ESCLUSIVO!
GIULIO COLUZZI RISOLVE L’ENIGMA DEL LASTRICATO DI VEROLI
Dieci lastre per un segreto…
di Giulio Coluzzi
Introduzione – Il mistero sotto i piedi
Se percorriamo il centro storico del comune laziale di Veroli (FR) non possiamo fare a meno di notare quanti e quali enigmi si celano nelle sue architetture, tra le sue pietre, nelle pieghe della sua storia. Si tratta di enigmi millenari che non trovano risposte, talvolta per mancanza di documenti e fonti, talaltra perché volutamente celate sotto anonimato, per tramandare dei messaggi intellegibili solo a chi ne possiede la giusta chiave di lettura.
La Basilica di Santa Salome, ad esempio, dedicata a una delle più celebri discepole di Gesù, la madre di Giacomo il Maggiore e dell’evangelista Giovanni, ci pone un ragionevole dubbio: perché i suoi resti mortali sono stati ritrovati nel cuore del Lazio, a discapito di una tradizione ben documentata che la vede, lei e le altre due “Marie” (Maria Cleofa e la Maddalena) approdare in una barca senza remi in un piccolo villaggio francese della Camargue, poi divenuto noto come Les-Saintes-Maries-de-la-Mer?
3. Immagine sopra; la chiesa di Sant’Erasmo a Veroli (FR) – (Foto G. Pavat)
O, ancora, la chiesa di Sant’Erasmo, nota per un celebre miracolo eucaristico, che presenta in facciata e sulle pietre del sagrato una pletora di simboli graffiti, come nodi quadrilobati e schemi di gioco del filetto – o della Triplice Cinta – uno dei quali, addirittura, in posizione verticale)?
O, infine, la medievale chiesa di Santa Maria dei Franconi, a cui alcuni ricercatori continuano ad attribuire la paternità dei Cavalieri Templari, nonostante l’assenza di alcun documento storico che comprovi il coinvolgimento del celebre ordine di monaci-guerrieri?
Il suo interno ci pone un altro curioso enigma: perché in un trittico di affreschi – non coevo, ma risalente al XVIII secolo – che ritrae tre sante donne, Santa Caterina d’Alessandria, Santa Salome e Santa Maria Maddalena, quest’ultima presenta dei fianchi molto larghi e pronunciati, quasi materni, rispetto ai “vitini da vespa” delle altre due figure?
Sono enigmi dimenticati, appartenenti a un passato remoto, a cui, forse, non avremo mai risposte certe. Non tutti gli enigmi verolani, però, sono così antichi.
Ve n’è uno, in particolare, che appartiene a un passato molto prossimo, e precisamente all’anno 2005, e di cui sono venuto a conoscenza, casualmente, una fredda mattina di fine gennaio del 2017.
In pieno centro storico, lungo Via Vittorio Emanuele, c’è un selciato che pochi notano, ma che nasconde un enigma degno di un romanzo di Dan Brown.
5. Immagine sopra; le enigmatiche lastre del selciato di via Vittorio Emanuele a Veroli (FR).
Una serie di lastre in marmo, disposte una di seguito all’altra, sulle quali sono riportati i nomi di diverse frazioni di Veroli: Casamari, Scifelli, Santa Francesca, Colleberardi, Sant’Angelo in Villa, Giglio, San Giuseppe Le Prata, Sant’Anna e Castelmassimo.
Sopra, e attorno ai nomi, però, c’è dell’altro: segni, simboli misteriosi, lettere isolate. A un certo punto, il passante più attento si accorge che qualcosa non torna: compare una frase in latino, una piramide di lettere senza senso… e una strana sequenza di numeri.
Si tratta decisamente di un enigma.
13. Immagine sopra; la piramide di lettere
Parte I – La strana sequenza numerica
In cima alla sequenza sta una prima lastra che riporta l’intestazione Civitas Verularum (la città di Veroli), lo stemma araldico, una data (A. D. 2005), che è quella in cui l’opera è stata realizzata, e una strana sequenza numerica:
7. 1612812142012 S.
La notazione con il punto decimale e la lettera “S” finale potrebbero inizialmente far pensare a una coordinata geografica, o a un codice catastale, ma la ricerca in tal senso non produce niente.
Teniamola da parte, per il momento, ci torneremo dopo aver analizzato tutto l’insieme degli elementi.
In basso, nella stessa lastra, incontriamo una frase in lingua latina:
“HOC ITER FACTUM EST ETIAM A NON CLARIS LOCIS. 7 VERULARUM VIM PROBAT”,
che potrebbe essere tradotta come segue: “Questo cammino è stato compiuto anche da luoghi non illustri. Sette [elementi] provano la forza di Veroli.”
La parola iter (cammino, percorso) può indicare sia il tragitto simbolico, sia il tragitto pratico, ovvero la sequenza stessa delle lastre sulle quali si cammina. “Non claris locis”, ovvero i luoghi non famosi, non illustri, potrebbe far riferimento proprio alle frazioni di Veroli, meno conosciute o a volte trascurate rispetto al centro storico, ma che concorrono tutte insieme a rendere illustre l’intera città.
Quel numero “
” esplicitato in cifre, poi, mette subito in luce una delle caratteristiche principali dell’enigma: quello di essere fortemente basato sul simbolismo settenario.
Il sette è il numero del compimento di un’opera importante: Dio fece il mondo in sei giorni e il settimo si riposò, recita la Bibbia.
È l’unione del cielo e della terra, del microcosmo e del macrocosmo, della sfera divina e trinitaria (rappresentata dal triangolo) con quella umana e terrestre (rappresentata dal quadrato).
È un archetipo fondamentale che popola la tradizione storica (i sette re di Roma, i sette sapienti della Grecia, le sette meraviglie del mondo), le fiabe (Biancaneve e i sette nani, Il lupo e i sette capretti), le religioni (i sette doni dello Spirito Santo, i bracci della Menorah).
A sottolineare questo simbolismo numerologico, pensano le successive sette lastre della sequenza.
Parte II – Le lastre musicali
Ciascuna delle lapidi successive contiene il nome di una frazione del comune di Veroli, ma se si osserva meglio si nota che a ogni angolo di ciascuna lastra compare un simbolo o una lettera isolata.
È un altro messaggio nascosto.
In basso a sinistra compaiono i simboli planetari; nell’ordine, dall’alto verso il basso: Sole, Saturno, Venere, Giove, Mercurio, Marte e Luna, che sono anche i simboli alchemici dei sette metalli principali, a essi associati: oro, piombo, rame, stagno, mercurio, ferro e argento.
In basso a destra compaiono delle lettere minuscole, che lette una di seguito all’altra in direzione inversa (dal basso verso l’alto) compongono la sequenza s,a,n,s,o,n,e.
Sansone è un eroe biblico, legato al nazireato: egli, cioè, aveva fatto voto di non tagliarsi mai i capelli.
Il segreto della sua forza, che la moglie Dalila cerca in tutti i modi di scoprire, è legato alle sette trecce che raccolgono i suoi capelli. Sette è anche la durata in giorni del suo banchetto di nozze. Ancora una volta, una tradizione legata a questo numero sacro.
In alto a destra compaiono altri sette simboli, questa volta legati alla tradizione alchemica: un esagramma, simbolo stesso dell’Arte Spagirica, i segni di Terra, Acqua, Aria e Fuoco, un cerchio e un quadrato, che rappresentano, rispettivamente, l’oro e il sale fisso.
Infine, negli angoli in alto a sinistra compaiono ancora delle lettere isolate, questa volta maiuscole, che lette insieme, dal basso verso l’alto, formano la sequenza DRMFSLS.
Questa sequenza di lettere, apparentemente più criptica, è in realtà facilmente interpretabile facendo sempre riferimento al simbolismo numerico: si tratta, infatti, delle iniziali delle sette note in lingua italiana: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si.
Parte III – L’iscrizione misteriosa
La penultima lastra riporta l’iscrizione “VERULAE VERU VER”, in lingua possibilmente latina. Verulae è l’antico nome della città, veruè un termine che indica lo spiedo, o il giavellotto e ver è il nome della primavera.
Lette così, non ha molto senso. In realtà, è necessario fissarsi sulla ripetizione delle prime tre lettere di ogni parola, “VER”: nella cabala ebraica, infatti, le prime tre lettere corrispondono alla radice del nome, la cosiddetta shoresh, che indica il senso più vero e profondo della parola stessa e di tutte quelle che condividono lo stesso incipit: Veroli, Veritas, Verum e Verbum sono da questo punto di vista tutti equivalenti. La frase potrebbe dunque essere stata coniata come pseudo motto di tipo rinascimentale:
“Veroli, il Vero, la Verità”.
Ma a quale verità si intende far riferimento? Beh, sicuramente a quella celata dall’enigma, che il lettore è sfidato a ricercare!
Parte IV – La piramide letterale
L’ultima lastra è non meno bizzarra delle altre: essa presenta una serie di 21 lettere disposte in forma piramidale, apparentemente senza senso:
V
EPI
RQDA
NTH FOM
Z U S B C L G
Ma osserviamo meglio: le inziali delle prime righe danno VERNZ, e ancora una volta abbiamo la radice VER evidenziata nella lastra precedente.
Siamo sulla buona strada… ma qual è?
Le lettere finali lo suggeriscono: “VIAMG”, che potrebbe essere la “Via M(agna)”, o “Maggiore”, o può far riferimento a quell’iter citato nella prima lastra, il percorso, il lastricato stesso, da decifrare.
Quella piramide non è una matrice qualsiasi, ma rappresenta una chiave, esattamente quella che serve per decifrare il messaggio nascosto nel lastricato.
Perché quelle lettere devono essere per forza una chiave e non una parte del messaggio nascosto?
Semplice: il loro insieme rappresenta una permutazione dell’alfabeto latino classico, senza J, K, W, X, Y.
Non c’è una lettera che si ripete: dunque è una chiave.
Ma a che cosa serve?
A decifrare l’ultima parte quella dell’enigma, quella che avevamo lasciato in sospeso: la strana sequenza numerica della prima lastra…!
Parte V – La decifrazione
Se la piramide rappresenta una permutazione dell’alfabeto latino, e il crittogramma è una sequenza numerica, non c’è niente di meglio che assegnare ad ogni lettera un numero e vedere cosa succede. Lo faremo partendo dalla base della piramide, dalla prima lettera a sinistra, secondo una logica che va dal basso verso l’alto, come le sequenze letterali viste prima:
Sansone e DRMFSLS.
Torniamo alla sequenza numerica della prima lastra, quella serie
7. 1612812142012 S.
Dividiamo la sequenza in modo che ogni frammento rappresenti un numero inferiore o uguale a 21, e applichiamo la corrispondente lettera:
DONORIO, ovvero Giuseppe D’Onorio, che fu sindaco di Veroli dal 2004 al 2014, per due mandati consecutivi, fratello di quel Bernardo D’Onorio che fu abate di Montecassino dal 1983 al 2007.
Il sindaco D’Onorio fu certamente colui che ideò e commissionò l’opera pubblica: il “messaggio nascosto”, quindi, non è un contenuto esoterico da decifrare oltre, ma un omaggio criptato all’autore materiale dell’iniziativa: una firma lasciata sotto forma di enigma.
Parte VI – Le lastre di Via del Vescovado
Non è finita qui. Non molto lontano da Via Vittorio Emanuele, lungo la vicina Via del Vescovado, un’altra sequenza di lastre, molto simili, orna la pavimentazione stradale. Il concetto è più meno simile, ma invece dei nomi delle frazioni comunali abbiamo un elenco delle persone illustri che hanno calcato il suolo verolano. Anche qui, inframmezzati a tanti nomi, appaiono di tanto in tanto delle sequenze numeriche criptiche, ma la presenza della stessa piramide letterale alla base del lastricato ci conforta: lo schema della chiave è sempre lo stesso. Vediamoli insieme.
La lastra numero tre riporta:
FORTUNATA VITI
7 1612812142012 I
ed è il crittogramma già presente anche nel lastricato di Via Vittorio Emanuele, che sappiamo celare il nome del sindaco.
Cambia solo la lettera finale, qui c’è una I al posto della S. Andiamo avanti.
Le altre lastre che contengono crittogrammi sono, nell’ordine, la n.7, la n.11 e la n. 17.
Di seguito sono riportati i contenuti di queste lastre e le rispettive decodifiche.
In definitiva, abbiamo la sequenza E. Papetti, R. Mauti e D. Campanari, tutti cognomi molto diffusi nel frusinate e in particolare nella zona di Veroli.
Chi sono questi personaggi? Forse qualche lettore della zona li riconoscerà; magari facevano parte del comitato che progettò e realizzò i due lastricati, o forse appartengono alla cerchia del sindaco D’Onorio.
In particolare, l’ultimo nome potrebbe corrispondere a quel Danilo Campanari che concorse per carica di sindaco dopo il secondo mandato di Giuseppe D’Onorio?
Conclusioni – Il selciato parlante
In definitiva, ogni elemento di questo percorso scolpito nel marmo, dai simboli planetari e alchemici alla scala musicale, dalle lettere triangolari al nome di Sansone, contribuisce a costruire un codice urbano: un messaggio visibile ma non ovvio, che richiede attenzione e intuito.
È un monumento alla curiosità, alla verità (quel “VERU VER”) e alla forza che può nascere da ciò che è meno visibile (“non claris locis“).
E come Sansone, che nascondeva la sua forza nelle sue sette trecce, anche Veroli ha nascosto uno dei suoi segreti più enigmatici… proprio sotto i nostri piedi!
(Giulio Coluzzi)
–se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.