Archeologia “di frontiera”, Umberto Di Grazia, Extra Sensory Perception; di Roberto Volterri

 

Immagine di apertura; Il Robot subacqueo “Pluto”, progettato e costruito in Italia, utilizzato nelle strane ricerche di Umberto Di Grazia nel mare di Ustica.

 

 

Archeologia “di frontiera”, Umberto Di Grazia, Extra Sensory Perception

 

di Roberto Volterri

 

Capranica, in un anno imprecisato (ma poco importa!) del secolo scorso.

In questo grazioso paese della provincia di Viterbo, ma a pochi chilometri da Roma, nasce l’amico Umberto Di Grazia.

Accortosi fin dalla prima giovinezza di possedere il raro dono di percepire la realtà anche al di là del velo che abitualmente ci isola da universi di sensazioni, di immagini, di visioni, Umberto si dedica subito alla cosiddetta ricerca psichica, in particolare a quegli aspetti dell’ESP (Extra Sensory Perception) dei quali è egli stesso protagonista.

A metà degli anni Settanta entra in contatto con i ricercatori del Gruppo Möbius con cui compie molte ricerche in ambito archeologico delle quali accenneremo più avanti e nello stesso periodo viene studiato dal celebre dottor Elmar Gruber, dell’Università di Friburgo.

Le facoltà di percezione extrasensoriale di Umberto Di Grazia si sono ad esempio manifestate nell’ambito della Precognizione, ovvero della rara capacità di prevedere un evento prima ancora che esso si sia verificato o addirittura prima che siano manifeste le eventuali cause che ne determineranno il suo effettivo verificarsi.

Ne ho trattato ad abundantiam – anche dal punto di vista prettamente sperimentale – in un apposito libro non a caso intitolatoDimensione tempo” (SugarCo 2004).

2. Immagine sopra; Un libro di Roberto Volterri su esperienze psichiche molto “di frontiera”.

 

Tanto per fare qualche esempio, l’amico Umberto, in soli quattro anni, ha effettuato ben diciotto precognizioni che hanno trovato puntuale riscontro con la realtà: dal disastro aereo di Tenerife (27 marzo 1977) all’attentato al presidente USA Ronald Reagan (30 marzo 1981), da alcuni terremoti delle Filippine a quello del Friuli – Venezia Giulia (6 maggio 1976).

Purtroppo i fatti percepiti dalla mente del sensitivo hanno trovato triste riscontro nella realtà…

3. Immagine sopra; L’attentato al Presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan, il 30 marzo 1981. Reagan, mentre si trovava a Washington per un discorso, fu gravemente ferito (e rischiò di morire) da uno dei 7 colpi di arma da fuoco sparati da John Hinckley, uno squilibrato ossessionato dall’attrice Jodie Foster che con questo gesto voleva attirare la sua attenzione (Fonte Wikipedia).

 

Applicatosi anche al discusso settore della cosiddetta Pranoterapia, Umberto trova però eccezionali affinità elettive con il misterioso mondo dell’Archeologia psichica, argomento che appassiona moltissimo anche chi scrive e che costituisce de facto il filo conduttore molteplici ricerche.

Cos’è l’Archeologia psichica?

Con tali termini si intende una particolare esperienza di Percezione extrasensoriale, quasi sempre spontanea ma, a parere di chi scrive anche innescabile tramite apposite tecniche comprese quelle studiate e descritte dal professor Giuseppe Calligaris, tecniche ampiamente descritte in precedenti articoli su Il Punto sul Mistero

L’esperienza ESP consente al sensitivo di ottenere delle informazioni non altrimenti percepibili tramite indagini di carattere logico-razionale. Le informazioni su siti Invisibili e quindi non ancora scoperti o su particolari reperti della cui origine e storia poco si sa possono giungere ai sensitivi sia per via onirica sia tramite un oggetto che funga da “testimonio” – nell’accezione che a tale termine dà la Radiestesia –  per mezzo di sensazioni, stati d’animo “visualizzazioni” percepite direttamente sui luoghi su cui si sta indagando.

Ovviamente – almeno in questo nostro Bel Paese abitato da  “Un popolo di Poeti di Artisti di Eroi, di Santi, di Pensatori, di Scienziati, di Navigatori, di Trasmigratori l’Archeologia ufficiale, accademica arriccia il naso solo a sentir parlare di queste ricerche. Salvo qualche, omeopatica, lodevole eccezione…

4. Immagine sopra; Iscrizione sul cosiddetto Colosseo quadrato all’EUR (Roma)

 

Nel 1977, in USA, il dottor Stephan Schwartz – membro della Royal Geographical Society e autorevole ricercatore in istituzioni scientifiche governative quali, ad esempio, il celeberrimo Massachusetts Institute of Technology (MIT) – insieme al dottor Brando Crespi, antropologo, ambientalista, coordinatore dell’istituzione Pro Natura International  e dell’Institut für Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygiene di Friburgo – fondano a Los Angeles il  The Möbius Group, organizzazione di ricerche scientifiche animata da studiosi di diverse discipline.

5. Immagine sopra; Dottor Stephan Schwartz, membro della Royal Geographical Society

 

Dieci anni più tardi il dottor Schwartz, insieme a Randall J. De Mattei, un altro dei fondatori del Gruppo Möbius, conducono delle stranissime ricerche archeologiche nel Golfo delle Bahamas, su un’area di oltre 1500 chilometri quadrati, rinvenendo il relitto di un brigantino americano affondato nel 1834.

Ovviamente, fin qui, nulla di strano poiché capita spesso di trovare qua e là, sul fondo del mare, qualche relitto d’altri tempi.

 

 6. Immagine sopra; Sì, sul fondo dei mari, tra un po’ di fortuna e un po’ di abilità dei subacquei, si può trovare “qualcosa” d’altri tempi! Come questo antico Dolium (I secolo d.C.) rinvenuto dal nostro Roberto Volterri nelle acque (quel giorno non molto limpide…) della Sardegna, nel 1996!

 

7. Immagine sopra; il sensitivo Umberto Di Grazia, il quale si occupava anche del rituale denominato “Animazione della Spada”. Tutto consiste in un insieme di tecniche e rituali che si ispirano ad una tradizione iniziatica occidentale, attraverso cui, per gradi successivi, si ottengono risultati riguardanti l’incremento della volontà, l’abbassamento di tensioni, l’affievolirsi delle paure e delle idee ossessive, per poi riscoprire il dialogo Sacro. Questo rituale risulta tipico di alcuni gruppi cavallereschi del passato, come quello dei Templari, dei Teutonici ed altri. Forse si facilita anche il manifestarsi di alcune facoltà ESP.

 8. Immagine sopra; una delle prime foto effettuate dal team degli archeologi subacquei nel mare delle Bahamas al relitto del brigantino rinvenuto unicamente grazie ad un eterogeneo gruppo di sensitivi che fornirono indicazioni ben diverse da quelle ottenute con le tradizionali strumentazioni elettroniche

 

“… rinvenendo il relitto di un brigantino americano affondato nel 1834…”.

Facile vero? E invece no! Poiché l’esistenza e la posizione del relitto non venne determinata con gli usuali mezzi di ricerca, Sonar in primis, ma grazie alla partecipazione di un eterogeneo gruppo di sensitivi che fornirono indicazioni ben diverse da quelle ottenute con le tradizionali strumentazioni elettroniche. Valutarono inoltre l’estensione dell’area in cui venne effettuata la ricerca: la probabilità di indicare a caso la posizione del relitto e di rinvenirlo effettivamente appariva quindi estremamente bassa, prossima a 1/100.000. Praticamente nulla!

Invece, grazie a questo eterogeneo, stranissimo gruppo di ricerca costituito da  dodici sensitivi, alcuni parapsicologi, archeologi (di mente aperta!), geofisici e storici lì convenuti dagli USA, dalla Spagna, dalla Gran Bretagna, dalle Bahamas e ovviamente dall’Italia, si raggiunse in tempi brevi un risultato ai limiti dell’incredibile.

Il tutto in 443 ore di immersione articolate nell’arco di tempo di un mese.

Ciò che rende ancor più strano il già di per se stranissimo esperimento è che mentre otto dei dodici sensitivi parteciparono alle ricognizioni sul luogo, quattro di essi – e tra loro anche il nostro amico Umberto Di Grazia – restarono a casa loro, concentrando le loro energie psichiche… su carte nautiche, a tavolino, e inviando le loro indicazioni per posta!

 

Archeologia dell’Invisibile… a tavolino

 

Ebbene sì, anche se a distanza – la qual cosa rende estremamente problematico il trovare una vera, definitiva spiegazione a tali fenomeni… – il team dei quattro sensitivi aveva a disposizione una carta nautica in scala 1:300.000 da cui erano stati cancellati i nomi significativi delle varie località costiere e vari altri dati geografici. Era stato invece aggiunto il disegno di una bussola! Come appoggio psicologico? Chissà?

Entrambi i gruppi di sensitivi – quelli in mezzo all’oceano e quelli… a tavolino – attraverso un ben definito protocollo, rispondono a quesiti posti loro dagli scienziati e realizzano disegni di oggetti che in base alla cosiddetta remote viewing (visione a distanza) sarebbero stati rinvenuti in specifiche aree della carta nautica.

Ogni indicazione viene poi riportata sulla mappa del luogo, sovrapponendo indicazione a indicazione.

Vengono poi selezionate tre aree in cui sono numericamente maggiori le indicazioni della presenza di qualcosa di rilevante interesse.

Tutto il procedimento viene successivamente ripetuto su una carte in scala 1:100.000 in modo da affinare la ricerca e localizzare con maggior precisione l’ubicazione degli oggetti “percepiti” ma non visti.

 

Il 29 settembre 1987, nel luogo esatto in cui convergevano tutte le indicazioni fornite dai sensitivi, viene fatta l’immersione e gli archeologi subacquei rimangono dapprima delusi: lì sotto sembra non esserci nulla!

Ma all’improvviso uno dei sub nota una formazione corallina stranamente regolare, simmetrica: ne stacca un frammento e si accorge che il corallo copre totalmente il relitto di un brigantino!

Se volessimo riassumere in termini numerici i risultati delle fortunatissima ricerca archeologica dell’Invisibile, potremmo dire che ben l’84% delle “visualizzazioni” sono apparse corrette, il 12% appariva parzialmente corrispondente alla realtà e solo il 4% era del tutto errato. Un bel risultato, indubbiamente!

Torniamo al nostro Umberto Di Grazia.

Per tre anni la professoressa Maria Immacolata Macioti, docente di Sociologia presso l’Università La Sapienza, di Roma, lo sottopose a vari test e pubblicò i risultati nel libro “Fede, Mistero, Magia: lettere a un sensitivo”.

9. Immagine sopra; Il libro della professoressa Maria Immacolata Macioti su Umberto Di Grazia e le sue esperienze “ai confini della realtà”.

 

Tra i valentissimi studiosi che si sono avvalsi spesso delle facoltà dell’amico Umberto non posso non ricordare il celebre criminologo professor Francesco Bruno, del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica del medesimo Ateneo.

Tra i ritrovamenti di maggior rilievo dovuti alle facoltà psichiche di Di Grazia potremmo annoverare, ad esempio, la protostorica città sommersa di Ustica, il Tempio dell’Amore di Roccasinibalda (Rieti) facente parte di un insediamento urbano datato al IV secolo a.C., il Tempio delle Ypsilon di Torre Spadina (Capranica, Viterbo), ecc.

Il “Caso Capranica” costituisce però, per Umberto Di Grazia, una vera e propria spina nel fianco!

Vediamo il perché.

“Dopo circa otto anni di interventi per far conoscere e far tutelare le mie scoperte – dice lo stesso Di Grazia – nel territorio di Capranica (Viterbo) e vista la quasi totale indifferenza delle autorità competenti sono costretto a denunciare i fatti all’opinione pubblica nazionale e internazionale…”

 

Ma di cosa si lamentava il noto sensitivo?

Lamentava la totale indifferenza – ormai in atto da molti lustri – verso alcune sue interessanti scoperte archeologiche basate sulla percezione dell’Invisibile.

 

“Ho iniziato presentando il mio caso al First World Congress of the New Age tenutosi a Firenze dal 17 al 26 febbraio 1978…. Ho la testimonianza di circa una ventina di archeologi, tra i quali Van Hase e Tram Tham Tin dell’Università del Quèbec e, se vogliamo, dello stesso  Mario Moretti (all’epoca delle scoperte Soprintendente per l’Etruria Meridionale. N.d.A.) … che hanno definito la zona di interesse particolare…”

Ma qual è la zona di cui parla, con tanta amarezza l’amico Umberto?

L’area in cui prima delle indagini del sensitivo viterbese nulla era visibile è quella denominata Trò Spadì (ovvero Torre Spadina), dove sono visibili il Tempio delle Y, la fossa votiva, un cunicolo e delle nicchie.

Ma la Sovrintendenza – c’era da aspettarselo! – definì fantasie tutte queste scoperte di Umberto Di Grazia…

10. Immagine sopra; Un libro che potrebbe costituire una sorta di “Vademecum” per chi volesse esplorare le antiche vestigia della zona…

11-12, Immagini sopra e sotto; Due immagini del cosiddetto Tempio delle Ya Tro’ Spadì (Capranica scalo, VT).
Si è ipotizzato che siano resti dei siti del “popolo venuto dal mare”. Resti simili sono presenti sull’isola di Ischia coperti da un muro romano.
 

13. Immagine sopra; Pagina de L’Osservatore Romano, del Gennaio 1976, che riportava notizie delle scoperte fatte da Umberto Di Grazia nella zona di Capranica.

 

14. Immagine sopra; Un’altra immagine degli scavi effettuati nell’area viterbese di San Giovenale segnalata da Umberto Di Grazia. A cura della Sovrintendenza per l’Etruria Meridionale in queste aree archeologiche sono stati effettivamente recuperati vari reperti fittili di produzione etrusca.
Ricerche di prospezione archeologica basate essenzialmente su sporadici, a volte autoindotti, fenomeni di “Percezione extrasensoriale”…

15. Immagine sopra; spesso anche partendo soltanto da leggende locali si possono fare incredibili scoperte archeologiche come queste strutture d’origine antropica risalenti, pare, ad una cultura avanzata nell’Era Glaciale. Le ricerche sono state condotte dal professor Wen Miin Tian del Dipartimento di Sviluppo e Ingegneria Marina della National Sun Yatsen University di Taiwan.
16. Immagine sopra; a confortare le intuizioni di un’archeologia dell’Invisibile è bene, però, ricorrere anche alla tecnologia, come mostra questa immagine sonar della scansione laterale del muro mostrato nella foto precedente.

 

Archeologia dell’Invisibile a tavolino… e negli abissi 

Spostiamoci ora un po’ più a sud, nello stupendo mare di Ustica, dove, alcuni anni fa, fu effettuato un interessantissimo esperimento di Archeologia psichica organizzato dalla rivista Mondo sommerso e filmato interamente dalla RAI per la trasmissione Sereno variabile, allora in onda.

17-18. Immagini sopra e sotto; Umberto Di Grazia, nel mare di Ustica, durante un complesso esperimento di Archeologia psichica.

19. Immagine sopra; Il Robot subacqueo “Pluto”, progettato e costruito in Italia, utilizzato nelle strane ricerche diUmberto Di Grazia, qui nella foto nel mare di Ustica. Misurava un metro e sessanta di lunghezza e pesava 130 kg. Poteva scendere a una profondità di 300 metri e oltre con una autonomia di sei ore.

 

Di Grazia è stato seguito da un nutrito team di scienziati, tra i quali geologi e archeologi. Scopo del curioso esperimento era quello di verificare se qualcosa di rilevanza archeologica fosse realmente presente nei punti del fondale preventivamente indicati dal sensitivo su una carta nautica e depositati presso il notaio Franco Condemi, di Roma.

Ma prima cosa era successo?

 

Roma, ore 16 dell’ultima domenica di giugno 1983.

 

“Ho deciso di aprire la carta nautica dell’isola di Ustica . Qui posso solo guardarla, ma devo segnarvi quello che l’intuito mi suggerirà… Ormai, dopo molti anni di esperimenti fatti in varie parti del mondo, so come prepararmi per ottenere dei risultati, ma non  posso sapere quali elementi del passato stanno per affiorare. Di una cosa però ero certo fin dall’inizio: Ustica era in un periodo molto lontano, un’isola particolarmente importante, con una storia ancora da narrare…”

20. Immagine sopra; Mappa archeologica, depositata presso il notaio Franco Condemi di Roma, in cui Umberto Di Grazia aveva preventivamente segnato i luoghi dei possibili ritrovamenti.

 

A questo punto Umberto Di Grazia – in una cronaca dell’esperimento redatta da Pippo Cappellano, noto esperto subacqueo – sfiora la carta nautica, chiude gli occhi, cerca il necessario vuoto mentale e lentamente vede affiorare nella sua mente alcune immagini evanescenti, dai contorni sfuocati.

Appaiono strane navi che si muovono pigramente sospinte da lunghi remi… Il sensitivo le “osserva” mentalmente, stringe le palpebre e si copre gli occhi proprio per isolarsi totalmente dalla realtà in cui è immerso e prendere contatto con una realtà scomparsa da secoli…

Ad un tratto gli sembra addirittura di percepire un intenso odore di acqua di mare…

21. Immagine sopra; Il noto esperto subacqueo Pino Cappellano all’epoca del curioso esperimento.
 

La mente di Umberto spazia ora a 360 gradi e nota la raffigurazione di una testa equina sulla prua della navi, ma questa visione non è affatto significativa perché potrebbe averla recepita su un libro di storia.

Egli lo sa e per distrarsi si alza, ascolta della musica perché sa che l’indomani dovrà depositare ufficialmente i risultati delle sue percezioni. 

Non solo, ma tutto ciò che egli dirà di aver percepito, di avere individuato sul fondale di Ustica – ma senza essersi mosso dal suo studio – verrà mandato in onda su RAI 2 in filmati che verranno realizzati dal subacqueo Pippo Cappellano, mentre analogo servizio comparirà, sulla carta stampata, nel numero 271, del novembre 1983, della rivista Mondo sommerso, il tutto con la supervisione dell’archeologo Alberto Manodori, dell’Università di Roma La Sapienza e in occasione del XXV anniversario della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee.

Non c’è sicuramente da “distrarsi” troppo!

Umberto riprende la carta del fondale di Ustica, rimane in assoluto silenzio in attesa di un messaggio che potrebbe giungere alla sua mente da un lontano, lontanissimo passato.

Con una matita – quasi in uno stato alterato di coscienza, in una leggera trance – traccia dei contorni sulla carta nautica: ad un tratto si accorge di avere ridisegnato l’isola di Ustica ma… molto più grande, con  un ampio territorio che si estende a Nord. 

Viene subito contattato il subacqueo Pippo Cappellano mentre il dottor Paolo Colantoni, geologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) conferma che, in tempi ormai lontanissimi, il territorio dell’isola era effettivamente come Di Grazia lo ha ridisegnato, ma è ormai sprofondato negli abissi marini insieme a tre vulcani di cui non rimane più alcuna traccia.

Di Grazia, a questo punto, concentra la sua mente su possibili attività antropiche in quei lontani tempi e sente, nitidissima, la presenza di un antichissimo insediamento umano.

Il sensitivo sente la presenza di sepolture, di relitti di navi, di frammenti di anfore, di mura a pochi metri di profondità…

Ma tutto ciò ovviamente non è sufficiente per cantar vittoria!

 

Bisogna immergersi!

 

Ustica, giugno1983.

Umberto Di Grazia arriva  per la prima volta in vita sua in questa splendida isola, ma non c’è né lo stato d’animo adatto nè il tempo per ammirarne gli indimenticabili aspetti paesaggistici, naturalistici.

No, bisogna subito immergersi per verificare la realtà delle percezioni avute a distanza di qualche centinaio di chilometri, a tavolino.

Collabora alle ricerche anche padre Carmelo Seminara, curatore dei beni archeologici dell’isola.

Il sensitivo e il team di ricerca si avviano su un peschereccio verso un braccio di mare in cui egli sente che “qualcosa” c’è, che “qualcosa” è accaduto in tempi lontanissimi, che “qualcosa” è ancora rintracciabile.

Egli sa inoltre che le sue facoltà di percezione extrasensoriale vengono – chissà perché? Forse per una sorta di deprivazione sensoriale… – esaltate dal permanere nell’azzurro liquido che tutto avvolge.

All’improvviso nella sua mente appare il fondo marino, alcuni gradini, un tunnel scavato da mano umana, una strada stretta e delimitata da pareti rocciose, un grosso frammento di anfora, uno strano graffito…

Registrato tutto ciò, Umberto si immerge insieme agli operatori subacquei, rimanendo fermo, a braccia aperte, per qualche minuto, in attesa che “qualcosa appaia” nella sua mente.

Poi, all’improvviso, fa segno al sub Pippo Cappellano e agli altri di seguirlo più in profondità, verso il fondale.

Lo seguono ed ecco che compare la strada, i tre gradini, il tunnel, il misterioso graffito lasciato lì chissà da chi, chissà quando molto, sicuramente moltissimo tempo prima!

L’esperimento di Archeologia dell’Invisibile, di Archeologia psichica sembra pienamente riuscito e a bordo del peschereccio si esulta a ragione.

Abbandoniamo ora, per un attimo l’amico Umberto, e vediamo cosa poi è stato effettivamente rintracciato nei fondali della bellissima isola…

  

La realtà archeologica

 

Tra il 1974 e il 1976 la Soprintendenza archeologica di Palermo ha eseguito svariate ricerche che hanno messo in luce l’esistenza di un villaggio protostorico risalente al XIII secolo a.C..

Ora gran parte dei reperti sono poi dati in custodia alla Canonica del parroco di Ustica, padre Carmelo Seminara, in attesa di… tempi ed eventi migliori che consentissero la realizzazione di un locale museo.

Il villaggio – ci ricorda il dottor Alberto Manodori del CNR – si trova ad oriente della punta settentrionale dell’isola detta Gorgo salato, su una sorta di terrazza che fronteggia la Secca della Colombara e si estende per circa un ettaro.

22. Immagine sopra; Ustica, Secca della Colombara. Qui fu rinvenuto un villaggio protostorico risalente al XIII secolo a.C..

 

La tipologia edilizia delle costruzioni superstiti, estendentisi per circa 250 metri di perimetro, ricorda un po’ quella di Pantelleria, utilizzante le cosiddette bombe vulcaniche ben diffuse sul territorio dell’isola.

C’erano inoltre grandi capanne all’interno delle quali sono state rinvenute anfore in terracotta e vasellame d’uso domestico. Tutto cessò, pare, per un’eruzione vulcanica verificatasi molti secoli or sono.

Tutto ciò che Di Grazia ha percepito tramite i “canali occulti della mente” non  deve affatto stupirci, dunque. Una realtà archeologica dell’isola era stata già ben documentata attraverso i mezzi di indagine ortodossi, ma ciò che dovrebbe farci riflettere è la precisa, puntualissima corrispondenza tra ciò che Umberto Di Grazia aveva percepito prima… a tavolino e poi anche in prossimità del braccio di mare, da lui stesso indicato, sul cui fondale sono state rintracciate tutte le testimonianze di presenze antropiche visualizzate dal sensitivo.

Ora torniamo più a nord e soprattutto sulla terraferma: nella Rocca di Sassocorvaro, nella provincia di Pesaro e Urbino

 

Un’avventura onirica…

 

Colline del Montefeltro, Sassocorvaro, 1984.

Nel settecentesco teatro della Rocca si tiene un convegno sulla Parapsicologia organizzato dal gruppo Telesma,  appassionati studiosi di tutto ciò che ancora, intorno a noi, nell’universo della mente umana non si riesce a spiegare razionalmente.

La Rocca, ben descritta nei vari libri di storia dell’arte pare non possedere una sua origine ben definita, non ne sono chiare le origini e alcuni dettagli ricavati da documentazione bibliografica presentano non trascurabili lacune.

Un personaggio del gruppo Telesma – che preferisce presentarsi con lo pseudonimo di Gren – tornato dopo alcuni anni di assenza a Sassocorvaro inizia ad avere frequenti esperienze oniriche che gli indicano la presenza di un cunicolo posto al di sotto della pavimentazione della Rocca, cunicolo che ovviamente è sconosciuto a tutti.

Solo alcune leggende – le solite leggende che ammantano di mistero rocche e castelli del nostro Bel Paese – lo menzionano legandolo alle vicende di un uomo d’altri tempi e di una enigmatica dama bionda.

Coinvolto nelle ricerche sulla reale esistenza del cunicolo, Umberto Di Grazia, ricorrendo alle tecniche dell’Archeologia psichica riesce a vedere… l’Invisibile.

Vede” il cunicolo e tutte le sue diramazioni, identificando un’uscita a livello di una cripta annessa da un’antica chiesa, oggi scomparsa perché al suo posto – come spesso avviene – è stato edificato… un garage.

La chiesa di San Francesco effettivamente esisteva in passato su quel luogo e successive ricognizioni “ai confini della realtà” ma anche sul campo, grazie anche ai tradizionali mezzi di indagine, hanno portato alla luce anche simboli di sicura matrice esoterica, simboli che ammantano di un ulteriore alone di mistero la già misteriosa Rocca, nel cui cortile molti sensitivi affermano di percepire scalpitii di cavalli, rumori di armature e di avere la sensazione di trovarsi in mezzo ad aspri combattimenti in atto. D’altra parte il committente della Rocca fu il Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, profondo studioso d’Alchimia mentre il misterioso individuo che visitava oniricamente il personaggio che ama celarsi dietro lo pseudonimo di Gren sembra potersi identificare con Corrado Cariaìti, imparentato con i Montefeltro e, per tale motivo, fatto assassinare dai Malatesta e fatto seppellire all’interno della Rocca.

23 Immagine sopra; Il cardinale Ottaviano degli Ubaldini (1213/1214 – 1273)

Ma, instancabile, il buon Umberto non si è fermato lì.

A Ca’ Bertino, poco distante dalla misteriosa costruzione, egli ha individuata – prima mentalmente e poi addentrandosi in un quasi impenetrabile boscaglia posta al culmine di una non agevole salita – la presenza di antichi ruderi d’epoca medievale, costituiti da un basamento di mattoni, appartenuto verosimilmente ad un antico fortilizio…

Noi invece qui ci fermiamo e, in futuro, probabilmente torneremo su queste esperienze.

Umberto Di Grazia – in estrema sintesi – ha rappresentato, per l’Europa, The Future Research Group, organizzazione di cui è stato animatore  anche l’affabile dottor Brando Crespi che ho avuto il piacere di conoscere personalmente – è inoltre Direttore dell’Istituto di Ricerca della Coscienza, di Roma (www. Coscienza.org).

24. Immagine sopra; logo dell’Istituto di Ricerca della Coscienza.

 

Di Grazia è infatti un convinto sostenitore delle potenzialità di una ricerca archeologica eseguita anche con l’ausilio di risorse non proprio… tecnologiche ma che si basino su quelle sopite capacità dell’entità biologica Uomo che vengono racchiuse in tre sole, misteriose (ma non troppo) lettere: ESP.

 

«La percezione extrasensoriale – egli infatti afferma – può avere molteplici

applicazioni, sempre che si tenga presente che il sensitivo non è una cavia da laboratorio ed ha bisogno di un suo rituale di carica, che io chiamo motivazione  profonda, per dare risultati. Dopo decine di esperimenti riusciti alla perfezione, nessuno può sostenere che questa metodologia non ha il carattere di ripetibilità e sta trovando riscontro presso altri sensitivi che seguo da circa un anno. Personalmente sostengo che tutti possono sviluppare, naturalmente a livelli diversi, delle proprie potenzialità paranormali ed uscire una volta tanto, dal gruppo stretto e intollerante verso le conquiste degli altri. Tutto possiamo fare meno che umiliare la nostra mente, che da tempo cerca una sua più giusta, olistica e cosmica collaborazione ».

In totale sintonia con queste parole, con questi pensieri, proseguiremo in un prossimo articolo su altre strane scoperte di carattere archeologico effettuate con tecniche “non di stretta osservanza”…

(Roberto Volterri)

 

– Le immagini sono state fornite dall’autore. 

I LIBRI DI ARCHEOLOGIA DI ROBERTO VOLTERRI 

 

 

 

 

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