Immagine di apertura; Legate o meno ad una commovente leggenda che vedrebbe protagonisti addirittura l’apostolo Pietro e la Maddalena, la tradizione delle uova di Pasqua – colorate a mano dai bambini o preziosamente arricchite come questi ‘gioielli’ fabbricati dal Fabergè – si diffuse rapidamente in quasi tutto l’Occidente.
Il “mistero” dell’arcobaleno delle Uova di Pasqua.
di Roberto Volterri
Apocrifa o no, la suggestiva leggenda a cui si attribuisce la tradizione di colorare, durante le festività di Pasqua, le uova in modo da creare un gioioso arcobaleno sulla già ben ricca tavola imbandita, risalirebbe a oltre due millenni fa…
2. Immagine sopra; la “Pastiera”, tipico dolce pasquale napoletano e pi in generale campano. Questa però è stata preparata in Ciociaria (Foto G. Pavat).
“…Maria se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere… hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto” racconta il Vangelo di Giovanni descrivendo la delusione, lo sconforto provato da Maria di Magdala dopo avere trovato il sepolcro di Gesù desolatamente vuoto.
Ma, “Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!», continua l’evangelista Giovanni e allora ella “… andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose…”.
Fin qui quella che sarebbe stata la realtà storica descritta in uno dei vangeli canonici.
3. Immagine sopra; Non solo uova ma dolci a profusione sulle tavole pasquali ciociare (Foto G. Pavat)
Da questo momento in poi subentra la leggenda…
L’apostolo Pietro, forse il capo carismatico tra i più fedeli seguaci del Redentore, le avrebbe detto che egli avrebbe creduto a quel che gli veniva riferito solo se alcune uova contenute in un cestino di vimini fossero diventate immediatamente rosse.
E il ‘miracolo’ avvenne, forse in ricordo del sangue versato dal Cristo sulla croce…
4. Immagine sopra; un uovo sodo colorato avvolto nel soffice e dolce impasto della “Titola”, dolce pasquale tipico di Trieste. Spesso viene assaggiato durante la colazione della mattina di Pasqua, assieme a ovetti di cioccolato e a una fetta di prosciutto (Foto G. Pavat)
La tradizione, iniziata o no in seguito a questa leggenda, si è rapidamente diffusa in quasi tutto il mondo con qualche variante cromatica o stilistica legata al substrato culturale di questo o di quel Paese.
Ad esempio, in Germania le uova sode vengono colorate di verde e date in dono il giorno del Venerdì Santo, mentre in Grecia il colore preferito rimane un rosso cremisi. In territorio armeno, invece, le esigenze artistiche evidentemente prevalgono su quelle meramente ornamentali, poiché sul guscio delle, uova vengono dipinte scene della Passione del Cristo, mentre i bambini dei Paesi dell’Est europeo si danno… all’arte astratta dipingendo solo motivi di carattere geometrico e prediligendo nuances cromatiche che oscillano tra il bianco, il blu e, ovviamente, il rosso.
5. Immagine sopra; una tavola riccamente imbandita, soprattutto con dolci della tradizione pasquale del Carso triestino e di quello sloveno.
De gustibus non disputandum est. Neppure a Pasqua!
Ma come dipingere i bianchi gusci delle uova preventivamente rassodate?
Alcuni attaccano le foglie di certe piante al guscio e poi fanno bollire il tutto in liquidi in cui siano stati disciolti colori non nocivi, di origine vegetale. Poi, staccando le foglie, sul guscio restano curiosi, strani motivi ornamentali.
Un metodo semplice che forse usò – “ un secolo fa”… – anche chi scrive, consiste nel far bollire le uova in acqua in cui sia stato versato un cucchiaio di comune aceto, aggiungendo poi alcuni ingredienti vegetali a seconda delle preferenze ‘cromatiche’.
Foglie di prezzemolo forniscono nuances di un bel verde chiaro, la barbabietola le colora di rosso mentre la cipolla garantisce una colorazione giallo-arancio. In quest’ultimo caso, però, non garantiamo per il sapore!
(Roberto Volterri)
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
6. Immagine sopra; Uova di Pasqua di cioccolato e il tipico “ciambellone” per le festività pasquali a Villa Santo Stefano in Ciociaria (Foto G. Pavat).
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“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione,una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realta’”