Immagine di apertura; La Cattedrale di Santa Maria Annunziata a Otranto (Fonte Wikipedia)
IL MISTERIOSO MOSAICO PAVIMENTALE DELLA CATTEDRALE DI OTRANTO (LE)
Re Artù o Thomas Beckett?
2^ e ultima parte
di Marco Di Donato
Continuiamo nella descrizione di questa imponente opera musiva parlando di un interessante personaggio la cui presenza lascia più di qualche perplessità: ossia re Artù.
2. Immagine sopra; Rex Arturus nel mosaico del monaco basiliano Pantaleone nel Duomo di Otranto.
Il sovrano celtico lo vediamo raffigurato nella parte dedicata al Vecchio Testamento e, in particolare tra la scena della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden e le vicende legate all’uccisione di Abele ad opera di Caino.
Ma cosa ci fa questo personaggio, il cui nome è chiaramente indicato nel mosaico con l’appellativo di “Rex Arturus”, in questo mosaico?
Perché sta cavalcando un caprone mentre sembra salutare e affrontare un grosso gatto?
Effettivamente tutto ciò lascia più di qualche dubbio, motivo per il quale è il caso di approfondire.
In merito ad Artù, non sappiamo se nella realtà sia davvero esistito un sovrano che portasse questo nome; però sappiamo con certezza che il primo grande racconto della vita e gesta di re Artù fu scritto da Geoffrey di Monmouth tra il 1135 e il 1137 in un’opera denominata “Historia Regum Britanniae”.
Successivamente, tra il 1170 e il 1185, furono composte altre opere da parte dello scrittore e poeta francese medievale Chrètien de Troyes, che ebbero grande diffusione soprattutto nelle corti normanne del Sud Italia.
Ma per quale motivo re Artù si trova a cavallo di un caprone, se nel Medioevo questo animale veniva associato al demonio, alla lussuria e alla corruzione?
Ciò che sembra strano è anche il fatto che il sovrano venga raffigurato nell’intento di lottare con un grande felino, identificato come il “Gatto di Losanna”, ma la cui leggenda è narrata nel “Livre d’Artus”, che uscirà tra il 1220 e il 1230 ossia circa cinquant’anni dopo la realizzazione di questo mosaico.
Si può quindi ipotizzare che il mosaico sia stato fonte di ispirazione per l’autore del libro? O c’è dell’altro?
Inoltre, nel mosaico re Artù viene ucciso dal Gatto di Losanna, sbranato alla gola, mentre nel libro è il sovrano celtico a uccidere il Gatto.
Effettivamente queste particolarità lasciano più di qualche dubbio, tanto da domandarci se il personaggio raffigurato sia davvero re Artù e/o se la scena sia sempre stata presente nel mosaico o aggiunta successivamente.
Di fatto ci sono una serie di motivazioni che conducono a queste considerazioni:
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Nel mosaico sono raffigurati altri sovrani e tutti hanno un abbigliamento regale, mentre re Artù no;
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Re Artù porta in mano un bastone e non uno scettro, come invece hanno re Salomone e Alessandro Magno;
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Nel libro “Il mosaico di Otranto” di Grazio Gianfreda e nel libro “L’enigma di Otranto” di Carl Arnold Willemsen, gli autori riferiscono che in un disegno del mosaico di Otranto, realizzato nel 1818 dallo storico francese Millin, Artù non portava la corona;
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La parte di mosaico in cui è inserito Artù è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli in quanto danneggiata;
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All’epoca di realizzazione del mosaico, la figura di Artù ancora non aveva raggiunto notorietà;
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Nel corso dei secoli non si menziona mai la presenza di re Artù tra i personaggi del mosaico di Otranto. Negli ultimi anni del XIX secolo, lo studioso Cosimo De Giorgi descrive il mosaico, richiamando anche gli studi sui monumenti dell’Italia meridionale effettuati da Demetrio Salazaro nella metà del XIX secolo, nominando altresì Caino e Abele ma non facendo alcun riferimento alla figura di Artù;
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L’allocazione nel mosaico di re Artù è davvero fuori luogo, in quanto si trova nella parte del Vecchio Testamento dove è raffigurata la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre e la biblica vicenda dell’uccisione di Abele da parte di Caino.
Ma se quindi non si tratta di re Artù o se, per meglio dire, il nominativo sia stato aggiunto successivamente, magari dopo che il sovrano celtico aveva raggiunto una certa fama, chi è o chi era il personaggio raffigurato?
Ci troviamo dinnanzi all’ennesimo mistero che da secoli aleggia sul pavimento musivo della Cattedrale di Otranto?
Il pavimento di Otranto, ricordiamo, venne realizzato tra il 1163 e il 1165 e di lì a poco ci sarà un avvenimento che scuoterà non poco la coscienza cristiana.
Parliamo di un episodio avvenuto nel 1170 nella Cattedrale di Canterbury in Inghilterra e che vedrà protagonista l’Arcivescovo Thomas Becket.
4. Immagine sopra; Assassinio di Thomas Beckett.
Ma andiamo per gradi: alcuni anni prima, il re d’Inghilterra Enrico II aveva nominato l’amico Thomas Beckett, Cancelliere del Regno d’Inghilterra, ricevendo onori e proprietà per la sua capacità di interpretare la politica riformista del sovrano.
Nel 1162, Thomas Beckett venne nominato – sempre dal re d’Inghilterra Enrico II – arcivescovo di Canterbury.
L’intento del sovrano era di voler sottomettere la Chiesa inglese alla Corona, con il conseguente controllo dei beni ecclesiastici da parte del sovrano.
Ma evidentemente aveva fatto male i conti, perché Thomas Beckett era pur sempre un uomo di chiesa e consapevole del fatto che non poteva servire due signori.
Fu così che i rapporti tra i due si incrinarono irrimediabilmente al punto che Thomas Beckett fu costretto a rifugiarsi in Francia poiché colpito da un ordine d’arresto.
Qui visse per sei anni, ma una volta ritornato in Inghilterra, dopo una serie di episodi che avevano visto protagonisti sempre l’arcivescovo e il sovrano, nel dicembre del 1170 venne assassinato nella Cattedrale di Canterbury ad opera di quattro cavalieri inviati dal Re d’Inghilterra. L’assassinio fu così brutale che colpì le coscienze dei cristiani di tutta Europa.
Cosa c’entra quindi questo episodio con il mosaico di re Artù presente a Otranto?
Secondo alcuni studiosi, il personaggio in questione è Thomas Beckett che cavalca il caprone, simbolo di lussuria e corruzione: vizi che egli aveva tentato di combattere.
Il grande gatto, invece, è un leone leopardato, simbolo araldico di Enrico II o addirittura una lince.
La lince infatti viene anche menzionata da Merlino che, con riferimento alla famiglia di Enrico II, così dice:
“…Uscirà da lui una lince che s’insinuerà in ogni dove e che minaccerà la distruzione del proprio popolo…”
(foto 12)
5. Immagine sopra; lo stemma araldico di Enrico II d’Inghilterra. “Fu Enrico II Plantageneto, in lotta contro la Chiesa dopo l’assassinio di Thomas Beckett che, come provocazione adottò la celebre insegna con i tre leopardi, ripresa poi dai suoi successori” (Michel Pastoureau “Orso, Leone Aquila” 1988).