Immagine di apertura; a sx papa Leone II e a dx il nuovo papa Leone XIV.
Storia dimenticata.
IL PAPA LEONE CHE CONDANNÒ COME ERETICO IL SUO PREDECESSORE ONORIO DI PETRONIUS CECCANUS.
di Giancarlo Pavat
Il cardinale Robert Francis Prevost, eletto papa lo scorso 8 maggio, che ha assunto il none di Leone, secondo l’Annuario Pontificio è il 267° romano pontefice e il XIV con questo nome.
Quindi, prima di lui, ci sono stati 13 “Successori di Pietro” con questo nome che richiama tutte le valenze e significati simbolici (in primis forza e coraggio) del “Re degli animali”.
Ma non solo.
In questi giorni tutti i media hanno sottolineato l’evidente omaggio al penultimo Leone, ovvero il XIII, al secolo Gioacchino Pecci.
Nato il 2 marzo 1810 a Carpineto nel Basso Lazio (oggi in provincia di Roma) e salito al “Soglio petrino” il 20 febbraio 1878, Leone XIII è giustamente passato alla Storia soprattutto per l’Enciclica Rerum Novarum del 15 maggio 1891, con cui la Chiesa di Roma si aprI finalmente ai problemi sociali delle classi lavoratrici, cercando una terza via tra il capitalismo più becero e la rivoluzione (atea) socialista. Di fatto, la Rerum Novarum costituì la nascita della “Dottrina Sociale della Chiesa”, ancora oggi in vigore anche se non troppo rispettata da Bergoglio.
Comunque, anche gli altri 12 “Leoni” sono stati protagonisti della Cristianità del loro Tempo, (alcuni sono entrati pure nella leggenda) e non è detto che la scelta del nome non sia un omaggio e un richiamo anche al loro Magistero.
Quindi, sempre nell’ambito del progetto di divulgazione culturale che sta alla base della nascita (circa 13 anni fa) del nostro sito, proporremo alcuni brevi articoli relativi agli altri pontefici di nome Leone e ad alcuni episodi più importanti, peculiari e curiosi del loro pontificato.
San Leone Magno, il primo pontefice a scegliere questo nome, fu colui che (tra Storia e Leggenda) fermò Attila sul Mincio, salvando in questo modo Roma e l’Italia centro-meridionale.
2. Immagine sopra; Papa San Leone Magno ferma Attila re degli Unni. Affresco di Raffaello nelle Stanze Vaticane (Fonte Wikipedia).
Poi ci siamo già occupati del papa umanista, mecenate e raffinato principe rinascimentale, Papa LeoneX (Giovanni del Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico) a proposito della sua “Archibestia”. Articolo che potete leggere o rileggere cliccando sul seguente link:
Segreti e curiosità romane; Annone, l’Archibestia di Papa Leone X; di Roberto Volterri
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In questa sede parleremo di Leone II, pontefice siciliano originario di Messina (secondo alcuni studiosi sarebbe in realtà originario di Taurianova in Calabria) che, nel suo pur breve pontificato, ha lasciato un segno indelebile, condannando come eretico (caso unico nella Storia della Chiesa) un suo predecessore. Ma attenzione! Condannò un papa (e come tale compare ancora oggi nell’Annuario Pontificio con il numero 70) e non un Antipapa!
3. Immagine sopra; Papa S. Leone II (Fonte Wikipedia).
Leone II (si ignora il nome di battesimo) venne eletto dopo un lungo periodo di sede vacante seguito alla morte dell’ultracentenario papa Agatone (deceduto il 10 gennaio del 681 d.C. a ben 107 anni di età!). Consacrato pontefice il 17 agosto del 682, Leonesi trovò tra le mani la patata bollente della ratifica della condanna del Monotelismo (o Monotelitismo) da parte del III Concilio Ecumenico di Costantinopoli (7 novembre 680 – 26 settembre 681), voluto dall’imperatore romano d’oriente Costantino IV Pagonato (652-685).
Il Monotelismo (o Monoteletismo) affermava che non esistevano due volontà in Cristo, umana e divina. Altrimenti, secondo i Monotelisti, la volontà “umana” di Cristo avrebbe potuto ribellarsi a quella “Divina”, andando ad inficiare la Sua venuta salvifica.
Tutto cominciò perché il Patriarca di Costantinopoli (seconda autorità del Cristianesimo dopo il Vescovo di Roma) Sergio, voleva appianare i feroci contrasti all’interno dell’Ecclesia sulle “due nature di Cristo”; umana e divina contemporaneamente (come affermava e afferma l’ortodossia) o solo divina (come affermavano i Monofisiti) .
Nel tentativo di ricomporre questa lacerazione che divideva sia l’Impero Romano, che la Cristianità, Sergio sostenne “che nel Verbo, una volta incarnato, si registra una sola «operazione», ovvero opera una sola «volontà» detta «ipostatica»: essa è divina in rapporto alla natura e volontà divina del Cristo, ma nello stesso tempo umana in rapporto alla natura e volontà umana di Gesù. In pratica volontà ed azione erano considerati come attributi non della persona ma della natura, con un evidente contrasto con il dogma della duplice natura di Cristo”.(1)
Un monaco di nome Sofronio, poi diventato Patriarca di Gerusalemme, inorridi’ di fronte alla tesi di Sergio, vedendovi l’ennesimo pensiero eretico e scatenò una violenta offensiva dogmatica contro il Patriarca di Costantinopoli, precisando che “si dovevano ammettere «due operazioni» nella volontà di Cristo”.
Sergio, messo con le spalle al muro e sull’orlo dell’accusa di essere un eresiarca, si rivolse in cerca di aiuto al Pontefice regnante, che era Onorio I.
4. Immagine sopra; papa Onorio I, raffigurato in un mosaico nella chiesa di Sant’Agnese fuori le mura a Roma (Fonte Wikipedia)
Onorio, nativo di Ceprano (oggi in provincia di Frosinone) era figlio di quel Petronio Ceccano (Petronius Ceccanus) (2) che secondo l’erudito ceccanese Michelangelo Sindici, sarebbe stato l’eponimo dell’attuale città (anticamente chiamata Fabrateria) in Ciociaria e capostipite della Famiglia comitale dei de’ Ceccano. (3)
Onorio, molto probabilmente in buona fede ma purtroppo dotato di scarsa preparazione teologica e dottrinale e, pertanto, non rendendosi conto della complessità e della gravità dello scontro, si schierò dalla parte di Sergio contro Sofronio.
Inviò al Patriarca di Costantinopoli una ”Lettera apostolica” nella quale affermò;
“Noi confessiamo una volontà unica del Nostro Signore Gesù Cristo, perché in lui non era volontà alcuna della carne, né ripugnante al volere divino. Inoltre, se si debba difendere un’unica o doppia operazione, è cosa da lasciar decidere ai grammatici; piuttosto bisogna abbandonare le innovazioni nelle parole che possono dare scandalo, e specialmente non parlare di “una o due operazioni“. Il pontefice “mostrava un comportamento alla Pilato, e inoltre sembrava che si rivolgesse a dei bambini che giocavano con le parole”.(4).
Abbiamo affrontato questa vicenda nell’articolo che potete leggere o rileggere cliccando il seguente link:
TRA GLI ANTENATI DEI CONTI DE’ CECCANO C’È FORSE UN PAPA ERETICO? di Giancarlo Pavat.
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Senza volerci ripetere, alla fine sembrava che con la morte di Onorio I, avvenuta il 12 ottobre del 638 d.C., la questione si sarebbe chiusa da sola. Invece, evidentemente, non andò così. Non ci dilungheremo nella complessa vicenda che vide i pontefici successori di Onorio cercare di difendere l’ortodossia cattolica anche contro i voleri degli Imperatori di Costantinopoli, tanto che si ebbe pure un coraggioso pontefice martire come Martino I (649-655).
Venne fatto arrestare, imprigionare, processare e abbandonato s morire di stenti in esilio nel Chersoneso (attuale Crimea) per ordine dell’imperatore Costante II.
Infine, si giunse alla convocazione del Concilio di Costantinopoli voluto dall’imperatore Costantino IV Pagonato che stava provando a ricomporre la frattura tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli.
L’esito dell’assise fu la definitiva condanna del Monotelismo e di conseguenza del pontefice che l’aveva avallato o comunque difeso; Onorio I. E questo, sebbene il papa fosse morto da ormai 43 anni!
L’imperatore, concluso il Concilio, volle che tutte le chiese occidentali approvassero la deliberazione finale dei Padri conciliari, a partire dal Vescovo di Roma.
Papa Leone II scrisse diverse lettere di approvazione della decisione conclusiva del Concilio e, ovviamente, di condanna di Onorio I.
In particolare, in quella inviata allo stesso Imperatore, affermò che considerava Onorio I come uno che “profana proditione immaculatem fidem subvertere conatus est». Ovvero “Ha tentato di sovvertire la Fede immacolata con un profano tradimento”.
E ancora…. “in una lettera ai Metropoliti di Spagna, ragguagliandoli sul Concilio e invitandoli a sottoscrivere le decisioni, precisava che Onorio era colpevole “perché non si studio’ di spegnere agli inizi, come conveniva ad un papa, la fiamma dell’eredità, ma la favorì con la sua negligenza”” (5).
Una condanna più chiara di così…
Ma Leone II non fu solo il pontefice che condannò un’altro pontefice. Si interessò pure di rimettere in piedi l’Urbe, decisamente trascurata, per non dire abbandonata a se stessa, dagli Imperatori di Costantinopoli. Purtroppo nel suo breve pontificato riuscì a far portare a termine solo il restauro di due chiese; Santa Bibiana e San Giorgio in Velabro.
5. Immagine sopra; la chiesa di Santa Bibiana nel quartiere Esquilino a Roma (Fonte Wikipedia).
6. Immagine sopra; la chiesa di San Giorgio in Velabro. Nella notte tra il 27 e il 38 luglio 1993 venne colpita e danneggiata da un attentato mafioso (Elaborazione grafica da una incisione del XVIII secolo di Giuseppe Vasi)
Leone II morì il 3 luglio del 683 e venne sepolto nella vecchia basilica costantiniana di San Pietro. Ma, nel XVII secolo, papa Paolo V (al secolo Camillo Borghese, 1605-1621) fece traslare i resti sotto l’altare della Cappella della Madonna della Colonna nella nuova Basilica che ammiriamo ancora oggi.
Ma la vicenda del papa eretico e del pontefice che lo condannò, non si concluse nel Medio Evo. Ebbe, infatti, pesanti strascichi sino all’epoca contemporanea e, più precisamente, al Concilio Vaticano I. Si trattava del XX Concilio Ecumenico della storia della Cristianità e si apri’ l’8 dicembre del 1869 con la Storia (con l’iniziale maiuscola) e i Bersaglieri Italiani che “bussavano” a Porta Pia. Il Potere temporale del Papato aveva ormai (e direi “finalmente”) i giorni contati. Eppure, il reazionario pontefice in carica, Pio IX, che non piu tardi del 24 novembre 1868 aveva mandato sul patibolo due patrioti italiani, Giuseppe Monti (1835-1868) e Gaetano Tognetti (1844-1868), infischiandosene delle richieste di grazia e inviti alla clemenza giunti da mezza Europa, trovò il tempo per fare approvare dal Concilio il Dogma sull’infallibilita’ del Romano pontefice.
Stando a questo dogma, definito con la costituzione Pastor Aeternus, il pontefice non può errare quando parla ex cathedra. Ovvero quando esercita il ministero petrino, cioè il ‘”supremo ufficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani“, e proclama nuovi dogmi o definisce una dottrina di Fede. Quanto da lui stabilito in questo caso vincola tutti i Cattolici.
7. Immagine sopra; la Basilica di San Pietro a Roma (Foto G. Pavat)
Ma i dubbi furono molti, anche tra gli ecclesiasti e alti prelati. E venne chiamata in causa proprio quella lontana vicenda del VII secolo d.C. di Onorio e Leone.
Se aveva clamorosamente sbagliato Onorio I, come si poteva parlare di “Infallibilita papale”? Poco serviva ripetere sino alla nausea che a favore della dottrina monotelita, Onorio si era espresso in una lettera privata a Sergio e quindi non ex Chatedra, come prevede, appunto, il dogma approvato dal Concilio Vaticano I. Ma aveva comunque parlato come Pontefice e non di certo come un qualunque cristiano.
Rimase il dubbio.
Una pasquinata di quei giorni del luglio del 1870, recitava:
“I.N.R.I. ovvero IO NON RICONOSCO INFALLIBILITA’”.
Il dubbio…. “il Romano Pontefuce può sbagliare?“… che non è mai stato del tutto risolto tra i fedeli, come dimostrano le cronache e idubiaa proposito di certe esternazioni di Bergoglio e che tutti, laici compresi, si augurano che non si ripetano con il nuovo LEONE.
(Giancarlo Pavat)
NOTE;
(1) Claudio Rendina “I Papi. Storia e segreti”, Newton Compton, 1983.
(2) Francesco Costantino Marmocchi (autore“Dizionario geografico universale”,1862;
Tommaso Terrinoni “I sommi Pontefici della Campagna Romana con notizie storiche intorno alle città e luoghi più importanti della medesima provincia” – 2 Vol., 1888.
(3) Michelangelo Sindici “Ceccano l’antica Fabrateria”, 1893.
(4) Claudio Rendina, Op. Cit..
(5) Ibidem