ALTRE DIMENSIONI di Santo Castagnaro

Immagine di apertura; Il dio esterno dell’universo lovecraftiano Azathoth, appartenente al Ciclo di Cthulhu (Immagine Wikipedia)
 

ALTRE DIMENSIONI

di Santo Castagnaro

 

Se è vero che Dio è il creatore di ogni cosa, allora tocca fargli i complimenti per l’invenzione dell’occhio umano. Basta guardarne uno da vicino per rendersi conto che si tratta di una vera e propria opera d’arte. Una nebulosa in miniatura, fatta di materia organica, ma più sofisticata di qualsiasi apparecchiatura mai inventata, invece, dal semplice essere umano.

Tuttavia, per quanto complesso e incredibile esso sia, potrebbe essere molto limitato.

Prendiamo ad esempio un gambero mantide. Questo straordinario animale è dotato di organi visivi in grado di captare raggi Infrarossi e Ultravioletti. Solo questo basta per capire che è ovvio che esista molto altro rispetto a ciò che vediamo. Purtroppo non abbiamo il privilegio di poterlo osservare.

2. Immagine sopra; gli Occhi del Gambero Mantide, detto anche a Canocchia pavone (Odontodactylus scyllarus), o mantide pavone, o mantide dipinta, o mantide Arlecchino. Si tratta di un crostaceo d’acqua salata appartenente alla famiglia Odontodactylidae.

Per natura, però, l’uomo non si accontenta, e se una cosa proprio non può averla, allora cerca di ottenerla con delle forzature.

Pensiamo all’Ayahuasca dei popoli amazzonici. Mediante l’assunzione di questo decotto si induce il cervello a produrre la DMT (dimetiltriptammina), una sostanza che la ghiandola pineale produce naturalmente nella fase REM del sonno. Tale sostanza permette, attraverso una sorta di dilatazione dello spazio-tempo, di avere visioni mistiche.

I sogni stessi, in effetti, sono immagini che vediamo, ma che in, in concreto, non ci sono. Pare che una gran quantità di DMT venga rilasciata nel cosiddetto stato di pre-morte. Peccato che nessuno possa raccontare cosa vede in quegli ultimi istanti.

3. Immagine sopra; la nebulosa Helix. È una delle nebulose planetarie più vicine alla Terra. Si trova a 200 pc o 650 al dalla Terra nella costellazione dell’Aquario e ha un diametro angolare di circa 0,5°. È stata scoperta da Karl Ludwig Harding prima del 1824. Ha un aspetto molto simile alla nebulosa Anello e ricorda l’Occhio di Horus.

Non è di certo un caso se la ghiandola pineale è anche conosciuta come terzo occhio, e non lo è neanche il fatto che l’occhio di Horus, antico e importantissimo simbolo egizio, è straordinariamente simile alla ghiandola.

Ora, supponiamo che da un giorno all’altro ogni essere umano acquisisca la capacità di attivare la ghiandola pineale a proprio piacimento per vedere “oltre”. Cosa vedremmo?

C’è un’idea affascinante quanto quella relativa all’esistenza della vita al di fuori del pianeta Terra, ovvero quella dell’esistenza di una ulteriore dimensione oltre a quella fisica. E se all’improvviso tutti cominciassimo a vederla?

Provate a immaginare cosa potrebbe manifestarsi davanti ai nostri occhi. L’universo all’interno dei racconti di H.P. Lovecraft potrebbe darci un ottimo spunto.

4. Immagine sopra; Howard Phillips Lovecraft in una fotografia del 1934 (Fonte Wikipedia)

 

Ma a questo punto viene da porsi un interrogativo. Perché l’essere umano ha questo limite? Perché non si è evoluto in tal senso?

E se riuscire a vedere tutto entrasse in contrasto con il motivo della nostra esistenza?

È semplicemente meglio non vedere? E se sì, è meglio per noi? Per qualcun altro? Per qualcos’altro?

Dio ha forse volutamente riservato questa capacità a pochi eletti?

Una antica razza aliena ci protegge dagli effetti che questa capacità genererebbe?

5. Immagine sopra; Rappresentazione della creatura semidivina Cthulhu nella città sommersa di R’lyeh (Fonte Wikipedia)

 

È forse per questo che si dice “Occhio non vede, cuore non duole”?

Forse un giorno lo scopriremo.

Un giorno, forse non così lontano, saremo capaci di costruire un macchinario come quello del racconto “Dall” Altrove” di Lovecraft e saremo in grado non solo di vedere un’altra dimensione, ma di congiungere quest’ultima a quella in cui già viviamo.

6. Immagine sopra; copertina di “Dall”Altrove”di HP Lovecraft.

 

Considerando che la tecnologia si è sviluppata perlopiù negli ultimi cinquant’anni e che l’Homo Sapiens abita questo pianeta da circa 200.000 anni, la cosa potrebbe effettivamente accadere da un momento all’altro.

Per i meno ottimisti rimane sempre l’Ayahuasca.

Del resto, per ora, pare che non faccia male.

(Santo Castagnaro)

– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.

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