Immagine di apertura; La Theotokos di Vladimir (Russia) e a dx la Madonna Nera di Częstochowa (Polonia).
I MISTERI DELLE MADONNE NERE
2 PARTE
di Alessandra Filiaci
2. Immagine sopra; La Theotokos di Vladimir, conosciuta anche come Madre di Dio della tenerezza, Madonna di Vladimir e Vergine di Vladimir. (Autore sconosciuto; XII secolo. Galleria Tret’jakov di Mosca.)
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Theotokos_di_Vladimir#/media/File:Vladimirskaya.jpg)
Molteplicità delle raffigurazioni di Maria.
La grande varietà delle rappresentazioni della Vergine indurrebbero a ritenere che ci troviamo di fronte ad una molteplicità di Madri di Gesù sotto un solo nome, ma, come non si stancano di ripetere i sacerdoti a chi manifesta una preferenza devozionale verso l’una oppure verso l’altra immagine, la Madonna è una! Eppure, persino i pontefici hanno avuto le loro simpatie.
Pensiamo, per esempio, a papa Francesco, devoto alla Salus Populi Romani, icona bizantina dalla tradizione attribuita alla mano di San Luca, ma risalente all’XI secolo, conservata nella Cappella Paolina (Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, Roma). Il pensiero corre anche a papa Giovanni Paolo II, devoto sin dalla sua infanzia alla Madonna Nera col Bambino conservata nel Santuario di Jasna Góra, in Polonia, meglio conosciuta come Madonna Nera di Częstochowa, la famosa icona, di tradizione medievale bizantina, posteriore al VI secolo, eseguita in ebano con intarsi in argento, che nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, fu sfregiata a colpi d’ascia, che lasciarono dei segni, ancora oggi chiaramente visibili, che le avrebbero provocato un copioso sanguinamento.
Secondo la leggenda, l’Evangelista Luca avrebbe ritratto la Madre di Gesù per visione diretta. Riguardo al colore scuro dell’incarnato di questa Madonna e del Figlio si è supposto che esso sia stato causato da un’alterazione dei colori, oppure che sia dovuto ad una scelta precisa dell’artista, permettendo tale tonalità di rendere meno evidente la natura terrena della Madre di Dio accentuandone quella spirituale. (1)
3. Immagine Sopra. La Madonna Nera di Częstochowa (Polonia), dipinta secondo la tradizione da San Luca.(Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Blackmadonna.jpeg)
È fuor di dubbio che la molteplicità delle figurazioni mariane debba spiegarsi tenendo conto dei periodi storici in cui esse vennero prodotte, delle richieste delle committenze e della sensibilità dei singoli artisti. Quel che a noi occidentali appare essere un’anomalia, la Vergine rappresentata con l’incarnato bruno, non lo è in Paesi abitati da popolazioni dall’epidermide scura, in cui il culto delle Madonne Nere esportatovi dagli emigrati europei si è trasformato adattandosi alle peculiarità delle culture indigene dei luoghi dove essi sono andati a stabilirsi. La medesima motivazione, ossia la volontà di adattare e rendere più facilmente accessibile al culto rivolto alla Madonna le genti alle quali tali effigi erano destinate, è valida, evidentemente, anche per le rappresentazioni della Vergine con l’incarnato chiaro e i capelli biondi, o rossi, ‘colori’ ampiamente diffusi soprattutto nel nord Europa.
Un altro elemento di non secondaria importanza da prendere in considerazione sono le dichiarazioni di coloro i quali sono definiti veggenti. Abbiamo già ricordato qualcuna delle apparizioni della Madre di Gesù, ma per la sua peculiarità è quanto mai opportuno citare la Vergine di Guadalupe, che rappresenta un caso a sé sotto diversi aspetti: la figura della Madonna che si è impressa sul mantello del giovane indio convertito al Cristianesimo Juan Diego Cuauhtlatoatzin, al quale, sulla collina di Tepeyac (alla periferia di Città del Messico), apparve la Vergine all’alba del 9 dicembre del 1531, è risultata ad ogni perizia ed indagine scientifica inspiegabile. Essa rientra tra le cosiddette immagini acherotipe, non fatte da mano dell’uomo. Mistero nel mistero, nelle sue pupille sono impressi i volti di coloro i quali furono testimoni del miracolo.
La Vergine spiega la sua apparizione chiedendo a Juan Diego di far costruire <<la sua piccola casa sacra>>. Il vescovo non crede alle parole del giovane. Alla quarta apparizione, il 12 dello stesso mese, la Madonna chiede a Juan Diego di raccogliere fiori sulla collina, e nonostante sia inverno il veggente la trova ricoperta di fiori di Castiglia. Il giovane riempie di fiori il suo mantello (un’umile tilma costituita da due teli di ayate – fibra di agave – cuciti insieme) e di nuovo si reca dal vescovo. Si svela l’immagine della Vergine, che ha una carnagione ambrata (non chiara come le Vergini del nord Europa) e i capelli neri, è raffigurata in piedi, con le mani giunte, gli occhi socchiusi. Il suo manto è trapuntato di stelle, una cintura scura
<<le cinge il seno e ne rivela l’imminente maternità, secondo l’uso delle donne azteche. (…) Ai piedi una falce scura di luna e dietro la circondano raggi luminosi di uno splendido sole, simile alla mandorla mistica dell’arte occidentale romanica>>. (2)
Cogliamo questi ed altri dettagli nell’immagine che segue.
4. Immagine Sopra. La Vergine di Guadalupe (Città del Messico).
(Fonte: https://www.avvenire.it/amp/rubriche/pagine/guadalupe-immagine-vivadell-amore)
È appena il caso di notare che in virtù della grande diffusione delle immagini di Nostra Signora di Lourdes, bianco e azzurro sono diventati i colori mariani per eccellenza, ma non è certo un mistero che essi non sono gli unici colori che sono stati scelti dagli artisti per vestire la Madonna. E non sono certamente una rarità le Madonne, comprese quelle Nere, riccamente abbigliate. Relativamente invece all’espressione del volto e alla gestualità, quando gli artisti vogliono evidenziare i tratti più umani di Maria generalmente i lineamenti si fanno più decisi, i colori si scuriscono, la concretezza del corpo ne esalta l’umanità; i gesti, lo sguardo amorevole o che esprime dolore, sono quelli di una qualsiasi madre premurosa che prova gioia o soffre per il proprio figlio. Il silenzio dei Vangeli sulle sue caratteristiche fisiche è colmato da una ricca iconografia che mostra la complessità di questa figura di donna, creatura terrena e Madre di Dio.
Si deve, inoltre, sempre tenere conto della forza della tradizione, che tuttavia non garantisce che lo scorrere del tempo e restauri inappropriati, come si è su accennato, non alterino, talvolta anche in modo sostanziale, le opere originali.
5. Immagine Sopra. La statua di Nostra Signora di Aparecida (San Paolo, Brasile).
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Nostra_Signora_Aparecida#/media/File:NS_Aparecida.png)
La storia, maestra di vita, spesso trova nel trascorrere del tempo un alleato.
Molte verità taciute vengono alla luce dopo centinaia, persino migliaia, di anni, talora grazie a scoperte inaspettate, talaltra per la curiosità di imperterriti ricercatori che hanno dedicato la loro vita allo studio di polverosi testi occultati in antiche biblioteche. Altre volte, però, la memoria di personaggi realmente esistiti e di eventi realmente accaduti si perde o si offusca a tal punto da diluirsi nella leggenda o da far ritenere che essi siano un mero parto della fantasia. La stessa cosa accade con i manufatti: il trascorrere dei secoli può gettare una patina indelebile su di essi, alterarne, fino a renderli illeggibili, i colori e persino i tratti iniziali.
È cosa nota che le statue e i templi dell’antichità e del Medioevo non erano totalmente incolori, grigi o biancastri, come vengono sovente rappresentati in tanti film anche di successo; tutt’altro. La decolorazione avvenuta in tempi relativamente brevi è da ascrivere in genere al fatto che i pigmenti naturali e le tinture all’acqua abbiano sofferto specificatamente se esposti agli agenti esogeni.
Per secoli molti edifici sacri ed opere d’arte hanno mostrato un volto per così dire appannato, ma oggi, grazie ad accurati restauri e al progresso tecnologico, possiamo riscoprirne i colori originali e proiettarci virtualmente nel passato. E confermarci così che neanche il Medioevo, epoca di profonda devozione alla Madonna, fu un’epoca buia.
6. Immagine Sopra. La Madonna Nera di San Severo (provincia di Foggia, Puglia).
(Fonte: https://www.lagazzettadisansevero.it/san-severo-le-tradizioni-non-si-toccano/)
Gli incarnati della Madonna e del Bambino Gesù. La Madonna Nera di San Severo in provincia di Foggia.
Quanto sopra ricordato relativamente alla Madonna Nera di Crea ci deve far riflettere, come notavamo all’inizio, sul pericolo di abbracciare acriticamente ed in modo affrettato l’una o l’altra delle ipotesi su ricordate. Chi abbia presente la statua della Madonna Nera col Bambinello custodita nel Santuario della Beata Vergine del Soccorso a Sansevero, in provincia di Foggia, comprenderà, se mai ve ne fosse ancora bisogno, il motivo di tale raccomandazione: a differenza di quello di Maria, l’incarnato del Bambinello è chiaro.
Tale difformità, presa in se stessa, potrebbe farci propendere per l’ipotesi che si tratti di una rappresentazione della Madonna afflitta seguendo la lezione della Lauda di Jacopone da Todi, in cui la <<mamma>> è definita <<scura>>, ossia addolorata, mentre <<bianco e vermiglio>> e poi <<bianco e biondo>> è descritto il Figlio.
Ma anche questa ipotesi, come tutte le altre che prendano in considerazione soltanto il colore delle Madonne brune e non quello del Bambino rappresentato con Lei, evidenzia un errore di fondo, un approccio sbagliato in quanto parziale se applicato soprattutto in via generale. Non tutte le Madonne scure possono essere ritenute rappresentazioni della Vergine addolorata, che siano rappresentate col piccolo Gesù o che non lo siano. Se fosse vero il contrario, dovremmo concludere che hanno lo stesso significato tutti i Bambinelli scuri? È, questo, un ‘dettaglio’ che purtroppo tanti, attratti esclusivamente dalla tinta bruna o nera di queste Madonne, dimenticano, chissà perché, oppure non prendono in considerazione, come se esso fosse irrilevante.
7. Immagine Sopra. Santino raffigurante “La Bruna”, venerata nella Basilica del Carmine Maggiore a Napoli.
(Fonte: (http://immaginettemariane.blogspot.com/p/madonne-nere-in-italia.html)
La parola ad alcuni partecipanti al Convegno Internazionale: NIGRA SUM. Culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d’Europa.
Il quotidiano Avvenire, nell’articolo a firma di Lorenzo Rosoli dal titolo: <<Nigra sum>>, devozione europea, pubblicato il 26 maggio 2010, diede voce ad alcuni dei relatori partecipanti al Convegno Internazionale: NIGRA SUM. Culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d’Europa, tenutosi pochi giorni prima in Italia. (3)
Tra costoro figurava la storica Lucetta Scaraffia, la quale su L’Osservatore Romano aveva già rimarcato che il nero è segno di una lunga devozione in onore di una immagine particolarmente miracolosa e quindi amata dai devoti, niente a che vedere né con le leggende esoteriche che sono state mobilitate per spiegare questo colore, né con la ricerca di legami con divinità femminili pagane; il nero della Madre e del Bimbo parla della loro alterità ed umiltà.
Il Direttore del Parco del Sacro Monte di Crea e del Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei, dottor Amilcare Barbero, da parte sua spiegò che quelle che da secoli veneriamo come Madonne Nere in origine erano, di norma, rosate.
L’impatto del tempo, delle condizioni ambientali e di conservazione, assieme al flusso dei devoti, hanno portato al successivo annerimento degli incarnati.
Tra le cause dell’annerimento si deve includere non soltanto il fumo delle candele e delle lampade votive, ma anche il trattamento con olio di lino o con sostanze minerali e pure il fatto che spesso quei simulacri sono rimasti per lungo tempo in luoghi come grotte o piccole cappelle, prima di essere ospitati in veri e propri santuari, sottoposti dunque all’umidità, alla polvere mossa dall’afflusso dei pellegrini e così via.
Secondo Claudio Bernardi, docente universitario e membro del Comitato scientifico del Centro di documentazione dei Sacri Monti raffigurare nera la Madre di Dio metteva in risalto la libertà e la forza della grazia divina; il Verbo si fa carne grazie al sì di un essere due volte inferiore, marginale, secondo le categorie umane: una donna, una ragazza del popolo, e per di più nigra.
Un’altra lettura che se ne può dare – soggiungeva lo studioso – è il riferimento al dolore di Maria: Ella, sotto la croce, viene chiamata dal Figlio agonizzante a essere Madre della Chiesa, di tutti i credenti; nel momento più tragico e buio la madre dolente, la scura, viene chiamata ad una nuova maternità spirituale.
Riguardo ai molteplici significati assegnati al nero nel corso dei secoli, un elemento che fu messo in evidenza durante il Convegno è che il riferimento biblico: Nigra sum sed formosa era importante, ma non così diffuso come oggi.
Il nero, “colore” evocativo e profondo.
Per concludere (per ora) il nostro necessariamente sintetico scritto su questa complessa tematica, vogliamo ricordare alcuni significati simbolici del nero, che potranno essere utili al lettore curioso e desideroso di approfondire l’argomento trattato. (4)
Molteplici e diversi sono i significati simbolici del nero, colore con luminosità teoricamente nulla (lo si definisce acromatico) dato dalla sintesi sottrattiva di tutti i colori dello spettro visibile o di tre colori primari.
La profondità che il nero riesce ad evocare ci viene suggerita dalla sua capacità di far risaltare gli oggetti colorati e luminosi. Ci appare di una profondità inaccessibile il cielo notturno senza stelle, ci appaiono nere le profondità della terra e l’ombra che proietta un corpo sul suolo quando il sole in alto risplende.
Il nero rimanda all’idea di invisibilità ed occultamento. In Occidente esso è associato al lutto, alla morte che, peraltro, per i cristiani è soltanto il passaggio verso la vera vita. Il nero degli abiti dei sacerdoti indica il distacco e la rinuncia alla vanità del mondo. Sono nere le immagini delle grandi dee della fecondità e neri gli animali anticamente sacrificati alle divinità ctonie quali Ecate e Ade.
Il nero è il “luogo delle germinazioni”, delle origini, ma anche delle forze negative ed involutive.
Quando l’Essere, il positivo, la vita, la gioia sono associati alla luce, il Non-Essere, la sofferenza, la perdita di qualcosa o qualcuno, sono invece associati all’oscurità ed il nero diviene il colore della negazione della vita, della sterilità.
Il nero è associato al Male; si dice: “nero come il peccato”.
Si deve osservare, tuttavia, che in alcune tradizioni la massima luminosità è percepita come nera. Per i mistici, Dio è luce infinita, percepibile soltanto attraverso l’occhio del cuore, ossia attraverso l’intuizione immediata, ed è una luce tanto chiara da sembrare tenebra.
Negli stati più avanzati dei percorsi iniziatici il nero simboleggia le dimensioni metafisiche che sono oltre il limite conoscitivo della mente.
La tenebra può essere privazione di luce, oppure eccesso di luce; nel secondo caso essa indica la trascendenza inaccessibile.
Forse, il segreto più profondo delle Madonne Nere può essere colto soltanto nell’intimità del proprio animo. Il loro colore, evocatore della terra Madre, che ha fatto nascere leggende ancora oggi salde come le tradizioni che sono state intessute intorno a queste ieratiche immagini mariane, sollecita i credenti a penetrare nei misteri della nascita e della morte e a spostare lo sguardo lontano, oltre i confini della forma per immergersi nell’eternità.
(Alessandra Filiaci)
– Le immagini sono state fornite dall’autrice.
Note bibliografiche. (2a parte)