L’ENIGMA DE “LA NICOLOSA” DI PIOBBICO; di Ferdinando de Rosa e Floriana Bartolucci

 

 

Immagine di apertura: il Castello Brancaleoni dominante il Borgo Vecchio di Piobbico – PU (Fonte Wikipedia)

 

L’ENIGMA DE “LA NICOLOSA” DI PIOBBICO

 

di Ferdinando de Rosa e Floriana Bartolucci

 

Il borghetto di Piobbico (PU) è un magnifico agglomerato di case costruite direttamente sugli scogli di scaglia rossa lambiti in basso dalle acque limpide e spumeggianti dei Fiumi Biscubio e Candigliano.

Sporgendosi dal parapetto, che si innalza sopra il corso d’acqua, si vede l’acqua del Candigliano che scende e si innesta verticalmente con quella del Biscubio ed insieme proseguono spumeggiando in trasparenza nella stretta gola rocciosa fino ad Acqualagna dove si uniscono al Burano con il quale proseguono fino ad unirsi al Metauro.

Le aree nei pressi della confluenza di due corsi d’acqua erano considerate sacre e destinate alla costruzione dei templi e dei relativi insediamenti umani. Sia sufficiente l’esempio fornito dagli insediamenti delle nostre zone, oltre a Piobbico anche Apecchio e Cagli.

Le case sono costruite con la stessa pietra della roccia sottostante e si mostrano di un bellissimo colore rosato, interrotto dai fiori che sporgono dai balconi, che danno al borgo una dimensione piacevole di medievale.

Si entra da occidente passando sotto un arco e si gusta una breve passeggiata fra i vicoletti fino alla porta orientale,  chiusa da un altro arco che mostra ancora i segni delle grandi stanghe di legno che serravano il portone.

Si può proseguire lungo le scale ben rifinite e ristrutturate che si inerpicano fino alla Chiesa di S. Pietro ed oltre fino a giungere alle porte del Castello Brancaleoni che sovrasta ed osserva l’abitato di Piobbico.

Le molte abitazioni antiche e ben ristrutturate sono intervallate da altre case che mostrano la loro bella pietra rosa e l’abilità degli artigiani locali.

Fa bella mostra di sè un cartello che indica la casa nella quale ha avuto i natali un illustre Piobbichese, il Card. Pietro Palazzini, nato in una umile abitazione e dotato di intelletto, capacità tali che lo hanno innalzato alla Porpora Cardinalizia.

In alto sull’arco rivolto a Oriente, ben visibile per coloro che escono dal paese, c’è una pietra scolpita che mostra una figura con tre facce, a destra un giovane, a sinistra un uomo maturo ed al centro un vecchio e sotto campeggia una misteriosa scritta: NICOLOSA.

In paese si è soliti dire: “Ha più facce della Nicolosa” rivolti a coloro che cambiano opinione frequentemente, attribuendo quel termine come se fosse il nome di una donna.

Probabilmente agli occhi del popolo “la Nicolosa” era vista come un nome femminile, senza preoccuparsi troppo delle figure rappresentate nel bassorielievo che sono maschili e che evidentemente non hanno alcun riferimento al sesso.

Noi crediamo che si tratti di un acronimo, secondo un’usanza tipica del medioevo, riferito al sole ed all’ineluttabilità del trascorrere del tempo e quindi proponiamo la seguente spiegazione:

 

N     Nihil                    Nulla

I       Invenis                Trovi

C      Cum                    Quando

O      Orior                   Nasco

L       Longe                 Alla lunga

O      Orietur                Nascerà

S       Secure                Sicuramente

A       Annus                Un anno.

 

Questa interpretazione nasce e trae giustificazione dalla posizione geografica del bassorilievo, messo in modo tale che colui che guarda è rivolto verso oriente, nella direzione della porta e conseguentemente verso la levata del sole.

 

 

2. Immagine sopra: La NICOLOSA (foto degli autori)

Questa lastra infatti è posta sopra la porta orientale del Borghetto, che si affaccia sul sole mattutino che sveglia il paese di Piobbico.

Contemporaneamente dobbiamo fare riferimento alla figura a tre teste che indica il percorso dell’uomo, prima giovanetto, poi uomo maturo ed infine vecchio.

La figura nel suo insieme è circondata da un’aura circolare che rappresenta appunto il sole che parla in prima persona a colui che osserva la figura.

È il percorso continuo della vita che parte, iniziando dal nulla e si sviluppa progressivamente!

La conoscenza dello sviluppo del cammino dell’uomo è nata con l’umanità stessa e troviamo traccia continua nella storia,  anche in opere letterarie che sfidano il trascorrere del tempo.

Nella tragedia di Sofocle “Edipo Re” messa in scena tra il 430 e 420 a. C., si narra della storia del Re di Tebe Laio e di Giocasta sua moglie ai quali nasce un figlio, appunto Edipo.

Un’oracolo aveva rivelato che questo bimbo, una volta diventato adulto avrebbe ucciso il padre e sposato la madre e quindi Laio incarica un servo di ucciderlo.

Il servo si impietosisce e non uccide il bambino ma lo affida al Re di Corinto, Polibo, che non avendo prole lo alleva come suo figlio ed erede.

Edipo cresce ma viene a conoscenza di questo oracolo e lo interpreta come pericolo che possa uccidere il Re Polibo che ritiene suo genitore ed in conseguenza decide di allontanarsi da Corinto per evitare questo parricidio.

Dirigendosi verso Tebe incontra per strada un carro, con il cui conducente nasce una lite sul diritto a procedere per primo in una strettoia ed il giovane Edipo, infuriato, uccide lo sconosciuto senza sapere che si trattava di Laio, che era diretto a Delfi per consultare l’oracolo.

È l’eterna storia del trascorre del tempo!

Dunque si avvera la prima parte della profezia all’insaputa di Edipo che prosegue per Tebe dove risolve e quindi salva la vita, il famoso indovinello che la Sfinge, testa di donna e corpo di leone, gli pone.

Quale animale cammina prima con quattro gambe, poi con due ed infine con tre?“.

Edipo, unico a sopravvivere alla Sfinge fra gli sfortunati viandanti sulla strada di Tebe, è pronto alla risposta …. “certo è l’uomo quell’animale!”.

L’amaro premio è la nomina a Re di Tebe ed il matrimonio con la Regina Giocasta, che era la propria madre e così tutta la profezia è avverata!

L’indovinello è appunto il cammino dell’uomo che da neonato gattona prima di imparare a camminare con due gambe ed infine nella vecchiaia ha bisogno dell’aiuto di un bastone!

Piobbico si trova a una ventina di chilometri da S. Vincenzo ad Petram Pertusam, (presso il Furlo) distanza percorsa in una giornata di cammino dai pellegrini e quindi questa poteva essere la tappa successiva nel percorso verso l’Adriatico.

Questa Abbazia è stata costruita nel VI sec. ed è stata un punto di riferimento per i viandanti per molti secoli, poichè si trova al centro della Pentapoli Annonaria.

Qui si sono fermati i viaggiatori a cavallo o con i carri che dovevano attraversare il foro di Petra Perusa in entrambe le direzioni nell’imperversare delle Guerre Gotiche.

Successivamente questa Abbazia Benedettina presidiò il Corridoio Bizantino garantendo il passaggio fra i Regni Longobardi che occupavano le terre verso il sud ed il nord.

Fu decisiva per l’evangelizzazione della Vallata del Candigliano e si ampliò gradualmente, arricchendosi anche di una adiacente struttura di ricovero per i viandanti.

 

(Ferdinando de Rosa e Floriana Bartolucci)

3. Immagine sopra: “La Nicolosa” di Piobbico (Fonte https://www.lavalledelmetauro.it/)
 
CHI E’ FERDINANDO DE ROSA

Il dottor Ferdinando De Rosa, nato il 9 novembre 1943 ad Apecchio (PS) è laureato in Chimica presso l’Università di Perugia. Dal 16.12.1970   al 31.01.2011   è stato Chimico Igienista di Laboratorio della Provincia di Pesaro. Dal 01.11.1999 Direttore Tecnico Scientifico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente delle Marche (ARPAM). Nella sua vasta e multiforme esperienza professionale si annoverano l’insegnamento universitario, incarichi dirigenziali, perizie per tribunali e convegni e seminari. Nel campo della Sanità vanta 1 brevetto e 15 pubblicazioni scientifiche.  Inoltre ha pubblicato tre libri di Storia;  

 F. de Rosa “La Via delle Rocche” (Il Corridoio Bizantino).  Bramante Urbania (PS) 1988;

 F. de Rosa, P. Rinolfi: “UM-RA, Antiche Genti d’Italia e linguaggio mediterraneo” , Paleani Ed;

  F. de Rosa, Floriana Bartolucci “Le Stele di Pesaro e Novilara”, Ernesto Paleani Editore 2016,

 E-mail: ferdinando.derosa@ambiente.marche.it;

                         

 

 

 

 

 

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