Immagine di apertura; Il Palazzo del Potala a Lhasa, la Bandiera del “Tibet libero” e una ricostruzione del Volto di Gesù Cristo basata sul Volto sindonico.
GLI ANNI PERDUTI DI CRISTO
“… il vostro Gesù era qui!”
di Roberto Volterri
di vera luce tenebre dispicchi…
(Dante, Purgatorio, XV. V. 66)
In questo articolo faremo la conoscenza di un eclettico personaggio le cui esplorazioni nelle lontane regioni himalaiane lo portarono a scoprire qualche possibile traccia dei lunghi “anni perduti” di Gesù.
Nikolaj Konstantinovič Roerich (Nato a San Pietroburgo in Russia il 10 ottobre 1874, morto a Kullu in India, il 13 dicembre 1947) fu pittore, antropologo, scrittore, esploratore ed appassionato cultore di studi esoterici.
Durante un viaggio, Roerich si trovò di fronte a testimonianze riguardanti la presenza del Cristo in quelle lontane regioni e venne a conoscenza di quello che verrebbe considerato il suo sepolcro nel Kashmir, a Srinagar.
Così egli stesso descrive l’esperienza
“In ogni città, in ogni accampamenti dell’Asia ho cercato di scoprire quali ricordi la memoria popolare custodiva con più ardore. Attraverso questi racconti conservati e preservati, si può riconoscere la realtà del passato….
In Kashmir si racconta della tribù perduta di Israele, certi eruditi rabbini potrebbero spiegarvi che Israele è il nome di coloro che cercano, e che non sta ad indicare una nazione, ma il carattere di un popolo.
In rapporto con queste credenze, vi mostreranno, a Srinagar la tomba del grande Issa, Gesù. Potrete sentire la storia dettagliata di come il Salvatore fu crocifisso, ma non morì, e di come i suoi discepoli portarono via il corpo dal sepolcro e scomparvero.
Si dice che in seguito Issa si sia ripreso, e abbia passato il resto della vita in Kashmir a predicare il Vangelo.
Si dice che, da questa tomba sotterranea, emergano vari profumi.
A Kashgar, dove la Santa Madre di Issa si rifugiò dopo la crudele persecuzione subita da suo figlio, vi mostreranno la tomba della Vergine Maria. Ovunque trovate storie diverse di viaggi e spostamenti molto significativi; e a mano a mano che avanzate con la vostra carovana, questo vi procura il massimo piacere e una grande cultura …”.
2. Immagine sopra; Nikolaj Konstantinovič Roerich (nato a San Pietroburgo in Russia il 10 ottobre 1874, morto a Kullu in India, il 13 dicembre 1947), pittore, antropologo, scrittore, esploratore ed appassionato cultore di studi esoterici (Fonte Wikipedia).
Di tale affascinante argomento e di interessanti libri sui “misteriosi diciotto anni perduti” troverete ora qualche traccia…
Antichi manoscritti sugli anni perduti di Gesù
“...E quando egli ebbe dodici anni, salirono secondo l’usanza della festa e completarono i giorni…
E dopo tre giorni lo trovarono nel tempio seduto in mezzo ai maestri e ad ascoltarli e interrogarli…”
… leggiamo in Luca, II, 41 – 46.
E poi? Cosa accadde del ‘Divin Fanciullo’ dopo il compimento di quei meravigliosi dodici anni trascorsi anche a dissertare nel Tempio, tra i Dottori della Legge, riempiendoli di stupore con il suo inconsueto sapere?
3. Immagine sopra; Il Divin Fanciullo tra i Dottori della Legge. Dipinto a olio su tavola di pioppo (65×80 cm) di Albrecht Dürer, datato 1506 e conservato nel Museo Thyssen-Bornemisza a Madrid. Dai suoi dodici anni in poi, se ne perdono le tracce nei Vangeli Canonici. Poi ricompare verso i trent’anni…
Cosa accadde prima del “… quindicesimo anno del Regno di Tiberio Cesare [dal 14 al 37 d.C.- N.d.A.] quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea ed Erode era governante del distretto della Galilea… “ (Luca, III, 1), nel periodo in cui “… Gesù stesso, quando cominciò [la sua opera] aveva circa trent’anni…” (Luca, III, 23)?
4. I Dodici Apostoli. Gesù, secondo i Vangeli accettati dalla religione cattolica, inizia la sua predicazione all’età di trent’anni. Dov’era stato prima?
Dove trascorse quei lunghissimi diciotto anni un Uomo che ha lasciato un’indelebile traccia nella storia della civiltà, nella cultura, nella vita di buona parte del mondo occidentale?
Un Uomo del quale si conoscono il concepimento e la nascita avvenute in circostanze quantomeno ‘singolari’, del quale si conoscono i mirabili avvenimenti che avrebbero visto Saggi venuti per lui dall’Oriente per rendergli omaggio, del quale si conosce quasi ogni momento dei suoi ultimi tre anni di esistenza terrena.
Un Uomo del quale, però, non sappiamo assolutamente nulla del periodo in cui aveva diciotto, venti, venticinque anni, un Uomo che vediamo riapparire sulla scena pubblica solo quando “… venne quindi dalla Galilea al Giordano da Giovanni, per essere battezzato da lui…” (Matteo, III, 13).
Fu, forse, quel Yuzu Asaph che il professor Fida M. Hassnain – già direttore del Museo Archeologico del Kashmir – descrisse nel suo saggio “Sulle tracce di Gesù l’Esseno”?
Quel Yuzu Asaph conosciuto anche con il nome di Issa.
5. Immagine sopra; Il libro del Professor Fida M. Hassnain dedicato a Yuzu Asaph conosciuto anche con il nome di Issa.
Vediamo di ‘rintracciare’ – ovviamente solo in base a testimonianze di viaggio di alcuni esploratori della fine del XIX secolo e dei tre decenni successivi, a seguito di indagini svolte in alcuni monasteri tibetani – quei diciotto ‘anni perduti’ del saggio Issa, di Jeoshua, di Gesù.
Nel 1894, tale Nicolas Notovitch, nato in Crimea nel 1858, da alcuni ritenuto medico, da altri giornalista e scrittore – autore di ben undici libri, alcuni di storia e politica – pubblicò “La vita sconosciuta di Gesù Cristo”, basata sulle sue esperienze di viaggio nel Piccolo Tibet, il Ladakh.
6. Immagine sopra; Nicolaj Aleksandrovič Notovič, noto anche come Nicolas Notovič (nato a Kerč’ in Crimea nel 1858. Non si conoscono il luogo e la data di morte), autore del controverso libro “La vita sconosciuta di Gesù Cristo” in cui sostiene, “prove” alla mano, che il Cristo dopo la crocifissione – a cui era evidentemente sopravvissuto! – si recò nel Tibet per continuare la sua opera.
Nel 1897, mentre viaggiava in quelle terre, a seguito della guerra russo-turca del 1877, capitò nel gompa – monastero buddista – di Mulbekh, accolto dal Lama locale che gli rivelò come a Lhasa, la capitale del Tibet, fossero conservati antichissimi rotoli che narravano della vita, delle opere e dei ‘miracoli’ di un ‘profeta’, proveniente dalla Palestina, di nome Issa.
Proseguendo nelle sue esplorazioni del territorio tibetano raggiunse il monastero di Himis – in una valle himalayana a oltre 3000 metri di altezza – a pochi chilometri dalla cittadina di Leh, capitale del territorio del Ladakh.
Lassù, in un convento sperduto tra le montagne…
Qui, nel convento dedicato al suo fondatore, denominato ‘Sangye chi ku sung thung chi ten’, ovvero ‘Colui che è sostegno del significato dei precetti del Budda’, egli scoprì – interrogando il Lama locale – che esistevano antichi manoscritti, originariamente scritti in Pali, che provenivano dall’India ed erano giunti in Tibet attraverso il Nepal. Quelli conservati presso il monastero di Himis erano stati tradotti in tibetano.
Grazie ad una ‘provvidenziale’ caduta da cavallo mentre si apprestava a partire per il Kashmir, Notovitch trascorse una lunga convalescenza proprio nel monastero di Himis ed ebbe così la possibilità di vedere, fotografare e farsi tradurre una gran quantità di passi scritti in modo apparentemente disordinato – certamente non diacronico – in due ponderosi, antichi volumi.
Notovitch raggruppò i duecentoquarantaquattro ‘passi’ nella giusta sequenza, li suddivise in quattordici brevi capitoli e li pubblicò nel libro “La vita del Santo Issa: il migliore tra i figli dell’uomo”.
“Quando Issa raggiunse l’età di tredici anni, l’epoca in cui un israelita deve prendere moglie, lasciò in segreto la casa dei suoi genitori, partì da Gerusalemme e con dei mercanti si diresse verso il Sind, con il fine di perfezionarsi nella Parola Divina e di studiare le leggi dei grandi Budda…”…
possiamo leggere nel Capitolo IV del citato libro (‘passi’ 10 – 13).
Finalmente un po’ di ‘luce’ su quei lunghissimi anni di oscurità dell’Uomo che – nel pieno della maturità – avrebbe poi ‘sconvolto’ la società ebraica, la loro religione, la Storia vera?
Può darsi, ma la vicenda, ovviamente non finisce qui. Anzi, è… appena iniziata!
Secondo gli antichi documenti che Notovitch affermò di aver visto nel monastero di Himis, Issa – verosimilmente Yuzu Asaph, Jeoshua – dopo aver attraversato la regione del Sind – a sud est del Pakistan, nella valle dell’Indo – si stabilì a Jagannath dove avrebbe studiato, insieme ai bramini, i Sacri Veda e avrebbe appreso le segrete arti di guarire e compiere ‘miracoli’.
Trascorse sei dei suoi ‘anni perduti’ tra Jagannath, Rajagriha e Benares: successivamente, anche a seguito di contrasti con la casta braminica e con gli kshatriya – sacerdoti e guerrieri – Issa avrebbe abbandonato le regioni himalayane e si sarebbe diretto verso Occidente per tornare, dopo altri nove anni, in Palestina e concludere gli ultimi tre anni del suo ciclo ‘terreno’.
Anche se la descrizione di questi ultimi tre anni – gli anni illustrati nei Vangeli Canonici – nelle narrazioni scaturite dagli antichi documenti che Notovitch avrebbe visto e fatto tradurre, appaiono alquanto diversi.
In essi non compare la figura di Giovanni Battista e la morte per crocifissione del Cristo appare voluta esclusivamente da Ponzio Pilato, mentre la casta sacerdotale ebraica non sembra considerare Jeoshua in una luce negativa…
“Non possiamo condannarlo’. Risposero [a Ponzio Pilato] i sacerdoti e gli anziani. Hai appena sentito tu stesso che alludeva al Re del Cielo e che non ha predicato nulla ai figli di Israele che potesse costituire un’offesa contro la Legge’…”
…si legge, ad esempio, nel Capitolo XIII del libro di Notovitch il cui contenuto è il risultato della collazione effettuata dall’esploratore russo sui testi che sarebbero conservati in alcuni monasteri tibetani.
Anzi sarebbero stati proprio i sacerdoti ebrei a… “lavarsene le mani” e a lasciare a Pilato l’onere di decidere della morte di colui che veniva considerato il tanto atteso Messia…
“Non prenderemo su di noi il grave peccato di condannare un uomo innocente e assolvere dei ladri. Questo sarebbe contro la legge… e gli anziani se ne andarono e si lavarono le mani in un recipiente sacro dicendo: “Noi non siamo colpevoli della morte di quest’uomo giusto”…”
… leggiamo ancora nei ‘passi’ 24 e 25 dello stesso Capitolo.
Il libro di Notovitch non poteva certamente passare inosservato! E così fu.
Nel maggio del 1894 insorse, ad esempio, Edward Everett Hale, scrittore e ministro del Culto Unitario, che mise addirittura in dubbio l’esistenza stessa del monastero di Himis che, a parer suo, non si trovava
“…nel registro degli istituti ecclesiastici buddisti situati vicino a Leh, la capitale del Ladakh…”.
Gli fece immediatamente eco F. Max Müller, docente di lingue europee moderne e filologia comparata all’Università di Oxford, studioso di chiara fame ed eccelso orientalista.
Egli affermò, senza mezzi termini, che il testo che Notovitch sosteneva di aver fatto tradurre era un falso dell’’esploratore russo o un falso… dei contemplativi monaci tibetani di Himis!
Aggiungeva inoltre, a sostegno delle proprie argomentazioni, che ‘le antiche cronache’ menzionate da Notovitch non erano citate nel Tanjur e nel Kanjur, una sorta di ‘cataloghi’ di tutti i documenti sacri del buddismo tibetano.
Tutti? Non proprio.
Notovitch riuscì a dimostrare che mentre nel monastero di Lhasa esistevano oltre centomila ‘rotoli’ sacri, il Tanjur e il Kanjur ne menzionavano solo duemila!
Intervenne allora un certo J. Archibald Douglas – già professore all’Università Governativa di Agra, in India – scrivendo un articolo sul giornale ‘Nineteenth Century’.
Douglas sostenne ‘a spada tratta’ che tutto ciò che Notovitch aveva affermato era unicamente parto della sua fantasia…
“Sun, sun, sun manna mi dug ! ”
Ovvero “Bugie, bugie, bugie, nient’altro che bugie!” avrebbe addirittura bofonchiato il Lama del monastero di Himis mentre Douglas gli leggeva alcuni ‘passi’ del libro di Notovitch!
La vicenda sembrava così concludersi miseramente, l’incredibile scoop letterario e storico sembrava ridimensionarsi e naufragare nel ridicolo… ma non era così.
Apparve ‘sulla scena’ Kaliprasad Chandra, nato a Calcutta il 2 Ottobre 1866, profondo studioso di letteratura orientale e occidentale, filosofo, viaggiatore instancabile tra i luoghi sacri dell’India, divulgatore, in Occidente, del Vedanta, la filosofia indiana basata sui sacri Veda, nonché discepolo di Ramakrishna.
Kaliprasad Chandra – più noto come Abhedananda – era anche amico di quel professor Müller che aveva letteralmente ‘demolito’ le tesi sostenute da Notovitch e, almeno inizialmente, si mostrò completamente scettico nei confronti dei possibili pellegrinaggi di studio di Issa, di Jeoshua, tra i monti e le valli della catena himalayana.
Fu, però, solo nel 1922 che Abhedananda partì per il lontano monastero di Himis che raggiunse… a piedi passando dal Kashmir, attraversando l’Himalaya per studiare ancora più da vicino, usi, costumi, filosofia di quelle genti, fino a raggiungere Leh, la capitale del Ladakh.
E qui, dai Lama, apprese che ciò che Notovich aveva sostenuto… era molto verosimile!
Anzi, nel suo libro “In Kashmir and Tibet” – pubblicato definitivamente nel 1929, anche con parti redatte da collaboratori – Abhedananda confermò tutto ciò che Notovitch aveva sostenuto – compresa la testimonianza sul suo ‘incidente’ che lo aveva costretto ad una lunga convalescenza nel monastero di Himis e che gli consentì di ‘indagare’ con diplomazia e accortezza tra gli antichi documenti custoditi dai Lama – affermando addirittura di aver lui stesso visto i manoscritti, redatti in Pali, in cui si narravano le antiche vicende di Issa il Profeta!
7. Immagine sopra; l’interessante libro di Swami Abhedananda su queste “misteriose” vicende.
Abhedananda aggiunse anche alcuni dettagli, forse trascurati da Notovitch, come l’episodio che vedrebbe Issa, Jeoshua, sostare vicino ad una sorgente nei pressi di Kabul: ebbene, la sorgente – almeno ai tempi di Abhedananda – esisteva ancora e in un testo arabo chiamato Tariq-A-Ajhan essa viene denominata ‘Sorgente di Issa’.
Un ulteriore, positivo contributo alla tesi che un giovane uomo proveniente dalla Palestina avesse viaggiato tra i monasteri tibetani alla ricerca della ‘Verità’, di quella ‘Verità’ che poi avrebbe insegnato per soli tre anni nella sua terra d’origine, venne da un altro eccezionale personaggio, Nicholas Roerich.
“… il vostro Gesù era qui!”
Esploratore, archeologo, pittore, diplomatico e molto altro ancora, Nicholas Roerich era nato in Russia, a San Pietroburgo, nel 1874, e aveva studiato nella locale Accademia di Belle Arti e ad Harvard presso la Scuola di Lingue Orientali.
Profondo conoscitore della storia, della cultura, della filosofia, della spiritualità di quei popoli, Roerich organizzò una spedizione composta da nove europei – tra i quali la moglie Helena, pianista e il figlio George, esperto di lingua tibetana – oltre a trenta persone del posto e un gran numero di cavalli, yak e muli.
Alla spedizione si aggiunse poi anche Lama Lobzang Minguyr Dorje, studioso di tradizioni e letteratura tibetane.
8. Immagine sopra; Nicholas Roerich, artista, esploratore, archeologo affermò di aver trovato inoppugnabili prove che un ‘iniziato’ di nome Issa era passato nel Tibet, nel Ladakh e aveva dissertato di spiritualità con i locali monaci.
Ne scaturì un’indimenticabile esperienza culturale, sfociata anche in alcuni libri quali “Himalaya”, pubblicato nel 1926, “Heart of Asia“, del 1929, ma soprattutto “Altai-Himalaya”.
9. Immagine sopra; Libro di Nicholas Roerich sulle sue ricerche tra le vette dell’Himalaya
In queste opere – in relazione alla sua diretta esperienza sui luoghi già visitati da Notovitch – il professor Roerich confermò praticamente tutto ciò che l’esploratore russo aveva sostenuto: sì, nel monastero di Himis esistevano antichissimi manoscritti che parlavano del Profeta Issa, anche se egli riscontrò una iniziale reticenza – quasi una smentita – da parte dei santi Lama ad ammettere che tali documenti giacevano negli angoli più riposti del monastero.
10. Immagine sopra; Una curiosa immagine di Nicholas Roerich accanto ad un ben poco raccomandabile “animale da compagnia”!
Anzi egli riscoprì, forse, gli stessi documenti che già Notovitch e Abhedananda avevano riportato alla luce dopo secoli di oblìo e li pubblicò: almeno sessanta dei ‘passi’ pubblicati dal professore russo coincidevano quasi perfettamente con quelli pubblicati oltre trent’anni prima dal suo più sfortunato connazionale.
Roerich viene da tutti considerato – oltre che un esperto di lingue e tradizioni tibetane – anche ‘al di sopra di ogni sospetto’, tanto che i suoi scritti sulla permanenza di Issa in Tibet non solo non suscitarono lo scalpore di quelli pubblicati da Notovitch, ma passarono… quasi inosservati data l’attendibilità dello studioso.
Un’ulteriore conferma venne, infine, dalla testimonianza di Elisabeth Caspari, musicista ed esperta di pedagogia musicale, esploratrice apprezzata e stimata da tutti, la quale – insieme ad una compagna di avventure, Madame Gasque, notissima in Tibet, Paese in cui aveva ‘porte aperte’ ovunque – ebbe la possibilità di vedere nelle mani del bibliotecario di Himis tre libri, composti da fogli di pergamena inseriti tra ‘copertine’ di legno e avvolti in stoffa di broccato rosso, verde e blu con ricami in oro.
“Questi libri dicono che il vostro Gesù era qui!“
furono le uniche parole del bibliotecario a commento di quell’indimenticabile esperienza che non poté andare oltre il toccare con mano quegli antichissimi e preziosi manoscritti, data l’impossibilità da parte delle due donne di tradurre personalmente i testi.
Non dimentichiamo infine che è ben documentata la tradizione che vedrebbe nel Rozabal di Srinagar, in Kashmir, la Tomba di Jeoshua fatta erigere dall’apostolo Tommaso.
11 Immagine sopra; In questo edificio sono conservate alcune “tracce” sulla presenza di Gesù in quelle lontane regioni del mondo…
12. Immagine sopra; Ingresso del “Rozabar” o “Tomba del Profeta”, il Santo Issa che , seocndo alcuni, sarebbe Gesù Cristo.
13. Immagine sopra; La “Tomba di Gesù” – o meglio del Santo Issa – nel “Rozabar” di Srinagar. Contiene veramente le mortali spoglie del Cristo?
Il termine ‘Rauza’ – da cui Rozabal – veniva applicato soltanto alle tombe dei Profeti, mentre le tombe dei Santi locali si denominavano Ziarat.
‘Coincidenze’?
Il Rozabal è una costruzione rettangolare situata nel distretto di Khanyar, al centro della città di Srinagar: sul pavimento dell’edificio, in una camera interna, ci sono due pietre sepolcrali, la più grande delle quali sarebbe quella che copre l’ultima dimora di Jeoshua – tornato in quelle terre dopo la crocifissione, supplizio al quale sarebbe sopravvissuto, mentre l’altra corrisponde alla tomba di Syed Nasir-ud-Dìn, un santo musulmano del XV secolo.
Scolpite nella pietra della cosiddetta Tomba di Gesù appaiono due impronte di piedi umani con evidenti segni di ‘cicatrici’, a testimonianza, forse, delle stesse cicatrici lasciate dalle ferite inferte dai chiodi della crocifissione. O altre ‘coincidenze’ ?
14. Immagine sopra; Nel Rozabal, l’edificio che contiene la “Tomba di Issa” sono visibili anche queste due “impronte di piedi” al Cristo attribuite. Ma è più che giustificato qualche dubbio…
Cosa concludere ?
L’idea che in base alle esperienze di viaggio di persone culturalmente preparate, anche in modo specifico, quali Notovitch, Roerich e la Caspari si possa squarciare finalmente il ‘velo’ che da due millenni oscura quei diciotto ‘anni perduti’ appare altamente suggestiva: ancor più suggestivo dovrebbe però apparire il confronto tra alcuni passi vedici …
“Prajapatir vai idam asit ”, ovvero “ In principo era il Brahman“
“Tasya vag dvitiya asit ” , ovvero “ con cui era la Parola“
“ vag vai paraman Brahama “ ovvero “ e la parola è Brahman “
e uno dei Vangeli Canonici, quello di Giovanni…
“ In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio “
(Giovanni, I, 1)
Ancora ‘coincidenze’ ? Forse sì, forse no…
(Roberto Volterri)
Per lettrici e lettori che volessero approfondire l’argomento trattato in queste poche pagine esistono alcuni libri in lingua italiana pubblicato anni fa e anche in tempi recenti.
Ce n’è anche uno particolarmente critico dal punto di vista storico…
15-16-17-18., Immagini sopra e sotto; Le copertine di alcuni libri che trattano i misteri della Vita di Cristo.
– le immagini sono state fornite dall’autore.