I misteri dell’abbazia del Goleto (AV) – 4^ parte

L’ABBAZIA DEI MISTERI: IL GOLETO.
4^ PARTE.
di Marco Di Donato.

1. La “Croce del Verbo”

Superata la Torre Febronia dell’Abbazia del Goleto, dopo aver incontrato un’altra “Croce del Tau” incisa all’interno della diruta Chiesa del Salvatore, entriamo nella Chiesa Inferiore o “cappella funeraria”, dove, fino al 02 settembre 1807, vennero custodite, all’interno di un sarcofago in pietra, le spoglie di San Guglielmo da Vercelli, spirato il 24 giugno 1142 proprio presso l’Abbazia santangiolese.

Attualmente le spoglie del Santo Patrono dell’Irpinia sono custodite presso l’altro grande monastero da lui fondato: l’abbazia di Montevergine. Celebre, tra l’altro, per aver, durante l’ultimo conflitto mondiale, custodito in gran segreto (sembra per sottrarla alle attenzioni dei nazisti), la Sacra Sindone
Tornando al Goleto, vi è da dire che quella che oggi viene chiamata “Chiesa Inferiore”, potrebbe, per una serie di motivazioni, non essere una vera e propria Chiesa.

La stessa, infatti, risulta essere comunicante con l’ex Chiesa del Salvatore, presente si dai primi anni di costruzione del Goleto, ed inoltre risulta avere diverse porte e/o archi di accesso.

Pertanto, appare improbabile il fatto che siano state costruite due Chiese comunicanti, ma piuttosto sembrerebbe che questa sia stata una sorta di atrio coperto, il cui scopo poteva essere quello di passare, al coperto, da una parte all’altra del monastero.

Ad ogni modo, quella che noi oggi chiamiamo “Chiesa inferiore” presenta una pianta a due navate, separate da due colonne monolitiche che terminano con capitelli bassi dai quali partono gli archi che sorreggono la crociera e raggiungono le semicolonne emergenti dalle pareti laterali.

Interno della cosiddetta “Chiesa Inferiore”. – Foto M. Di Donato.

Netto il richiamo al gusto romanico – pugliese, che doveva essere accentuato dalle absidi oggi scomparse.

Entrando in questo luogo abbiamo modo di vedere, inciso su di un angolo alla destra dell’ingresso, un bellissimo e raro esemplare di “Croce del Verbo”.

“Croce del Verbo” presente nella “Chiesa inferiore”. – Foto M. Di Donato.

Anche questo simbolo è di raro rinvenimento: sembra proprio che quest’Abbazia, rimasta per secoli abbandonata, sia un luogo ricco di simboli di particolare rarità!

L’esoterista René Guénon, di cui in precedenza si è accennato al riguardo del “quatre de chiffre”, descrive la “Croce del Verbo”, araldicamente definita anche “Croce Piana”, come un simbolo formato da quattro squadre, i cui vertici sono rivolti verso il centro

Una celebre “croce piana”, quella presente nello stemma della città di Milano.

Un altra “Croce piana”, quella presente sulle cosiddette “Piccole armi” di Tallinn, capitale della repubblica baltica dell’Estonia.

Ciò a significare che la croce è formata dalle squadre stesse che rappresentano le quattro vie partenti dal centro o in esso terminanti.

Il significato generale di questo simbolo va considerato attraverso la raffigurazione del Verbo, quale espressione dei quattro Vangeli atto a simboleggiare la riunione necessaria per l’espressione integrale del Verbo.

Inoltre, come sopra detto, questo simbolo è formato da quattro squadre ed il suo significato va ricercato attraverso l’etimologia della parola stessa derivante dal latino “norma” ossia regola, poi divenuto “exquadra” nel tardo latino, inteso come “rendere quadrato”.

La forma della “Croce del Verbo” ricorda la lettera Γ (gamma) ovvero la G, lettera sacra per eccellenza ed infatti, sempre secondo René Guénon, la corrispondenza con questa lettera viene confermata proprio dalla figura della “Croce del Verbo” intesa come il Verbo che si esprime attraverso i quattro Vangeli.

La Squadra infine simboleggia rettitudine e rigore nonché il lavoro compiuto dal Creatore.

Inoltre, la Squadra insieme con il Compasso e la lettera “G” venne utilizzato come simbolo della Massoneria.


Simbolo massonico su portale in pietra a Prossedi, paesino medievale in provincia di Latina – Foto G Pavat.

La Massoneria era un ordine iniziatico sorto nel XVIII sec., avente come scopo la perfezione dell’Umanità.

Le radici della Massoneria vengono fatte risalire tradizionalmente alla costruzione del Tempio di Salomone ed è anche per questo motivo che la figura dei Massoni viene spesso accostata a quella dei Cavalieri Templari.

Non a caso, molte simbologie utilizzate dai Cavalieri Templari tra il XII e gli inizi dei XIV sec vennero poi utilizzate nel XVIII sec. anche dai Massoni.

2. Cappella di San Luca: maestranze federiciane di Castel del Monte.

Un vero tripudio di simbologie e caratteristiche architettoniche di grande pregio e particolarità è la Cappella di San Luca o “Chiesa Superiore”
Uscendo dalla “Chiesa Inferiore” la si raggiunge per il tramite di una scala esterna il cui parapetto termina con un corrimano a forma di serpente con un pomo in bocca.

Corrimano con serpente. – Foto M. Di Donato.

Questo piccolo edificio venne fatto erigere dalla Badessa Marina II nel 1255 per ospitare una reliquia del Santo Evangelista.

Al centro del portale d’accesso, eseguito a sesto acuto, vi è un meraviglioso esempio di “Croce ancorata” o “Ancora crociata”, e sopra di esso un piccolo rosone a sei petali.


Croce ancorata o ancora crociata. – Foto M. Di Donato

Il rosone è una finestra circolare che si trova al centro della facciata di una Chiesa.


Rosone a 6 petali. Foto M. Di Donato

Vari sono i tipi di rosoni ed ognuno ha il suo significato: a dodici petali viene associato agli apostoli, ai mesi dell’Anno solare, ai Segni dello Zodiaco;
ad otto petali alla rigenerazione (come tutte le figure riconducibili all’Ordine Ottonario”, basti pensare che i Battisteri veniva costruiti a forma ottagonale, proprio perchè con il Battesimo si rinasce a nuova vita mondati dal Peccato Originale);
a sette petali all’ordine settenario del mondo (i sei giorni della Creazione più il settimo in cui Dio si riposò)
ed a sei petali al Sigillo di Salomone, noto anche come “Esagramma” o “Stella di David”.


Sigillo di Salomone sul postergale della cattedra del Vescovo di Anagni – Cattedrale di Anagni (FR)

I più diffusi di tutti sono certamente i rosoni a “a otto petali” ed “a sei petali”.

Un “Rosone a otto petali” o “rosa octolobata” decora, ad esempio, il “Portale della Vergine (XIII secolo) sulla facciata occidentale della cattedrale di Reims in Francia.
Rosone sul “Portale della Vergine” della cattedrale di Reims in Francia – foto G Pavat

Oppure circonda la “Croce Patente” rossa individuata dallo scrivente, da Giancarlo Pavat e dagli altri membri della spedizione italiana di ricerche storiche nel Dalsland (giugno 2011), accanto al labirinto di Grinstad (1200) nella chiesa di Sant’Erik nella Svezia sudoccidentale.


La “Croce patente” inscritta nella “rosa octolobata” vicino al labirinto di Grinstad in Svezia – foto di G. Pavat

Un “rosone a sei petali”, o “rosa esalobata”, lo troviamo, solo per ciatre qualche celebre esempio, sulla facciata dell’Abbazia Cistercense di Casamari (XIII secolo) in Ciociaria (a dire il vero si tratta di un “oculus” cieco esalobato);


Abbazia di Casamari in Ciociaria – foto di G. Pavat

sul ciborio di Santa Cecilia (XIII secolo) in Santa Maria di Trastevere a Roma,


Ciborio di Santa Cecilia in Santa Maria di Trastevere a Roma – foto G. Pavat

nella Cattedrale di Notre Dame (XII secolo) a Parigi,


Notre Dame de Paris – foto G. Pavat

e sulle vetrate del coro dell’abbazia di Saint Denis (XII-XIII sec.), sempre nella capitale francese.


Abbazia di Saint Denis – Paris

E, facendo un salto temporale, visto che risale al XIX secolo, diversi rosoni esalobati sono presenti sulla neogotica Oskar Friederik kyrka a Goteborg in Svezia.

Una “rosa esalobata” si trova pure nel “Sigillo degli Stati Uniti d’America, voluto dai “Padri Fondatori della Repubblica”, gran parte di loro erano Massoni.


Sigillo degli Stati Uniti d’America.

Per completezza d’informazione, ricordiamo che una “rosa esalobata” decora pure il centro del grande labirinto unicursale (simile a quello alatrense, come scoperto da Giancarlo Pavat nel 2009) della navata della cattedrale di Chartres

Prima di accedere all’interno della Cappella di San Luca, ai lati del portale d’ingresso, vi sono i resti di due grifoni, animale mitologico metà uomo e metà aquila che nel Medio Evo veniva usato come simbolo di Gesù Cristo, inteso quale essere umano e divino.
Spesso il Grifone viene ritratto impegnato in una lotta contro un altro animale o mostro mitologico. Raffigurazione allegorica della battaglia tra il Bene (Gesù Cristo) ed il Male, (il Demonio).
Come sul celeberrimo ambone della basilica di San Giulio sull’omonima isoletta al centro del subalpino lago d’Orta in Piemonte.

Inoltre il Grifone, in diverse tradizioni e mitologie, veniva ritenuto custode di incommensurabili tesori, di frequente non accessibili all’Uomo.
Non per nulla, oggi il simbolo della Guardia di Finanza, che ha il compito di vigilare sull’economia e sulle finanze della Repubblica Italiana è appunto un “Grifone alato”.

La Cappella di San Luca (o Chiesa Superiore) è costituita da una sala a due navate coperte da crociere ogivali, che poggiano su due colonne centrali e su dieci mezze colonne immerse nei muri perimetrali per un totale di dodici colonne: dodici come il numero degli apostoli.

Questo in considerazione del fatto che la Cappella venne eretta in onore di San Luca evangelista.

All’interno della Chiesa vi sono due altari originali dell’epoca di costruzione: sotto quello di sinistra vi è una teca nella quale era custodita la Reliquia di San Luca ed in particolare il braccio sinistro.


Altare di sinistra. Foto M. Di Donato

L’altare di destra invece è costituito da una lastra di marmo sostenuta da quattro colonnine munite di eleganti capitelli e di basamenti diversi tra loro.


Altare di destra. Foto M. Di Donato

Le colonne che adornano la Chiesa Superiore, sono a base “ottagonale” con capitelli decorati con foglie di “albero della vita”.

Capitelli con foglie di “albero della vita” e colonna a base ottagonale presenti al Goleto. Foto M. Di Donato

Sono questi, gli elementi che, insieme alla sua architettura, rendono la Cappella di San Luca uno dei monumenti più preziosi del Sud Italia, nonché richiamano alla mente il misterioso Castel del Monte di Bari, probabilmente roccaforte templare e residenza esoterica di Federico II Hohenstaufen di Svevia.
Infatti, sono numerosi gli indizi che richiamano alla mente la costruzione di questa Cappella con le maestranze federiciane.
Storicamente certa è la conoscenza che aveva l’abbadessa Marina II con l’Imperatore Federico II.
A tal riguardo appare doveroso sottolineare che in quell’epoca, le Abbadesse o Badesse provenivano da nobili famiglie e non certo dal popolo, e che la loro appartenenza al clero rappresentava un punto di orgoglio e di forza per la famiglia stessa.


Capitelli con foglie di “albero della vita” presenti a Castel del Monte.

La storia di Federico II di Svevia è lunga ed appassionante.
Dotato di grande personalità e cultura, al suo nome è sempre stata affiancata una serie di miti e leggende.
Castel del Monte è tuttora un luogo misterioso del quale ancora non se ne comprende la funzione.
Privo di scuderie, cucine, camere da letto, fossato di difesa, cunicoli per la fuga, trono e quanto altro potesse servire per un normale vivere, questo che noi oggi definiamo castello venne comunque abitato per brevi periodi, ma come molti storici suppongono, lo scopo di questa dimora poteva più essere quello di un luogo astronomico ed esoterico anziché di un vero e proprio castello abitativo.
Forte è la presenza Templare anche in questo caso e ciò è dovuto principalmente ai rapporti (storicamente mai chiariti) che vi furonoo tra i cavalieri dai bianchi mantelli (i Templari) e Federico II di Svevia.
La Puglia, inoltre, in quel periodo rappresentava la principale via di avvicinamento all’Oriente, luogo dove venivano combattute le storiche Crociate.
Non a caso, i principali indiziati alla costruzione di Castel del Monte sembrano essere proprio i Cavalieri Templari. O almeno la componente sapienziale dell’Ordine.
La base ottagonale e con essa per l’appunto il numero “8” richiama alla mente la forma di molte Chiese e castelli costruiti dai Templari, nonché il più volte citato “Tempio di Salomone”.

Infatti, sono molte le somiglianze tra Castel del Monte ed il Tempio di Salomone; ed in particolare le misure con il costante riferimento al numero “40”: numero questo presente in numerosi passi della Bibbia, allorquando si parla dei giorni del Diluvio Universale, degli anni trascorsi dagli ebrei nel deserto o dei giorni della Quaresima.
Lo stesso ottagono è una figura intermedia tra il quadrato ed il cerchio che richiamano rispettivamente la Terra ed il Cielo, segnando quindi il passaggio dall’uno all’altro.
Elemento di grande rilevanza è quello che ci è stato fornito da Don Tarcisio Gambalonga, direttore del Museo Diocesano Arte Sacra di Nusco (AV), il quale, al riguardo della Cappella di San Luca, ha riferito che secondo lo storico francese Emile Bertaux lo stile e la tipologia di questa Chiesa richiama alla mente la sala capitolare della Cattedrale di Chartres in Francia.

Quella di Chartres è la Cattedrale del mistero per antonomasia, che venne costruita nel medesimo periodo di quella di San Luca.
Eretta probabilmente (anche se mai storicamente provato) anche con il sussidio economico del Cavalieri Templari, la Cattedrale di Chartres custodisce al suo interno il celebre labirinto pavimentale, il cui percorso, unicursale, è uguale (come abbiamo già detto) a quello dell’altrettanto famoso “Cristo nel labirinto” del Chiostro di San Francesco ad Alatri (FR), altro luogo a forte presenza templare.

——————- Fine 4^ parte —————

marco-didonato@alice.it

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Un commento:

  1. Bellissimo articolo, descrizione affascinante. Attendo con trepidazione di leggere il seguito.

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