MARCONI “SEGRETO”. Studi, esperimenti, invenzioni, poco conosciuti di uno dei più grandi geni italici; di Fiorenzo Zampieri.

 

  1. Immagine di apertura: Targa posta nel 2000 a Civitavecchia (Fonte Wikipedia)

 

MARCONI “SEGRETO”

 Studi, esperimenti, invenzioni, poco conosciuti di uno dei più grandi geni italici. 

 

di Fiorenzo Zampieri

 

 

Un vecchio articolo del “Corriere Chierese” (TO), datato 14 maggio 1955, trovato casualmente nelle mie scorribande in rete, alla ricerca di fatti e personaggi poco conosciuti, ha scatenato il mio interesse e la mia curiosità.

Si tratta di una intervista fatta all’ex ufficiale marconista di Guglielmo Marconi, tale Adelmo Landini (1896+1965), stretto collaboratore del Premio Nobel, da Egli voluto sull’”Elettra” dal 1927 al 1935.

In questo articolo, Landini, fa un “quadro” di Marconi davvero inconsueto, illustrandone gli interessi scientifici che andavano “ben oltre” la Radio e la Radiotelegrafia. Ascoltando Landini, infatti, si comprende, e ciò non ci deve meravigliare, come il genio di Marconi, data la sua grande padronanza delle radioonde in tutte le loro caratteristiche, conosciute e non, fosse occupato costantemente a ricercarne sempre nuove utilizzazioni pratiche.

Fatta questa premessa, ci corre l’obbligo di riportare, nella sua parte saliente, il testo dell’articolo citato, affinché anche il lettore colga appieno “questa novità”.

 

  1. Immagine sopra: Guglielmo Marconi a bordo dell’Elettra con a fianco Adelmo Landini

 

Le rivelazioni di Adelmo Landini

 ex assistente di Guglielmo Marconi

 

…omissis…

Nel 1927 Landini navigava in qualità di ufficiale marconista sul transatlantico «Roma». La sua passione era stata ed è ancora la radio. Nelle ore libere costruiva circuiti sperimentali. Provava ed andava alla ricerca del nuovo. Ritornato a Genova da uno dei suoi viaggi, ricevette l’ordine di trasferirsi a bordo dell’Elettra.

Era la prima volta che Marconi richiedeva un operatore italiano. L’unica eccezione era stata fatta per il Marchese Solari. Gli altri erano stati inglesi.

Il Landini vedeva così realizzata una sua vecchia aspirazione. Fin da ragazzo abitando a Pontecchio del Sasso, dove Marconi aveva concretato i primi esperimenti, sognava di partecipare al magico lavoro del celebre scienziato. Quando – per la prima volta – entrò nella cabina dell’Elettra era commosso.

Partirono in primavera, incrociando nel Mediterraneo, poi nell’Atlantico e nei mari nordici con base Southampton. Marconi era sempre seguito dalla consorte Maria Cristina dei Conti Bezzi Scali.

L’obiettivo principale di Marconi era di raggiungere portate più vaste con minori impieghi di energie e di studiare onde più corte nel campo della radio.

A bordo dell’Elettra, oltre il normale laboratorio, Marconi disponeva di un piccolo locale, dove soleva rinchiudersi per ore ed ore. Che cosa cercava Marconi in mezzo a quella confusione di provette, storte, alambicchi, bagni galvanici, rocchetti e spinterometri?

 

Marconi tentava di estrarre l’oro dall’acqua del mare.

 Come è noto, l’acqua marina, oltre al cloruro di sodio, contiene piccole quantità d’oro e di altri metalli.

Era Marconi giunto a buon punto in questo suo tentativo?

Landini mormora: «Chi lo sa? La morte lo colse prematuramente».

–  Quali altre ricerche effettuava Marconi?

Marconi tendeva a realizzare l’accumulatore leggero a grandissima capacità.

Nel luglio del 1929 navigavamo nel nord Atlantico diretti in Inghilterra. Avevamo oltrepassato Oporto, quando si verificò uno scoppio in direzione della cabina segreta. Trovammo Marconi imbrattato, mezzo stordito, ma illeso. Qua e là frammenti. L’aveva scampata bella!

– Non si tratta di una bomba – disse Marconi con invidiabile calma. E’ soltanto un esperimento.

Marconi – prosegue Landini – stava provando un generatore di corrente elettrica, combinando mediante speciali elettrodi occlusivi in bagno elettrolitico due gas: idrogeno ed ossigeno, che custodiva in bombole. La combinazione dava per risultato corrente elettrica e acqua. Durante le prove il generatore era scoppiato.

Le macchine motrici attuali sono ferraglie che disperdono quasi tutto il calore. Bisogna realizzare la combustione fredda, il motore freddo – disse Marconi con insolita vivacità.

Un altro progetto di Marconi – mi dice Landini – era diretto al raggio battericida, capace di uccidere i microbi patogeni delle malattie infettive. Questo raggio doveva risolvere rapidamente le malattie degli uomini, degli animali e delle piante. Doveva colpire i microbi e lasciare illese le parti vitali del corpo. Col trattamento radioelettrico delle sementi e delle pianticelle in crescita, Marconi voleva dare nuovo rigoglio all’agricoltura.

Ovunque venivano a bordo eminenti personalità.

A Siviglia, Marconi ricevette la visita di re Alfonso. In seguito, fu la volta di re Giorgio. Di D’Annunzio, Mascagni, Gemito, Fermi e quella del Cardinale Pacelli, oggi Pio XII.

Quando Mussolini salì a bordo, Landini si accorse che Marconi esercitava su di lui un grande fascino. Il dittatore sembrava cambiato dinanzi all’inventore della radio, come se avesse soggezione, quasi timore. Lo stesso accadde quando re Vittorio visitò la nave.

A questo punto domando: «crede che Marconi, se fosse stato vivo nel 1940, avrebbe usato questo suo ascendente per evitare la nostra entrata in guerra?»

– Senz’altro, Marconi era chiaroveggente.  Conosceva bene il potenziale industriale degli Stati Uniti, mentre Mussolini era solo abbagliato da quello germanico. Pochi sanno che Marconi salvò la pace nell’ottobre del 1935. In quelle giornate di minacciosa opposizione inglese, Mussolini stava per compiere un colpo di testa. Voleva attaccare la flotta inglese in rotta da Gibilterra a Malta. Venutone a conoscenza, Marconi non esitò a mettere in guardia Mussolini dicendogli che una guerra contro la Gran Bretagna sarebbe stata una pazzia e che se ciò fosse avvenuto egli si sarebbe schierato contro di lui in Senato. Mussolini, dopo alcuni attimi di esitazione, disse: «Voi conoscete l’Inghilterra meglio di me. Sta bene. Non attaccherò per primo».

Le date si alternano in una ridda fantastica come si fosse tra il sogno e la realtà.

Landini continua la narrazione.

 

– Nell’estate del 1931 Marconi aveva ripreso a lavorare nella cabina. Udivo alla cuffia rumori induttivi, crepitii e ronzii che mi indicavano come il Maestro fosse intento a prove particolari. Nel cestino dei rifiuti che Marconi metteva di tanto in tanto fuori della cabina, il cameriere aveva trovato topi morti. Mi informò. Esaminando le bestiole, rilevai abrasioni e scottature. Certamente Marconi aveva sperimentato sui topi qualche radiazione e le radiazioni avevano ucciso. Raggio battericida o Raggio della Morte?

Tastai diplomaticamente il terreno. Altrettante volte Marconi eluse l’argomento. Solo una volta, evasivamente, lo ammise. Egli aveva scoperto il Raggio della Morte.

Quattro anni dopo, nell’ottobre del 1935, i giornali annunziarono che Marconi, usando uno speciale apparecchio, aveva causato l’arresto delle auto circolanti sulla via Ostiense. Molti rimasero increduli.

Nel 1937, Landini si recò a Roma ed ebbe un colloquio col Maestro. Dopo aver parlato in dialetto, Landini chiese a Marconi circa gli esperimenti per arrestare i motori a scoppio.

Marconi rispose:

«Tutto ciò è passato. Attualmente studio concentrazioni di raggi infrarossi. Senza uccidere alcuno, però. La scoperta la porterò con me».

Poche settimane dopo era già morto.

 

Interessante vero?

 

 

  1. Immagine sopra. La nave Elettra

 

Tutti noi eravamo convinti che il grande Guglielmo Marconi, si fosse interamente dedicato all’invenzione della Radio ed a tutti i suoi miglioramenti, fino alla sua improvvisa scomparsa. Certamente è stato così, ma come abbiamo visto la sua genialità e lungimiranza, lo portarono a sondare tutti gli aspetti, anche i più sconosciuti, delle onde elettromagnetiche, scoprendo, come fece Colombo a suo tempo, un mondo nuovo tutto da svelare ed esplorare.

Siccome, accertati questi fatti, la curiosità non può che aumentare, vediamo se ci sono altre testimonianze che ci rivelano altri particolari o, addirittura, altre invenzioni alle quali Marconi aveva dedicato il suo inesauribile ingegno.

A riprova di questo ci rivolgiamo ad un altro collaboratore di Marconi, e non certo di secondo piano, anzi, e cioè al Marchese Luigi Solari (1873+1957), che si onorava della profonda amicizia e stima che di lui aveva il genio italiano.

 

ONDE CORTE, SEMPRE PIU’ CORTE!

 

 Il Solari, in numerose testimonianze, ricorda il travaglio che Marconi ebbe a subire nello sviluppo delle cosiddette onde corte e ultra-corte, in quanto all’epoca, si ritenevano inadatte per le radio-comunicazioni (Righi, Poincaré). Marconi però, perseverando nelle sue convinzioni, alla fine riuscì pienamente dove altri avevano posto ostacoli inesistenti.

Infatti, con tali lunghezze d’onda, misurate in cm e millimetri, Marconi riuscì per primo a realizzare trasmissioni radio “pulite”, cioè senza disturbi, e perfettamente indirizzate al ricevente senza interferenze con altri segnali. Un risultato che apriva le porte ad un utilizzo “secretato” delle comunicazioni che in precedenza potevano essere ascoltate da chiunque.

Una sorprendente e mondana utilizzazione di queste scoperte fu la realizzazione di un ricevitore portatile per radioconcerti, chiamato «Marconifono», racchiuso, con tutti i suoi componenti, antenna compresa, in una valigetta di cm 40 per 50, che, nonostante le ridotte dimensioni, garantiva una ricezione sorprendentemente chiara e grande volume di suono.

 

  1. Immagine sopra. Signora in ascolto del radioricevitore domestico V2 (a due valvole) prodotto dalla Marconiphone

 

Un’altra vittoria, Marconi l’ebbe, nel 1937, quando nel confronto fra il sistema televisivo dell’inventore inglese J. L. Baird, composto da un apparato a specchio e tamburo rotante, ed il suo, basato sul tubo a raggi catodici, fu scelto quest’ultimo per le trasmissioni televisive in Gran Bretagna.

 

  1. Immagine sopra. Ricevitore radio e televisivo combinato da sette pollici di fabbricazione inglese su licenza Marconi

 

Un’altra grande conquista dovuta alla creatività di Marconi è stata, nel campo medico, la terapia che utilizza le onde corte quali suscitatrici di calore (diatermia) nell’intimo dei tessuti ed in modo selettivo, a seconda della loro costituzione.

La Marconiterapia, così viene chiamata questa pratica, agisce inoltre contro i microrganismi e batteri. I risultati della sua applicazione riguardano le malattie reumatiche ed infettive, i disturbi della circolazione sanguigna, le alterazioni ghiandolari, lesioni del sistema nervoso, e molte altre affezioni. 

 

 

 

  1. Immagine sopra: Apparecchio per diatermia

 

Il generale Ugo Scotti Berni ricorda, in un articolo pubblicato da “Il Messaggero” un’altro grande interesse dello scienziato Premio Nobel, e cioè la trasmissione dell’energia elettrica senza fili.

Il suo racconto ci porta nell’anno 1920, in una sala dell’Elettra, dove Marconi invita il generale a tenere fra le mani, aperta, una scatola di legno con dentro una lampadina Edison e qualche altro apparecchietto ad essa collegato. Nel mentre aspettava di capire cosa stesse per accadere, un capotecnico dello scienziato, in un’altra sala, chiuse un qualche interruttore e d’improvviso la lampadina s’illuminò di una luce vivissima, tanto da abbagliare il generale. Marconi, sorridendo commentò: «Vedremo in futuro anche questo. Ed anche i veicoli terrestri, aerei e sottomarini, avranno luce e forza motrice a distanza, senza generatori interni, senza accumulatori».

 

  1. Immagine sopra: Lo yacht Elettra durante l’esperimento di “navigazione cieca” a Sestri Levante. La foto indica anche la posizione delle boe e del radiofaro.

 

Una questione assillava Marconi, essendo diventato, per scelta obbligata dai suoi studi ed esperimenti, un “uomo di mare”: la sicurezza della navigazione.

Ed anche per questa importantissima questione trovò una soluzione adeguata: il radiofaro.

Gli costò tre anni di ricerche ma alla fine la sua invenzione ha permesso ai comandanti di ogni nave di dirigere la rotta verso l’imboccatura del porto ed entrare in esso, anche con visibilità zero.

 

  1. Immagine sopra. Guglielmo Marconi nel laboratorio a bordo dell’Elettra

 

 

VISIONI DEL FUTURO

 

Negli anni ’30 del secolo scorso, e precisamente durante gli ultimi anni di vita di Marconi, egli, assieme ad altri scienziati, già aveva sentore di quello che l’utilizzo delle onde elettromagnetiche (in questo caso le microonde) poteva apportare al progresso tecnologico, con grandi vantaggi per l’umanità.

Diverse furono le anticipazioni tecniche che riuscì ad immaginare ed anche a realizzare.

Le ultime scoperte dello scienziato sulla radiovisione, fecero in modo che nel campo della diagnostica medica si potessero utilizzare tale metodo per eseguire consulti e diagnosi mediche a distanza con grande vantaggio per il paziente e per il medico stesso. Tutto ciò portava alla consapevolezza che in un futuro prossimo sarebbe stato possibile, ad esempio, persino vedere a distanza la trasparenza polmonare durante la respirazione, gli effetti sugli apici polmonari nei colpi di tosse, il procedere regolare del pasto opaco nello stomaco e nell’intestino, ecc.

In quegli stessi anni, Marconi conduce, nella massima segretezza, delle esperienze per lo sfruttamento delle microonde al fine di localizzare dei corpi in movimento (il futuro “Radar”), un tema verso cui sono orientate molte ricerche e che egli aveva già preconizzato in una sua memoria del giugno 1922, all’Institute of Radio Engineers di New York:

Mi sembra che sarebbe possibile progettare apparati per mezzo dei quali una nave potrebbe irraggiare o proiettare un fascio divergente di questi raggi in ogni direzione desiderata. Questi raggi, qualora incontrassero un oggetto metallico, per esempio, un altro piroscafo o un’altra nave, potrebbero essere riflessi indietro a un ricevitore, schermato dal trasmettitore, posto sulla stessa nave ove è installato il trasmettitore e rivelare allora immediatamente la presenza dell’altra, e questo anche in caso di nebbia o di scarsa visibilità. Un altro grande vantaggio di un tale apparato sarebbe il seguente. Esso sarebbe in grado di dare un avvertimento della presenza e del rilevamento di navi, anche nel caso che queste navi fossero sprovviste di ogni tipo di radio”.

Sull’onda di questa sua intuizione, Marconi si dedicò a perfezionare anche un altro dispositivo utilissimo nella navigazione, e cioè l’Ecometro. Tale strumento permette alle navi di conoscere, mediante le onde sonore e le onde elettriche combinate fra loro, la profondità del mare ad ogni minuto secondo, assicurando in tal modo di precedere nella navigazione in assoluta sicurezza evitando qualsiasi accidente derivante da scogli sommersi, bassi fondali, ecc..

Spiegava Marconi che nel prossimo futuro sarà possibile utilizzare tale strumento anche in senso orizzontale, diventando così un avvisatore automatico di tutto ciò che risulta vicino a lontano da una nave. Potrà inoltre, essere applicato anche alla navigazione aerea, mettendo in tal modo in grado gli aeroplani di misurare istantaneamente la loro distanza da terra, o dal mare od anche da altri apparecchi in volo.

In una intervista concessa al Sunday Chronicle, Marconi ha illustrato quali sono le sue previsioni a riguardo della trasmissione di immagini nel futuro.

«La televisione cinematografica degli avvenimenti al momento stesso in cui si svolgono, sarà cosa comune in un avvenire assai prossimo» ha predetto lo scienziato, aggiungendo che tra le meraviglie che si preparano, vi sono: le proiezioni sincrone degli avvenimenti su uno schermo, così come si svolgono a distanza, la radiotrasmissione di fotografie da un capo all’altro del mondo e la televisione pratica attraverso l’Atlantico.

 

In un bell’articolo su “La Stampa” del 1929, Marconi termina con questo pensiero: «Il futuro porterà senza dubbio sempre maggiori progressi nella radiotelegrafia. Molti fenomeni ancora ignoti saranno chiariti, molte difficoltà superate, ma anche se il pensiero umano viene trasmesso sempre più rapidamente da una parte all’altra del globo, ed ogni cosa diviene sempre e sempre più rapida, io non potrei dire se l’umanità sarà altresì più felice di quanto non lo sia in questi giorni.

Ciò che so è che il genere umano vuole sempre nuove scoperte e che l’uomo, insomma, sempre aspira ad estendere il campo delle sue conoscenze ed a fare sempre nuovi progressi».

 

RAGGIO LETALE?

 

Abbiamo volutamente tralasciata la questione del “Raggio della Morte”, fantomatica invenzione attribuita a Marconi, che ha incuriosito molti nel passato ed ancora oggi sollecita le fantasie di tanti cultori del “sensazionalismo”.

Come abbiamo visto, lo stesso Marconi, provò a più riprese di avere realizzato quella terribile arma. Per gli amanti però, delle storie raccontate sottovoce, riportiamo un articolo di Stampa Sera del 25 aprile 1939, in cui si legge la testimonianza di alcuni fatti che lasciano qualche dubbio in merito, aggiungendo perciò materiale utile, per chi piace, tale da poter fantasticare.

 

 

Le esperienze di Marconi sui raggi misteriosi
Le dichiarazioni del custode dell’eremo di Sestri dove gli esperimenti vennero compiuti

 

Il Popolo d’Italia di stamani pubblica un interessantissimo ed originale resoconto della visita di un suo inviato all’«isola» di Sestri Levante, dove Guglielmo Marconi compì le sue ultime prodigiose esperienze. Particolarmente degne di rilievo sono le dichiarazioni del custode del luogo, l’elettrotecnico Paolo Giacobbo da Strada, sulle esperienze compiute all’«isola» con i «raggi misteriosi».

Alla domanda su che cosa avesse fatto Marconi colà dopo gli esperimenti sulle onde ultracorte e sul radiofaro, il Giacobbo ha così risposto:

Ha scoperto i raggi della morte” ed ha, poi, spiegato questi raggi ed i loro effetti così: “Bisogna intenderci sul significato di questa parola. Non si trattava, come ha voluto far credere qualche allarmistica impressionabile agenzia straniera, di emanazioni capaci di uccidere uomini e animali anche a distanze considerevoli. Erano solo… chissà…delle onde, dei raggi…non l’ho mai capito bene… che si proiettavano sopra un animale designato, il quale cominciava ad accusare dei disturbi…”

 

Su una base girevole c’era una specie di cilindro in lamiera sormontato da qualche cosa che in distanza sembrava la tromba a vento di un piroscafo. Dentro vi era un motorino che faceva girare tutto l’apparecchio, collegato con i congegni posti nell’interno della torre. Si puntava la macchina contro un dato punto, certe volte anche a parecchie centinaia di metri, e per due o tre secondi si teneva esposta al bombardamento di chissà che onde o raggi una cesta contenente due o tre conigli. I conigli poi venivano presi, ancora in perfette condizioni, e messi in un recinto, dove incominciavano a mangiare con avidità sempre maggiore e contemporaneamente a dimagrire, a dimagrire, finché morivano.”

Il Giacobbo esclude, poi, che la morte avvenisse per lesioni interne e ricorda che uno dei collaboratori di Marconi dovette interrompere le esperienze perché si accorse di…finire come i conigli.

Circa gli esperimenti sull’arresto dei motori a scoppio, infine, il Giacobbo si è così espresso:

«Ecco… che questa storia sia vera o no, non posso proprio dirvelo. Ma qualche cosa c’è stato. Per lo meno si è tentato a varie riprese di farlo, proprio qui, nello spazio dei castelli. Una volta anzi è venuto un autocarro del Genio Militare e si è fermato qui quattro o cinque giorni

L’intervistato ha anche escluso che i segreti di questi misteriosi esperimenti potessero essere rimasti ai collaboratori stranieri di Guglielmo Marconi, poiché essi «non erano che degli esecutori. Si limitavano ad ubbidire ciecamente a Marconi

 

ALL’OMBRA DI MARCONI

 

Guglielmo Marconi, nello sviluppare le sue invenzioni, si avvalse della collaborazione di molti tecnici e scienziati, la maggior parte rimasti nell’ombra quali furono: Richard Vyvyan, Charles Franklin, Henry Round, Andrew Gray, George Kemp.

Qualcuno, però, grazie anche a loro ricerche del tutto personali e di particolare importanza, ottennero una certa notorietà come fu per Pier Luigi Ighina (1908+2004) e l’ing. Marco Todeschini di Bergamo (1899+1988).

Quest’ultimo, autore della “Teoria delle Apparenze”, o PsicoBioFisica, ebbe modo di conoscere Marconi negli anni ’30 a Roma, dove insegnava Meccanica razionale ed Elettronica al corso biennale d’ingegneria superiore del Servizio Tecnico del Genio Militare.

Todeschini, in molte interviste, della sua vicinanza con Marconi, così racconta:

Nel 1932 avevo raggiunto l’unificazione del campo fisico con un libro di 200 pagine irto di formule. In quel testo avevo esposto solamente la parte fisica della mia teoria, e presentandolo a G. Marconi, di cui era prezioso collaboratore,  Egli mi disse – E’ un lavoro meraviglioso, perché unifica tutte le scienze in una sola e tutte le energie in quella cinetica, però – soggiunse – vi sono qualità diverse di energia; pertanto non basta unificarne l’espressione matematica quantitativa, ma bisogna spiegare come e dove sorgono le loro diverse qualità – Io, che già da anni ero torturato dal problema della genesi delle qualità, mai spiegate dalla fisica, spronato ulteriormente dall’illustre Maestro, impiegai altri due anni per rispondere all’interrogativo”.

 

Si questa è la via giusta – osservò Marconi, quando Todeschini ritornò da lui per sottoporgli il risultato delle sue ricerche.

Quindi il libro venne rifatto allo scopo di renderlo comprensibile a tutti gli specialisti dei vari rami delle scienze, nella considerazione della loro diversa cultura, semantica e mentalità e per comprendervi i risultati degli esperimenti allora in corso. Venne poi rinnovato una terza volta per includervi i fenomeni biopsichici e finalmente venne pubblicato nell’agosto del 1949, dall’Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo.

 

  1. Immagine sopra: un recente libro del professor Massimo Teodorani sulle idee, le ricerche, gli esperimenti del professor Marco Todeschini

 

 

  1. Immagine sopra: un libro del professor Todeschini, lo studioso che nella Pisicobiofisica ha compendiato, da molti punti di vista, i suoi studi sulla Biologia, la Fisica e la Psicologia umana.

 

Marco Todeschini è stato sicuramente uno degli scienziati più singolari ed eclettici tra le “voci fuori dal coro” delle scienze fisiche.

In base alla Psicobiofisica del professor Todeschini i moti di tutti gli oggetti nell’universo, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, sono rapportabili ad una unica sostanza invisibile e sottile denominata “etere” esistente ovunque nell’universo. Un etere concreto che riempie tutto lo spazio, in opposizione a quel vuoto assoluto su cui era basata la fisica tradizionale fin dai tempi di Newton.

 

Nella visione di Todeschini le “forze” che sembrano esplicarsi nell’Universo, come le aveva prima concepite Newton e poi Einstein, non esistono realmente ma sono solo apparenze. Secondo Todeschini, i corpi nell’Universo si muovono non perché sono sottoposti a forze inerziali in uno spazio completamente vuoto ma solo perché vengono trasportati da vortici di etere in perenne rotazione e vibrazione.

Per chi fosse interessato ad avere notizie su questo scienziato e sulle sue opere scientifiche rivolgersi al sito web: www.circolotodeschini.com.

(Fiorenzo Zampieri)

 

  • Tutte le immagini sono state fornite da Fiorenzo Zampieri.

 

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