“Vedere” la musica, udire quella del vento, suonare manipolando l’ “etere cosmico”… Le stranissime “Figure di Chladni” – di Roberto Volterri

 

“Vedere” la musica, udire quella del vento, suonare manipolando l’ “etere cosmico”…

Le stranissime “Figure di Chladni”

di Roberto Volterri

 

Il fisico tedesco Ernst Florens Friedrich Chladni, vissuto a cavallo tra la metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, effettua curiosi e interessanti esperimenti su un sistema per mettere in evidenza i diversi modi di vibrazione di lastre meccaniche aventi diversa conformazione.

Ernst Florens Friedrich Chladni (1756 – 1827)

In pratica pone della sabbia finissima, o anche polvere di Licopodio, su una sottile lastra metallica alla quale comunica le vibrazioni provenienti, ad esempio, da un archetto di violino strofinato sul bordo della lastra stessa.

La sabbia tende ad allontanarsi dalle aree dove la vibrazione ha maggiore intensità (ventri) e a concentrarsi in altre zone dove l’ampiezza delle vibrazioni è minore (nodi). Con la teoria – per non annoiare i lettori! – non andrei oltre, ricordando soltanto che in ricordo dei contributi che Chladni ha dato ad un gran numero di ricerche, alla fine degli anni Settanta a lui è stato intitolato l’asteroide 5053 e un cratere della nostra Luna.

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A sinistra un apparato sperimentale per ottenere le ‘Figure di Chladni’. A destra una versione più ‘minimalista’. In pratica si fissava la lastra, rettangolare o circolare, ad un tavolo tramite il morsetto, si versava sulle lastre metalliche sabbia finissima e poi si procedeva come indica la successiva figura…

Le vibrazioni indotte dallo sfregamento dell’archetto da violino (ma anche da una comunissima lama per seghetto da traforo!) danno origine alle figure rappresentate nell’immagine che segue…

File:Chladni plate 02.jpg

Una bella immagine ottenibile con la semplice tecnica ideata da Chladni e illustrata in queste pagine.

MUS fig Ernst_Chladni_tab_II

Con la tecnica indicata, poggiando, ad esempio, la punta di un dito in diverse parti della lastra posta in vibrazione, si ottiene una serie vastissima di figure, alcune delle quali riassunte in questa Tavola.

La musica ‘cosmica’ di Eolo

Ed ora “due parole due” sulle cosiddette ‘Arpe Eoliche’ un curioso strumento musicale suonato proprio dal dio dei venti, Eolo.

Lo strumento è costituito da una cassa di risonanza in legno, su cui sono tesi, mediante appositi ponticelli, da quattro a sedici corde di budello. Se tale strano strumento viene collocato in un luogo dove siano presenti consistenti correnti d’aria, le corde vengono poste in vibrazione e generano suoni a frequenze diverse, dipendenti dalla intensità della corrente d’aria e dalla struttura e posizione delle corde utilizzate.

Per facilitare l’afflusso di aria verso le corde, l’Arpa Eolica è munita di pareti laterali che creano una sorta di imbuto. Lo strumento ‘suonato dal vento’ ha trovato una certa diffusione verso la fine del Settecento fino a metà del secolo successivo, soprattutto in Germania e Inghilterra. In Francia un appassionato cultore di questa inconsueto sistema di produrre musica è stato J.G.Kastner, autore del trattato “La Harpe d’éole et la musique cosmique. Études sur les rapports des phénomènes sonores de la nature avec la science et l’art.”

J.G.Kastner e il suo libro “La Harpe d’éole et la musique cosmique. Études sur les rapports des phénomènes sonores de la nature avec la science et l’art.”

MUS arpa eolica Cile eolic_harp

Due diversi, modernissimi, tipi di Arpe Eoliche. A sinistra, un modello installato in Cile e a destra un modello suonato dalla… ‘brezza marina’.

Due belle illustrazioni sulla costruzione delle Arpe eoliche dal libro di J.G.Kastner

Abitate in località dove Eolo si fa vedere e sentire raramente?

Niente paura! Potrete ugualmente generare qualche inquietante “musica abissale” con uno strano strumento elettronico ideato e costruito dal fisico russo Leon Termen intorno al 1920…

L’abissale ‘Musica dell’Etere’

 

Musica dell’Etere unicamente perché l’inventore del particolare strumento musicale che ora incontrerete chiamò la sua ‘creatura’ Eterofono, come se gli ancestrali suoni prodotti fossero veramente frutto di ‘manipolazioni’ dell’inesistente – così si dice… – ‘etere’.

Russia, anno 1919. Lev Sergeevič Termen, più noto come León Theremin, è un fisico che sta compiendo alcuni esperimenti con amplificatori a ‘tubi elettronici’ – le solite vetuste e care ‘valvole della nonna’ – per conto dell’esercito russo. Però, si accorge con stupore che dall’altoparlante spesso escono dei ‘fischi modulati’ in relazione alla distanza delle sue mani dalle valvole stesse.

Lev Sergeevič Termen (1896 – 1993) con il suo ‘Eterofono’ a valvole. A destra, Clara Rockmore una delle pochissime prime virtuose suonatrici del nuovo difficilissimo strumento.

Si trattava di un ben noto ‘effetto capacitivo’ tra gli elettrodi contenuti nelle valvole (anodo, griglia schermo, ecc.) e il suo corpo ‘collegato’ a terra.

Theremin, oltre che uomo di scienza, è anche un valido violoncellista e da tale strano connubio di competenze nasce l’idea di studiare più a fondo il fenomeno scoperto per caso, di realizzare uno strumento musicale ad hoc e di farlo conoscere anche nelle associazioni musicali che Theremin stesso frequenta.

Con l’appoggio di Lenin, Theremin si impegna diffondere il suo curioso strumento anche in gran parte dell’Europa, organizzando concerti a Londra, Berlino e Parigi.

Alla fine degli Anni Venti Theremin si reca a New York, fa conoscere lo strumento al grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini e all’industriale Henry Ford, fondando successivamente un’azienda che si dedica alla costruzione in serie degli apparecchi, poi ribattezzati ‘Thereminofoni’.

Qualche apprezzato musicista si dedica subito a questa nuova difficile tecnica e tra essi prevale una violinista russa, Clara Rockmore.

Sarebbe arduo in queste pagine passare alla descrizione del principio di funzionamento del Thereminofono, pertanto vorrei soltanto ricordare che i suoni ‘spaziali’ emessi dall’apparecchio sono stati speso usati come colonna sonora di molti film di fantascienza degli anni Cinquanta e che anche molti musicisti moderni non disdegnano affatto di inserire lo strumento nei loro concerti dal vivo.

Tra essi, ad esempio, Jimmy Page dei Led Zeppelin.

In alcuni siti web è possibile trovare progetti completi, destinati a chi ha un minimo di conoscenza tecnica nella realizzazione di apparecchi elettronici a transistor e Circuiti Integrati. Aggiungo un utile link…

http://www.suonoelettronico.com/autocostruzione_theremin.htm

THEREMIN art

Sulla rivista Popular Electronics, nel numero di Aprile 1955 apparve il progetto di un Thereminofono molto simile a quelli che, forse, costruì inizialmente il geniale inventore russo, realizzabile però dai più ‘smaliziati’ in tema di cablaggi elettronici! Nel libro “Gli Stregoni della Musica” (Eremon Edizioni, ) è comunque descritta la realizzazione del progetto.

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In alto, Lucie Rosen e, in basso ,Barbara Bucholtz, due appassionate e validissime interpreti di brani musicali suonati con il Thereminofono. L’asta verticale e l’anello orizzontale sono le due ‘antenne’ del complesso circuito elettronico.

http://www.ilpuntosulmistero.it/wp-content/uploads/2021/03/9-scaled.jpg

In questo Volume 1 sulle ‘Porte Alchemiche, Magiche, Mistiche inizieremo con l’Urbs aeterna, recandoci a Piazza Vittorio Emanuele II, di fronte alla misteriosa “Porta” e indagheremo anche sull’avventurosa vita, e sugli esoterici interessi del Marchese Massimiliano Palombara, personaggio del quale non sarebbe assolutamente facile poter ricostruire nei minimi dettagli la vita e le complesse vicende che hanno costellato il suo percorso terreno, personaggio il quale ha l’indiscusso merito di avere preservato l’esistenza del monumento, della testimonianza di un sapere forse andato perduto.

Ricerche di carattere storico nell’immenso archivio storico di Palazzo Massimo alle Colonne sono state  effettuate per ricostruire non solo vita ed opere dell’alchimista Massimiliano e dei suoi molti figli – avuti da due diversi matrimoni – ma anche per ricavare inedite informazioni sulle non confortanti vicende che portarono alla eliminazione, da parte del Comune di Roma, della Villa Palombara sul Colle Esquilino e, di conseguenza, alla scomparsa di quasi tutte le testimonianze storiche riguardanti gli strani interessi “esoterici” del Marchese. Unica superstite, come abbiamo evidenziato, è proprio la misteriosa “Porta Alchemica” o “Porta Magica” che da decenni fa scorrere i classici fiumi d’inchiostro da parte di chi si interessa agli aspetti meno accessibili, meno noti e più “misteriosi” della Conoscenza. È in quasi simultanea uscita anche il Volume 2 su altre misteriose Porte Magiche in Italia

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