L’atmosfera del pianeta Tau Bootis B osservata per la prima volta con il telescopio spaziale Very Large Telescopy del Cile

Cile – Un successo della ricerca astronomica targata “Made in Italy” è quello annunciato dalla prestigiosa rivista scientifica “Nature”. Una equipe di ricercatori dell’università olandese di Leyda, tutti coordinati dall’italiano Matteo Brogi, è riuscita, grazie al telescopio dell’ESA (European Space Agency) Very Large Telescope (VLT) che si trova sulle Ande cilene, ad osservare per la prima volta l’atmosfera di un pianeta esterno al nostro Sistema Solare.
Il pianeta in questione è “Tau Bootis B”, scoperto nel 1996 è stato uno dei primi pianeti extrasolari mai identificati dagli astronomi.
Nella sua atmosfera, osservata, appunto al VLT è stato individuato monossido di carbonio.

I quattro telescopi che compongono il VLT poco dopo il tramonto, pronti ad iniziare le osservazioni. Foto di ESO – Wikipedia

“Con estrema precisione” ha spiegato Matteo Brogi “studiando lo spettro del sistema planetario possiamo concludere che 99,99%della luce proviene dalla stella, e solo circa lo 0,01% dal pianeta extrasolare”. E’ quindi la prima volta che si studia l’atmosfera di un pianeta extrasolare “non usando la tecnica dei transiti, basata sull’osservazione del pianeta nel momento in cui passa tra la Terra e la sua stella e le osservazioni con il telescopio VLT mostrano che la spettroscopia ad alta risoluzione eseguita attraverso telescopi terrestri è uno strumento prezioso per analizzare in modo dettagliato le atmosfere dei pianeti extrasolari senza usare la tecnica dei transiti”.
Eseguendo misure lungo l’orbita del pianeta, gli astronomi possono anche essere in grado di tracciare i cambiamenti atmosferici del pianeta tra mattina e sera. ”Questo studio mostra l’enorme potenziale degli attuali e futuri telescopi terrestri, come l’E-Elt il piu’ grande telescopio del mondo che sarà costruito sulle Ande cilene” ha spiegato un’altra ricercatrice dell’Università di Leyda Ignas Snellen, auspicando che un giorno “con la stessa tecnica potremmo anche trovare le prove di attività biologica su pianeti extrasolari simili alla Terra”.

LA REDAZIONE.

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