Continuano gli Itinerari del Mistero in provincia di Latina con “ViVi Ciociaria” , Giancarlo Pavat ed il Mistery Team.
“LA PRIVERNO DEI MISTERI”
VII APPUNTAMENTO CON GLI ITINERARI DEL MISTERO.
I^ PARTE.
Giornata decisamente ricca di impegni, emozioni e soddisfazioni, quella di sabato scorso per Giancarlo Pavat, il Mistery Team del nostro sito, per Alex Vigliani ed i ragazzi e ragazze di “ViVi Ciociaria”. Tutto è cominciato nella fredda ma radiosa mattinata a Ceccano, con il ritorno della troupe di “Misteri su 2 ruote”, che ha completato le riprese. Già iniziate il sabato precedente, giorno del “Premio Nazionale Cronache del Mistero”, sul sito megalitico del “Guardiano”, con lo scopritore Roberto Adinolfi che ha illustrato l’importanza del rinvenimento. Raffaele Marallo de “Misteri su 2 ruote” ha magistralmente condotto le riprese e la “chiacchierata” con il nostro Giancarlo Pavat sulle misteriose simbologie presenti all’interno del Castello dei Conti. A questo proposito, tutti i protagonisti hanno espresso sentimenti di gratitudine nei confronti dell’assessore alla cultura Stefano Gizzi, per aver fatto in modo che le riprese potessero essere effettuate. Ma la troupe ha pure ripreso altri enigmi di Ceccano, tra cui il caso di Esadattilia nella chiesa di S Sebastiano, intervistando la scopritrice Marisa D’Annibale, e il Nodo di Salomone rinvenuto lo scorso anno da Mario Tiberia del Mistery Team.
(immagine sopra: Raffaelle Marallo e la troupe di “Misteri su 2 ruote” davanti al Castello dei Conti dei Ceccano assieme ai vari ricercatori protagonisti delle riprese nell’antica Fabrateria)
Terminata l’intensa mattinata a Ceccano, Pavat, Tiberia, Vigliani e il resto di “ViVi Ciociaria”, si sono trasferiti nella non lontana Priverno in provincia di Latina, per il VII appuntamento con gli “Itinerari del Mistero” intitolato “La Priverno dei Misteri”, organizzato in collaborazione con “Gruppo Arte Libera” e “Fossanova Slow Travel”, in particolar modo con Angela Pacchiarotti e Tiziana Pietrobono.
Punto di ritrovo per tutti, piazza di Porta Romana, alle ore 17.00 del 17 dicembre. Come ha sottolineato lo stesso Alex Vigliani “qualsiasi numerologia applicata è assolutamente voluta”. Massiccia la partecipazione di pubblico, circa un centinaio di persone, tra cui l’Assessore alla Cultura Sonia Quattrociocche. In molti si sono presentati senza aver prenotato anche grazie alla intensa promozione messa in atto dalle due associazioni privernati partner dell’evento. Dopo i saluti e la presentazione dell’evento, il gruppo si è incamminato lungo via Consolare addobbata per le imminenti festività e caratterizzata da chioschi e bancarelle natalizie. In testa Giancarlo Pavat, coadiuvato da Mario Tiberia, che ha entusiasmato i partecipanti illustrando le sue ormai decennali ricerche nel campo delle simbologie ed iconografie misteriose presenti anche a Priverno.
(immagini sopra e sotto: Il gruppo degli Itinerari del Mistero davanti alla Chiesa di San Nicola a Priverno)
Prima sosta davanti all’ingresso della chiesa dedicata a San Nicola. Attualmente si presenta con un aspetto barocco ma risale la Medio Evo. Pavat ha indicato una “Croce potenziata” (detta anche “Ramponata”) profondamente incisa sullo stipite sinistro del portale (In basso , nella foto di G. Pavat).
Si tratta soltanto di una Croce di consacrazione oppure, vista la particolare tipologia, si tratta di un “Signum” che sembra indicare la presenza di ben precisi ordini monastico ospitalieri o cavallereschi? Pavat ha spiegato le valenze sacre ed esoteriche della “Croce potenziata”. “Viene chiamata in questo modo in araldica perché alle sue estremità è presente un segmento perpendicolare che la “potenzia”, trasformandola in una “croce a otto punte”. In questo modo assume tutti i significati simbolici delle altre “Croci a otto punte”, come la più celebre, quella Amalfitana o a “coda di rondine”. Poi adottata dai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, noti anche come “Cavalieri Giovanniti”, poi diventati alla fine del XIII secolo “Cavalieri di Rodi” e nel XVI secolo “Cavalieri di Malta”. Il numero “Otto” (e le figure geometriche ad esso riconducibili, come l’Ottagono) ha la valenza di rappresentare ciò che sta a livello intermedio, tra la terra (generalmente indicata con un quadrato o figure ad esso riconducibili) ed il Cielo (rappresentato da figure circolari o sferiche). Quindi tra il mondo materiale e quello spirituale. Ma l’”Otto” rappresenta anche Cristo stesso, Dio fattosi Uomo. Risultato quindi del Divino (la sfera, il cerchio) e l’Umano (il cubo, il quadrato). Ma ad esso viene attribuito anche il significato simbolico di “Equilibrio” e di “Giustizia”. Non per nulla il sistema (o principio) “ottonario” venne usato per la costruzione di edifici sacri. Moltissimi Battisteri Cristiani sono a pianta ottagonale. Come la Cappella Palatina (VIII-IX secolo) della carolingia Cattedrale di Aquisgrana, dove si trova la Tomba dell’Imperatore Carlo Magno. O, ancora, la chiesa del Santo Sepolcro a Pisa, probabilmente appartenuta ai Templari”. “Ma l’Ottagono, come il Labirinto” ha proseguito Pavat “è pure un percorso iniziatico. Figura simbolica (da cui è ricavabile una croce, non scordiamolo) del risveglio dell’Uomo, per poter accedere dalle cose terrene alla Salvezza Eterna. L’Ottavo giorno, il “Dies Domini”, è quello in cui Cristo risorse sconfiggendo la Morte per sempre”.
(Immagine sopra: Pavat illustra i misteri di Priverno)
Ma oltre alla “Croce potenziata”, l’esterno della chiesa di San Nicola presenta un altra curiosità. Un oculus cieco, con all’interno affrescato un Santo (sebbene molto rovinato sembrerebbe essere proprio il Patrono di Bari), a forma di “Croce lobata”, la cui forma ricorda la cosiddetta “Rosa camuna”. Simbolo solare antichissimo, anch’esso fato proprio dal Cristianesimo. Poco lontano dalla Chiesa di San Nicola tutti ancora con i nasi all’insù mentre Pavat ha iniziato a spiegare i significati nascosti della statua della cosiddetta “Scimmia”, una statua di pietra che scruta i passanti dal fianco di un palazzo all’inizio di via Zaccaleoni.
(Immagini sopra e sotto: la “Scimmia” di via Zaccaleoni a Priverno – foto G. Pavat)
La “scimmia” in realtà ha due volti contrapposti e rivolti in due direzioni. Ricorda un altro animale con due teste (o volti); “Ortro”, l’infernale cane a due teste (da non confondere con il più noto Cerbero, che ne aveva tre). La bicefalia della “scimmia” di Priverno è un chiaro riferimento a Giano, dio bifronte, colui che conosce il Passato ma scruta il Futuro. Inoltre Giano aveva anche le funzioni di custode delle soglie. Ma non è tutto. Tra le zampe della creatura spunta una testa umana. Il significato è simile a quello delle figure antropomorfe che i notano tra le zampe di leoni, draghi ed altre fiere o mostri o tra gli artigli dell’aquila, scolpiti su capitelli, bassorilievi, frontoni di chiese e edifici medievali. Si tratta del fedele, dell’adepto o iniziato che si abbandona con fiducia ad una sapienzialità e volontà superiore che lo protegge ed innalza verso altri piani spirituali.
(Immagine sopra: l’intervento dell’assessore alla Cultura Sonia Quattrociocche- Foto Angela Pacchiarotti)
(Immagini sopra e sotto: il gruppo degli Itinerari del Mistero davanti alla Cattedrale di Priverno)
Si riprende il percorso lungo Via Consolare, ci si sofferma davanti ad un volto grottesco realizzato in stucco sotto un artistico balcone. È il classico mascherone apotropaico. A Priverno se ne incontreranno altri.
(Immagine sopra: il Mascherone apotropaico in via Consolare – foto A. Pacchiarotti)
Ripreso il cammino, il gruppo è sbucato davanti alla concattedrale di Santa Maria Annunziata della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno risalente ai secoli XII – XVIII. Grazie a Pavat e a Mario Tiberia vengono analizzano i simboli all’esterno e sulla facciata. Come gli animali stilofori: un cavallo, un orso, un leone, un leopardo, una leonessa (secondo alcuni ricercatori si tratterebbe invece di un cammello) e un bue, posti a fianco dei pilastri delle tre arcate. Oppure quelli scolpiti nei capitelli, tra cui un serpente, una fiera e un’aquila. O ancora l’Ottagono posto poco sopra l’entrata del Comune a fianco della medesima facciata.
Poi Pavat ha meravigliato tutti indicando quattro stelle scolpite a bassorilievo sopra l’arcata di sinistra del pronao dell’edificio. E le ha poste in relazione (per quanto ne sappiamo non l’aveva mai fatto nessuno prima) con la Costellazione della Croce del Sud, citata da Dante Alighieri nel suo immortale Poema, la Divina Commedia. La descrizione si trova nella prima parte del primo canto della cantica del “Purgatorio” (VV. 22-24):
“I’ mi volsi a man destra, e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente”.
(Immagine sopra: le enigmatiche Stelle della Concattedrale di Priverno. Forse la Costellazione della Croce del Sud? – Foto Angela Pacchiarotti)
Il problema è che la Costellazione, oggi come nel Medio Evo, non è visibile dall’Emisfero Settentrionale. Quindi come poteva conoscerla il Sommo Poeta e gli ignoti artefici che lavorarono alla Concattedrale di Priverno? L’unica spiegazione è ammettere che coloro che erano addentro ad una determinata sapienzialità che spaziava in ogni campo dello scibile ma riservata a pochi (quindi esoterica nel senso etimologico del termine) fossero al corrente dell’esistenza di un altro emisfero, meridionale (altro che “Terra piatta” a cui non credevano nemmeno gli antichi Greci e Romani), con un altro Cielo in cui si vedevano costellazioni non visibili a coloro che vivevano nell’Emisfero settentrionale. Evidentemente audaci e dimenticati navigatori (la “prima gente” nominata da Dante?) avevano solcato gli oceani (anche quelli meridionali) del pianeta ben prima di Cristoforo Colombo e degli altri esploratori del XV secolo.
(Immagine sopra: il “Sean-na-gig” della Cattedrale di Priverno – foto G. Pavat)
Ma l’esterno della Basilica Cattedrale riserva altre sorprese. Come un rarissimo esempio (almeno in Italia) della figura apotropaica del “Sean-na-gig”, versione maschile della più nota (soprattutto nelle nazioni anglosassoni) della “Sheela-na-gig”. Si tratta di una figura antropomorfa maschile accovacciata, con le gambe larghe che mostra in maniera spudorata e volgare il membro non eretto. A Priverno è noto come il “pisciarello”. Il ricercatore Giulio Coluzzi ha identificato in Italia soltanto due esemplari di tale figura apotropaica. Uno è visibile tra le metope del cornicione del Duomo di Modena affacciato a piazza Grande, mentre l’altro si trova all’interno del Duomo di Civita castellana in provincia di Viterbo. Come si legge sul sito www.angolohermes.com di Giulio Coluzzi “L’origine e l’etimologia del termine non è chiara; questa denominazione appare citata per la prima volta in alcuni Procedimenti dell’Accademia Reale d’Irlanda (Proceedings of the Royal Irish Academy, 1840-44), dove designa il nome locale dato ad un bassorilievo che si trovava sul timpano della chiesa di Rochestown, nella contea di Tipperary, in Irlanda. Lo stesso nome veniva registrato nel 1840 da John O’Donovan, un ufficiale dell’Ordinance Survey d’Irlanda, in riferimento ad una figura trovata all’interno del castello di Kiltinan, nella stessa contea”. Diverse le interpretazioni ed ipotesi per spiegare queste figure, decisamente volgari soprattutto se si pensa che decorano chiese ed altri edifici sacri. Si va dalla sopravvivenza di una divinità pagane legate soprattutto a culti della fertilità, a moniti contro la lussuria, a funzioni essenzialmente apotropaiche. Pavat ha sottolineato soprattutto quest’ultima possibilità. Il personaggio (tra l’altro senza testa, forse spezzata deliberatamente o forse a causa di qualche accidente atmosferico) servirebbe a tenere lontane dalla cattedrale influenze negative.
Entrato all’interno della Concattedrale (Foto sopra), il gruppo ha visitato la sacra reliquia del cranio di San Tommaso d’Aquino. Molti i misteri che aleggiano attorno al grande filosofo e “Dottore della Chiesa”. A partire dal luogo di nascita. Aquino o Roccasecca? Oggi entrambe località in provincia di Frosinone e all’epoca facente parti del Regno di Sicilia. Oppure il paesino calabrese di Belcastro in provincia di Catanzaro di cui il padre fu sicuramente Conte? Com’è noto San Tommaso morì il 7 marzo 1274 nell’abbazia di Fossanova (mentre era in viaggio verso il Concilio di Lione), forse avvelenato (secondo Dante Alighieri) su ordine di Carlo d’Angiò re di Napoli. Il corpo venne inumato prima presso l’altare maggiore della chiesa abbaziale, poi traslato nel chiostro. Poi riportato nuovamente nella sepoltura originaria. Nel 1281, il sepolcro fu aperto e la salma venne trovata incredibilmente incorrotta. Circostanza che venne interpretata come segno della Santità dell’Aquinate. Circa sette anni dopo, la sorella Teodora, chiese e ottenne dai monaci di Fossanova la mano destra, che dopo varie traversie finì a Salerno. Negli anni successivi, il Conte di Fondi trafugò per ben due volte il corpo con lo scopo di farne tante reliquie. Laddove il Conte fallì ci riuscirono invece gli stessi monaci. Infatti nel XIV secolo decisero di staccare il cranio e di bollire i resti per separare la carne dalle ossa. Pratica che oggi ci fa inorridire ma che era assolutamente comune in nel Medio Evo. Non solo per fabbricare reliquie ma anche perché permetteva di trasportare il corpo di un defunto, ovviamente di un certo lignaggio. Sorte che toccò anche all’Imperatore Federico I° “Barbarossa” morto il 10 giugno del 1190 mentre attraversava il fiume Salef in Cilicia durante la cosiddetta Terza Crociata. Dopo l’operazione portata a termina da parte dei monaci di Fossanova i resti di San Tommaso d’Aquino vennero sparsi in tutta Europa. Ad esempio alcune reliquie sono conservate nel convento dei Domenicani (l’ordine a cui apparteneva l’Aquinate) e nel Duomo di Napoli. Una vertebra ad Aquino ed un’altra alle Suore di Itri, il braccio destro ai Domenicani di Parigi. Una distribuzione che ha creato un piccolo “giallo storico”. La Concattedrale di Priverno, infatti, non è l’unica chiesa in Europa che conserva il cranio del Santo. La testa del “Doctor Angelicus” è esposta nella chiesa dei Jacobins appartenente ai Domenicani a Tolosa in Francia. Quindi, qual’è quella autentica; quell conservata a Tolosa dove sarebbe giunta nel 1369 accolta con grande festa di popolo addirittura dal Duca dì Angiò, fratello del Re di Francia, o quella di Santa Maria Annunziata a Priverno dove si trova dal 1810 dopo essere stata rinvenuta nel XVI secolo proprio a Fossanova?
(Immagine sopra: Giancarlo Pavat e l’assessore alla Cultura Sonia Quattrociocche – Foto Angela Pacchiarotti)
Usciti nuovamente sul sagrato, il Gruppo scende lungo la maestosa scalinata in piazza Giovanni XXIII, per apprestarsi ad imboccare la via Umberto I° che sale verso la parte alta dell’abitato ed è uno scrigno di altri enigmatici simboli.
Fine I^ parte.
(Immagine in basso: Il Gruppo degli Itinerari del Mistero davanti a Porta San Marco a Priverno)
A cura della Redazione de IlPuntosulMistero.
Con la collaborazione di Giancarlo Pavat e Alex Vigliani.
Tranne dove altrimenti specificato, le foto sono di “ViVi Ciociaria”.
Finalmente iniziative che valorizzano il territorio pontino. Evento davvero entusiasmante. Non la solita visita guidata ma uno squarcio sulla Priverno più segreta e misteriosa.
Gianni
Molto interessante. aspetto di leggere la seconda parte. la prossima volta farò di tutto per non mancare all’appuntamento con il Mistero.
Nicoletta