Misterium/Mysterion: Etimologia del termine; di Zoltán Ludwig Kruse

Immagine di apertura: Affreschi della “Villa dei Misteri” a Pompei. Si tratta di una villa suburbana ubicata a qualche centinaio di metri fuori dalle mura settentrionali dell’antica città romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Riportata alla luce a partire dal 1909, la “Villa” prende il nome dai riti misterici eternati proprio nei celebri affreschi.

Misterium/Mysterion: Etimologia del termine

di Zoltán Ludwig Kruse

Mistero è una di quelle parole antiche che godono di altissima frequenza di utilizzo; ed è anche l’elemento principale del nome di questo sito.

Ovviamente, la parola viene utilizzata con il significato che i dizionari etimologici e i lessici odierni offrono: «dal latino mystērium, dal greco mysterion, da mystes (= iniziato); mystes è dal verbo myo (= stringo, mi chiudo), da cui anche miope.

Anche mystikós (= mistico), che propriamente significa misterioso, riguardante i misteri. Attraverso il francese mystifier, l’italiano mistificare.

Tra le religioni misteriche ricordiamo quella di Eleusi, di Samotracia, di Dioniso. […] Significato: segreto; in religione, verità soprannaturale che deve essere creduta, sebbene sembri contraddire la ragione; pl. religioni pagane iniziatiche.» (Dizionario Etimologico Rusconi). «Mystērium [gr.-lat.], segreto [religioso]; insegnamento segreto, specialmente il sacramento; mystērium tremendum: l’effetto rabbrividante del divino (nume) nella religione» (Duden “Fremdwörterbuch”). «1. Segreto, insegnamento segreto, servizio segreto, al quale potevano partecipare solo gli iniziati. I misteri più importanti erano quelli eleusinici, orfeo-dionisiaci e quelli dei Kabiri, inoltre i misteri della dea-madre Kybele anatolica, della dea egizia Isis e del dio persiano Mithra. 2. verità di fede razionalmente non comprensibili» (Lessico Brockhaus). «Si definisce mistero (dal latino mystērium, dal greco mysterion: “cosa da tacere”) un evento arcano, di cui non si deve parlare pubblicamente, perché riservata agli iniziati» (Wikipedia).

Tuttavia in origine, cioè prima della istituzione dei vari Misteri nel corso dei millenni, la parola mystérion / mystērium trasmette un significato ben diverso rispetto a questo offerto di consueto al pubblico lettore, benché affine a “segreto” e “segretezza”; però non tanto nel senso di “criptare” o “tenere nascosto”, “occultare”, bensì di “intimità” e di “confidenza”.

L’aggettivo tedesco geheim tradotto di solito con “segreto”, che dispone però altresì di valenze semantiche rivelatrici come “familiare, intimo, velato, nascosto, riservato, confidenziale”, ci permette di comprendere tale senso.
Il titolo antiquato Geheimrat traducibile come “consigliere confidenziale” è assai rivelatore al riguardo. Ciò è dovuto al sostantivo Heim (cfr. ingl. home, sve. hem, mag. hon), base dell’aggettivo, col significato di “casa, domicilio”, ovvero luogo di “protezione” e “intimità” in cui l’individuo si trova a proprio agio. Come potremo apprendere nel corso di questa mia indagine etimologica il significato originario della parola mystérion / mystērium è piuttosto chiaro e al contempo complesso.

2. Immagine sopra. Il sito archeologico di Eleusi in Grecia

L’espressione gr. mystérion / lat. Mystērium risale alle parole-seme arcaiche MAŠ – TAR – AMA. Essendo di utilizzo universale, esse sono reperibili nei vari dizionari, prima di tutto quelli delle arcaiche lingue kingir/šumera, egizia e devanagari/sanscrita come anche quello della odierna lingua magyar/(h)ungherese, in stretta parentela con quella kingir/šumera, come la stessa coincidenza degli etnonimi kingir > hungar lo testimonia. Difatti, nei testi latini del medioevo i magyar / hungari venivano chiamati ancora kangares.

 

MAŠ +

La parola-seme arcaica MAŠ + (Labat, Deimel, s. no. 74) del lessico kingir/šumero, che per ovvi motivi di affinità semantica nei dizionari è riportata insieme alla parola-seme BAR/pár, trasmette i significati: “croce, crocevia, metà, mezzo, in coppia, bambino, gemelli” (si consideri che la stessa divisone della cellula e lo sviluppo della morula, che è la fase iniziale dell’embrione umano, sia un processo di dimezzamento raddoppiante); significati affini vengono espressi dalle parole-seme: MÁŠ (L., D., s. no. 76) “capretto, agnello”, “bestiame minuto”, “attacco”, “crescenza, escrescenza (sul fegato)”, “parte di abbigliamento, ornamento”, “sogno” (cioè “altra” realtà); MUŠ (L., D., s. no. 374) “serpente” (che “fuoriesce” con movimento serpeggiante dalle crepe della terra e “cambia” pelle); d INNANA / INNIN, val. fon. mùš, akk. ištaru “la dea Ištar” (L., D. s. no. 103); MEŠ (L., D. s. no. 533) “numeroso”, determinativo posticipato significante il plurale.

Nel lessico egizio ricorrono mes / mose “nato” (il “simile” dei genitori), mes-en “nato/a da” (seguito dal nome della madre) mentre la forma riflessa di mes che è sem (mes | sem), valore di lettura del geroglifico che mostra il fallo contenuto nella vagina, significa “unione”.

Nel lessico devanagari/sanscrito rinveniamo la rosa di parole-seme: mith “unire, paio, coppia, incontrare, alternare, scontrarsi”, misr “mescolare, aggiungere, combinare”, mish “aprire/strizzare gli occhi, d’avanti agli occhi; rivaleggiare, gareggiare”, mud “mescolare, aggiungere, unire”, múd “gioia, felicità, rallegrarsi, estasiarsi”.

Nel lessico magyar/ungherese, invece, ricorre la parola-seme más [ma:ʃ] “altro/a, nuovo/a, simile”; essa è parte integrante della seguente rosa di nude parole-seme: mos “lava” (e ciò che è sporco diventa pulito), máz “tinta” (un “altro” aspetto/colore), mész “calce” (per imbiancatura, tinteggiatura), mez “veste, involucro”, méh “utero” (organo materno della gestazione in cui avviene la fecondazione, cioè la mistura del seme maschile con l’ovulo femminile provenienti dalla “coppia” pár di genitori e quindi lo sviluppo dell’embrione umano) e anche “ape”, la fecondatrice per eccellenza, méz “miele”, mag “seme, semina, grano, nucleo, nocciolo, discendente”; mentre pár significa “coppia” (cfr. lat. par it. pari “compagno/a”, ted. Paarung “appaiamento, accopiamento”).

Come risulta, la differenziazione semantica di queste parole-seme ottiene realizzazione attraverso la variazione fonemica. Appare particolare nella sua ingegnosità il mutamento mag > méh > más che in maniera corrispondente riflette il processo di trasformazione proprio alla prolificazione, il grande segreto aperto, causa dell’esistenza di tutti noi.

L’idea generica essenziale espressa dalla parola-seme arcaica MAŠ è quindi: “altro/copia/nuovo”, “simile” proveniente dall’unione della “coppia” pár, contraddistinta da “movimento” ritmico. Lunga è la serie di parole nelle lingue euroasiatiche sviluppate dalla variabile parola-seme arcaica MAŠ.

Ascoltiamo alcuni esempi in italiano: mastice, masticare, mascella, mistura, miscuglio (cfr. ted. Misch-masch [miʃmaʃ], ingl. mishmash, rum. mișmaș, fr. mixture), mescolamento, mescolatura, mescolanza, misto, mixer, mescolare, miscela, mischia/re, missaggio, missione, missionario, mestolo/a, meticcio, mezzo/a/meso-, metà, metafora (“altra” forma), metastasi, metatesi (“cambiamento” di posizione), metamorfosi (“cambiamento” di forma), mossa, moto, locomozione cioè lo spostamento in un “altro” luogo (cfr. ingl. motion, ted ingl. Emotion, fr. émotion, rum emoție “emozione, commozione”, mag. mozog “si muove”, mozdony “locomotiva”, mozgás “mossa”, mozi “cinema” / sequenza di immagini mosse; rum. mișca “muovere”, mișcare “movimento, mossa”, mișcător “commovente”, mișuna “brulicare”); mosto, muta, mutuo, mutare, mutilare, maschera/re (“altra/nuova” faccia), modulare, modulazione, modifica/re, matto/a (“altro” stato mentale), maturare, meta, mito (cfr. mag. mese con gr. mythos; “altra”, immaginata, fantastica realtà), messo, messaggio, messia (redentore/liberatore) e così via.

Strettamente connesse alle parole-seme MAŠ, BAR, val. fon. pár, (L. s. no. 74) sono: TAR, SIL e KUD con i val. fon. tar, tír, has ecc. (L., D. s. no. 12).

TAR ⋌

L’immagine arcaica del segno cuneiforme TAR, KUD (Immagine sopra) (Labat, Deimel s. no. 12) è: ⋌ “il bivio”, di cui i significati “via, percorso, diramarsi, dividersi, separarsi, divenire due”. A SIL e KUD corrispondono in mag. szel [sɛl] “incrocia(re), taglia(re), interseca(re)”, két “due” e köt “connette”; mentre a tar e tír corrispondono le parole-seme polisemiche tár, “magazzino; diffonde(re)” ecc., ter, tér, “(ri)torna, dirama(re), concede(re); spazio, campo” ecc., tör “spezza(re); aspira(re)”, túr “scava(re), affonda(re)” ecc. i cui significati nominerò in dettaglio più avanti.

Parole-seme affini al concetto archetipale di “il bivio” sono: lú TUR “lattante / poppante / bebé”, DUMU, val fon tur, (L. s. nr. 144) “essere piccolo / giovane / bambino”; DUR (L. s. nr. 108) “cordone ombelicale, legame”, tir, d TIR-AN-NA (L. s. nr. 375) “arc en ciel / arcobaleno (legame in cielo)”, DIR (L. s. nr. 123), akk. atāru, “essere in eccedenza”, “addizionale, eccedente”.

In egizio col termine netjer – deru vengono denominate le “stelle imperiture”, quelle stelle che non “tramontano”, cioè non “tornano” mai oltre l’orizzonte.

In devanagari/sanscrito le parole-seme affini con i loro significati corrispondenti sono: tar “trasportare oltre, salvatore, protettore; radiante, lucente, chiaro”, tra (forma permutata di tar) “proteggere/protezione”, trá “protettore, difensore”; tira “sponda, riva, spiaggia” (“spartizione” dall’acqua); tera “esser strabico/guercio, strizzare (gli occhi), occhiata (di lato/traverso), deviare/declinare”.

Dalla costellazione di nude parole-seme polisemiche tűr, tér, tár, tar, tör, tőr, tor, túr ricorrenti nel lessico magyar/ungherese nel contesto di questa indagine sono di rilievo:

tér – sviluppata da ér “vena/arteria, fonte, tocca, (rag)giunge, ecc.” – con i significati “(ri)torna, (ri)gira, converte, oltrepassa(re), dirama(re), si scosta, concede(re), dispensa(re)”; “spazio, campo/area (sia terrestre sia cosmico;), piazza, piazzale”; da tér derivano tra l’ altro térő “tornante, diramante; dispensante / dispensatrice”, terem “cresce(re), produce, genera(re), progredisce, prospera(re)”, termő “fertile, fecondo/a, produttivo/a”, termő-föld “fertile/feconda/produttiva terra / terra coltivabile”, teremt “crea(re), pruduce”, Teremtő “Creatrice/Creatore”, Teremtés “Creazione”, Természet “Natura”, termés “raccolto, frutto” (connessi a terjed “si espande/ estende/ diffonde/ propaga, terjedés “espansione / estensione / propagazione / diffusione”), termeszt “coltiva(re), termény “prodotto, frutto”, termel “coltiva(re), pianta(re), produce”, termelő “produttore/-trice”, termelés “coltivazione, produzione”, termékeny “fertile / fecondo/a”, termékenység “fertilità, fecondità”, termék “prodotto”. Rinveniamo qui che la realizzazione verbale dei concetti “Creatrice – Creazione – Natura” in magyar avviene già col coinvolgimento della parola-seme em, forma breve di AMA “madre”, in maniera coerente e coesiva: Teremtő – Teremtés – Természet;

tár – sviluppata da ár “flusso, corrente, diluvio” – con i significati “magazzino”, “apre largamente, offre, mette a disposizione, diffonde, dispensa, elargisce” di cui tart “contiene, mantiene”; társ “compagno/a, commilitone”, tartó “supporto, sostegno, mantenente”, tartós “duraturo/a”, tartás “mantenimento”;

tör con i significati: “rompe(re), frattura(re), frantuma(re); “aspira(re), tende(re), mira(re), tormenta(rsi)”; da tör derivano, tra l’altro, i vocaboli agglutinati: Törvény “legge”, történik “avviene, accade, succede, si attua”, történő “(ciò) che avviene, accade, succede”, történés “avvenimento, accadimento, vicenda, fatto”, történet “evento, storia”, történelem “storia”. L’affinità tra mag. Törvény “legge” e ebr. Tora termine che designa la “legge” mosaica è abbastanza ovvia;

túr con i significati “scava(re), affonda(re), penetra(re)”, túrás “(lo) scavare, (l’) affondare”, ovvero il movimento ritmico caratteristico all’accoppiamento del toro con la mucca e ugualmente delle altre coppie di mammiferi compreso quello dell’uomo con la donna; più precisamente, alla penetrazione del fallo nella vulva, un atto di intensa forza erotica, analogo all’aratura / vangata della terra che in seguito viene fecondata dai raggi del Sole e dalla pioggia.

Una rappresentazione rudimentale e straordinariamente nitida di questo concetto di fondamentale importanza vitale si trova sull’oinochoe di Tragliatella esposta nel museo etrusco di Villa Giulia a Roma. Si tratta dell’immagine del labyrinthos cretese a sette volute con l’iscrizione Truia abbinata a due coppie umane che compiono la “sacra unione”, gr. hieros gamos, che in conveniente chiave di lettura magyar/(h)ungherese: tér újjá / újjá-tér & túr újjá / újjátúr rende i significati “(ri)torna al nuovo” / “rigenera” ovvero “penetra / scava / affonda al nuovo”. Tale sacro atto in antichità aveva la funzione di propiziare la fecondità di Ma-ter Na-tur-a.

Immagine sopra e sotto: L’oinochoe di Tragliatella esposta nel Museo di Villa Giulia a Roma – disegno G. Pavat.

Tutte queste parole-seme esprimono i vari aspetti dell’idea generica essenziale di “diramarsi, divenire due”, principio universale ripetitivo-moltiplicativo proprio al sistema di vene e arterie (sia organiche sia telluriche), alla procreazione, e, ovviamente, anche all’albero. Tante sono le parole sviluppate dalla variabile parola-seme arcaica TAR nelle lingue euroasiatiche. Eccone alcuni esempi in italiano: terra, terreno, territorio, tellūs, tellurico, terrestro, terriero, arteria, attraversare, toro, tornare, tornado, torrente, trasportare, traguardo, trovare, tramite, trama, tragitto, trappola, trapelare, trapassare, trasmettere, trasmissione, tiro, tirare, ritornare, ritornello, tornio, torchio, torcere, torsione, tortuosità, torre, turno, turbina, torneo ecc..

AMA

Immagine sopra: segno cuneiforme AMA

La parola-seme arcaica AMA (Labat, Deimel s. no. 237), akk. ummu, del lessico kingir/šumero esprime il significato “mamma, madre” ed è primo elemento di molti nomi di dee. In egizio è mut a rendere lo stesso significato. In devanagari/sanscrito è ancora ama a esprimere “mamma, madre”. In finlandese ricorre emä per “femmina, madre, utero”; mentre in mongolo eme significa “donna”. In magyar/ungherese: mama, anya, anyu significano ugualmente “mamma, madre”, mentre la parola-seme con nasale alternata (m > n) nő/né significa “donna” e simultaneamente “cresce” – una associazione molto interessante, questa, non affatto casuale ma appropriata – di cui néne /néni “zia, donna adulta”. Da questa arcaica base intonata derivano tra l’altro i vocaboli: emlő, mell “mammella”, mellek, emlők “mammelle” – che rivela una assonanza molto interessante con emlék “ricordo-, memoria”, emlős “mammifero” (“dotata di mammelle”), emse “scrofa”, ember “uomo/creatura umana” (cfr. “embrione”). Da quest’ultima, che è combinazione delle parole-seme em(e) e ber (aff. a fér “si colloca/adagia”, férj “sposo, marito”, vér “sangue”, forr “ribolle”, pír “rossore”, fúr “perfora, penetra”; lat. vir “uomo”), si può apprendere che la “creatura umana” ember pervasa di “rosso sangue” piros vér proviene dall’unione della “coppia” pár “donna-uomo”. Il “rosso sangue” è quel filo di essenziale succo vitale salato che collega le generazioni, essendo garante della continuità della vita umana sulla terra. Ovviamente anche la parola-seme arcaica variabile AMA ricorre in una moltitudine di lemmi nelle varie lingue odierne. Anche il lessico italiano offre esempi in abbondanza: mamma, mammella, mammario, mammifero, con la nasale alternata nonna. Dalla combinazione originale TAR-AMA tramite variazione vocalica abbinata all’alternazione della nasale m con n rispettivamente all’inversione sillabica derivano poi i vocaboli: Terem, Turam, Tōrəm, Turem, Turan (> Na-tur > Ma-tur > Ma-ter > Ma-dre > Ma-tro-na), Theron, Turanna, Tiranna ecc. Intendo approfondire l’argomento in una relazione futura.

Com’è desumibile da questo ricco tessuto lessicale specifico alla triade MAŠ-TAR-AMA, le parole-seme arcaiche sono per principio variabili. Tramite la variazione dei fonemi costituenti le parole-seme, ovvero il ludo fonico creativo, rispettivamente il loro successivo allargamento viene realizzata la differenziazione semantica delle idee generiche in merito.

Riassunto

Da questa sommaria indagine etimologica emerge con evidenza che la triade di parole-seme MAŠ-TAR-AMA, fonte d’origine di gr. Mysterion, lat. Misterium, ted. Mysterium, ingl. Mystery, fr. Mystère, rum. alb. Mister, lett. Mistērija, finn. Mysteeri, it. Mistero ecc. sia la ben intonata, appropriata espressione del fondamentale concetto:

«Il simile, frutto dell’unione della coppia, genera nella madre».

Le convalidanti espressioni magyar/(h)ungheresi:
Más terem «Altro / simile / nuovo genera» & «Altro / nuvo spazio” &
Más mag terem az anya-méh-ben «Altro/simile seme / discendente genera dentro all’utero materno» esprimono proprio questa realtà di prolificazione della vita umana; il grande e intimo segreto aperto.

La formulazione grafica-simbolica di MAŠ-TAR-AMA

Il simbolo con cui già ben sette milleni fa nella antica Europa neolitica veniva riflesso e trasmesso il complesso di idee MAŠ-TAR-AMA è il seguente:

Questo simbolo rappresenta una forma sviluppata della croce a bracci uguali + in cui i segni a puntone ∟ scaturiscono dalla croce – che veramente le contiene già ╬ – e si espandono nelle quattro direzioni cardinali.

Essi trasmettono il messaggio della elargizione della vita, ovvero della crescita. Il simbolo è stato presentato dalla illustra archeoetnologa lituana M. Gimbutas nei suoi valorosi libri (“Il linguaggio della Dea”, pag. 13, 14, e “Le Dee Viventi”, pag. 84), tuttavia senza divulgarne il suo equivalente verbale, essenziale fonte di origine ideale che esso riflette. Come si può constatare, nel corso del tempo gli elementi costitutivi del simbolo: croce a bracci uguali, segno angolare / a puntone e quadrato, sono diventati segni di scrittura vera e propria. Gli ideogrammi kingir/šumeri: + ⋌ ne recano conferma.

Anni fa avevo scoperto che tale simbolo cruciforme dell’antica Europa, nella sua forma più economica ⁜, cioè senza i segni a puntone autonomi, persisteva ancora nella cultura meχer/etrusca.

Lo si può vedere e ammirare in un affresco nella Tomba Giustiniani di Tarquinia, rappresentato anche su una delle 14 cartoline contenute nel cofanetto “Il colore degli etruschi” – allegato al libro “Pittura Segreta Etrusca” di Giovanni Feo (ed. Stampa alternativa / Nuovi equilibri) – denominato “Danzatori”.

Vista tuttavia l’importanza simbolica del tema espresso dalla presenza del segno Maš-tar-ama / Mys-ter-(i)um sulla “rossa” gonna della donna giusto all’altezza del suo grembo fertile, si può capire che non si tratta di “danzatori” qualunque ma veramente della “umana coppia danzante”.

Immagine sopra: i “Danzatori” della Tomba Giustiniani di Tarquinia. 

Il simbolo MAŠ-TAR-AMA costituisce quella base indispensabile dalla quale, già da tempi remoti, viene sviluppata la struttura di Labyrinthos originario detto anche cretese.

Immagine sopra. Come costruire un labirinto “baltico” o “cretese“ – Giancarlo Pavat “Guida curiosa ai Labirinti d’Italia” (Newton Compton 2019).

Questa “altra” más cioè “nuova” immagine, in cui l’elargizione della vita ottiene ulteriore evidente espressione tramite gli espansivi archi concentrici colleganti le terminazioni dei segni angolari, risulta essere l’equivalente grafico-simbolico dei contenuti custoditi dalla sequenza di parole-seme arcaiche variabili immanenti al termine Labyrinthos:
la lab ab aby by byr yr yri ri rinth in inth tho thos os.

Esse risultano dalla combinazione progressiva dei dieci fonemi costituenti il termine e riflettono aspetti essenziali della vita sul pianeta Terra; costituiscono l’argomento del mio libro Labyrinthos Wortkernschichtung “Labyrinthos Stratificazione di Parole-Seme” pubblicato nel 2005 in edizione privata (www.laberintes.de).

(Zoltán Ludwig Kruse)

Se non altrimenti specificato , le immagini sono state fornite dall’autore.

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