Immagine di apertura; Il forse mai esistito Flavio Gioia d’Amalfi, nel suo studio. In primo piano, a sinistra, una “Bussola” realizzata con un “magnete” posto a galleggiare in una bacinella.
INVENZIONI DIMENTICATE.
“SEGNO” O “BUSSOLA” DI TANIT?
di Roberto Volterri
Porto di Tunisi. Anno Domini 1272. Equinozio di Primavera.
“… Avanti, marinai di Amalfi, tagliate i cavi delle ancore e sbrigatevi ad agganciare i vascelli turchi!
Presto, approfittiamo del fatto che tutti i turchi sono a terra nelle taverne!
Faremo certamente un bel bottino…”
… e, in realtà, almeno ai fini della Conoscenza scientifica, il ‘bottino’ fu di capitale importanza!
Ė stato ancora l’indimenticabile amico Ing. Mario Pincherle a ricordarmi come non furono sicuramente i ‘soliti’ Cinesi ad inventare la Bussola. Né, tantomeno, il ‘mitico’ Flavio Gioia.
Ma vediamo perché.
Le concitate frasi con cui ho iniziato questo articolo avrebbero potuto essere pronunciate da qualche comandante di galee amalfitane di passaggio – silenzioso passaggio! – nelle acque del porto tunisino.
Le ‘Cronache Amalfitane’ riportano infatti i particolari dell’episodio che avrebbe visto i marinai di quella che fino ad un secolo prima era stata una delle più potenti ‘Repubbliche Marinare’ appropriarsi – diciamo così – indebitamente dei vascelli.
Amalfi, con la sua posizione strategica, quasi al centro del Mare Mediterraneo era stata fino ad un secolo prima un importante ponte di transito tra l’Occidente latino-germanico e l’Oriente bizantino.
Nell’XI secolo essa raggiunse l’apogeo della sua influenza sui mari e nei commerci, mantenendo stretti legami tra le Corti di Roma e di gran parte dell’Italia meridionale e le coste del Mar Nero, dando vita anche ad un importante codice di diritto marittimo denominato ‘Tavole Amalfitane’.
Ma poi – nel 1135 – venne la conquista normanna, venne la potentissima flotta di Pisa, venne la sua inarrestabile decadenza…
Ma non venne meno lo spirito d’avventura dei marinai amalfitani che non disdegnavano certamente di spingersi – a loro rischio e pericolo – fin verso le coste dell’Africa settentrionale, fino alle coste tunisine e oltre.
Tra il ‘bottino’ carpito così avventurosamente alla flotta turca c’era uno strano forziere, di forma sferica, abbellito da raffinati ceselli, quello che nel latino medievale veniva chiamato ‘buxula’.
Certamente doveva contenere qualcosa di molto prezioso…
E infatti lo conteneva! Ma il capitano ancora non poteva saperlo mentre rovistava, deluso, tra una lunga asta di bronzo, dei nastri di stoffa, una strana sfera metallica, cava, un’ancor più strana ‘pietra’ scura su cui erano ‘attaccati’ dei corti frammenti di ferro a forma di falce lunare.
Uno strano ’bottino’ di guerra che, però, suscitò la curiosità di qualche mente più aperta, di qualcuno che intuì come abbinare quegli strani oggetti, come utilizzarli per orientarsi nei lunghi viaggi per mare, anche indipendentemente dalle continue oscillazioni della nave.
Ma come funzionava quell’ingegnoso strumento che i popoli del Nord d’Africa avevano “copiato” sicuramente da qualcuno le cui origini si collocano indietro, molto indietro nel tempo?
Secondo tradizioni ‘ortodosse’ comunemente accettate ma… forse poco attendibili, l’invenzione della ‘bussola’ si fa risalire ai Cinesi e, più esattamente, all’Imperatore Huang-ti che a metà del III millennio a.C. avrebbe fatto installare sul suo regale carro un dispositivo che indicava sempre la direzione Nord-Sud.
Ma questa, come dicevo, potrebbe essere un’altra leggenda. Non è provato al di là di ogni ragionevole dubbio che i Cinesi usassero davvero, fin dal X secolo a.C., lo ‘Ien-nan’ o ‘Chin-nan’ che indicava costantemente la direzione Nord-Sud.
Solo se facciamo un salto di parecchi secoli e ci avviciniamo all’XI secolo della nostra Era troviamo un’attendibile pubblicazione cinese intitolata ‘P’ing-chou-k’o-t’an’ che descrive in modo abbastanza attendibile quella che avrebbe potuto realmente essere una Bussola come noi la conosciamo.
Ma lasciamo gli onnipresenti Cinesi e avventuriamoci brevemente tra gli Arabi…
Correva l’Anno del Signore 1232 quando lo scrittore Mohammed al-Awfi narrava in una raccolta di aneddoti persiani l’uso di uno strumento molto simile a quello di cui ci stiamo ora occupando.
Mezzo secolo più tardi, un altro scrittore arabo, Bailak Kibdiaki nel suo ‘Tesoro dei Mercanti’ illustrava uno strano strumento composto da un ago magnetizzato, a forma di pesce, fissato ad una assicella galleggiante in un piccolo contenitore.
Aveva visto questo curioso congegno durante un viaggio per mare tra Tripoli ed Alessandria.
2. Immagine sopra; da sx la presunta “bussola cinese” e lo strano strumento descritto da Bailak Kibdiaki nel suo ‘Tesoro dei Mercanti’
3. Immagine sopra; Bellissima riproduzione di una Bussola cinese. L’oggetto al centro poteva ruotare e si posizionava sempre puntando verso il Nord magnetico.
Consistenti tracce della presenza della ‘bussola’ le troviamo addirittura nella letteratura stilnovistica.
Come ricorda l’amico Umberto Cordier nel suo utilissimo ‘Dizionario dell’Italia misteriosa’ (SugarCo, 1991), Guido Guinizelli (1235 – 1276) menzionò l’utilizzo della ‘bussola’ nella canzone ‘Madonna il fino amor c’a vui porto’…
“… In quella parte sotto tramontana
sono li monti de la calamita,
che dàn vertud’ all’aire
di tra lo ferro; ma perch’è lontana,
vòle di simil petra aver aita
per farl’adoperare,
che si dirizzi l’ago ver’ la stella…”
Ove non è difficile ravvisare un chiaro riferimento al magnetismo e al suo utilizzo per orientarsi.
Lo stesso Dante Alighieri (1265 – 1321), ammiratore del Guinizelli, si ispirò quasi certamente al poeta della ‘lirica d’amore’ quando scrisse…
“… del cor dell’una delle luci nove
si mosse voce, che l’ago alla stella
parer mi fece in volgermi al suo dove.”…
(Paradiso, XII, 28-30)
….descrivendo la sua meraviglia nell’udire, proveniente da ‘luci’ appena apparsegli, la voce di San Bonaventura che attirava la sua attenzione con la stessa rapidità con cui l’ago calamitato della bussola puntava al Nord, alla Stella Polare.
4. Immagine sopra; Dante Alighieri. Il Sommo Poeta conosceva la Bussola e il suo utilizzo come dimistrano alcuni versi del suo immortale capolavoro; la Divina Commedia.
Dopo questa breve parentesi ‘dolcestilnovistica’, non “perdiamo la Bussola” e proseguiamo nel nostro excursus storico.
Anche nel Nord dell’Europa erano state fatte esperienze simili a quelle degli Arabi e dei Cinesi.
Tra la metà e la fine del XIII secolo appaiono infatti gli scritti di Styrmir Kàrason, di Hurla Thordson e di Haukr Erlendsson con il suo ‘Landnàmbòk’.
Ma, forse ben prima dei Cinesi, prima degli Arabi e dei popoli del Nord, in un altro continente qualcuno, qualche geniale Olmeco – già dal II millennio a.C. – aveva intuito le possibilità di materiali magnetici per orientarsi.
5. Immagine sopra; uno degli enigmatici frammenti metallici rinvenuti in alcuni tumuli olmechi in Messico
In alcuni tumuli olmechi, nei pressi di Vera Cruz, in Messico, sono stati rinvenuti frammenti metallici con caratteristiche magnetiche. Ė stato ipotizzato che essi venissero posti a galleggiare su pezzi di legno e che fungessero quindi da rudimentale ‘bussola’.
E qui ci fermiamo e torniamo per un attimo alla notte dell’Equinozio di Primavera dell’Anno del Signore 1272.
Quella che i furbi amalfitani avevano carpito a quei ‘crapuloni’ dei turchi era proprio quel che più tardi prese il nome di ‘Caduceo’ – simbolo del dio Mercurio – una sorta di ‘Caduceo dei mari’ il cui principio di funzionamento era stato molti secoli prima intuito – sostiene Pincherle – dai popoli Accadiani e dai Pelasgi, passando successivamente ai Fenici e da qui agli Arabi.
Sargon I di Akkad (2350 – 2300 a.C.) – il ‘Signore delle quattro parti del mondo’ – viene spesso raffigurato insieme ai doni che egli avrebbe elargito agli uomini: le dighe, il grano, il vino, i torchi, l’olio e uno strano oggetto a forma di ‘mezzaluna’ rivolta in basso, appesa ad una sorta di ‘tromba’.
Ebbene, la ‘mezzaluna’ era verosimilmente un magnete che, libero di muoversi, si orientava invariabilmente nella direzione Nord-Sud!
Torniamo però ancora allo strano ‘bottino’…
Ancor oggi chiamiamo un ‘magnete’ permanente ‘calamita’. Perché?
‘Calamus’, nella lingua latina, era una sottile ‘canna’ uno ‘stelo’ quell’asta di bronzo che gli audaci amalfitani estrassero dallo strano forziere sferico!
Il ‘Calamus’ su cui era libero di ruotare il ‘magnete’, la ‘calamita’ vera e propria, fissata ad una sfera cava, che vediamo spesso installato sulla prua delle navi puniche!
In una stele di Cartagine, ad esempio, la ‘Bussola Caduceo’ è raffigurata come vero e proprio strumento di navigazione su una nave che, in base alla struttura desumibile dal bassorilievo, sembra essere del V o IV secolo a.C., forse una trireme da guerra.
6. Immagine sopra; La cd. “Bussola Caduceo” raffigurata in una stele rinvenuta nel sito archeologico di Cartagine. In alto si riconosce il cd. “Segno di Tanit”.
7. Immagine sopra; il “Segno di Tanit”.
Sulla stele si vede una sorta di ‘sfera’ sormontata da una ‘falce di luna’, il tutto fissato su un’asticciola da cui pendono, attorcigliati, due corti nastri…
Tutto ciò non vi ricorda forse qualcosa?
Ma sì! Assomiglia molto, direi moltissimo, allo strano ‘bottino’ di guerra dei marinai di Amalfi che abbiamo incontrato nell’incipit di questo articolo!
Ma come poteva funzionare da ‘bussola’ (ricordate la ‘buxola’, il forziere in cui erano contenuti gli strani oggetti?) il ‘Caduceo’, quel ‘Caduceo’ che successivamente divenne simbolo dell’Hermes greco, del Mercurio romano, del figlio di Zeus e della ninfa Maia.
Di quell’Hermes che sul Monte Citerone, per porre fine ad un combattimento tra due serpentelli, gettò tra i due contendenti la verga d’oro regalatagli da Apollo, dando così origine ad un mito che aveva ben diverse e più ‘scientifiche’ origini!
8. Immagine sopra; Firenze. Palazzo vecchio. Sala di Ercole, “Ercole uccide l’idra di Lerna” di Giorgio Vasari e Marco da Faenza.
9. Immagine sopra; Bassorilievo con Hermes e il caduceo che decora l’ex Hotel de la Ville a Riva 3 novembre a Trieste (Foto G. Pavat).
Infatti, secondo la geniale intuizione dell’amico Pincherle, la ‘sfera’ rappresentava un sensibilissimo ‘giunto girevole’ che consentiva la rotazione dell’elemento magnetico della bussola, una vera e propria ‘calamita’ le cui espansioni polari erano raffigurate, appunto, come ‘corna’ della ‘falce lunare’.
10-11. Immagini sopra e sotto; I magneti – più o meno a “falce lunare”! – utilizzati da Roberto Volterri per realizzare la Bussola Caduceo.
E i due ‘serpentelli’ del ‘Caduceo’… classico? I due ‘nastri’, cosa erano in realtà?
La ‘sfera’ munita dell’elemento sensibile al campo magnetico terrestre – il ‘magnete’ – sotto l’effetto del vento, poteva trascinare in ‘deriva’ di qualche grado la ‘Bussola’ che veniva però subito riportata nella giusta posizione proprio grazie ai due nastri che, attorcigliandosi… come due ‘serpentelli’ sul ‘calamo’, sull’asticciola di bronzo, agivano come una sorta di ‘molla di ritorno’.
12. Immagine sopra; Una delle mille raffigurazioni del Caduceo nell’area archeologica di Efeso in Turchia. Un’asta con due serpenti secondo Pincherle sarebbero il “calamo” con i due “nastri”…
13..Immagine sopra; Suomi Finland. Stemma della città di Tampere.
Probabilmente i nastri venivano “tarati” per tentativi, a seconda della forza del vento. Quel che appare certo è che essi, mossi dalla brezza marina, dovevano apparire proprio come due piccoli serpenti attorcigliati tra loro. Ecco quindi la classica raffigurazione del ‘Caduceo’!
Ma i geniali marinai fenici e punici riuscivano a compensare anche il ‘rollio’ e il ‘beccheggio’ della nave, che avrebbero impedito un regolare funzionamento della ‘bussola’ poiché il ‘calamus’ si sarebbe inclinato in relazione al moto ondoso e avrebbe ostacolato la libera rotazione della ‘sfera’ cava.
Secondo l’ingegner Pincherle, sulla tolda della nave essi avevano, infatti, realizzato una sorta di pozzetto ricoperto da un disco di cuoio al cui centro era fissato il ‘calamus’, l’asticciola munita di un contrapppeso che manteneva sempre verticale il ‘calamus’ stesso.
Era un “giunto cardanico” ante litteram che consentiva il regolare funzionamento della ‘Bussola-caduceo’ anche con il piano di coperta della nave inclinato!
Ė probabile che questa ‘bussola’ sia scomparsa con l’incendio che distrusse Cartagine nel 146 a.C. ed è anche probabile che la durata delle guerre puniche dal 264 al 146 a.C. siano stati un lasso di tempo insufficiente a diffondere anche nel mondo romano un’invenzione che aveva alle spalle alcuni secoli di onorato servizio.
Ma i fenicio-punici avevano inventato anche una sorta di ‘Sestante’ ante litteram, l’Alidada.
14. Immagine sopra; Secondo il geniale Mario Pincherle questo era il dispositivo creato sulla tolda della nave per mantenere in equilibrio la Bussola indipendentemente dal moto ondoso.
15. Immagine sopra; Schematizzazione che illustra meglio la struttura atta a mantenere sempre verticale il “Calamus”.
16. Immagine sopra; Il dottor Roberto Volterri – fautore del “metodo sperimentale” – ha realizzato la “Bussola Caduceo” in base alle intuizioni dell’ingegner Mario Pincherle. E funziona!