Immagine di apertura; a sx panorama del paese natale del professor Giuseppe Calligaris, Forni di Sotto in Friuli – Venezia Giulia. A dx il Professor Giuseppe Calligaris.
Lo “stregone” della Metafisiologia.
Giuseppe Calligaris, le stigmate, l’ideoplastia, l’ematoidrosi, la dermografia e altro ancora…
di Roberto Volterri
Forni di Sotto (Udine).
Qui, nell’alta valle del Tagliamento, il 29 ottobre 1876, viene alla luce Giuseppe Calligaris, medico, studioso degli aspetti più reconditi della fisiologia umana, non compreso dai suoi colleghi contemporanei e con, molte probabilità, neppure dagli studiosi odierni, pur portati ad accettare medicine olistiche, quantiche, ayurvediche, spirituali e chi più ne ha, più ne metta.
2 Immagine sopra; Il professor Giuseppe Calligaris, un vero e proprio “Stregone della Metafisiologia” ben poco compreso, soprattutto ai suoi tempi, dalla scienza accademica.
Eppure il Calligaris, brillante medico, è per moltissimi anni docente di Neuropatologia presso la Regia Università di Roma e il suo ponderoso volume Il sistema nervoso extrapiramidale (1927) ha accompagnato centinaia di tremebondi studenti di medicina nei loro complessi esami.
Nonostante ciò, nel 1938, è vittima – quasi novello Giordano Bruno… – di una sorta di Santa Inquisizione costituita proprio da suoi eminenti colleghi che fanno di tutto, con biasimevole successo, per condannarlo… al rogo, simbolico rogo quanto si vuole, ma che compromette del tutto la carriera accademica del nostro ricercatore.
Calligaris è figlio del medico condotto di Forni di Sotto (UD) ed è il maggiore di tre fratelli.
Dopo una fanciullezza trascorsa in Carnia, si trasferisce con tutta la famiglia ad Udine per seguire i corsi liceali.
Iscrittosi poi alla facoltà di medicina di Bologna, vi si laurea con il massimo dei voti, nel 1901, discutendo la tesi “Il pensiero che guarisce”.
Nel 1902 si trasferisce a Roma dove il noto professor Giovanni Mingazzini (1859-1929), Ordinario di Neuropatologia presso l’Ateneo della Capitale, lo accoglie come assistente.
3-4. Immagini sopra e sotto; Edizioni moderne di qualcuno dei tanti libri pubblicati dal Calligaris. Sotto un libro che, in realtà, è l’edizione recente della tesi di Laurea in medicina discussa da Giuseppe Calligaris nel giugno del 1901 presso l’Università di Bologna.
Alcuni anni più tardi, nel 1909, il giovane e brillante medico friulano viene nominato segretario del primo Congresso dei Neurologi italiani, ottiene la libera docenza in Neuropatologia presso l’Università della Capitale e pubblica la sua prima opera scientifica, dal titolo “Le mieliti sperimentali”.
Decide però di tornare ad Udine, ove con l’aiuto del padre, come si è detto anch’egli medico, dà vita ad una clinica per malattie nervose, pur continuando a mantenere i suoi impegni accademici a Roma.
Dopo il primo conflitto mondiale – dove si distingue per la sua umanità e per innegabili doti di comando – pubblica un mirabile studio sull’encefalite letargica sia, nel 1927, il già citato, fondamentale testo Il sistema nervoso extrapiramidale.
Tutto sembra quindi procedere per il meglio per il giovane medico, ma i riconoscimenti ufficiali – lo stesso Mingazzini gli attesta l’infinita sua stima scrivendogli “Tu mi hai superato!” – non accontentano certamente la sua voglia di sapere, di conoscere meglio il funzionamento di quella meravigliosa macchina che è l’entità biologica Uomo e soprattutto i misteri che – ancor oggi – si annidano nel suo cervello, nel suo sistema nervoso.
Perché tutto ciò?
Perché fin dai primi anni della sua carriera di medico il Calligaris ha notato alcune anomalie comportamentali da parte di alcuni suoi pazienti affetti da piccole o grandi turbe di funzionamento del sistema nervoso.
Anzi, raccoglie tutte queste sue esperienze in un fascicolo e, nel 1908, il professor Guido Baccelli, già Direttore dell’Accademia di Medicina di Roma e Ministro della Pubblica Istruzione, istituisce un’apposita commissione per esaminare obiettivamente le scoperte del giovane ricercatore.
Come spesso avviene nei riguardi del “nuovo” o di eretiche intuizioni, la Commissione esprime parere tra il “negativo” e il “dubbioso”, suggerendo al giovane medico di proseguire nelle sue ricerche in maniera più approfondita.
Cosa questa che il Calligaris, affatto demoralizzato, fa, soprattutto nel campo altamente di frontiera di quelle che egli stesso definisce “catene lineari del corpo e dello spirito”.
Nella sua vasta produzione di articoli e di libri, egli riporta infatti la sua scoperta, sull’epidermide umana, di moltissime linee che egli stesso denomina iperestesiche, della presenza di particolari “quadrati” e della comparsa di strani riflessi – quelli che poi chiamerà ripercussioni di rèpere – da lui scoperti in oltre due decenni di intensa sperimentazione su soggetti di per sé ipersensibili o comunque con qualche anomalo comportamento dal punto di vista psichico.
5-6. Immagini sopra e sotto; Edizioni moderne di uno dei tantissimi libri pubblicati da Giuseppe Calligaris sui suoi inconsueti esperimenti.
Siamo nel 1928, sono passati circa vent’anni da ciò che ha già pubblicato su tali ricerche e, inaspettatamente, egli rinuncia ad un’ancor più brillante carriera accademica dando alle stampe i risultati delle sue esperienze su quella che definisce carica” della linea assiale di un dito, “carica” che – sostiene il Calligaris – provocherebbe in ogni individuo sempre lo stesso riflesso psico-fisico, le ripercussioni di rèpere prima menzionate, e il generarsi sempre delle stesse sensazioni, degli stessi pensieri nella mente del soggetto al quale la “carica” è stata applicata.
Così, il 28 gennaio del 1928 espone le sue eretiche teorie davanti all’Accademia delle Scienze di Udine.
Si giunge poi al 1931, anno in cui una sua paziente, sulla quale sta sperimentando nell’ambito delle sue ricerche, lo avverte di percepire – durante la carica di un ben determinato punto – delle strane sensazioni.
E sempre le stesse…
Incuriosito, il Calligaris esercita per qualche minuto la pressione di un suo polpastrello su quel preciso punto dell’epidermide e la paziente riferisce di rivivere le sensazioni, i ricordi prima percepiti.
Anzi, riferisce fatti, episodi, ancestrali rimembranze che in altre circostanze non sarebbero affatto affiorate alla coscienza vigile proprio per una sorta di inconsci meccanismi di censura che impediscono all’Io di percepire la virtuale realtà che si cela – esprimendoci con una terminologia prettamente freudiana – tra i misteriosi meandri dell’Es e del Super-Io.
7. Immagine sopra; Il Professor Giuseppe Calligaris, Povero e solitario ricercatore
8-9. Immagini sopra e sotto; Sopra, il professor Giuseppe Calligaris mentre cerca, su una sua paziente, l’esatta localizzazione di una placca cutanea, facendo scorrere in varie direzioni il martelletto metallico fino a localizzarla con precisione. In basso, una volta localizzata la placca ipersensibile, Calligaris effettua la “carica” della stessa così come – per alcuni casi particolari – viene suggerito nei suoi libri.
10. Immagine sopra; Il professor Giuseppe Calligaris stimolava alcuni particolari punti dell’epidermide mediante martelletti di ottone aventi diversi diametri, oppure con impulsi elettrici.
11. Immagine in basso; un altro interessante libro del Calligaris dedicato allo studio della Criminologia in base alle sue ricerche sulle linee iperestesiche
Quel lontano giorno di oltre molti anni or sono è stato, probabilmente, l’inizio di una nuova era della ricerca sulle infinite possibilità dell’animo umano, sulle ancor poco conosciute facoltà di percezione extrasensoriale, insomma sui cosiddetti “canali occulti della mente”.
Un primo risultato pratico di queste embrionali scoperte è il notevolissimo impegno profuso dal Calligaris nei suoi esperimenti, impegno che lo porta in soli dodici anni a pubblicare almeno sedici ponderosi volumi dedicati ciascuno a diverse sfaccettature della ricerca intrapresa.
Chi scrive possiede quasi al completo la produzione scientifica di questo solitario ricercatore – in gran parte, purtroppo, solo in fotocopia – e, dopo averla letta quasi tutta (con notevole fatica, confesso!), è giunto alla conclusione che in essa, nei libri del Calligaris, esistono molte ripetizioni, definiamole così, che forse erano del tutto inevitabili ma che a lungo andare disorientano un po’ chi si voglia avvicinare agli aspetti sperimentali di questa affascinante avventura.
Suggerirei pertanto di apprendere le parti essenziali della ricerca, come individuare e come “caricare” le “placche” ma di non riempirsi la mente delle infinite sfaccettature che sembrerebbero derivare da ciò che il medico friulano riporta nella sua vastissima produzione letteraria.
Pena – parlo per esperienza personale – un quasi immediato rifiuto a proseguire nella lettura dei testi e, cosa ancor peggiore, il nascere di una tendenza a mettere in dubbio buona parte delle asserzioni nei libri esposte.
La cosa migliore – e lo raccomanda il Calligaris stesso – è impadronirsi della tecnica di ricerca delle dei punti ipersensibili, imparare a “caricarli” adeguatamente e… sperimentare, sperimentare, sperimentare!
Nei primi tentativi ben poco si riuscirà a produrre, come d’altra parte avviene in qualsiasi attività umana, ma dopo un po’, quando si sia riusciti ad entrare in sintonia con il metodo, allora e solo allora qualche incoraggiante risultato inizierà a comparire all’orizzonte.
Non prima.
“ Povero e solitario ricercatore… “
“… Povero e solitario ricercatore, io sto combattendo questa dura battaglia da più di cinque lustri, ma il coraggio non mi è mai venuto meno per cinque minuti…”
Così è costretto a scrivere il Calligaris dopo aver rese note le sue esperienze, le sue scoperte. I colleghi medici lo deridono, dimentichi del fatto che, parallelamente a tali eretiche esperienze, egli ha condotto altre più ortodosse ricerche in campo neuropatologico e tutte le riviste o le case editrici che fino a quel momento gli hanno pubblicato numerosi articoli e libri, coralmente, decidono di non accettarne altri. Anche i pazienti della clinica che Calligaris aveva aperta in Friuli cominciano a diminuire fino a scomparire del tutto!
Ma Calligaris non demorde e non abbandona le ricerche che ormai assorbono tutte le sue energie e tutto il suo tempo: si ritira nella sua villa di Magredis, presso il comune di Povoletto (Udine) e trascorre il resto della sua vita a scrivere gli altri innumerevoli libri e articoli in cui riporta tutti i risultati delle sue ricerche.
Tra questi risultati, quello che agli occhi di chi scrive appare estremamente interessante soprattutto ai fini di mettere a punto un semplice dispositivo elettronico per individuare le varie placche, i vari punti da stimolare, è che la resistenza elettrica di una piccola porzione di cute entro cui passa una linea iperestesica è molto più bassa di quella di aree cutanee prive di tali linee ipersensibili.
Ma come, in dettaglio, arriva il Calligaris ad intuire che esiste uno strettissimo rapporto tra la stimolazione di alcune specifiche aree della cute e strane ripercussioni di carattere psico-fisico seguite da manifestazioni mentali tipiche della più seria ricerca parapsicologica?
Già dal 1907, come assistente nell’Istituto di Neuropatologia della Regia Università di Roma, egli nota una stranissima anomalia nella sensibilità cutanea di alcuni suoi pazienti. In molti casi di disturbi o di lesioni periferiche midollari, radicolari o cerebrali le aree della pelle affette da conseguente anestesia non coincidevano con ciò che i testi di anatomia patologica del sistema nervoso riportavano al riguardo.
Dopo una lunga e minuziosissima sperimentazione Calligaris riesce a dimostrare che le aree di anestesia o, viceversa, di iperestesia (ovvero quelle dove la sensibilità pare anormalmente acuita) sono sempre delimitate da linee longitudinali e trasversali, da linee che scorrono trasversalmente da destra a sinistra e viceversa e, infine, che le linee di un medesimo sistema si incrociano sempre ad angolo retto.
Gli viene allora in mente di iniziare una sperimentazione con individui sani, non affetti da alcuna turba di origine psichica e scopre, con sua grande meraviglia, che opportuni stimoli di carattere meccanico (i suoi celebri ”martelletti”), elettrici (le correnti faradiche, oggi sostituibili da impulsi creati da semplici generatori più tecnologicamente avanzati), ma anche termici e, sembra, magnetici producono sempre le ripercussioni di rèpere e inducono temporaneamente facoltà di percezione extrasensoriale.
12-13. Immagini sopra e sotto, due fasi della ricerca di una particolare placca situata sulla spalla sinistra del soggetto in studio. In alto, individuata la placca, Calligaris la stimola meccanicamente – con il soggetto bendato per non essere disturbato e influenzato da stimoli visivi esterni – mediante un piccolo cilindro metallico.
Purtroppo il secondo Conflitto Mondiale causa la distruzione di gran parte delle osservazioni diligentemente archiviate da Calligaris, ma egli, ancora una volta, non demorde e ricomincia la lunga, difficile serie di esperimenti, giungendo a stabilire che i quadrati riportabili sull’epidermide, determinati dall’incrocio di linee iperestesiche presentano differenti valori, dando infatti origine ad un grande quadrato fondamentale, avente il lato di circa dieci centimetri e il piccolo quadrato fondamentale, con il lato di circa un centimetro.
Questo quadrato si può a sua volta suddividere in cento quadratini di un millimetro quadrato e, pare, così via.
14-15. Immagini sopra e sotto; In alto, secondo la tecnica della digitopressione questi sarebbero i punti da stimolare per agire su alcuni organi interni. In basso, analogamente il sistema nervoso cerebro-spinale dell’uomo rappresentato nella banda della linea laterale del corpo (da G.Calligaris, Le catene lineari secondarie del corpo e dello spirito, 1930). Secondo il Calligaris ognuna delle linee qui rappresentate avrebbe una precisa corrispondenza con l’attività di alcuni organi interni (ad esempio: 1= intestino; 2= stomaco; 3= organi sessuali; e così via).
Il geniale medico friulano scopre anche che sui quattro lati delle nostre dita esisterebbero alcune bande costituite da otto o nove linee identiche a quelle che suddividono il piccolo quadrato fondamentale, mentre tra le radici di ogni coppia di dita egli avrebbe individuata la banda cosiddetta interdigitale, costituita da nove linee. Tali bande salirebbero poi su per ogni braccio, girano intorno alla spalla, passano sul lato esterno del braccio stesso e dell’avambraccio ricongiungendosi così tra le dita, formando una sorta di molteplici circoli chiusi.
16-17. Immagini sopra e sotto; In alto, secondo lo studioso friulano i cinque sensi, le capacità di calcolo e visualizzazione delle figure geometriche sarebbero localizzate in queste linee (da G. Calligaris, Le catene lineari secondarie del corpo e dello spirito, 1930). In basso, alcune aree cutanee preposte al ricordo o all’oblio secondo gli studi del ricercatore di Forni di Sotto (UD). (da G. Calligaris, Le catene lineari del corpo e dello spirito, 1929).
18. Immagine sopra; lo studioso friulano avrebbe rintracciato nel braccio destro una fitta rete di punti e placche da stimolare per percepire anche l’Invisibile. (da G. Calligaris, Le catene lineari del corpo,VII serie di ricerche,1929 ).
19. Immagine sopra; secondo il Calligaris è possibile controllare i sogni che si faranno, stimolando contemporaneamente, con una piccola punta, alcune linee iperestesiche (da G. Calligaris, Il sogno rivelatore , 1930)
Una scoperta del Calligaris che ha quasi dell’incredibile è quella relativa alle immagini che si creano su determinate aree cutanee a seguito della carica di alcune specifiche placche iperestesiche. Le potremmo chiamare proiezioni demografiche.
Esse appaiono formate da leggere linee rossastre e scompaiono con il cessare dell’effetto della carica della placca.
Ciò che appare sconvolgente in questa speciale ricerca del medico di Forni di Sotto è che sulla pelle è possibile far apparire immagini di organi interni del soggetto, di oggetti che abbiano avuto un particolare rapporto con il soggetto stesso, ma anche oggetti ignoti al percipiente e situati molto lontano oltre al profilo di individui scomparsi da secoli o millenni.
20-21. Immagini sopra e sotto; Due stupefacenti immagini dermografiche ottenute dal professor Calligaris stimolando una placca posta sul dorso della mano sinistra. In alto; l’immagine di una chiave, con accanto l’oggetto che l’ha determinata. In basso, un calice e il relativo oggetto visualizzato dal soggetto in esperimento.
Capisco, capisco, siamo ai limiti della fantascienza e appare quasi inverosimile che tutto ciò sia stato veramente sperimentato dal Calligaris.
Ma la fenomenologia qui appena accennata ci sembrerebbe ben meno inverosimile se solo ci affacciassimo con mente un po’ più aperta sui misteriosi legami tra mente e corpo.
Vediamo qualche breve cenno sull’argomento.
Le stigmate, l’ideoplastia, l’ematoidrosi, la dermografia e altro ancora…
Fin dalla metà del XIX secolo i ricercatori che tentavano di esplorare i misteri della psiche e la sua influenza sul soma, sul corpo, dovettero prendere atto, soprattutto cercando di fornire una razionale spiegazione al fenomeno delle stigmate, che esiste uno strettissimo legame tra ciò che pensiamo e ciò che avviene nel nostro corpo.
O su di esso…
Durand du Groy coniò così il termine ideoplastia, nel 1860, per descrivere gli strani fenomeni che evidenziavano come un’idea, un’immagine mentale visualizzata e ripetuta iterativamente da un soggetto, potevano lasciare sul corpo dello stesso individuo.
Oltre vent’anni dopo, nel 1864, il professor Ochorowicz approfondì l’argomento studiando gli strani effetti fisiologici – duraturi nel tempo, come le stigmate – che i fenomeni di suggestione o autosuggestione producevano su alcuni individui particolarmente sensibili e impressionabili.
22. Immagine sopra; Il professor Julian Ochorowicz (1850- 1917) studioso della fenomenologia di frontiera e dei misteriosi rapporti tra la psiche e il soma.
Non possiamo, inoltre non ricordare forse il più conosciuto esempio di influenza della psiche sul soma: l’ematoidrosi che caratterizzò le ultime ore del Cristo quando, nell’Orto del Getsemani, mentre era assorto nel pregare il Padre nell’alto dei Cieli, in attesa di venire arrestato e poi crocifisso, sudò copiosamente sangue dalla fronte…
“Uscito se ne andò come al solito al Monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono
Giunto sul luogo, disse loro “Pregate, per non entrare in tentazione“.
(Luca 22, 39-46)
“Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:
“ Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà”
In preda all’angoscia pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
(Luca, 25, 43-46)
23. Immagine sopra; Un’impressionate caso di ematoidrosi della mistica Therese Neumann (1898- 1962)
Tutto ciò appare, indubbiamente, correlabile all’intensissimo stress dovuto al tragico momento vissuto dal Cristo, dal forte coinvolgimento emotivo che precedette non di molto la sua tragica condanna e morte sulla Croce.
Continuerei la breve rassegna citando anche la discussa vescicolazione ipnotica, ampiamente studiata soprattutto nel XIX secolo, quando ipnotizzatori da palcoscenico, ma non solo, poggiavano un oggetto a temperatura ambiente o anche freddo sulla cute di un soggetto preventivamente ipnotizzato e al quale erano state date suggestioni legate ad intense sensazioni di calore, facendo così comparire delle vesciche come se il soggetto stesso fosse stato veramente ustionato da oggetti incandescenti.
Più vicina alle esperienze del Calligaris è comunque la Dermografia, i cui visibili effetti sulla pelle dei soggetti sono limitati a pochi minuti oltre il perdurare dello stimolo che li ha determinati. Il fenomeno è stato spiegato con la dilatazione dei vasi sanguigni periferici del soggetto a seguito di una intensa suggestione derivante dall’esterno o autoindotta.
24. Immagine sopra; Curiosi disegni dovuti ad un fenomeno di “autarchica” dermografia sul corpo della newyorchese Ariana Page Russel la quale, forse, ha trasformato una sua presunta “patologia” in una inconsueta espressione “artistica”.
Perché, dunque, non accettare senza particolari pregiudizi i risultati ottenuti dal ricercatore friulano?
L’aspetto che li differenzia notevolmente dai risultati fin qui accennati è che essi appaiono più correlabili ad una fenomenologia ESP, ovvero alla percezione extrasensoriale, poiché ciò che appare sulla pelle dei soggetti, ai quali è stata applicata una stimolazione delle particolari “placche”, sembra più simile a ciò che i cosiddetti “canali occulti della mente” possono produrre che ai normali – si fa per dire, ovviamente! – fenomeni in cui la psiche ha eclatanti effetti sul soma.
Ora che sapete tutto (o quasi…) sulle ricerche del professor Calligaris, ora che sapete tutto (o quasi) su ciò che potrebbe succedere stimolando meccanicamente o elettricamente i punti, le placche, le linee iperestesiche, come aiutarci a trovare senza eccessive difficoltà le aree su cui concentrare la nostra attenzione?
Come avrete intuito da tempo, potrebbe esistere una stretta correlazione tra i punti dell’agopuntura cinese e i punti iperestesici individuati dal Calligaris, così come le linee iperestesiche potrebbero trovare una stretta corrispondenza con i meridiani della medesima visione orientale dell’”universo Uomo”.
Perché, allora, non tentare di aiutare lo sperimentatore fornendogli un semplice mezzo tecnologico che possa permettergli di localizzare con la precisone del millimetro i punti che secondo il Calligaris consentirebbero di innescare temporaneamente alcune interessanti facoltà ESP, compresa quella di accedere alla “memoria degli oggetti”, alla “memoria dei luoghi” in cui “qualcosa” avvenne, alla memoria dell’invisibile passato?
25. Immagine sopra; Un altro esempio di ematoidrosi presumibilmente volontaria, sperimentale.
Il “sensitivo”, forse, desiderava una scossa?
26. Immagine sopra; No, quello illustrato non è un moderno generatore elettronico di impulsi: è la cosiddetta «Slitta di Dubois» per la produzione di quelle che venivano denominate correnti faradiche. Era un semplice dispositivo costituito da due avvolgimenti elettrici accoppiati tramite un nucleo che poteva introdursi più o meno all’interno degli avvolgimenti stessi. L’avvolgimento primario era collegato ad una batteria da 8 o 12 volt, ma la corrente fluente nell’avvolgimento primario veniva interrotta molte volte al secondo tramite un dispositivo meccanico: poiché era molto elevato il rapporto-spire tra avvolgimento primario e secondario, ai capi di quest’ultimo erano prelevabili gli impulsi di notevole ampiezza utili a stimolare le « placche iperestesiche ».
27. Immagine sopra; L’autore di questo articolo tenta uno degli esperimenti indicati dal Calligaris, utilizzando come oggetto induttore un testo originale del XVII secolo, stimolando la placca con uno dei martelletti metallici. È opinione dello stesso autore che il libro o il reperto organico osseo fungano unicamente da testimoni, come negli esperimenti di Radiestesia, avendo forse il ruolo di catalizzatori per il manifestarsi delle facoltà di percezione extrasensoriale (ESP) di cui sarebbero dotati alcuni esseri umani, in misura molto variabile da individuo a individuo.
28. Immagine sopra; La foto illustra un esperimento effettuato dall’autore con reperti organici – frammento di osso parietale e di ulna – “carichi di storia”. Come fonte di segnali elettrici è stato qui usato un comune, economicissimo generatore di tipo commerciale, in grado di fornire impulsi – regolabili in intensità – come quelli visibili nella immagine seguente.
29. Immagine sopra; Disponendo di un comune oscilloscopio è possibile visualizzare gli impulsi emessi da un Generatore, impulsi necessari alla sperimentazione sui punti “iperestesici” ipotizzati dal Calligaris.
Questo articolo, le personali riflessioni a seguito di una pratica sperimentazione, potrebbero spingere qualche lettore, versato nella ricerca “pura”, a passare anche alla fase “applicativa”.
Quel che fino ad ora avete letto rientra nell’ambito di una lunga ricerca relativa ad uomini di Scienza un po’ borderline, quasi ritenuti veri e propri “stregoni” in bilico tra conoscenze scientifiche troppo avanti sui tempi e un universo di cognizioni non rientranti nel novero dei dogmi accademici, del sapere “ufficiale”, di quanto la Scienza – con la S maiuscola, s’intende! – sia in grado di accettare.
Dimenticando, a volte, che “Ė l’adeguarsi al tempo necessaria virtù”…
(Roberto Volterri)
– Tutte le immagini sono state fornite dall’autore
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