I Magi non erano tre e non erano Re. Il “Punto sul Mistero” della loro origine e della loro “sepoltura”; di Roberto Volterri.

 

Immagine di apertura: Ravenna. Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Uno splendido mosaico bizantino del VI secolo d.C., raffigurante i tre Re Magi guidati da una stella a otto punte offrono i loro doni al Cristo Bambino. Vestono abiti tipicamente persiani diversamente colorati e ricamati. Sulla testa portano un pileo come copricapo. Sorreggono con le mani contenitori dorati variamente adorni. Il mosaico originale teodericiano doveva rappresentare probabilmente un corteo di dignitari ariani che in seguito al rescritto di Giustiniano del 561 venne condannato alla cosiddetta damnatio memoriae e quindi sostituito da quello delle sante precedute dai Re Magi.

 

I Magi non erano tre e non erano Re

Il “Punto sul Mistero” della loro origine e della loro “sepoltura”.

 

di Roberto Volterri

 

“…Quando Gesù nacque in Betlemme di Giuda, nei giorni del re Erode,

i re Magi vennero dall’Oriente,

cioè la terra di Persia, da Âwah e Sâwah, fino alla città santa…”.

 

Non sappiamo, con esattezza, né chi fossero, da dove venissero, né come si chiamassero, né quanti fossero.

Per quanto riguarda l’appellativo di Re con cui oggi sono noti i personaggi di cui ci stiamo occupando, dovremmo chiamare in causa uno dei grandi Padri della Chiesa, Tertulliano, il quale per primo dette tale attributo ai misteriosi personaggi venuti dall’Oriente.

Per quanto riguarda i loro nomi, un dato lo abbiamo: li dobbiamo, forse, al cosiddetto Vangelo armeno dell’infanzia e al venerabile Beda (673-735 d.C.), insigne storiografo anglosassone, autore dell’Historia ecclesiastica gentis Anglorum, anche se nel siriaco Libro della Caverna dei Tesori (V – VI secolo) troviamo che i nomi dei Magi – anzichè quelli a noi più familiari di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre – erano Hôrmizd di Makhôzdî, re di Persia, Jazdegerd, re di Sabâ e Pêrôz, re di Šebâ.

Entriamo ora nel merito di quella che potrebbe essere la loro vera origine.

I nomi delle aree geografiche citate, infatti, non sono di fantasia: Makhôzdî corrisponde a Mâkhôzê, cioè a Seleuceia-Ktesifonte, capitale dei sâsânidi, mentre Sabâ potrebbe corrispondere alla Sawah citata da Marco Polo nei suoi resoconti di viaggio.

 

L’esploratore veneziano, nel suo viaggio attraverso la Persia, transitò proprio per Sava e Cala Ateperistan, diretto a Yazd e sostenne che le località di provenienza dei Magi erano Sava, Ava e Cashan, identificate in Sâwah, Âwah e Qâšân, situate sul percorso dell’autore de “Il Milione”.

Cala Ataperistan è stata identificata in Qal’ah-i  Âtašparastân – che significa Fortezza degli adoratori del Fuoco – località a due giorni di cammino da  Qaryat al-Magûs, il Villaggio dei Magi, villaggi entrambi noti all’epoca come centri del culto di Zoroastro.

In particolare, un terzo villaggio, Qâšân – ad una giornata di cammino da quelli citati – era considerato il centro del movimento hurremita  e i suoi abitanti erano noti come genti dell’aspettazione poichè attendevano, ogni mattina, a cavallo e armati, il ritorno di un “Salvatore”, il Saoshyant.

La qual cosa appare particolarmente significativa!

2. Immagine sopra: Il “Salvatore”, il Saoshyant, il Messia della religione zoroastriana.

Anche Oderico da Pordenone, durante un suo viaggio in Asia compiuto tra il 1314 e il 1330, ebbe conferma del ricordo dei Magi in quella località, mentre in una versione persiana del Vangelo di Matteo, redatta tra il 1260 e il 1295, si legge – nella traduzione del biblista G. Messina, del 1943 –

“…Quando Gesù nacque in Betlemme di Giuda, nei giorni del re Erode, i re Magi vennero dall’Oriente, cioè la terra di Persia, da Âwah e Sâwah, fino alla città santa…”.

Non è affatto improbabile quindi che i Magi fossero realmente zoroastriani, commentatori dell’Avesta, adoratori del dio unico Ahura Mazdah e del fuoco, poichè nella fiamma vedevano il suo “occhio”.

Rimanendo sul tema della loro origine, vorremmo ricordare anche una “curiosità”: esiste anche una raffigurazione, sul cosiddetto “Globo di Behaim”, in cui i Magi, ancora in numero di tre, sono localizzati in Asia, in prossimità dell’India e nell’Africa orientale.

Nel mappamondo si vedono infatti i tre Re – in prossimità della città di Tarsis – mentre conversano con un viaggiatore, non lontano da una tenda reale su cui campeggia una bandiera raffigurante tre volti negroidi.

3-4. Immagine sopra: nel Mappamondo si vedono i tre Re mentre conversano con un viaggiatore. Immagine sotto, a Tarsis è raffigurata una tenda su cui sventola una bandiera.

Inoltre, sull’Atlante Catalano, datato alla seconda metà del XIV secolo e conservato a Maiorca (Spagna), ritroviamo ancora la città di Tarsis con accanto raffigurati tre Re mentre si avviano verso Betlemme.

E i doni?

La lettura del Nuovo Testamento ci illumina sui doni portati dai Magi al Messia – senza spiegare però la scelta dell’Oro, dell’Incenso e della Mirra – senza che essi ricevessero nulla in cambio. 

 

Perché Oro, Incenso e Mirra per onorare la nascita di Gesù?

A questi scarsi elementi – descriventi un evento che ha mutato il corso della storia negli ultimi duemila anni – nulla aggiunsero neppure i più antichi Vangeli apocrifi.

Ma perchè Oro, Incenso e Mirra?

La scelta di questi tre doni non è una novità evangelica, poiché già nel243 a.C. Seleukos II Kallinikos e suo fratello avevano offerto al dio Apollo, in Mileto, vasi d’Oro, talenti d’Argento e vasi di Mirra.

Sarebbe d’estremo interesse effettuare una ricerca in tal senso, per verificare se la scelta di questi tre doni rientri o meno nelle abituali offerte agli dei Salvatori – ai Soteres – come, ad esempio, i Dioscuri verso i quali sia Seleukos che suo padre nutrivano una profonda venerazione, come appare evidente dal verso delle monete coniate in quel periodo.

In ambito cristiano l’interpretazione corrente fa riferimento alla duplice natura – divina e umana allo stesso tempo – del Cristo.

Così l’Incenso si riferisce alla sua “divinità”, la Mirra alla sua “umanità” e l’Oro alla sua “regalità”.

Ma per avviarci alla conclusione di questa nostra esplorazione sull’origine e sulla reale missione di quei sapienti venuti genericamente dall’Oriente… quanti erano?

Come abbiamo visto in Matteo II,1 si parla unicamente di Magi e non si specifica quanti fossero. Fu San Leone Magno – eletto Papa nel 440 e deceduto nel 461 – a stabilire che fossero in numero di tre.

Questo, forse, veniva giustificato perché si riteneva che appartenessero, ciascuno, ad una delle tre “razze” umane: la Semita, rappresentata dal personaggio più giovane, la Giapetica, rappresentata da quello più maturo, e la Camita, rappresentata da quello più anziano.

Altre interpretazioni relative al loro numero traggono spunto dal numero dei tre continenti della vecchia ecumène, dalle tre “classi” in cui si poteva suddividere la società – i sacerdoti, i guerrieri, i contadini – o, addirittura, dai tre diversi aspetti del fluire del tempo, il Passato, il Presente, il Futuro.

Dobbiamo aspettare altri dieci secoli per ritrovare nella Cronaca di Michele il Siro elementi di fantasia sul loro viaggio e addirittura il 1508 per rinvenire altri dati relativi al loro numero ed al percorso da essi effettuato…

 

“…quando [i Magi] furono giunti all’Eufrate sentirono che vi era carestia

a Gerusalemme e in tutto il distretto della Siria: tre di loro, i loro capi,

andarono, e gli altri tornarono indietro al loro paese…”

(Codice Vaticano Siriaco, 97, fol.137 ).

 

Dove starebbero oggi e vere le spoglie dei Magi?

Una suggestiva leggenda vorrebbe che venissero martirizzati in Persia e sepolti – molto più tardi, nel IV secolo – in un’unica tomba a Costantinopoli, nella Basilica di Santa Sofia, per interessamento di Elena, madre dell’imperatore Costantino

La stessa affascinante tradizione vorrebbe le loro spoglie donate – nel 343 d.C. – da Costante, figlio dell’Imperatore, al vescovo di Milano, Eustorgio, e successivamente custodite fino al XII secolo nella basilica a lui dedicata, in un sarcofago vuoto ancora visibile nella città lombarda, con la scritta Sepulchrum Trium Magorum.

  1. Immagine sopra: A Brugherio, nei pressi di Milano, nella parrocchia di San Bartolomeo c’è un sarcofago vuoto che avrebbe custodite le spoglie dei Re Magi.
  2.  Immagine sopra: Capitello che illustra la storia dell’arrivo delle spoglie dei Re Magi a Milano.

  1. Immagine sopra: Il Monumento a Federico I° di Svevia detto il “Barbarossa” realizzato nel XIX secolo sul Monte Kyffhàuser nella regione tedesca della Turingia. Secondo la leggenda, l’Imperatore non sarebbe mai morto ma dormirebbe un sonno millenario in una grande caverna proprio nelle profondità del Kyffhàuser, Si risveglierà e riprenderà la spada quando la Cristianità e l’Impero avranno ancora bisogno di lui.

La stessa tradizione riferisce inoltre del trafugamento, avvenuto nel 1164, delle sacre reliquie ad opera di Federico Barbarossa e della loro traslazione nel Duomo di Colonia, in un lungo itinerario attraverso le Alpi.

  1. immagine sopra: Lo splendido reliquiario della Cattedrale di Colonia dove sarebbero conservate le spoglie dei Re Magi, lì traslate da Federico Barbarossa.

Il vescovo di Milano, il futuro Sant’Ambrogio, prima del “furto” perpetrato dal Barbarossa, si era però assicurato alcuni piccoli souvenir – un dito di ciascuno dei Magi – e ne aveva fatto dono alla sorella Marcellina, destinata, come Ambrogio, all’onore degli altari.

Ora le tre reliquie sono conservate in un bel reliquiario d’argento a Brugherio, nei pressi di Milano, nella parrocchia di San Bartolomeo. Accontentiamoci!

  1. Immagine sopra: A Brugherio, nei pressi di Milano, nella parrocchia di San Bartolomeo sono conservate le tre dita, ognuna attribuita ad uno dei Re Magi. Meglio di niente!
  2. immagine sopra: Nel 2014 ci fu un’esposizione itinerante di qualche reliquia attribuita ai Re Magi, conservate sul Monte Athos, ad Aghios. L’Oro è rappresentato da circa trenta ciondoli di varie forme e dimensioni. Sono oggetti ritenuti persiani e risalenti a oltre due millenni fa. Incenso e Mirra erano rappresentati da settanta perle grandi come un’oliva.

Una curiosità: ancora adesso, particolarmente in Val Pusteria, sugli stipiti di porte di abitazione ma soprattutto di stalle, con evidente valenza apotropaica si leggono – scritte con il gesso – le iniziali dei tre Magi, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, insieme alla data corrente aggiornata ogni anno, in ricordo del lungo viaggio compiuto dalle loro spoglie verso la Cattedrale di Colonia.

(Roberto Volterri)

Tutte le immagini sono state fornite dall’autore.

  1. Immagine sopra: In Alto Adige e in Germania, su alcune chiese e sulla porta di casolari vengono riportate con il gesso le iniziali dei tre Magi – Caspar, Melchior, Balthasar – e l’anno in corso. Il tutto con valenza apotropaica.
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