Immagine di apertura; La Luna, la psiche, il grano, i lupi….una moderna raffigurazione della cosiddetta “Bestia di Bray Road” nel Winsconsin (USA).
ORRORE SENZA FINE!
La “Bestia di Gevaudan” e i “Killers della Luna piena”.
La Luna, la psiche, il grano, i lupi…
di Roberto Volterri
Licantropia, “… forma di delirio zooantropico, che si può esprimere in diversi disturbi psichiatrici di personalità di tipo paranoide o in alcune forme di psicosi. In psichiatria, il disturbo è definito anche ‘licantropia di Nabucodonosor’, dal nome del re che a causa della sua vanità, come si legge in un passo della Bibbia, fu trasformato in una specie di lupo e assunse un comportamento animale…”.
Più che esaustiva definizione data dal professor Vincenzo Maria Mastronardi, docente di Psicopatologia forense all’Università “La Sapienza” di Roma.
Ma per entrare nel vivo dei delitti commessi da esseri convinti di incarnare il Canis lupus lupus, ovvero il Lupo grigio europeo, e di poter agire come questo poco pacifico canide, dobbiamo partire da molto lontano…
Fine del XVI secolo, località intorno a Colonia e Bedsburg.
“Spesso gli abitanti delle città e dei paesi vicini trovavano braccia e gambe di uomini, donne e bambini uccisi e disseminanti nei campi, il che provocava in loro dolore e pena…”.
Così infatti riporta un libello stampato in Germania nel 1591. Successivamente, al termine di una infruttuosa ‘caccia al lupo’ – ovviamente imputato all’istante degli efferati delitti – viene invece catturato tale Peter Stubbe, circondato dai contadini e dai cani aizzatigli contro.
Naturalmente si inizia immediatamente un processo contro lo strano individuo e qualcosa di ancor più strano emerge dalle sue confessioni estorte, come al solito, mediante tortura.
Tortura o meno, egli confessa di avere fin da ragazzo praticato ‘arti’ più o meno stregonesche e di avere ricevuto in cambio dal Demonio una ‘cintura magica’ con cui si vendicava di tutti i suoi nemici, veri o immaginari, ‘trasformandosi’ in lupo, aggredendoli, sbranandoli e divorandoli.
Non si sa con certezza se Stubbe fosse sposato, mentre si sa che conviveva con una bella donna, stimata da tutti i vicini, aveva anche due figli che fecero una fine miseranda, poiché la femmina divenne, obtorto collo, amante del padre e il figlio fu addirittura sbranato e divorato in uno dei frequenti raptus che coglievano l’uomo in certe particolari circostanze.
2. Immagine sopra; In quest’opera di Luca Cranach (1472 – 1553) è illustrato un individuo che con fare animalesco rapisce un bambino. L’idea del ‘licantropo’ potrebbe essere nata – e amplificata dalla fantasia popolare – anche da episodi come questo.
Ovvia fine dello sciagurato Stubbe fu la ‘ruota’ e le sue carni furono strappate dalle ossa “… con pinze rese incandescenti dal fuoco…”.
Dopo avergli staccato la testa, su ordine dei magistrati, i contadini eressero anche un macabro monumento nella città di Bedburg: la ‘ruota’ con cui era stato torturato, sormontata dal suo cranio e con sedici pezzi di legno appesi, in ricordo delle sedici vittime del ‘mostro’.
3. Immagine sopra; Stampa di Lukas Mayer (1589). Così finì i suoi tristi giorni Peter Stubbe, ‘licantropo’ o soltanto individuo affetto da complesse turbe psichiche che lasciò dietro di se un’odissea di sangue senza uguali.
Una psiche particolarmente malata?
Oppure la cosiddetta ‘Licantropia’ ha delle reali basi nel campo del complesso rapporto tra l’uomo e la Natura, tra l’uomo e l’astro luminoso che ogni sera sovrasta il suo personale microcosmo?
O, ancora, ci sono sostanze chimiche particolari, contenute nei materiali utilizzati per preparare i cibi – pane in particolare – atte ad innescare ‘stati alterati di coscienza’ che in talune circostanze degenerano orribilmente, come nel caso Stubbe?
Fra poco ci arriveremo, ma prima esaminiamo un altro caso di ‘Licantropia’ che molto da vicino ricorda quello della ‘Bestia di Gévaudan’, “Killer della Luna piena” che incontrerete più avanti…
Francia, Anno Domini 1521.
Due contadini, Pierre Burgot e Michel Verdun, vengono imputati di atroci delitti. Durante il processo Burgot ammette di avere incontrato uno strano individuo, di nome Moyset, che gli avrebbe promesso denaro e potere in cambio della solita… ‘anima’. Dapprima Burgot acconsente, ma poi, pentitosi, è aiutato dall’amico Verdun a sopperire ai mancati aiuti ‘demoniaci’ spalmandosi il corpo con un unguento ‘magico’.
Con sommo suo stupore Burgot vede il suo corpo trasformarsi in quello di un lupo, le braccia ricoprirsi di una fitta peluria nera e mani e piedi diventare delle orrende zampe.
Seguito dal Verdun che è a sua volta ricorso al medesimo unguento, si mettono a correre per la campagna in preda a furia omicida.
Processati da Jean Bodin, priore del convento domenicano di Poligny, vengono impiccati e i loro ritratti appesi, come monito, nelle locali chiese.
4. Imnagine sopra; Antica stampa che illustra la caccia dei contadini ad un lupo ritenuto la causa di varie aggressioni. Ma quello appeso alla forca ha sembianze umane, troppo umane…
5. Immagine sopra; Altra raffigurazione di un essere teriocefalo, il “Licaone”, già conosciuto in epoca molto arcaica. Un caso di Licantropia, oppure frutto di particolari droghe psicotrope che ne condizionavano il comportamento?
Francia, sotto il regno di Luigi XV. Primavera dell’Anno del Signore 1764.
Nei pressi della cittadina di Langogne una donna viene assalita da una strana bestia ma si salva per l’intervento dei suoi buoi che mettono l’aggressore, curiosamente, in fuga.
Ma la fortuna non assiste una pastorella quattordicenne che un paio di mesi più tardi viene sbranata da una bestia munita di una grossa testa, con i fianchi coperti da un pelo rossiccio, una strana striscia nerastra sul dorso e una grande coda.
È la prima descrizione della ‘Bestia di Gévaudan’ che seminerà terrore e morti per almeno tre lunghi anni nonostante un iniziale intervento di un reggimento dei Dragoni che, insieme ai terrorizzati ma anche inferociti abitanti dei luoghi colpiti, vogliono fare giustizia.
Invano.
Nel maggio del 1765 i fratelli Martel de la Chaumette, comunque, feriscono a morte un lupo: sembra dunque la fine dell’incubo. Che invece riprende ancor più terribile di prima…
Interviene addirittura il Re di Francia, Luigi XV, che invia nella regione del Gévaudan un suo luogotenente, François Antoine, considerato il miglior ‘fucile’ di tutto il regno e suo inseparabile compagno nelle partite di caccia.
Passano tre lunghi mesi e, nei pressi di Sainte Marie des Chazes, egli uccide un lupo di enormi dimensioni.
6. Immagine sopra; il grosso lupo ucciso, imbalsamato e mostrato alla Corte di Luigi XV. Maxera la “vera” “Bestia del Gévaudan“?
C’è un’euforia generale e la Corte esulta davanti al corpo imbalsamato della bestia. Finalmente il susseguirsi di aggressioni e morti ha avuto fine!
Nemmeno per sogno!
Le stragi riprendono e interviene il Marchese d’Apcher, signorotto del luogo, che organizza un’imponente battuta di caccia al ‘mostro’ il 19 giugno 1767. Anche in questa occasione un bettoliere del luogo, Jean Chastel, uccide una strana bestia.
È forse questa la vera fine dell’incubo che nel frattempo ha seminato oltre un centinaio di morti?
No di certo…
“… Nella regione si dice che nel punto della Sogne d’Auvert dove la Bestia è caduta, l’erba non cresce più alta in una stagione che nell’altra, che è rossiccia e che nessun animale la mangia, ma altri lo negano…”
scrive infatti tale Abate Pourcher nel suo libro “Histoire de la Bête du Gévaudan”, pubblicato nel 1899, avendo avute testimonianze attendibili di quegli eventi da suoi stretti parenti che li avevano vissuti ed essendosi ampiamente documentato sul ‘caso’ presso la Bibliothèque Nationale, a Parigi.
Qualcuno ricorda pure che il ‘mostro’ a volte striscia sul terreno, non ha artigli, ma in compenso usa spesso sputare in faccia alle persone aggredite e che, a volte, esso sputa anche sangue.
7. Immagine sopra; Quasi lupo, quasi umano, la figura del “Licantropo” ha da sempre affascinato e atterrito gli abitanti delle campagne, di luoghi lontano dalla “civiltà” e ha spesso pervaso di ancestrali paure i sogni di intere generazioni.
Cos’era in realtà il ‘Mostro di Gévaudan’?
Un vero lupo, o più lupi, poiché ci fu anche qualche riuscita ‘caccia al mostro’?
Una grossa iena fuggita da un serraglio di un circo?
Oppure una sorta di Licantropo, di Uomo-lupo?
Arriveremo più avanti soprattutto a questa interessante, suggestiva, terrificante ipotesi.
8. Immagine sopra; Alla “Bestia di Gevaudan” è stata dedicata addirittura una scultura bronzea che illustra una delle aggressioni a fanciulle del luogo.
Quel che appare sufficientemente accertato è che in parecchi hanno visto il ‘mostro’ ergersi sulle zampe posteriori, hanno notato che possedeva l’altezza di un uomo di media statura, con un ampio torace e che in qualche occasione… ha parlato.
Pur facendo la ‘tara’ a tutte le testimonianze, qualcosa di ‘umano’ emerge da esse.
Ad esempio, nel gennaio del 1765, nella zona del Mazel de Grèzes, il quattordicenne Jean Chateauneuf viene letteralmente divorato dal ‘mostro’.
Ma qualche ora più tardi, la ‘Bestia di Gévaudan’ si reca presso l’abitazione della povera vittima, posa le ‘zampe’ sul davanzale della finestra di casa Chateauneuf e guarda verso l’interno…
Un comportamento ‘umano’ o almeno da ‘umanoide’, non certo da lupo!
Un’altra testimonianza – sempre da prendere con le molle – di tale Pierre Blanc farebbe ancor più pensare alla natura non del tutto animalesca del ‘mostro’.
È l’estate del 1766, ma la località non è nota, e il Blanc asserisce di aver lottato, corpo a corpo, con un aggressore avente tutte le caratteristiche della ‘Bestia di Gévaudan’, per ben tre ore… con alcune pause tra uno scontro e l’altro.
Quasi una competizione ‘sportiva’.
Egli aggiunge d’aver notato sotto il ventre dell’avversario dei ‘bottoni’ che chiudevano un abito realizzato con pelle di animale.
Oppure erano le mammelle di un ‘mostro’ di sesso femminile?
Di ipotesi ne sono state fatte a bizzeffe, arrivando persino a chiamare in causa qualche…UFO forse viste alcune analogie con il Chupacabras o con le misteriose mutilazioni di animali che a volte vengono ritenute strettamente connesse ad attività ‘aliene’.
C’è anche chi come lo studioso di Criptozoologia Jean-Jaques Barloy si è dato la briga di creare una sorta di accurato data-base di tutte le caratteristiche connesse alle centinai di aggressioni, al fine di poter estrapolare un comune filo conduttore atto a fornire una soluzione razionale al ‘caso’.
Così, egli ha inserito nel software di un computer dati riguardanti i periodi delle aggressioni, la distanza temporale tra esse, le caratteristiche fisiche del ‘mostro’, ricavate ovviamente sia dalle testimonianze dell’epoca sia da dati più certi derivanti dalle prede effettivamente uccise e imbalsamate.
9. Immagine sopra; Locandina dell’interessante film ‘Il patto dei Lupi’ in cui si descrivono gli avvenimenti legati alla ‘Bestia di Gevaudan’ correlandoli anche ad eventi politico-religiosi. Da vedere!
Barloy ha preso in seria considerazione anche moventi, pulsioni di ordine politico-religioso, cercando una qualche giustificazione alle violentissime aggressioni nella lotta tra Camisardi, Ugonotti e altri gruppi in cui era palese la commistione tra poter politico e contrasti religiosi, anche se avvenuti qualche anno prima delle aggressioni. La memoria di certi sanguinosi eventi era presente anche nelle generazioni successive…
Forse l’approccio più interessante, almeno a parere di chi scrive, fu quello avuto dal Barloy verso l’ipotesi dell’assassino della luna piena.
È ben noto che il grazioso astro che ci fa da sempre (o quasi…) compagnia a circa 380.000 chilometri da questo piccolo pianeta, oltre ad influenzare i poeti romantici e gli innamorati, ha una sua qualche azione anche sul sistema nervoso, sulla psiche di individui particolarmente sensibili. Ne è nato addirittura il termine lunatico…
Non si può escludere infatti che l’aggressività di certi soggetti trovi un massimo nei periodi di luna piena e da questa osservazione ormai abbastanza acclarata, il passo di Barloy verso il telescopio e le effemeridi è stato rapidissimo.
Egli ha consultato l’astronomo Peter Kohler affinché calcolasse le fasi lunari in relazione ai periodi in cui il ‘mostro’ di Gévaudan aveva colpito con particolare aggressività. Kohler ha così appurato che la media generale delle fasi del nostro satellite correlate ai delitti si situa proprio in relazione alla ‘luna piena’ con strane eccezioni, in cui le aggressioni sono state meno numerose proprio durante tale ‘fase’. Perché?
Non lo sappiamo di certo, ma il suggestivo connubio tra l’attività lunare e la psiche di questa complessa entità biologica chiamata Uomo è da approfondire.
E ora ci proveremo affrontando il tema della ‘Licantropia’ anche in relazione agli episodi che videro il ‘La Bestia di Gévaudan’ interpretata come una variante delle tante ‘mostruosità’ con cui la “leopardiana” Natura Matrigna rende più complesso il vivere quotidiano ad alcuni individui.
Ancora un attimo: dove finirono i corpi di alcuni ‘mostri’, di alcuni giganteschi lupi uccisi durante la cacci alla ‘Bestia di Gévaudan’?
Uno sarebbe stato imbalsamato e conservato per un po’ di tempo in un Museo di Parigi.
Un altro fu dapprima posto su un cavallo e mostrato a tutto il villaggio. Venne poi messo in una cassa, fatto esaminare dal grande naturalista Buffon e successivamente mostrato al Re Luigi XV, ma il fetore che emanava dal ‘mostro’ suggerì al monarca di farlo seppellire al più presto. Dove non si sa…
Ora fate un salto temporale di un paio di secoli e spostatevi, con la mente, negli Stati Uniti d’America, nello stato del Winsconsin e regolate la vostra personale “macchina del tempo” sugli anni compresi tra il 1989 e il 1992.
Qui ora farete la conoscenza – a debita distanza – della cosiddetta “Bestia di Bray Road”, così chiamata della ben poco rassicurante strada di campagna nei pressi di Elkhorn.
In questa sonnolenta cittadina di poco più di seimila anime, Linda Godfrey, scrittrice e pubblicista su un locale giornale chiamato “The Week”, inizia raccogliere tutta un serie di testimonianze su uno strano personaggio – una bestia, un essere “umano”? – che semina il terrore correndo in posizione eretta, alto poco più di un metro e ottanta centimetri. Anche se qualcuno esagera descrivendolo alto due metri e mezzo…
C’è chi afferma che abbia mani umane, ma ricoperte di peli e con artigli al posto delle unghie. La testa viene descritta da tutti come del tutto simile quella di un lupo, con occhi obliqui e malvagi.
I soliti “si dice…”, che in queste circostanze abbondano, assicurano anche che la “Bestia” sembra fissare la gente e… sorridere sotto i baffi!
10. Immagine sopra; incubi notturni male interpretati, racconti davanti al fuoco di un camino, “leggende metropolitane” da incubo – o anche un semplice, gigantesco lupo – sono forse alla base degli avvistamenti della “Bestia di Bray Road”…
C’è chi la avvista di notte, ma anche di giorno essa non manca di farsi notare, anche per la insopportabile presenza di un olezzo “infernale” che non depone certamente a favore delle sue giornaliere abluzioni.
Sembra si nutra di carogne di animali vittime di investimenti sulle strade della cittadina e qualcuno ricorda anche che già nel lontano 1936 tale Mark Shackerman, guardiano notturno del convento di St. Colleta, non lontano dalla cittadina di Jefferson, aveva avuto ben due paurosi incontri con una creatura del tutto simile a quella di Bray Road.
In una circostanza la “Bestia” fu vista raspare con gli artigli sopra una tomba di un cimitero di nativi americani.
Shackerman la mise in fuga, ma la notte successiva la strana creatura si rifece viva nel cimitero e continuò lo scavo della tomba.
Forse è anche a causa di queste sue poco raccomandabili abitudini essa olezzava – riferisce qualche testimone – di “carne marcia”…
Lasciamo Shackerman ai suoi ricordi e torniamo alla fine degli anni Ottanta del secolo da poco trascorso.
Ė l’una di notte, una giovane donna, Loriane Endrizzi, ascolta la radio mentre guida lungo la Bray Road, quando nota una persona china sul ciglio della strada.
11. Immagine sopra; un tratto della Bray Road presso Elkhorn nel Winsconsin. Lungo questa strada sarebbe avvenuta la maggior parte degli avvistamenti della “Bestia di Bray Road” .
“Forse ha bisogno d’aiuto – ella pensa – forse è rimasto senza benzina…”.
No, non è di benzina che la strana creatura può aver necessità visto che al posto della faccia ha un lungo muso mentre due occhi gialli, ben poco rassicuranti, brillano nella totale oscurità.
Ha orecchie appuntite, lunghe zanne e, al posto dei vestiti, un manto di peli marroni lo riveste, lasciando però scoperte le “mani”, umane – troppo umane! – munite, però, di artigli. Anche le zampe assomigliano ben poco a quelle di un lupo, poiché appaiono anch’esse “troppo umane” mente sollevano verso il cielo quella che sembra essere la carcassa di un animale che, forse, poco prima era finito sotto le ruote d qualche veicolo…
Loriane accelera e fugge a casa dove, dopo essersi ripresa dallo spavento, cerca su una enciclopedia quale possa essere la creatura poco prima avvistata.
Sfoglia a lungo i volumi che trattano di zoologia, ma poi deve orientarsi diversamente e solo su un libro che parla di “strane creature” trova ciò che cerca. Alla voce “Licantropo”…
“Paura, vero?”, esclamerebbe ora l’ottimo Carlo Lucarelli durante una qualsiasi puntata di “Almost Blue” o altro simile programma sui delitti irrisolti di cui abbondano le cronache di questi tempestosi tempi.
Macchè paura!
Se state leggendo questo articolo proseguite insieme a noi in questo breve viaggio tra le creature del buio, tornando un po’ indietro lungo il fiume del tempo…
12. Immagine sopra; Forse fu la fame, forse fu la follia, forse fu l’assunzione di qualche mistura a base di erbe contenenti droghe psicotrope, ma Gilles Garnier appare quasi come il prototipo del “Licantropo”.
13. Immagine sopra; Una delle tanti aggressioni di Gilles Garnier ai danni di qualche bambina avventuratasi nel bosco alla ricerca di bacche con cui cibarsi.
Forse a simili avvenimenti si sono ispirati sia Charles Perrault che i fratelli Grimm per la favola di “Cappuccetto Rosso”. Qui nella famosa incisione xilografica disegnata da Gustave Doré e
incisa da Pannemaker (1880).
Proseguiamo? Ne siete certi?
Va bene, ma poi non lamentatevi…
La Luna, la psiche, il grano, i lupi…
Potremmo andare avanti per pagine e pagine, illustrando simili episodi che costellano le cronache giudiziari da quei lontani anni fino ai nostri giorni, ma preferirei dare maggior peso alle due principali ipotesi che darebbero una parvenza di razionalità al fenomeno della ‘licantropia’: l’ipotesi ‘lunare’ e quella ‘fitochimica’.
La Luna, per la sua vicinanza al nostro pianeta, per il suo eterno mutare di forma nell’arco di un mese, per la suggestione derivata da infinite leggende legate ad essa, per una serie vastissima di motivi insomma, sembra avere il potere di ‘eccitare’ gli individui più sensibili alle variazioni di fattori ambientali.
14. Immagine sopra; un incredibile Licantropo scolpito a bassorilievo sulla facciata del Duomo di Ferrara (Foto di Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu).
15. Immagine sopra; Sembra fuor di dubbio che la Luna eserciti un’influenza sul comportamento di individui particolarmente sensibili, tanto sensibili da essere indotti a comportarsi in modo molto anomalo, quasi animalesco…
Una ricerca effettuata in Olanda, avrebbe appurato che i mutamenti dell’attività elettrica dell’encefalo coincidono con le fasi lunari, mentre altri studiosi (e anche le tradizioni contadine!) affermano che il metabolismo umano e animale, la crescita delle unghie e dei capelli, l’attività ormonale, l’efficacia di farmaci somministrati ai pazienti, subirebbero consistenti variazioni direttamente correlabili alle variazioni dell’illuminazione del nostro satellite. In pratica alle suddette ‘fasi’.
Anche qui suggestione?
Può darsi, ma provate a suggerire ad un contadino di imbottigliare il suo vino – frutto, sul serio, di mesi e mesi di duro lavoro – durante la ‘fase lunare’ sbagliata… e vedrete la sua reazione!
L’ipotesi, diciamo così, ‘fitochimica’ invocata per spiegare alcune manifestazioni attribuite alla ‘Licantropia’ è più razionale, più credibile.
L’intossicazione provocata da piante allucinogene e da funghi parassiti del grano, abbastanza comune nei secoli passati, sembra poter indurre alcuni individui a credere che il proprio corpo subisca mutamenti ‘teriomorfi’, animaleschi insomma.
Ad esempio, poiché in passato la Belladonna veniva usata, sotto forma di unguento per la cura del mal di testa, magari unita ad altri estratti vegetali come quello della Datura Stramonio – la cosiddetta ‘Erba delle Streghe’ – non è affatto improbabile che somministrazioni orali o sotto forma di unguenti di tali rimedi vegetali abbiano prodotte allucinazioni e illusioni di metamorfosi corporee.
16. Immagine sopra.; L’Atropa Belladonna una delle‘erbe delle streghe’ particolarmente usateaper indurre stati alterati di coscienza e compiere immaginari viaggi verso un ancor più immaginario ‘Sabba’.
Inoltre, nel Medioevo il pane veniva prodotto anche con frumento infettato dalla Segale Cornuta, un fungo parassita che induce intense allucinazioni del tutto simili a quelle della ben nota Dietilamide dell’Acido Lisergico (LSD) che fece ‘viaggiare’ generazioni di hippies negli anni Settanta.
Per concludere, ad avallare quest’ultima ipotesi, nel non lontanissimo 1951, nella cittadina francese di Pont Saint Esprit, ben centrotrentacinque persone furono ricoverate in ospedale – e sei ‘passarono a miglior vita’ – per avvelenamento da Segale Cornuta contenuta nel pane distribuito in paese.
Molte vittime dell’avvelenamento vedevano se stesse trasformate in serpenti o in bestie feroci.
Lupi compresi…
(Roberto Volterri)
17. Immagine sopra; Spiga di frumento affetta dalla cosiddetta “Segale cornuta”, fungo parassita che induce intense allucinazioni del tutto simili a quelle della ben nota Dietilamide dell’Acido Lisergico (LSD).
18. Immagine sopra; Per terminare… “in cauda venenum” questo nostro viaggio tra i “Killers della Luna piena”, Roberto Volterri accanto ad una sua personale “piantina dell’orto”: la ben poco raccomandabile, Datura stramonium, ovvero “l’erba delle Streghe”!
Ma in realtà…non è ancora veramente finita….
LA VILLA DEL LUPO MANNARO
di Giancarlo Pavat
Su questo sito ci siamo già occupati nel lontano 2019 di un luogo affascinante e misterico…..
Si tratta della cosiddetta Villa Alchemica, ovvero Palazzo Fanelli, che sorge nelle campagne dell paesino collinare di Casalvieri in provincia di Frosinone.
Il luogo, lontano da ogni possibile percorso turistico, è davvero suggestivo.
Palazzo Fanelli è una sorta di grande casale in pietra, forse di origini medievali, o comunque seicentesche, ristrutturato, appunto, nel 1814 da Vincenzo Fanelli, studioso di medicina ed alchimia.
Il Palazzo non è visitabile e non si può accedere al terreno e alla struttura in quanto proprietà privata. Ma la facciata (che è l’elemento più straordinario dell’edifico) è assolutamente visibile dalla strada e cattura immediatamente l’attenzione a cagione della sua ricchissima cifra decorativa. Si notano mascheroni, fregi, bassorilievi e scritte che rinviano all’esoterismo ed alla “Theosophia”.
Si tratta, infatti, come sottolineato dal dottor Giacinto Mariotti nel suo libro “La Massoneria in Ciociaria” (2013), di una rara (almeno in Ciociaria) dimora alchemica e massonica.
Ebbene, il nome con cui è maggiormente noto a livello locale, è Villa degli Spiriti (o Casa degli Spiriti) è stato attribuito sia per le decorazioni simboliche della facciata dell’edificio, che per gli interessi culturali del proprietario. Forse massone ed evidentemente versato in studi e ricerche legate all’ermetismo.
È probabile che il clero, che aveva in odio il Palazzo, abbia terrorizzato il popolino, mettendo in giro voci e dicerie e associandolo alla presenza di entità soprannaturali decisamente negative…come gli Spiriti e addirittura…. lupi mannari!
Già, perché durante le ricerche condotto sul campo dagli autori dell’articolo “La Villa Alchemica o Villa degli Spiriti di Casalvieri” del 19 agosto 2019 (che potete leggere o rileggere…qui)
hanno registrato l’informazione secondo cui, sembra che fino agli anni ’50 del XX secolo, “Palazzo Fanelli” fosse noto localmente proprio cone “Villa del Lupannaro” ovvero del “Lupo Mannaro”.
Quella per i lupi mannari è una credenza molto diffusa on Ciociaria e nel Basso Lazio, quasi sempre connessa con patti e riti demoniaci.
È solo una ipotesi, ma questo collegamento con i Lupi Mannari potrebbe essere stato in qualche modo corroborato dalla presenza sulla facciata di Palazzo Fanelli, sopra il portale centrale, di una chiave di volta scolpita a guisa di volto di Ermete Trismegisto dalla cui bocca fuoriescono dei serpenti.
19. Immagine sopra; l’inquietante volto di Ermete Trismegisto, forse scambiato da qualcuno per quello di un Lupo Mannaro (Archivio IlPuntosulMistero).
Non riuscendo ad identificare il misterioso essere, ecco che, vedendolo da lontano, e con gli ammonimenti e anatemi dei preti risuonanti nelle orecchie, più di qualcuno potrebbe avervi riconosciuto il muso mostruoso di un Licantropo.
(Giancarlo Pavat)
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dal professor Roberto Volterri.
20. Immagine sopra; un battacchio a forma di “strano” leone su un portone di un edificio.a Prossedi in provincia di Latina. Secondo alcuni, invece, si tratterebbe di un Lupo Mannaro delle credenze del Basso Lazio (Archivio IlPuntosulMistero).
21. Immagine sopra; gli autori dell’articolo sulla Villa degli Spiriti di Casalvieri del 2029, da sx Bruno Ferranre, Roberto Volterti e Giancsrlo Pavat, sovvrastati dal volto di Ermete Trismegisto e non dal muso di un feroce “Uomo Lupo”. (Archivio IlPuntosulMistero).
LEGGERE FA SEMPRE BENE….
I LIBRI DI ROBERTO VOLTERRI……
…..E NON SOLO….