato Raffaello Glinni sostenitore della presenza ad Acerenza di inequivocabili (?) tracce di una possibile figlia illegittima di Vlad III Tepeş, l’Impalatore. Insomma tracce di “Dracula” anche in Italia…ⁿ

Forse la misteriosa fanciulla venuta dai Balcani verso la fine del XV secolo, fanciulla di nobil casato ma della quale non si conoscono i genitori, potrebbe essere una figlia illegittima di Vlad III Tepeş, l’Impalatore?

Vlad III, come abbiamo già visto sulle accertate testimonianze storiche a proposito di qualche figlio illegittimo, si dava molto da fare tra le avvenenti pulzelle dei suoi territori…
“Pazze” intuizioni a parte, l’avvocato Glinni, indaga sul blasone di Maria Balsa che campeggia sulla cattedrale di Acerenza, proprio sopra quello del consorte Giacomo Alfonso Ferrillo.

 

Una prima coincidenza…

                       

11. Immagine sopra; C’è chi sostiene che questo busto raffiguri proprio il conte Giacomo Alfonso Ferrillo, se vogliamo “genero” di “Dracula”. Oppure raffigura Giuliano l’Apostata, come sostiene lo studioso Luigi Todisco?
       
12. Immagine sopra; Sul cimiero che decora il blasone di Maria Balsa ad Acerenza compare un drago alato. Una strana coincidenza?

 

 “… Il segno o effigie del drago curvato fino a formare un cerchio, la coda avvolta intorno al collo, diviso nel mezzo della schiena per tutta la sua lunghezza, dalla testa alla punta della coda, da sangue [che traccia] una croce rossa e scorre nella fenditura lasciando una linea bianca intermedia…”

Questa è la descrizione del simbolo che contraddistingueva la Fraternitas Draconis e non a caso Vlad II  apparteneva all’Ordo Draconis


Una strana coincidenza?

La seconda…

13. Immagine sopra; Blasone dell’Ordine del Dragone. “… drago curvato fino a formare un cerchio, la coda avvolta intorno al collo…”

Nei paesi balcanici,  Romania in particolare, solo la famiglia di Vlad III Basarab (o dei Draculeia, appunto)  raffigurava nel proprio blasone un Drago. Un altro “caso” naturalmente….

 

13. Immagine sopra; nel blasone della Famiglia Basarab o  dei Draculeia.

 

14. Immagine sopra; Draghi e Viverne abbondavano nell’iconografia, soprattutto araldica, medievale e rinascimentale. Qui, una Viverna in volo nell’interpretazione di Giancarlo Pavat (Archivio IlPuntosulMistero).

Però nel blasone di Maria Balsa compare una stella, presente anche nel copricapo del terribile Tepeş, poiché nell’estate del 1456 il nostro “Dracula” riesce a spodestare Vladislav II di Valacchia e viene incoronato con tutti gli onori nella Curtea de Arges. Contemporaneamente, però, per l’esattezza nell’estate dello stesso anno (il 9 Giugno) sui cieli d’Europa appare, ed è ben visibile per circa un mese, la cometa di Halley al suo XXIII passaggio, mentre la sua coda assume la forma di una scimitarra “turca”, preannunciando così nuove incursioni islamiche e dando il via a innumerevoli preghiere ordinate da papa Callisto III. Il quale per non lasciare nulla di intentato ha anche la brillante idea di… scomunicare la cometa stessa!

Ben si sa come l’apparizione delle comete abbia da sempre influenzato la fantasia popolare ma anche quella di sovrani e “principi degli apostoli”, così mentre il Papa lancia il suo infallibile anatema verso l’ignara cometa, Vlad ha un’idea migliore e, oltre a raffigurarla nel suo diadema fa coniare una moneta che stigmatizzi l’inconsueto vento.

 

15-16. Immagini sopra; Moneta – recto e verso – fatta emettere da Vlad III Tepeş, in cui appare la figura del drago.

 

La presenza della stella nel blasone di Maria Balsa e nel diadema di Vlad III.

Naturalmente un’altra coincidenza. La terza…

 

17. Immagine sopra; La cometa di Halley fu visibile sui cieli d’Europa nel giugno del 1456, anno in cui Vlad III Tepeş assunse pieni poteri in area Transilvana. La stella visibile sul copricapo dell’Impalatore dovrebbe ricordare l’evento…
 
 
 18. Immagine sopra; il Castello di Ambras in Tirolo (Austria) (Foto G. Pavat 1996)
19-20. Immagine sopra e sotto; il nostro Dino Coppola con il celebre ritratto di Vlad III di Valacchia conservato nel castello di Ambras in Tirolo (Austria) (Foto Albamarina Coppola 2020).
  

21-22. Immagini sopra e sotto; il diadema a forma di stella a 8 punte (che sicuramente si richiamava al “Principio Ottonario”) ben visibile sul copricapo del più noto ritratto di Vlad III Tepeş visibile al castello di Ambras nel Tirolo austriaco. In basso; le tre stelle (però a 5 punte e non a 8) che compaiono nel blasone di Maria Balsa. Ovviamente, una delle innumerevoli coincidenze…

Una strana cripta…

 

Ė il 1520 e Maria Balsa, insieme al coniuge Giacomo Alfonso Ferrillo, finanzia la ristrutturazione della cattedrale del paese di Acerenza dove essi dimorano.

In particolare cura ogni dettaglio di una strana cripta…

Così, chiama il Maestro Pietro, di Muro Lucano affinché crei una particolare struttura architettonica sotto il presbiterio e, contemporaneamente, affida al pittore Giovanni Todisco l’incarico di affrescarla. Pensiamo proprio sotto le direttive di Maria Balsa poiché, se le vicende storiche che qui riassumiamo possiedono un adeguato spessore probatorio, ella ne ha più che un motivo…

Curiose raffigurazioni pittoriche ornano la cattedrale, curiose soprattutto per chi conosce vita, misfatti e morte di Vlad l’Impalatore.

Vediamo…

Ad esempio tra i dipinti voluti da Maria Balsa c’è Sant’Andrea, patrono… della Romania. 

Una quarta coincidenza naturalmente!

23. Immagine sopra; Uno scorcio della cripta della cattedrale di Acerenza dove esisterebbero tracce della presenza in Italia di una figlia di “Dracula”.
24. Immagine sopra; Sant’Andrea – patrono della Romania – con la sua caratteristica croce, raffigurato nella cattedrale di Acerenza. Un’altra coincidenza. Oppure…

Ma un’altra raffigurazione pittorica lascia ancor più perplessi.

Una donna, dall’avvocato Glinni identificata proprio con Maria Balsa, sovrasta e uccide un Drago.

25. Immagine sopra; Cripta della Cattedrale di Acerenza. Santa Margherita d’Antiochia esorcizza il Drago. Aureola a parte, l’avvocato Raffello Glinni (ma non ci trova concordi) ritiene che si tratti proprio di Maria Balsa mentre “rifiuta” il padre, Vlad III, il crudele e terribile Voivoda impalatore dei Turchi.

 

In realtà si tratta di una iconografia piuttosto diffusa nelle chiese iitaliane. Vi è infatti raffigurata Santa Margherita d’Antiochia che esorcizza il Maligno sotto le spoglie di un mostruoso drago. Scena immortalata anche in capolavori di geni assoluti dell’Arte universale come Raffaello e Tiziano.

26. Immagine sopra; Santa Margherita d’Antiochia nel capolavoro di Tiziano conservato al Museo del Prado a Madrid (Archivio IlPuntosulMistero).

27. Immagine sopra; Santa Margherita d’Antiochia in un altro capolavoro ma questa volta di Raffaello, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna (Archivio IlPuntosulMistero).

 

Ma tornando a Maria Balsa, se il padre fosse proprio il Vlad III dell’Ordo Draconis, allora ci troveremmo forse di fronte ad una inconscia “psicanalitica rimozione” di lontani, cruenti e terribili ricordi?

Forse stiamo collazionando solo “coincidenze”…

 

Proseguendo nell’esplorazione della cripta, un volto scolpito di profilo in bassorilievo non può non far trasalire chi si occupa del personaggio storico che ha ispirato il “vampiro” di Transilvania.

L’uomo del bassorilievo della cripta mostra una barba a ricci, narici dilatate e, almeno così pare, due canini “sporgenti”

     

28-29. Immagine sopra; Bassorilievo della Cripta di Acerenza (Foto G. Pavat 2017). “… con un gran naso aquilino…  narici larghe…”,alcuni studiosi hanno identificato il profilo del bassorilievo come quello di Vlad III, presunto padre di Maria Balsa. Immagine in basso; particolare delle narici e dei denti. Problemi di ortodonzia dell’epoca o nostrana pareidolia? Comunque Vlad III di Valacchia aveva di baffi ma non.la barba…..quindi…

In conclusione, è veramente possibile che una discendente del terribile Vlad III Tepeş sia giunta in Italia e sia vissuta prima a Napoli e poi in Lucania, ricordando sommessamente, con le opere d’arte fatte realizzare nella cripta della Cattedrale di Acerenza, le sue origini, i suoi ascendenti, i cruenti avvenimenti che avrebbero caratterizzato la sua infanzia in Transilvania, la “Terra al di là delle foreste”??

Forse sì e c’è anche chi pensa che vi abbia soggiornato pure il padre della piccola giunta a Napoli verso la fine del XV secolo.  Ma sì, avete capito bene!

Stiamo parlando proprio di Dracula”!  Il quale dovrebbe giacere in qualche recondito angolo della stessa cattedrale. Ma queste sono solo fantasiose illazioni…

30. Immagine sopra; il Monastero di Snagov in Romania.

IL VAMPIRO PARTENOPEO

È già. Sempre lui. Vlad III di Valacchia. Davvero immortale. Vlad Tepes, l’Impalatore, eroe nazionale della Romania, la cui Tomba, stando ad una inveterata tradizione popolare, si troverebbe nel Monastero di Snagov, su un’isoletta, nel bel mezzo dell’omonimo lago situato a circa 35 chilometri a nord di Bucarest, ma che una volta aperta si è rivelata desolatamente o sinistramente…vuota…. , riposerebbe affacciato ad uno dei golfi più belli del Mondo; quello di Napoli…

In realtà, nel 2004, il priore ortodosso del Monastero di Snagov (fondato nel 1408 da Mircea il Vecchio di Valacchia) ha dichiarato che la tomba posta di fronte alle porte dell’iconostasi della chiesa è senza alcun dubbio la vera tomba di Vlad III Tepes e che la testa del Voivoda di Valacchia sarebbe stata posta accanto al corpo all’interno del sacello.

31. Immagine sopra; la presunta (molto presunta) tomba di Vlad III nel chiostro della chiesa napoletana di Santa Naria La Nova (Archivio IlPuntosulMistero).

E allora nel capoluogo partenopeo che cosa ci sarebbe?

Secondo alcuni studiosi, anche dell’Università di Tallinn in Estonia, non solo la figlia, Maria Balsa, sarebbe stata sepolta in Italia, ma persino il famigerato genitore.

Precisamente il sepolcro si troverebbe (il condizionale è quanto mai d’obbligo) all’interno del chiostro della Chiesa di Santa Maria La Nova a Napoli. Effettivamente nel chiostro si trova la Tomba della famiglia Ferrillo di cui abbiamo ormai imparato a riconoscere il blasone per la presenza di un drago.

Secondo i ricercatori, il Voivoda di Valacchia non sarebbe scomparso (o morto) durante l’ultima battaglia contro i Turchi ma sarebbe stato fatto prigioniero.

La figlia Maria (già riparata in Italia, accolta dal sovrano Ferdinando I, che faceva parte dell’Ordine del Dragone, fondato dall’imperatore Sigismondo del Lussemburgo, come Vlad II, padre dell’Impalatore, e sposatasi Giacomo Alfonso Ferrillo) avrebbe riscattato il padre che avrebbe concluso la propria vita terrena in esilio nel Regno di Napoli.

Secondo un’altra ipotesi, Vlad sarebbe davvero morto in combattimento e la testa portata come trofeo a Costantinopoli. La figlia avrebbe riscattato la macabra reliquia e l’avrebbe fatta inumare nel sepolcro di famiglia, a Santa Maria La Nova, appunto.

In realtà, nonostante le suggestive ipotesi, non vi è alcuno straccio di prova di tutto ciò. Non basta un blasone con un drago per identificare il sepolcro del Voivoda. L’Italia e l’Europa pullulano di stemmi e blasoni con draghi e viverne.

 

 32. Immagine sopra; “… Ogni viandante può essere lo spettro del Vampiro, e tu guardati dall’incrociare il tuo sguardo col suo. Può succhiarti il sangue fino all’ultima stilla, battendo le ali del suo mantello nero, il maledetto figlio del Demonio che non riposa in pace nella sua tomba…” (Canto popolare della Transilvania).
 

33. Immagine sopra; libro di Mario Ciola.

Tra coloro che escludono nella maniera più assoluta le ipotesi “partenopee” va annoverato il serio studioso Mario Ciola.

Il quale, non sarebbe affatto d’accordo con quanto fin o ad ora ipotizzato, tanto da aver dato alle stampe un volumetto che contesta ogni possibile “discendenza” di “Dracula” in terra lucana…o partenopea….

Ma questa è un’altra storia su cui, forse, torneremo in futuro…

(Roberto Volterri in collaborazione con Giancarlo Pavat).

 

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dal professor Roberto Volterri.

ALCUNI LIBRI DI ROBERTO VOLTERRI E GIANCARLO PAVAT 

 

 

 

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