I misteri dell’abbazia del Goleto (AV) – 1^ parte.

Il “Puntosulmistero” è lieto ed orgoglioso di poter presentare ai propri lettori, in esclusiva, una ricerca inedita dedicata ad uno dei tanti gioielli del nostro Paese assolutamente poco conosciuti o addirittura dimenticati.
Si tratta dell’Abbazia del Goleto in provincia di Avellino; sulla quale, da tempo, sta svolgendo ricerche e studi approfonditi il ricercatore Marco Di Donato. Un aspetto importante ed interessante delle sue ricerche è il particolare punto di vista affrontato; ovvero i numerosi simboli che si trovano presso il sito dell’Abbazia del Goleto. Simboli che affondano le proprie radici nella storia ancestrale dell’Umanità e che potrebbero aiutare a far luce sui tanti misteri del Goleto.
A causa della particolare lunghezza e complessità dello studio, si è deciso, di concerto con l’autore, di dividerlo i sei parti che saranno pubblicate con cadenza settimanale.
Buona lettura.

L’ABBAZIA DEI MISTERI: IL GOLETO
di Marco Di Donato
Adagiato lungo la piana di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino, il monastero del Goleto venne fondato da San Guglielmo da Vercelli nel 1133 pochi anni dopo la fondazione del ben più noto monastero di Montevergine, avvenuta nel 1114.
Sorto come monastero femminile, gli venne ben presto affiancato un piccolo convento di monaci, il cui compito era quello di vigilare sull’economia dell’abbazia.
Con il passare dei secoli l’abbazia del Goleto fu destinataria di numerose donazioni ad opera dei vari nobili della zona, che mediante dette azioni cercavano di ottenere grazie e benevolenze da parte del monastero.
Dopo circa due secoli di grande splendore l’abbazia del Goleto ebbe un lento declino che terminò con la sua chiusura avvenuta nel 1515 a seguito della morte dell’ultima abbadessa: Maria.
Infatti, il 24 gennaio 1506, l’allora Papa Giulio II decise che con la morte dell’abbadessa in carico sarebbe avvenuta la chiusura del Goleto.
Ma nonostante la sua soppressione e la conseguente annessione a Montevergine, nel Goleto rimasero alcuni monaci, i quali tennero in vita il monastero riuscendo a far eseguire dei lavori di restauro nonché quelli di costruzione di una nuova chiesa.
Nel 1807 a seguito dell’ordine di Giuseppe Bonaparte relativo la soppressione degli ordini monastici, il Goleto venne definitivamente abbandonato.
Per circa due secoli rimase in uno stato pietoso, ricoperto dalla folta vegetazione ed alla mercé di vandali sacrileghi e senza alcun rispetto ed infatti, nel tempo, vennero asportate opere d’arte e reperti storici di notevole interesse.

Foto tratta dal libro “Storia del Goleto” di G.Mongelli

Nel 1973, grazie all’incessante opera di padre Lucio M. de Martino, iniziarono i lavori di restauro e recupero di questo importante luogo di culto.
Dopo circa 10 anni di lavori, e nonostante lo spaventoso terremoto che il 23 novembre 1980 scosse per circa 90 interminabili secondi l’intera provincia di Avellino, il Goleto venne finalmente riconsegnato al popolo irpino ed all’Italia intera.

Abbazia del Goleto.
La struttura del Goleto è particolarmente affascinante: al suo interno oltre al consueto chiostro, vi è un raro esempio di costruzione fortificata annessa ad un monastero: la Torre Febronia, così denominata dal nome dell’abbadessa che nel 1152 la fece erigere.

Chiostro del Goleto
Torre Febronia del Goleto

Inoltre vi è anche un piccolo cimitero o più propriamente uno “scolatoio” formato da sedili in pietra dove venivano deposti i corpi delle monache defunte ed il cui scopo era quello di dare una lenta decomposizione dimostrando così l’inutilità del corpo a favore della grandezza dell’anima.
Vi è poi una Chiesa “Inferiore” anche denominata “Cappella funeraria” costruita verso il 1200, ed una Chiesa “Superiore” dedicata a San Luca e fatta erigere nel 1255 dalla Badessa Marina II.
Attigua alla “Cappella funeraria”, vi era in precedenza un’altra Chiesa: la Chiesa del Salvatore la quale già verso gli inizi del 1700 trovandosi in pessime condizioni venne distrutta ed i suoi materiali riutilizzati per la costruzione della Chiesa Nuova avvenuta tra il 1735 ed il 1745.
Come detto tra il 1735 ed il 1745, ad opera dell’architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro, venne edificata una nuova Chiesa: attualmente priva di copertura, ma che conserva ancora grande fascino con il suo pavimento con al centro una “rosa octolobata” e mura perimetrali che in precedenza custodivano meravigliosi affreschi.

Oggi, passeggiando all’interno del Goleto, è ancora possibile osservare decorazioni, blocchi e bassorilievi di epoca romana, facenti parte di un monumento sepolcrale, fatto erigere da Marco Paccio Marcello della tribù Galeria, centurione della Legio Scitica nel luogo ove sorge il Goleto ed in precedenza denominato Gullitu.
Ma oltre a queste decorazioni vi sono anche due leoni rampanti facenti parte dello stemma gentilizio della famiglia Caracciolo e numerose simbologie di epoca medioevale.
Elemento di grande interesse architettonico è sicuramente la Chiesa di San Luca, uno dei monumenti più preziosi dell’Italia Meridionale: costruita nel 1255 dalla badessa Marina II per ospitare le spoglie terrene del Santo evangelista.
La vista del Goleto dona al visitatore ed al pellegrino il fascino di un complesso senza tempo.
Ma per chi come me abbina alla passione per le bellezze architettoniche anche una particolare attenzione per i caratteri, che la storia vi ha lasciato inciso, non può non notare alcuni simboli presenti in questa bellissima abbazia e sui quali, salvo errori, non sembra esservi alcuno scritto in merito.

SIMBOLOGIE PRESENTI AL GOLETO
Prima di addentrarmi nella descrizione di simboli e tracce rinvenuti all’interno di questo luogo, è doveroso sottolineare che il mio intento è quello di narrare fatti, simboli, tracce e storia, comunque reali e documentati, non addivenendo ad alcuna soluzione ma lasciando al lettore le dovute considerazioni ed interpretazioni del caso.
1. Il Centro Sacro
Sin dall’ingresso al Goleto è possibile notare sul lato destro del portale di acceso un esemplare, anche se parzialmente distrutto, di “centro sacro”, mentre su quello sinistro una “Croce del Tau”.

Centro Sacro all’ingresso del Goleto. Foto M. Di Donato

Il “Centro Sacro” è un quadrato nel quale sono inscritti otto raggi che, partendo dal suo interno, formano due croci greche.

Tipo di Centro Sacro
Tipo di Centro Sacro

È un simbolo antichissimo, presente già in varie epoche il cui significato è legato all’origine delle cose.
Infatti il Centro Sacro rappresenta il Principio, l’origine dal quale ogni cosa trova un inizio ed una fine.
I raggi partono dal centro riunendosi in una perfezione assoluta ed il centro rappresenta l’Essere da cui i raggi si dipartono, irradiando l’assoluto.
Proprio per la sua mistica simbologia, il Centro Sacro veniva inciso sulle soglie delle Chiese o al suo interno, ma anche in determinati punti di particolare interesse religioso.
Una variante del Centro Sacro è costituita da quattro quadrati semplici, sovrapposti in modo da formare un altro quadrato.
Il “Centro Sacro” venne usato anche dagli antichi Romani e nel medioevo, in particolare tra il XII e XIV secolo, anche dai Cavalieri Templari i quali erano soliti usarlo per contrassegnare luoghi di culto e di particolare interesse mistico.
Questo simbolo, infatti, venne rinvenuto inciso anche all’interno della Torre del Castello di Chinon in Francia, luogo nel quale vennero rinchiusi i Cavalieri Templari ed in particolare l’ultimo Gran Maestro Jacques de Molais prima di essere processati ed inviati al rogo per eresia.

Graffiti templari nella Torre di Chinon

I graffiti incisi a Chinon, secondo quando riferisce la dr.ssa Anna Giacomini esperta di simbologia e criptologia, non rappresentavano un passatempo per scacciare la noia della prigionia, visto che i Templari stavano mettendo in gioco la loro vita, ma bensì rappresentavano una sorta di discorso criptato.
Da allora sono numerosissime le leggende sorte attorno ai Cavalieri Templari ed alle loro conoscenze, a partire dal famoso Tesoro, alla Sacra Sindone, per poi finire al Sacro Graal: il tutto ben condito dalla narrazione di fatti storicamente imprecisati ad opera di autori che più che la descrizione storica dei fatti hanno preferito narrare episodi che noi oggi definiremo di… “gossip”.
Quel che è certo è che si tratta di idee e tesi, mai acclarate e servite solo a creare un alone di mistero attorno all’ordine dei Templari che di fatto altro non erano che il “braccio armato” della Chiesa in un periodo costellato da Crociate e conquiste di ogni genere: una Chiesa ben diversa dalla nostra concezione attuale.

2. La Croce del Tau
Ma oltre al citato Centro Sacro, del quale in queste righe ho cercato di dare una minuta spiegazione, altro simbolo rinvenuto all’ingresso dell’Abbazia del Goleto è la “Croce del Tau”.

Croce del Tau rinvenuta al Goleto. Foto M. Di Donato

Il segno del “Tau” ha antichissime origini risalenti finanche alla Bibbia.
Nei primi anni del 1200, San Francesco d’Assisi prese questa immagine quale riconoscimento del suo ordine portando il “Tau” in ogni parte ed in ogni luogo quale invito alla conversione.
Il Tau non venne usato solo dal “poverello di Assisi”, ma anche da alcuni ordini monastico-cavallereschi all’epoca imperanti, quali i “Cavalieri del Tau”, il cui nome deriva proprio dalla Croce usata a stemma dell’ordine, e dagli Antoniani ed i Templari.

Stemma dei Cavalieri del Tau

Grande è la sua simbologia, in quanto rappresenta il compimento della Creazione, il Principio che conclude la Sintesi.
Quel che è certo è che i Cavalieri dai Bianchi Mantelli ossia i Templari, specie nel primo periodo del loro sviluppo, la usavano cucita sul mantello per poi farla diventare “Croce patente” (quella dai più nota come “Croce Templare”) al momento del passaggio al grado di Cavaliere.

In questo caso, il simbolo adottato dai Templari potrebbe avere anche un duplice significato sia per il richiamo alla Croce sia per la lettera “T” che rappresenta l’iniziale di Templare o “Templum”.
Non a caso nei luoghi in cui è stata accertata la presenza Templare, questo simbolo si trova inciso e/o raffigurato su emblemi e stemmi presenti all’ingresso di palazzi e Chiese: come nel caso della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Sermoneta (LT), o come nei pressi della Chiesa di S.ta Maria in Carbonara vicino Viterbo, dove si trova scolpito su di uno stemma posto all’esterno di un’antica mansione, oggi trasformata in ristorante.

Stemma di un’antica mansione. S.ta Maria Carbonara (VT)

marco-didonato@alice.it

Continua…

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