In ricordo del 100° Anniversario della fine della “Grande Guerra” – LUGLIO 1915, LO STRANO INCONTRO DELL’U-BOOT 28.

 

In occasione del 100° Anniversario delle fine della Prima Guerra Mondiale, il nostro sito ha deciso (ritenendolo doveroso) di ricordare tutti coloro che, su entrambi i fronti, combatterono, soffrirono, persero la vita o rimasero mutilati per il resto della loro vita. In quell’immane conflitto che, non a caso, in Italia, chiamiamo “Grande Guerra”, vennero coinvolte e, in molti casi, scomparvero intere generazione di giovani. Giovani o meno giovani che erano i nostri bisnonni, nonni, padri.  Ma per ricordarli abbiamo deciso di farlo alla nostra maniera. Pubblicheremo infatti, alcuni articoli che. pure avendo come sfondo la “Grande Guerra“, si occuperanno di tematiche più congeniali a IlPuntosulMistero.

Cominciamo con un lavoro del nostro Giancarlo Pavat, tratto (ma rielaborato) dal suo libro “CREATURE MISTERIOSE DELLA SCANDINAVIA E DEI MARI SETTENTRIONALI”, uscito solo in versione digitale nel 2014 e ormai introvabile.

Buona lettura.

La Redazione.

(Immagine sopra: una rara foto dell’U-Boot 28 – fonte web)

LUGLIO 1915; LO STRANO INCONTRO DELL’U-BOOT 28 DELLA MARINA IMPERIALE TEDESCA.

 

Durante la I^ Guerra Mondiale, le gelide acque del Mare del Nord, del Mar di Norvegia, dell’arcipelago della Faer Oer, dell’Islanda e della Groenlandia, furono teatro di uno dei più attendibili incontri con creature che, secondo la “Scienza ufficiale”, NON dovrebbero esistere.

Tutto ebbe inizio nel luglio del 1915, a sud dell’Islanda ove incrociava l’U-Boot (“Unterbootsee” ovvero “battello sottomarino”) tedesco comandato dal barone Georg Gunther Forstner, a caccia di naviglio appartenente alla “Triplice Intesa”.

Mai i rudi e coraggiosi marinai, temprati dalla dura vita in navigazione nell’Atlantico settentrionale, avrebbero immaginato di essere prossimi ad un incontro con l’Incredibile e l’Inspiegabile. Il 30 luglio, infatti dopo una azione di guerra contro una nave britannica, furono protagonisti di uno dei più documentati e indiscutibilmente reali avvistamenti di strane creature marine.

Questo è quanto si legge sul “giornale di bordo” del barone von Forstner, comandante dell’U-Boot 28 della Marina Imperiale Germanica:

Era il 30 luglio 1915, il nostro sottomarino speronò nell’Atlantico del nord il vapore britannico “Iberian”, di 5200 tonnellate, carico di mercanzia pregiata. La nave misurava circa 180 metri di lunghezza. Colò a picco rapidamente, con la poppa in avanti. Il mare in quel punto misurava molte migliaia di metri di profondità. Venticinque secondi dopo la sua scomparsa, la nave esplose […] relitti del naufragio furono spinti fuori dall’acqua e proiettati in aria, fino a 20-30 metri. Fra questi relitti notammo un’immenso animale marino che si dibatteva con violenza. Ci trovavamo in sei sul ponte: i due ufficiali del quarto, il capo meccanico, il navigatore, il timoniere ed io. Fissammo tutti quella meraviglia dei mari, ma
la visione fu troppo rapida per permetterci di prendere una fotografia, perché l’animale disparve in acqua dieci, quindici secondi dopo. Misurava circa venti metri ed assomigliava ad un gigantesco coccodrillo, con quattro arti potenti a forma di pagaia e con una testa lunga ed aguzza“.

(Immagine sopra: Giancarlo Pavat in navigazione tra i fiordi del Mare del Nord – foto S. Palombo 2011)

Un resoconto del barone von Forstner venne pubblicato nell’edizione in lingua tedesca del libro di Gould “The Case For The Sea Serpent”, con il titolo “Begegnungen mit Seeungeheurn” (“”) da Grethlein & Co. di Lipsia (1935).

Die Beschreibung jenes Tieres von 20m geschätzter Länge, das von mir und Teilen der Besatzung des mir seinerzeit unterstellten Unterseebootes “U28” am 30. Juli 1915 im Atlantischen Ozean etwa 60 seemeilen rechtsweisend Süd von Fastnet Rock, der Südwestecke Islands, nach der Versenkung des englischen Dampfers “Iberian” gesichtet wurde. Dieses Tier war durch eine Unterwasserdetonation ungefähr 25 Sekunden nach Sinken des genannten Schiffes in voller Länge aus dem Wasser etwas 20 bis 30 metre in die Luft geschleudert worden. Es ist möglich, dass diese nicht allzu starke Detonation von mitgeführter Sprengladung herrührte, die uns in den übernommenen Schiffspapieren verheimlicht wurde, oder von einer kleinen Kesselexplosion… Ebensogut konnte diese Detonation aber meiner Meinung nach auch nur durch das Bersten der auf Tiefe durch Luftdruck gesprengten Schiffsräume erfolgt sein.
Das etwa 20m lange Tier hatte krokodilsähnliche Gestalt, je zwei Vorder- und Hinterbeine mit starken Schwim flossen under eine langen, nach vorne spitz zulaufenden Kopf…
Die von unserm leitenden Ingenieur, Marineingenieur Romeihs, sofort nach dem Wiederverschwinden des Tieres im Wasser – Beobachtungszeit etwa 10 bis 15 Sekunden aus 150 bis 100m Abstand bei hellem Sonnenschein unter Zuhilfenahme starker Glaser”.

A scongiurare il sospetto di una allucinazione del comandante, la presenza, appunto, accanto a lui, sulla tolda del sommergibile ormai emerso , di altri cinque testimoni, i guardiamarina Romeiss e Dieckman, il marinaio scelto Bartels, il capotimoniere Parish e il capomacchinista Zieme, tutti concordi nel confermare lo sconvolgente avvistamento riferito nel rapporto del barone Forstner. Ma che fine aveva fatto la creatura?

Sia pure prevedibilmente malconcia a seguito dell’esplosione, era ripiombata nel suo mondo dove sicuramente aveva ripreso a vivere. Una volta a terra, l’equipaggio dell’U-28 aveva la sorpresa di apprendere che il bestione era già stato avvistato tempo prima, nelle stesse acque islandesi, dal capitano George Hope, al comando del cacciatorpediniere inglese “Fly””. (da Franz Maria d’Asaro “Il mostro che tolse il sonno al barone Forstner”, “Il Secolo d’Italia” 11 settembre 2003).

(Immagine sopra: ricostruzione dell’episodio che vide protagonista l’U-Boot 28 – Fonte web)

Nelle due settimane prima l’incontro dell’U-28, infatti, erano state molte le navi inglesi che avevano segnalato la presenza del mostro in quei paraggi.
Aspetto che senza dubbio gioca a favore della veridicità ed attendibilità di questi avvistamenti. Si era in guerra e difficilmente tedeschi ed inglesi si sarebbero potuti mettere d’accordo e inventarsi tutta la storia.

Ma l’avventura non era finita. Trascorsero altri due anni, con il barone Forstner che continuava a coltivare la speranza di incontrare nuovamente quella creatura sconosciuta che ormai era entrata nella sua vita come un’ossessione. Due anni di ricerche, sino a quando, il 22 maggio 1917, sempre nelle acque a sud dell’Islanda, il pattugliatore britannico “Hillary”, in missione antisommergibili, comunicava di aver avvistato un mostro marino non classificato nei testi di zoologia oceanica, dalle indistinte fattezze di un rettile
due volte più lungo di un coccodrillo, come riferirono nel loro rapporto il capitano F.W. Dean e il suo secondo, tenete di vascello C.M. Wray”. (da Franz Maria d’Asaro “Il mostro che tolse il sonno al barone Forstner”, “Il Secolo d’Italia” 11 settembre 2003).

Purtroppo il capitano inglese ritenne opportuno dare l’ordine di aprire il fuoco sull’animale sconosciuto, che venne colpito in pieno.

Una notizia che addolorò moltissimo il barone Forstner, il quale aveva rischiato pericolose avventure nella ricerca di quella creatura che era diventata l’episodio più importante fra le tante esperienze delle sue navigazioni nei mari di tutto il mondo. Fu un brutto colpo per il barone apprendere che probabilmente il lucertolone oceanico non esisteva più, ucciso da un tiro rapido del cannoncino di prora del pattugliatore britannico”. (da Franz Maria d’Asaro “Il mostro che tolse il sonno al barone Forstner”, “Il Secolo d’Italia” 11 settembre 2003).

Infatti il capitano Dean riferì che l’animale, ferito a morte, era rimasto immobile a galla per almeno dieci minuti per poi affondare per sempre negli abissi oceanici.

Ma era la stessa bestia che il barone Forstner aveva inseguito per due anni? Al tedesco rimase la speranza che non si trattasse dello stesso mostro da lui avvistato il 30 luglio 1915, ma forse di un altro esemplare della stessa famiglia. Chissà che in quelle acque a sud dell’Islanda non ci fosse la tana dei lucertoloni atlantici. Ma come individuarla nelle abissali profondità dell’Oceano? […] C’era però l’ipotesi che il coccodrillone fosse abituato a vivere piuttosto verso la superficie, come quello avvistato il 30 luglio 1915. E allora perché arrendersi, anche se le probabilità di un nuovo incontro erano pressochè nulle?” (da Franz Maria d’Asaro “Il mostro che tolse il sonno al barone Forstner”, “Il Secolo d’Italia” 11 settembre 2003).

(U-Boot della Marina Imperiale Germanica in una illustrazione di Ferrer-Dalmau – fonte web)

Anche a guerra finita, il barone Forstner continuò a navigare tra la Norvegia, l’Islanda, le Faer Oer e la Groenlandia alla ricerca della bestia sconosciuta. Non la rivide mai più.
Gli rimase l’unica consolazione di essere riuscito a far registrare il proprio avvistamento negli archivi della Marina e del Ministero della Guerra. Lasciando così una traccia per i posteri e consentendoci di poter conoscere la sua incredibile avventura.

Probabilmente, se la Germania non si fosse trovata stretta nella morsa della gravissima crisi politica e, soprattutto, economica, del primo Dopoguerra, dell’avvistamento del barone Forstner se ne sarebbe parlato in convegni, conferenze, dibattiti universitari, ed avrebbe entusiasmato il grande pubblico.

E certamente scienziati e zoologi tedeschi sarebbero salpati per quei mari settentrionali alla ricerca di quella, ben concreta e reale, “chimera” che Forstner ed i suoi uomini avvistarono in quell’estate di guerra di 103 anni fa.

(Giancarlo Pavat)

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