I MISTERI DELLE MADONNE NERE – 1^ parte; di Alessandra Filiaci.

 

Immagine di apertura. Particolare di un santino riproducente la Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano (provincia di Potenza, Basilicata).
(Fonte: http://immaginettemariane.blogspot.com/p/madonne-nere-in-italia.html)

 

 

I MISTERI DELLE MADONNE NERE

1 PARTE

 

di Alessandra Filiaci

 

Le Madonne Nere sono considerate le più enigmatiche tra le innumerevoli rappresentazioni della Vergine.

Da esse emana un fascino particolare, arcano, che non può lasciare indifferenti. Il colore scuro dell’incarnato che le contraddistingue, facendole apparire delle anomalie nel confronto della stragrande maggioranza delle effigi mariane, continua ad infiammare l’immaginazione di esoteristi e semplici curiosi alla ricerca di significati occulti, divisi, come pure gli studiosi, sul valore simbolico di quelle tonalità brune o nere.

 Gli artisti che le realizzarono lo fecero seguendo l’impulso del momento, o invece è lecito ritenere che vi fu un motivo preciso, o forse più di uno, a dirigerne scalpelli e pennelli? 

È legittimo riconoscere dietro a quegli incarnati d’ebano una precisa volontà di occultare messaggi riservati soltanto a chi aveva “occhi per vedere”?

Per spiegare la loro ‘alterità’ sono state formulate diverse ipotesi e ciascuna di esse ha trovato nel tempo sia sostenitori sia detrattori, non sempre animati, peraltro, da uno spirito di imparzialità. Per potere penetrarne i significati, non è consono escluderne aprioristicamente nessuna; è necessario, invece, andare alla scoperta degli elementi che le Madonne Nere hanno in comune, delle loro storie e delle leggende nelle quali – eventualmente – quelle storie affondano le radici. Qui ne offriremo una panoramica, intersecando qua e là osservazioni e suggerimenti interpretativi di chi scrive.

2. Immagine sopra; un santino riproducente la Madonna Nera del Sacro Monte di Varese.
(Fonte: http://immaginettemariane.blogspot.com/p/madonne-nere-in-italia.html)

Primo elemento da prendere in considerazione: la definizione Madonne – o Vergini  Nere.

Pochi sanno che dobbiamo alla Francia l’espressione “Vergine Nera”. 

Essa fu forgiata nel XIX secolo, quando su iniziativa del Ministero degli Interni francese gli Ispettori Generali dei monumenti storici furono, per molti anni, responsabili della descrizione del patrimonio nazionale. Ed è proprio in Francia che, secondo un censimento effettuato sul web nei primi anni 2000, è conservato il maggior numero di Vergini Nere: ne risultavano ben 428.

Dal 20 al 22 maggio del 2010 si tenne in Italia, a Oropa e Crea, il Convegno Internazionale: NIGRA SUM. Culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d’Europa, dal quale emerse, grazie a quel censimento, che l’Europa conta ben 772 Madonne ritenute nere e brune, comprese quelle schiarite in seguito ai restauri ma venerate come nere (elemento da tenere ben presente sin d’ora).

In seconda posizione, dietro alla Francia, troviamo l’Italia, con 155 Madonne Nere.

A seguire;

Spagna: 107;

Germania: 18;

Belgio: 17;

Malta: 8;

Svizzera: 7;

Austria: 5;

Repubblica Ceca e Regno Unito: 4;

Portogallo e Romania: 3; Croazia, Lussemburgo e Polonia: 2;

infine, 1 in Irlanda, nel Kosovo, in Ungheria, in Lettonia, in Lituania, in Montenegro, in Turchia.

Il convegno mise in luce anche la diffusione delle Madonne Nere europee nelle Americhe ed il rapporto fra devozione mariana ed emancipazione femminile.

Alle due domande di sopra aggiungiamo, a questo punto, un terzo quesito: esistono altre figure cristiane rappresentate con l’incarnato scuro?

 

Il Magio nero e la Legione Tebana.

 

La risposta è affermativa. Pensiamo, innanzi tutto, ad uno dei Magi evangelici, nei quali a partire da circa il XII-XIII secolo si cominciò a riconoscere i sovrani dei tre continenti e delle tre razze umane.

Uno di loro dalla fine del Medioevo iniziò ad essere rappresentato come un moro, con i caratteri etnici propri di alcune popolazioni africane: ci stiamo riferendo a Baldassarre, che aveva portato mirra in dono a Gesù. Il re moro – aggettivo indicante originariamente gli abitanti della Mauritania e passato in castigliano ad indicare generalmente dapprima gli arabo-saraceni, poi il colore della loro epidermide – rappresentava gli infedeli convertiti al Cristianesimo. 

Da notarsi che già un testo esegetico altomedievale sostiene che uno dei Magi era fuscus, di pelle scura.

3. Immagine sopra; Bartolomé Esteban Murillo, L’Adorazione dei Magi (1655-1660; Museo d’arte di Toledo, Ohio).
(Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Bartolom%C3%A9_Esteban_Murillo_-_Adoration_of_the_Magi_-_Google_Art_Project.jpg)
 

  

Il significato negativo attribuito al nero, che distingueva quelli che per i cristiani erano gli infedeli, associati al Diavolo, venne a stemperarsi nel Basso Medioevo, quando particolare impulso ricevette il culto della Legione Tebea o Tebana (con riferimento alla città di Tebe in Egitto), formata, secondo la tradizione, da oltre seimila soldati cristiani, martirizzati nel III secolo ad Agaunum, oggi Saint-Maurice nel Cantone Vallese in Svizzera, capitanati da Maurizio, poi canonizzato, rappresentato per lo meno a partire dal 1240 e spesso nel XIV secolo con i tratti del moro (maurus). (1)

5. Immagine sopra; San Maurizio, dipinto del boemo Maestro Teodorico (XIV secolo).(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Maurizio#/media/File:Meister_Theoderich_von_Prag_024.jpg)

 

Cantico dei Cantici, Templari e attività missionaria.

 

 È verosimile che la carnagione della Madre di Gesù, donna del Vicino Oriente, fosse, se non del color dell’ebano, per lo meno olivastra, e che i suoi capelli se non neri fossero castano scuro, colori che, d’altra parte, sono diffusi anche nel meridione d’Italia, e non solo.

Tuttavia, le fonti dalle quali ci si aspetterebbe una descrizione delle caratteristiche fisiche della Madre di Gesù, ossia i Vangeli sinottici e quello di San Giovanni, tacciono. A quale fonte, allora, potrebbero essersi abbeverati gli artisti che rappresentarono la Madonna con l’incarnato bruno?

Molti studiosi sono convinti che quella fonte sia il Cantico dei Cantici, in cui si fa riferimento ad una figura femminile <<bruna, ma bella>>, nella quale si è voluto riconoscere la regina di Saba e un simbolo della Chiesa. 

Tale collegamento appare efficacemente, visivamente, indicato dalla scritta NIGRA SUM SED FORMOSA sul piedistallo del simulacro, realizzato in legno di cedro, della Madonna con Bambino conservato presso il Santuario di Tindari, frazione del comune di Patti (in provincia di Messina).

Restauri impropri, manomissioni, adattamenti ai gusti delle epoche, fumo, polvere, depositi organici, stratificazioni di colori e vernici, avevano alterato l’originale, reso di nuovo leggibile grazie ad un nuovo e accurato restauro condotto nel 1995.

Affascinante la ricostruzione storica.

<<Molti elementi stilistici indicano come autore un maestro della scultura francese, originario della Borgogna o dell’Alvernia, che vive in medioriente al seguito dei crociati.

Forse un crociato egli stesso, operante in Siria, nei pressi della città di Tartus, dove si trova l’imponente cattedrale dedicata a Maria. 

È probabile che un alto committente, un vescovo, un principe normanno, un abate del Meridione d’Italia o della Sicilia, chieda a lui la creazione di un simulacro ligneo destinato al culto. Ed egli lo scolpisce utilizzando un albero di cedro, tipico della regione, secondo la tecnica dello svuotamento del tronco praticata nel sud della Francia. Pur esprimendo le sue radici, l’artista tiene conto della scuola costantinopolitana e della tradizione mediorientale. Con maestria realizza una Madonna seduta in trono che tiene sulle ginocchia il Logos, sintesi della dimensione teologica e culturale del romanico. L’oriente e l’occidente, sebbene con diversità di linguaggi e forme, si ritrovano in quest’icona, che si offre quale sacramento di unità.

Una Madonna che è Theotokos e Hodigitria, Sedes sapientiae e Platytera, tra XI e XII secolo, su una delle tante navi cristiane che collegano di continuo le sponde del “mare nostrum”>>. (2)

5. Immagine Sopra.La Madonna di Tindari prima del restauro.
(Fonte: https://siciliangodmother.com/2012/11/04/the-black-madonna-of-tindari/)

6. Immagine Sopra.La Madonna di Tindari dopo il restauro.
(Fonte: http://immaginettemariane.blogspot.com/p/madonne-nere-in-italia.html)
 

È opportuno, a questo punto, fare un passo indietro e tornare al Cantico dei Cantici, per ricordare che San Bernardo di Chiaravalle, oltre ad avere ispirato la fondazione dell’Ordine dei Templari per combattere gli infedeli di Terra Santa, fu soprannominato “dottore mariano” per l’ardore del suo amore per la Madonna e, scrittore prolifico, fu autore di omelie, le più belle delle quali A Lode della Vergine Maria, e di sermoni, tra i quali si ricordano come la sua opera migliore sia sotto il profilo letterario sia sotto il profilo spirituale precisamente quelli sul Cantico dei Cantici.

A lui è stata attribuita l’introduzione del culto delle Madonne Nere in Europa. È interessante notare che spesso i santuari che le custodiscono sono situati lungo vie di transito di peculiare importanza sin dal Medioevo, percorse dai pellegrini diretti a Roma, a Santiago de Compostela e in Terra Santa, ed inoltre che furono i primi crociati di ritorno dalle spedizioni in Terra Santa, ed in particolare i Templari, come pure i pellegrini ed i monaci in fuga dalla furia iconoclasta, ad avere un ruolo rilevante nella diffusione di statue ed icone orientali in Occidente.

 

7. Immagine sopra ; Filippino Lippi, Apparizione della Vergine a San Bernardo (1486; Badia Fiorentina – Firenze).
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Bernardo_di_Chiaravalle#/media/File:Bernardo_claraval_filippino_lippi.jpg)
 

 

Le icone bizantine. L’Evangelista Luca e il dolore di Maria.

 

Con il termine icone (sing. “icona”, dal greco eikòn: “immagine”) sono designate pitture sacre tipiche dell’arte bizantina e in seguito di quella russa e balcanica. Le più antiche sono eseguite a encausto: i colori sono legati con della cera e stesi con ferro rovente.

Alcune sono eseguite in mosaico, per la maggior parte sono pitture a tempera. Nel corso dei secoli molte icone sono state ricoperte con una ornamentazione metallica che copre i dipinti ad eccezione del viso e delle mani della figura rappresentata.

Le più numerose sono proprio le icone mariane: la Madonna vi può essere raffigurata in busto, oppure a figura intera, seduta o all’impiedi. La maternità divina di Maria è indicata da due digrammi posti ai lati del capo, abbreviazioni per Meter Theou: Madre di Dio.

8. Immagine sopra; L’Evangelista Luca pittore in un’opera dal Guercino (1652-1653; Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri, USA).
(Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5b/Luke_evangelist_Guercino.JPG)

 

 

 Secondo la tradizione, le icone mariane riproducono un ritratto della Madre di Gesù, vivente Ella ancora a Gerusalemme, realizzato da San Luca dopo la Pentecoste, portato a Costantinopoli nel V secolo e posto nel santuario dell’Oghiditria.

   

L’Evangelista Luca, presentato come pittore da una tradizione che non risale oltre il V secolo, è il più accurato fra gli Evangelisti nel descrivere i personaggi sacri; al principio del suo Vangelo egli afferma di stendere una narrazione degli avvenimenti <<che si sono compiuti tra noi, come ce li hanno trasmessi quelli che da principio ne furono testimoni e divennero ministri della Parola>>, dopo essersi <<informato accuratamente di ogni cosa fin dagli inizi>>, a partire dall’annunzio della nascita di Giovanni Battista.

9. Immagine sopra; Carlo Dolci, Mater Dolorosa (1650 circa; National Museum of Western Art, Tokio).
(Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Carlo_Dolci_Mater_dolorosa.jpg)

 

Orbene, secondo svariati studiosi la ragione del colore scuro di queste Madonne è da ricercarsi precisamente nel Vangelo di Luca, in particolare nel passo in cui Simeone si rivolge a Maria con queste parole: <<Mentre a te una spada trafiggerà l’anima>> (Luca, 2: 35).

Il colore scuro indicherebbe metaforicamente lo stato d’animo della Madre di Gesù, addolorata (“addolorata” = “scura”) in ragione della Passione e della morte del Figlio, seguendo la lezione della Lauda “Donna de Paradiso” nota anche come Pianto della Madonna di Jacopone da Todi (ca. 1236 – 1306), uno dei primi esempi, se non il primo in assoluto, di “lauda drammatica”, in cui la Madre di Gesù è definita <<mamma scura>>, ossia addolorata per il Figlio messo in croce. Notiamo di passaggio che grande risalto viene dato all’afflizione della Madre di Gesù sotto la croce già nel Vangelo apocrifo cosiddetto di Nicodemo (databile secondo alcuni studiosi al II secolo, mentre secondo altri al IV o al V).

 

Dal Piemonte all’Europa.

 

Secondo un’antica tradizione la diffusione delle Madonne Nere in Europa avrebbe avuto origine in Italia, e precisamente in Piemonte. Sant’Eusebio di Vercelli (283-371), primo vescovo del Piemonte, esiliato in Cappadocia, avrebbe portato con sé nel Belpaese, nel 345, le statue attribuite a San Luca tuttora venerate nei santuari di Crea e di Oropa.

10. Immagine sopra; La Madonna Nera di Oropa (provincia di Biella, Piemonte).
(Fonte: https://www.santuariodioropa.it/la-basilica-antica/)

 

È necessario evidenziare che dopo il recente restauro delle Madonne Nere di Crea e di Oropa soltanto la seconda è risultata essere originariamente nera. Un elemento, questo, che ci permette di sottolineare che in molti casi le caratteristiche tonalità di colore delle Madonne Nere, che si tratti di dipinti o di statue, è dovuto all’alterazione dei pigmenti a base di piombo sottoposti al calore delle lampade e delle candele votive, o ad incendi, a determinate condizioni ambientali, a restauri malamente condotti, o alla tipologia del materiale con il quale quelle effigi furono realizzate. In alcuni casi l’ossidazione e cristallizzazione dell’olifa, la vernice delle icone, grassa, a base di olio di lino cotto al quale si aggiunge un siccativo, impedisce la lettura della cromia originale. Talora, per evitare che il volto delle Madonne risultasse chiazzato dal fumo si provvedeva ad uniformare il colore con il pennello: da qui l’omogeneità, scura, della carnagione. Ultimo, ma non ultimo, elemento da tenere presente è la devozione popolare: quando, per qualsiasi motivo, le effigi sacre venivano danneggiate irrimediabilmente, come è accaduto durante la Rivoluzione francese, se ne facevano altre il più possibile identiche a quelle, anche nel colore.

Più in generale, se una immagine sacra già alterata veniva presa a modello ed imitata, il colore, che fosse quello originale o il risultato di un annerimento, inevitabilmente veniva ‘trasferito’ alle sue copie; significativo è l’atteggiamento dei fedeli dopo il restauro della Madonna Nera di Crea: essi hanno richiesto che venisse ripristinato il colore scuro a loro familiare.

 

Ritrovamenti miracolosi.

 

Ricostruire la storia di un culto riservato ad una Madonna Nera non è sempre agevole, e considerato il numero non esiguo delle Madonne Nere in Europa al ricercatore è richiesta una dose ancora maggiore di pazienza e di umiltà. Anche soltanto documentandosi su alcuni di questi simulacri, tuttavia, ci si rende presto conto della rilevanza che rivestono le tradizioni orali e le leggende nella pietà popolare, soprattutto, ma non esclusivamente, in mancanza di dati storici che possano fare luce sulle origini di queste rappresentazioni della Vergine.

Un altro elemento che prima o dopo salta agli occhi è che le Madonne Nere sembrano dilettarsi di racconti in cui si narra di ritrovamenti miracolosi e di apparizioni della Vergine che segnano il destino di un luogo in cui era precedentemente attestato un antico culto pre-cristiano.

   

Il pensiero corre immediatamente alla Madonna Nera di Le Puy-en-Velay, alla Moreneta e alla Madonna dei Poveri di Seminara. Ma andiamo per ordine. 

11. Immagine sopra; La Madonna Nera di Le Puy.
(Fonte: https:// https://immaculate.one/la-madonna-del-giorno-luglio-anno-47-d-c-madonna-di-le-puy-en-velay-alta-loira-francia/)

 

Le Puy-en-Velay, città francese nel dipartimento dell’Alta Loira, regione dell’Alvernia, costruita ai piedi della Rocca Corneille, fu sede delle armate romane, col nome di Anicium, dopo la conquista dei territori della tribù celtica dei Vellavi che ivi avevano un loro insediamento. Essa vide diffondersi nel IX secolo il culto della Vergine Maria e fu molto importante nel mondo cristiano del primo millennio, e lo è ancora oggi, costituendo essa il punto di partenza della Via Podiensis.

Le Puy è famosa anche per un altro motivo: la presenza di una statua della Madonna Nera, custodita nella Cattedrale di Nostra Signora dell’Annunciazione (in francese: Cathédrale Notre-Dame-de-l’Annonciation), patrimonio mondiale dell’UNESCO, nella quale – si noti – è conservata anche la pietra di un dolmen, nota come “pietra delle febbri” o “pietra delle apparizioni”, sulla quale anche in epoca cristiana gli ammalati si stendevano per essere guariti. 

Secondo la tradizione, il santuario d’origine, poi sostituito dalla Cattedrale romanica, fu eretto su richiesta della Vergine. Prima che ciò avvenisse, in quel luogo la Madonna era apparsa a due donne, vissute a distanza di circa due secoli l’una dall’altra, guarite miracolosamente dalle loro infermità.

Sia all’una sia all’altra donna la Vergine avrebbe manifestato la volontà che Le fosse riservato quel luogo, tuttavia si dovette attendere ancora un altro paio di secoli prima che il santuario mariano vedesse la luce; esso – si faccia attenzione – fu eretto attorno al dolmen e in seguito il santuario fu incorporato nella Cattedrale.

12. Immagine sopra; La Madonna Nera conservata nella Basilica di Montserrat (provincia di Barcellona, Catalogna), conosciuta come la “Moreneta”.
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_Nera#/media/File:Verge.jpg)
 

 Veniamo poi alla leggenda del ritrovamento miracoloso della cosiddetta Moreneta. Secondo la tradizione, nell’anno 880 due pastorelli, dopo avere visto una luce sfolgorante provenire dal cielo, alla quale si accompagnava una musica soave, scoprirono la statua della Vergine in una grotta aperta nel fianco di una montagna. Il vescovo di Mausera, avvisato dell’evento prodigioso, fece organizzare il trasporto del simulacro con una processione fino alla città, ma ogni tentativo di spostare la statua fu vano, poiché non si riusciva a muoverla dal luogo ove essa era stata rinvenuta. Ciò fu interpretato come un segno che la Madonna voleva essere venerata in quel luogo e fu così che iniziò il culto della Madonna Nera di Montserrat.

 

Arriviamo, infine, alla cosiddetta Madonna dei Poveri di Seminara (provincia di Reggio Calabria), il cui restauro ha permesso di datarla al XII secolo.

La statua lignea, riproducente la Vergine seduta in trono che sorregge il Bambino Gesù, in piedi, benedicente, sarebbe stata rinvenuta, secondo la tradizione, un Martedì Santo, giorno in cui i contadini del posto si recarono nei pressi dei ruderi di Taureana e vi trovarono la sacra effige; gli unici che riuscirono a sollevarla furono dei poveri, da cui il soprannome.

Le notizie storiche relative all’origine del culto sono poche; è dato per certo che nel 1325 già esisteva a Seminara una chiesa intitolata alla Madonna dei Poveri.

Un elemento da evidenziare è la presenza di monaci attestata in Calabria dal V secolo in avanti.

13. Immagine sopra: laMadonna dei Poveri conservata nell’omonima Basilica Santuario a Seminara (provincia di Reggio Calabria).
(Fonte:
https://www.madonnadeipoveri.com/documenti/94-il-culto-della-madonna-dei-poveri-nel-corso-dei-secoli)
 

 

<<Una comunità di monaci molto numerosa vi era certamente  al tempo di San Gregorio Magno, perché Gregorio, nel 591, scriveva al Vescovo di Taureana, Paolino, di voler riunire in un unico monastero a Messina i monaci sbandati in seguito all’arrivo dei Longobardi. Dal secolo VII in poi molti monaci vennero dall’Oriente in Calabria per sfuggire alle invasioni arabe e alla persecuzione iconoclasta. Tra i secoli IX e XI larghe schiere di monaci scapparono dalla Sicilia araba, varcarono lo Stretto di Messina e vennero a stabilirsi a Reggio  e alle falde dell’Aspromonte e in modo particolare a Seminara, S. Cristina, Sinopoli Vecchio, Melicuccà>>.

<<Nella tradizione popolare c’è un fatto comune a tutte le tradizioni che sono sorte attorno ad un santuario e che troviamo, a titolo di esempio, a Polsi, alla Madonna della Grotta di Bombile, a Seminara, a Tindari e persino a Santiago di Compostela in Spagna e cioè la difficoltà di trainare l’immagine; questa ha un valore esemplare  e ci indica la difficoltà umana di penetrare il mistero di Dio se non si hanno particolari qualità interiori come la semplicità, la povertà, il senso della propria precarietà e in questo senso ci viene in aiuto la Bibbia che indica i poveri e i piccoli come coloro che possono trovare Dio a scapito dei ricchi e dei potenti (cfr  Deut. 7,6; Sof. 2,3; Mt. 5,3)>>. (3)

 

14. Immagine Sopra. La dea Iside col piccolo Horus sulle ginocchia.
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Iside#/media/File:Egyptian_-_Isis_with_Horus_the_Child_-_Walters_54416_-_Three_Quarter_Right.jpg)

 

 

Iside ed Horus e il misterioso Fulcanelli.

 

    Secondo una teoria che ha trovato un discreto consenso anche tra gli studiosi, le origini delle effigi brune di Maria affonderebbero nell’antico Egitto, la terra fecondata dal nero limo del Nilo, infatti le Madonne Nere sarebbero derivate dalle rappresentazioni della “dea dai mille nomi”: Iside.

Lo proverebbe la somiglianza tra i simulacri della dea col piccolo Horus e quelli delle Vergini Nere col Bambino Gesù; le effigi isiache sarebbero state ‘reinterpretate’ ad hoc con l’avvento del Cristianesimo. E vi è di più: nel tempo la continuità della tradizione sarebbe stata assicurata realizzando nuove immagini della Madonna dall’incarnato scuro e ridipingendo di nero le più antiche effigi superstiti.

    A veder bene non si tratta di una teoria recente. Il misterioso alchimista Fulcanelli, nella sua famosa opera Il mistero delle cattedrali, scriveva che con l’introduzione del Cristianesimo in Gallia le statue di Iside che un tempo erano ospitate nelle camere sotterranee dei templi diventarono <<quelle Vergini Nere che il popolo, ai giorni nostri, circonda d’una venerazione tutta particolare>>. Egli sosteneva che le cattedrali gotiche furono costruite dai frammassoni per assicurare la trasmissione dei simboli della dottrina ermetica e, riguardo alle Vergini Nere, rimarcava che: <<Esse raffigurano, nella simbologia ermetica, la terra primitiva, quella che l’artista deve scegliere come soggetto della propria grande opera. È la materia prima allo stato minerale, come e quando viene estratta dai filoni metalliferi, profondamente nascosta sotto la massa rocciosa. I testi ci dicono che è “una sostanza nera, pesante, friabile, fragile, che ha l’aspetto d’una pietra e può essere frantumata in piccoli pezzi proprio come una pietra”>>. (4)

    È interessante notare che qualche sacerdote anche recentemente ha motivato le tonalità scure di queste rappresentazioni mariane paragonando la Madonna alla Terra Madre nella quale Dio ha messo un seme, seme che è Gesù Cristo. Da parte nostra osserviamo che l’immagine della Madonna col Bambino, come pure quella di Iside col piccolo Horus, è universale se la si considera quale rappresentazione di una maternità.

    D’altra parte, è noto che l’arte cristiana nel suo sviluppo si inserisce in un’interazione complessa con l’arte pagana preesistente e ne riutilizza e reinterpreta alcuni elementi visivi  per comunicare la propria fede e rendere maggiormente efficace l’attività missionaria, e che il Cristianesimo primitivo, che peraltro faticò non poco a sradicare la venerazione di cui Iside era oggetto, si sviluppò in un ambiente sincretistico (ma del resto, come osservò lo storico delle religioni Mircea Eliade, il sincretismo pare essere la condizione per ogni creazione religiosa ); ben altra cosa però è affermare, come fanno alcuni polemicamente, che Maria non è una figura storica, bensì mitologica, al pari di Gesù, ed una ipostasi della Grande Madre.

 Non è possibile in questa sede approfondire il discorso, ma possiamo per lo meno ricordare che la Madre di Gesù non è mai stata considerata una dea, né tanto meno adorata come tale, e nemmeno la madre di un dio tra tanti.

Molto presto Maria fu innalzata ad un grado al quale non fu innalzata mai prima nessuna dea: quello di Madre di Dio – l’unico Dio -, come decretò il Concilio tenutosi ad Efeso, in Asia Minore, nel 431, che riconobbe, elemento certo di non minore importanza, che Gesù era completamente Dio e completamente uomo.   

Ciò detto, non possiamo escludere che alcune Madonne Nere siano effettivamente le eredi di più antiche effigi isiache nei termini di cui sopra.

La stessa Madonna Nera di Le Puy lo proverebbe – il condizionale è d’obbligo -, o meglio l’originale, andato distrutto: tradizione vuole che nel 1254 Luigi IX al ritorno dalla settima crociata, dimostrò la sua devozione donando al santuario una statua di cedro, di probabile provenienza egiziana e raffigurante una dea orientale, forse Iside col piccolo Horus tra le braccia, che fu subito venerata con entusiasmo, come “Madonna Nera”.

Nel 1620 però Odo di Gissey disse che la statua era in realtà molto più antica e risaliva ai tempi d’un pellegrinaggio di re Clovis in terra santa. Nel 1778 Faugias de Sant Fouds, dopo un attento esame, la definì la più antica statua della Vergine posseduta dalla Francia.

La Vergine Nera fu bruciata durante la Rivoluzione Francese nel 1794 come vessillo dell’oscurantismo monarchico ed oggi quella che si offre alla devozione dei pellegrini è solo una copia, posta sull’altare maggiore in cui è incorporato un pezzettino dell’originale>>. (5)

Fine 1 parte.

(Alessandra Filiaci)

 

Le immagini sono state fornite dall’autrice.

 

Note bibliografiche.

(1a parte)

 

(1) Si veda: Cardini, Franco, Baldassarre il ‘mago’ d’Africa, <<Avvenire>>, 6 gennaio 2011. <https://www.avvenire.it/agora/pagine/baldassarre-il-mago-dafrica_201101060900015000000>.
(2) Nigra sum sed formosa. Iter di un restauro. <https://santuariotindari.it/restauro-statua/>.
(3) Il culto della Madonna dei Poveri nel corso dei secoli. <https://www.madonnadeipoveri.com/documenti/94-il-culto-della-madonna-dei-poveri-nel-corso-dei-secoli>.
(4) Si veda: Fulcanelli. Il mistero delle cattedrali e l’interpretazione esoterica dei simboli ermetici della Grande Opera. Edizioni Mediterranee. 1972. (3a edizione ampliata.)
(5) Si veda: La Madonna del Giorno (Luglio Anno 47 D.C.) – Madonna Di Le Puy En Velay, Alta Loira, Francia. <https://immaculate.one/la-madonna-del-giorno-luglio-anno-47-d-c-madonna-di-le-puy-en-velay-alta-loira-francia/>.
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