Hieronymus Bosch, il suo universo psichedelico, il Guardiano della Soglia e il Divin Poeta
di Roberto Volterri
“…Ho inviato la mia anima nell’invisibile, a decifrare qualche lettera del dopo vita: e in un baleno la mia anima è tornata e mi ha detto che io stesso sono paradiso e inferno…”
…scriveva l’enigmatico esoterista Austin Osman Spare a commento di una sua suggestiva serie di disegni – che dall’ Inferno di Dante traggono ispirazione – raffiguranti una moltitudine di ‘entità’ che sarebbero poste a ‘proteggere’ il confine posto a separare questa realtà ‘immanente’ dai ‘mondi di confine’, dalla realtà ‘trascendente’.
Austin Osman Spare, una strana figura di artista e di studioso delle ‘realtà parallele’, nacque a Snowhill, un sobborgo nei dintorni di Londra, ma egli stesso non sapeva dire se il lieto evento si fosse verificato il 31 dicembre del 1888 o il 1° gennaio 1889.
Fin dai primi vagiti la sua figura quasi aleggia – una sorta di Giano bifronte – in uno strano limbo collocato tra Passato e Futuro…
La sua prima opera fu ‘The Book of Pleasure’, in cui il ventenne Austin – poi definito addirittura ‘occultista satanico’ – mescolò sapientemente inconsuete espressioni artistiche e ancor più eterodosse attività sessuali per esplorare gli infiniti universi mentali che si annidano nel subconscio di ogni individuo.
Crowley non avrebbe saputo fare di meglio!
Una misteriosa ‘signora Patterson’, un’anziana donna che sosteneva di discendere da qualche sopravvissuto ceppo di quelle ‘streghe’ di Salem che l’inflessibile giudice Cotton Mather aveva spedito senza tanti preamboli al rogo, lo ‘iniziò’ ai segreti della ‘magia sessuale’ e a tutte quelle attività di ricerca sull’inconscio che da tali pratiche derivano.
Ora, se dobbiamo prestare cieca fede alle affermazioni di Spare, questa ‘medium’ possedeva un vocabolario così limitato che per rendere palesi le sue ‘previsioni’ doveva ‘oggettivarle’, materializzandole in un angolo oscuro della stanza dove ella abitava.
Se invece dobbiamo cercare una spiegazione più’ razionale’ – si fa per dire… – dovremmo ricorrere a complessi fenomeni di ‘percezione extrasensoriale’, all’ESP, manifestatisi dapprima come ‘precognizione’ e poi come una sorta di fenomeno telepatico in cui i pensieri della Patterson influenzavano quasi ‘tangibilmente’ la mente del giovane allievo, facendogli credere di percepire la presenza ‘materiale’ di quanto la ‘medium’ andava descrivendo.
Austin Osman Spare, grazie alla sua notevole abilità nel disegno, imparò così a riprodurre sulla carta le ‘visioni’ sue e dell’anziana ‘strega’, sempre più convinto che le pratiche ‘magiche’ a cui si dedicava avessero un regista occulto – che potremmo definire proprio il ’Guardiano della Soglia’ – che influenzava la sua mente, il suo subconscio, consentendogli però, in cambio, di agire ‘magicamente’ sulla realtà che lo circondava, anche ricorrendo a degli strani ‘sigilli’ raccolti in un mazzo di carte che egli chiamava ‘Arena di Anon’.
Su ogni carta era raffigurato un simbolo, o sigillo, concentrandosi sul quale l’operatore avrebbe stimolate certe particolari aree cerebrali, innescando temporaneamente qualcuna di quelle evanescenti, inafferrabili facoltà psichiche che appartengono ancora al discusso campo dell’ESP.
Nel già citato ‘The Book of Pleasure’, oltre ai ‘sigilli’, ai simboli su cui concentrare la propria mente per aprire, anche se per poco, quella sorta di ‘stargate’ che consente di affacciarsi sugli sconosciuti universi dell’inconscio, Spare pubblicò anche una significativa invocazione, una sorta di ‘formula magica’…
“ O potente Rechtaw
Tu che esisti in tutte le zone erogene,
Noi ti evochiamo!
Per la forza dei significati che nascono dalle forme che io faccio,
Noi ti evochiamo!“
Chi è Rehctaw? Quale oscura divinità si nasconde dietro questo strano nome?
Nessuna! Proprio nessuna.
Il Rehctaw di Spare è soltanto la parola Watcher… scritta a rovescio!
Ma Watcher nella lingua della ‘perfida Albione’ significa proprio ‘Colui che veglia’ o, se vogliamo, il ’Guardiano della Soglia’.
Dunque Spare – oltre a ricorrere a particolari pratiche che lo portavano all’estasi che egli definiva ‘autotelica’, in cui l’autoerotismo rivestiva una parte importante – concentrava la propria mente su un simbolismo ‘a rovescio’ che, come scrisse Kennet Grant in un saggio intitolato ‘Il risveglio della magia’,
“… nasconde la chiave della materializzazione del desiderio, l’assorbimento totale della corrente dell’Io, nella sua fonte, il Sé…”.
E più avanti
“… Rehctaw è il simbolo dell’andare indietro nel tempo verso remote e infinite lontananze, attraverso il meccanismo dell’intensa nostalgia. Quale che ne sia il simbolo – la luna che presiede alle orge notturne del Sabbah o la danza spalla a spalla delle streghe e degli stregoni o l’infernale bacio del Sabbah sull’ano del demonio – sempre esso indica la regressione che provoca la risorgenza atavica e l’inversione dal sesso all’amore del Sé…”.
L’universo dei ‘mondi di confine’.
Torniamo ora all’opera che più ci interessa in questa nostra disamina di cosa possa, ‘razionalmente’, intendersi per ‘Soglia’ da varcare e del ‘Guardiano’ da sconfiggere. Argomenti che ci affascinano in maniera particolare, e, di conseguenza, vorremmo soffermarci anche in questo articolo su alcune particolari ‘sfaccettature’ che li riguardano.
2. Immagine sopra; Austin Osman Spare, artista ‘maledetto’ e cultore di strani studi sul ‘Guardiano della Soglia’
Molte opere pittoriche o disegni di Spare appaiono particolarmente significativi ai fini di come, chi scrive, intenda interpretare sia il ‘Guardiano della Soglia’ sia la realtà ‘trascendente’, i ‘mondi di confine’ ai quali in determinate circostanze, mediante particolari tecniche – alcune di derivazione ‘orientale’ – e a volte anche con l’ausilio di droghe psicotrope, ci si possa ‘affacciare’ anche se per breve lasso di tempo e in modo nebuloso.
Siano essi appartenenti a realtà extradimensionali – le recentissime prospettive della fisica contemplano universi a undici e più ‘dimensioni’ – sia facenti parte di zone ancora del tutto inesplorate… della nostra mente!
Per l’esoterista inglese – ma anche per l’autore di queste pagine… – squarciare il ‘velo’ di separazione tra le due realtà in cui consapevolmente o meno ‘navighiamo’, affacciarsi anche se per brevi attimi e quasi annaspando nel mare magnum di nebbia che offusca l’anima e la mente di colui il quale intenda vedere oltre ‘la ‘Soglia’, ha come naturale conseguenza una sorta di ristrutturazione della personalità, una modificazione forse irreversibile dell’Io dell’iniziando, un diverso modo di concepire i concetti di ‘spazio’ e di ‘tempo’. Lo sappiamo, lo sappiamo sembrano vacui discorsi tipici di alcune frange della cosiddetta ‘New Age’, ma… non lo sono.
L’approccio che chi scrive ha avuto in passato (fine anni Settanta del secolo da poco trascorso) ai suoi studi sulla fenomenologia paranormale è stato sempre improntato ad una ricerca degli aspetti, scientifici, ‘razionali’ di quanto di più ‘irrazionale’ ci può essere nell’universo infinito delle manifestazioni… ‘impossibili’ della mente umana.
Approccio che si è poi concretizzato in una serie di libri, ma sicuramente un approccio estremamente ‘aperto’ e – ove tale strada appaia percorribile – il più scientifico e ‘razionale’ possibile.
Buoni propositi che, in gran parte dei casi, rischiano di venire sopraffatti da infinite difficoltà…
Non potendo fare molto di più, lascerei Austin Osman Spare a quei lettori che, incuriositi, vogliano approfondirne il pensiero consultando le poche opere in lingua italiana disponibili sull’argomento. Direi che ne vale assolutamente la pena…
Proseguirei pertanto con un altro geniale, strano e allucinato artista: Hieronymus Bosch. Il quale, per raggiungere l’Illuminazione, per sconfiggere il suo personale ‘Guardiano della Soglia’, ricorse – forse, solo forse… – a delle sue personali ‘tecniche’.
Vediamo…
L’Universo ‘psichedelico’ di Hieronymus Bosch
Perché non considerare che uno dei più’stravaganti’ e geniali artisti che il variegato mondo della pittura abbia mai prodotto, Hieronymus Bosch, abbia dovuto affrontare nel suo subconscio qualche ‘Guardiano della Soglia’ che poi ha raffigurato nei suoi inquietanti dipinti? Qualche ipotesi, conoscendo un po’ la vita dello strano artista olandese, forse ci è concesso formularla.
Vediamo…
Scrive Erodoto di Alicarnasso (484–425 a.C.), nel Libro IV, Cap. 75, delle sue ‘Storie’
“[…] Gli Sciti gettano sulle pietre arrossate dal fuoco grani di canapa che hanno portato; essa fuma subito e spande un vapore abbondante come quello di una stufa greca. Questo vapore eccita gli Sciti al punto che lanciano grida di gioia […]”.
Ma era già dall’VIII secolo a.C., che gli Assiri fumavano la qunnabu, mentre a Tebe, secondo Diodoro Siculo, gli antichi egiziani preparavano, con una particolare pianta, pozioni che procuravano effetti simili a quelli dell’oppio.
In India questa strana pianta viene menzionata in testi medici del 1000 a.C. ed è chiamata ‘guida celeste’ e ‘addolcitrice delle pene’, mentre i Cinesi, che sembra la conoscessero fin dal III millennio a.C., la definivano ‘fonte di gioia’ e ‘redentrice dei peccati’.
Ebbene sì, stiamo parlando proprio della famigerata Cannabis indica oggetto di infinite critiche, ma anche di lodi incondizionate sia da parte di alcuni eretici esponenti della classe medica, sia da parte degli inossidabili cercatori di “paradisi artificiali”.
Ma perché parlare di questa pianta definita “colei che segue l’uomo” per la sua eccezionale capacità di migrazione e di adattamento alle diverse condizioni ambientali?
Perché occuparsi delle sue proprietà – al pari di molte altre piante contenenti sostanze psicotrope – di influenzare la capacità di percezione della realtà circostante?
Ebbene un motivo è l’ipotesi in base alla quale quel grande ed ineguagliabile pittore del Cinquecento, Hieronymus Bosch, trovasse – diciamo così! – l’ispirazione attraverso l’assunzione di particolari droghe psicotrope, prima tra tutte la Cannabis indica, ai giorni nostri più conosciuta come Marjuana.
3-4. Immagini sopra e sotto; in questo dipinto di Bosch (dettaglio dell’”Inferno musicale”, una cavità nel corpo dell’Uomo-Albero ospita biscazzieri e ubriacon e in cui si ipotizza che l’essere ibrido possa rappresentare l’Anticristo) è estremamente probabile supporre che il personaggio con lo strano cappello e con l’ancor più strano corpo sia proprio il geniale artista olandese. In basso; un suo ritratto. Praticamente tutta la sua produzione artistica è dominata da immagini, personaggi, situazioni che paiono frutto di un alterato stato di coscienza. Naturale o meno…
Tale ipotesi, affatto peregrina, fu formulata anni fa dallo studioso Robert Delevoy alla ricerca, come molti altri appassionati indagatori, di una traccia, di indizi, di sentieri proibiti da percorrere per fornire una ‘spiegazione’ al particolare e forse unico stile pittorico di Jeroen van Aken – meglio noto con l’appellativo latino di Hieronymus Bosch – nelle cui opere dipinse un universo assolutamente teratologico cioè un mondo in cui le mostruosità animali dominavano la scena aggiungendovi una dimensione prettamente onirica.
Cosa lo spinse a raffigurare una stupenda realtà demoniaca interagente con l’immanente realtà quotidiana?
Occulti legami con una setta eretica? ‘Proibite letture’? Disturbi della personalità?
Oppure… assunzione di droghe allucinogene che lo proiettavano in un Universo psichedelico che, poi, egli rappresentava nelle sue inquietanti tele?
Forse un universo teratologico di matrice psichedelica che rifletteva l’incontro del ’nostro’ artista con il suo personale ‘Guardiano della Soglia’ nascosto negli angoli più bui del suo subconscio?
5. Immagine sopra; Uno dei vari demoni a tutto tondo che l’artista olandese poteva ‘ammirare’ quotidianamente anche nella sua città natale, ove essi ornavano palazzi e chiese. Fu fonte di ispirazione – insieme ad altre possibili… ‘concause’ – della sua ‘sulfurea’ produzione pittorica?
Si trovò mai davanti al suo personale ‘Guardiano della Soglia’ che si annida nel subconscio dell’essere umano?
Le letture ‘proibite’ di Hieronymus e…
E’ anche probabile che l’incredibile universo onirico raffigurato sulle sue ineguagliabili tele sia stato influenzato da ‘proibite’ letture quali, ad esempio, la ‘Visio Tondal’.
La ‘Visio Tondal’ è un’opera medievale, scritta in latino, da un monaco benedettino di origine irlandese, Fratel Marco, che viveva in un convento di Ratisbona.
Il protagonista, Tondalo, è un cavaliere crudele, empio e vizioso, il quale, durante un banchetto viene selvaggiamente colpito al capo da uno dei suoi debitori.
Mentre Tondalo rimane in uno stato di incoscienza per ben tre giorni, la sua anima – accompagnata nell’Aldilà dal suo “angelo custode” – quasi una dantesca ‘Commedia’ un po’ ante litteram ma anche quasi un incontro con un ‘Guardiano della Soglia’ – prende coscienza delle durissime pene cui i dannati sono sottoposti nelle regioni infernali e, ritornata nel corpo del violento cavaliere, lo redime trasformandolo in un uomo pio che distribuirà tutti i suoi averi ai poveri.
6-7. Immagini sopra e sotto; una pagina della ‘Visio Tondal’ e, in basso, un particolare di un’opera di Hieronymus Bosch; “Le tentazioni di Sant’Antonio”, . Non si può negare una certa influenza…
L’edificante avventura di Tondalo fornisce all’autore lo spunto per lanciarsi in apocalittiche, mostruose raffigurazioni dei peccatori, raffigurazioni che puntualmente riscontriamo, ad esempio, nello scomparto destro de Le costruzioni infernali, del Trittico del fieno, in cui un cavaliere (Tondalo?) trafitto su un vitello, tiene in mano un calice d’oro, nei pressi di un ponte infernale, e nell’Inferno musicale del Trittico delle delizie, in cui un mostro bluastro divora i dannati e li espelle successivamente dal proprio corpo.
8-9. Immagini sopra e sotto; particolare del “Trittico del fieno”, con il cavaliere circondato da una infernale sarabanda. In basso, particolare del “Trittico delle delizie” in cui uno strano mostro di colore blu si nutre di dannati poi… defecati!
… il suo ‘universo della mente’
Insomma, evitando il ricorso ad inutili voli pindarici e a metafore fuor di luogo, Bosch… assumeva qualche droga psicotropa?
Lo studioso Robert Delevoy ha ipotizzato infatti che alla base delle allucinanti creazioni dell’inquietante Hieronymus ci fossero delle esperienze oniriche di matrice – diciamo così – psichedelica, originate dall’uso di pozioni o pomate all’epoca ben note anche perché di uso abbastanza comune nell’ambito di chi si dedicava a pratiche occulte, o quantomeno eretiche come, forse, tra i membri della setta dei Fratelli e Sorelle dello Spirito Santo di cui faceva parte l’artista olandese.
Per concludere, aggiungerei che il professor Peuckert, dell’Università di Gottinga, anni fa condusse una serie di esperimenti e, avvalendosi di una ricetta rintracciata in trattati del Cinquecento, ricompose un unguento delle streghe a base di prodotti vegetali che sui volontari studenti produsse una sonnolenza prolungata, pullulante di allucinazioni, orge con creature infernali, aggressioni da parte di esseri mostruosi… tutto ciò che possiamo ammirare anche nelle opere del singolare artista di s-Hertogenbosch.
10. Immagine sopra; Il professor Peuckert, dell’Università di Gottinga, sperimentò l’unguento delle streghe su alcuni suoi studenti (volontari!) che vissero allucinazioni simili ai ‘mostri’ delle opere di Bosch…
Ovviamente non ci sono precisi elementi per affermare che egli si avvalesse di “aiuti” di natura vegetale per entrare in quella particolare condizione di spirito in cui avrebbe potuto avere visioni o distorsioni della realtà che poi avrebbe magistralmente tradotto in immagini sui suoi dipinti. Però, ci piace immaginare il leptosomico Hieronymus mentre mescola in un calderone l’Atropa belladonna, la Digitalis purpurea, la Datura stramonium o, accanto a un braciere acceso, mentre aspira – come gli antichi Sciti – gli inebrianti vapori dei semi e delle foglie della… Cannabis indica per raggiungere un suo particolare ‘stato alterato di coscienza’…
11-12-13-14. Immagini sopra e sotto; le bacche dell’Atropa belladonna, il bellissimo fiore della Digitalis purpurea,la ben più nota Cannabis indica da cui si ricava la ‘mariuana’ e, infine, la bacca con i semi della Datura stramonium – chiamata anche ‘erba delle streghe’.
Fantasie? Solo fantasie? Forse non del tutto, poiché è innegabile che quasi tutta la produzione pittorica di Hieronymus Bosch assomiglia moltissimo anche alle descrizioni fatte da chi assume droghe psicotrope derivanti dall’ayahuasca – vegetale estratto da una liana del genere Banisteriopsis inebrians contenente dimetiltriptamina – e preparate dai popoli amazzonici e della Cordigliera delle Ande per venire utilizzate dagli sciamani locali per entrare in ‘contatto’ con il ‘divino’ o – più razionalmente – per avere delle particolari visioni che poi possono essere rappresentate sotto forma di dipinti.
15-16. Immagini sopra e sotto; la Banisteriopsis caapi molto simile alla Banisteriopsis inebrians, entrambe utilizzate dalle popolazioni amazzoniche per preparati psicotropi che generano allucinazioni poi tradotte in opere pittoriche. Come forse fece Hieronymus Bosch? In basso; la preparazione dello psichedelico ‘intruglio’.
17. Immagine sopra; una opera pittorica psichedelica effettuata sotto l’azione della ayahuasca.
18. Immagine sopra; una delle tante meravigliose opere di Hieronymus Bosch, “Il Giardino delle Delizie” conservato al Museo del Prado a Madrid..
19. immagine sopra; Ascesa all’Empireo di Hieronymus Bosch, Gallerie dell’Accademia, Venezia. Dipinto di Bosch in cui le anime – o il subconscio degli individui? – raggiungono una ‘realtà trascendente’, forse uno stato alterato di coscienza indotto da l’assunzione di qualche sostanza psicotropa.
20. Immagine sopra; una suggestiva opera, abbastanza simile se vogliamo, prodotta dall’artista contemporaneo Alex Grey, ‘non estraneo’ all’assunzione di LSD et similia…
21. Immagine sopra; l’installazione in corten di Virgilio e Dante Alighieri sul “Sentiero di Dante del Monte Cacume” a Patrica (FR), con Giancarlo Pavat (a sx) e Cesare Pigliacelli. L’autore di questo libro è stato consulente storico-scientifico per il Comune di Patrica per il progetto del “Sentiero di Dante”. Un percorso trekking, che dal paese di Patrica conduce sino alla vetta del Cacume (monte citato nel IV Canto del Purgatorio), nato da un’idea del sindaco Lucio Fiordalisio. L’artista Cesare Pigliacelli ha realizzato le statue dei personaggi che il Sommo Poeta incontra sulla “Montagna del Purgatorio” nella Divina Commedia. (foto Tatiana De Alexandris 2021).
Dante e il ’Guardiano della Soglia’
Alla fine di questo articolo vorrei ora avviarmi rapidamente sul concetto di ‘Guardiano della Soglia’ o meglio sul concetto di ‘porta tra due mondi’.
Il mondo ‘immanente’ in cui abitualmente pensano, amano, odiano, insomma… vivono gli esseri umani e quello ‘trascendente’ tra le ‘pieghe’ del quale a volte ci si può avventurare e in cui, però, si annidano ostacoli e pericoli per la mente che non è ancora in grado di affrontarli.
Invece chi ha modificato il proprio essere, la propria mente attraverso un duro e lungo tirocinio, insomma l’iniziato possiede la capacità di superare certi ostacoli e di discernere la ‘diritta via’ per raggiungere la giusta condizione mentale atta a percepire quelli che comunemente vengono indicati come ‘piani sottili’.
‘Piani’ che a chi scrive – più avvezzo a ragionare in termini concreti – appaiono come particolarissimi ‘stati alterati di coscienza’ rientranti forse nel dominio delle indagini ‘parapsicologiche’.
Non a caso, comunque, ho citato la ‘diritta via’ poiché qualche allusione al ‘Guardiano della Soglia’ la troviamo anche nella ‘Commedia’ dantesca.
Vediamo…
“ Ed ecco, quasi al cominciar dell’erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel maculato era coverta;
e non mi si partìa dinazi al volto,
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto”.
(Dante Alighieri, ‘ Commedia’- Inferno, I, 32-37)
22. Immagine sopra; Edizione moderna di un vecchio libro di Pietro Bornia sul Guardiano della Soglia
23. Immagine sopra; L’incontro di Dante con la ‘Lonza’ nel primo Canto dell’Inferno (VV. 32-37). Per gli esoteristi la ‘lonza’ dantesca rappresenta l’incontro-scontro con il ‘Guardiano della Soglia’ del poeta, ovvero con la parte più nascosta del suo animo.
Ora, in un interessante saggio di Mark Hedsel, intitolato significativamente ‘L’Iniziato’ (Mondadori, 1999) troviamo un’acuta interpretazione – un po’ meno… ortodossa di quelle a cui ci eravamo abituati nei lontani tempi del Liceo – su ciò che per il ‘sommo poeta’ poteva rappresentare quello strano animale chiamato ‘lonza’.
“… Mammifero feroce della famiglia dei felini, col corpo bruno gialliccio, segnato di strisce allungate angolari e di macchie rotonde, nericce; ha le orecchie piccole e la cosa è quasi lunga come il corpo…”
…recita un dizionario etimologico d’altri tempi, mentre gli odierni esegeti del capolavoro dell’Alighieri sostengono che tale animale fu introdotto nel poema per simboleggiare il ’piacere della lussuria’.
Ma per chi si occupa di simbolismo esoterico, quell’animale rappresenta un’entità spirituale che deve affrontare e sconfiggere chiunque voglia addentrarsi oltre il ’velo’ della realtà immanente.
Insomma, proprio il ‘Guardiano della Soglia’.
Il genio artistico di quell’allucinato poeta e pittore di cui prima abbiamo fatto cenno, Austin Osman Spare, in alcune sue opere raffigurò il ’Guardiano’ sotto forma di una pluralità di individui, ritratti nel vano di una finestra (la ‘Soglia’) mentre un uomo, che rappresenta la mente cosciente ma anche l’Inconscio, appare seduto su una sedia, tra entità ‘diaboliche’ (due gatti rigorosamente… neri) e uno strano oggetto – una sorta di vaso ornato con alcune piccole teste barbute – posto davanti ai suoi piedi.
24. Immagine sopra; Quest’opera di Austin Osman Spare si intitola significativamente ‘I Guardiani della Soglia’ e si ispira proprio alla ‘visione’ dantesca della ‘Lonza’ descritta nel primo Canto dell’Inferno. Spare la eseguì per il suo ‘Earth Inferno’.
Per il sommo poeta fiorentino, la lonza – il ’Guardiano’ – può essere incontrato solo dopo aver abbandonato questa ‘valle di lacrime’, mentre per chi si occupa anche praticamente di esoterismo, tale incontro si può effettuare anche seguendo i vari passi dell’iniziazione. O entrando in un particolare ‘stato alterato di coscienza’ mediante la controllata assunzione di alcune sostanze psicotrope…
25. Immagine sopra; Particolare di una scena del ‘Libro dei Morti egiziano (Papiro di Hunefer, XIV secolo a.C.) L’anima del defunto, il suo cuore, verrà pesata dalla ‘Grande Bilancia’ mentre sotto di questa attende la feroce bestia Amemet, il ‘Divoratore di Anime’, forse un’arcaica rappresentazione del ‘Guardiano della Soglia’?
‘Guardiano’ inteso anche come metafora della parte più buia dell’animo umano, sia essa Amemet il ’divoratore’, colui il quale affiancava l’antico dio egizio Anubis nel giudicare l’anima del defunto, oppure il “Leviatano” di William Blake che di ‘Soglie’ e di ‘Guardiani’, come ‘viaggiatore’ sulla ‘Via iniziatica’, e come Rosacroce se ne intendeva quando scrisse…
“ …Il mio spettro intorno a me giorno e nottecome una bestia feroce presidia la mia Via: la mia Emanazione dell’interno piange incessantemente per il mio peccato…”
Per adesso ci fermiamo qui…
(Roberto Volterri)
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
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