Dino COPPOLA e Giancarlo PAVAT analizzano il mascherone in pietra di PORTA DI TOCCO a Sonnino (LT).

(Immagine sopra: un frame delle riprese televisive per il programma SYMBOLICA con Raffaele Marallo della ENDECA Produzioni Televisive e Giancarlo Pavat che osservano il mascherone di Porta Di Tocco a Sonnino)

IL MISTERO DEL MASCHERONE DI PORTA DI TOCCO A SONNINO (LT) A “SYMBOLICA” IN ONDA IN AUTUNNO SU SKY

di Giancarlo Pavat

Una delle Porta Urbiche del paese di Sonnino (località sui monti Ausoni in provincia di Latina di cui ci si è già occupati diverse volte in questo sito e che sarà anch’essa protagonista di una delle puntate del programma SYMBOLICA , prodotto dalla ENDECA e che andrà in onda sul network SKY il prossimo autunno), è caratterizzata da un inquietante mascherone di pietra.

Si tratta di Porta Di Tocco (immagine a lato), a cui si arriva dalla parte alta del centro storico di Sonnino, scendendo lungo via Doralice e sbucando nell’omonima piazzetta. Il nome risale ad una delle potenti famiglie di Sonnino che in quei pressi aveva un palazzo oggi non più esistente. L’entrata di una bottega o magazzino di un edifico che insiste sulla piazzetta presenta come architrave un blocco di pietra in cui si leggono ancora le parole latine “NOMINE DOMINE”. Probabilmente l’architrave con la scritta è materiale di reimpiego ma potrebbe anche darsi che sia l’ultima testimonianza superstite di una chiesetta o cappella di cui si è persa la memoria.

(Immagine a dx: il blocco lapideo con il mascherone detto “della scimmia” e con quella che Pavat ha indentificato come la parte inferiore di un volto mostruoso)

Ma l’elemento più importante della piazzetta è, appunto, la Porta urbica. Lì, un tempo, finiva Sonnino. Oltre cominciava la montagna, la macchia, l’incolto, territori che l’uomo frequentava ma, se sano di mente e di onesti principi, soltanto di giorno. Di notte diventava regno di malfattori, briganti, assassini, e chissà quali altre oscure minacce, forse anche non di questo mondo. E per difendersi soprattutto da queste ultime, ecco che sulle porte venivano affisse o immagini sacre o simbologie apotropaiche. Porta Di Tocco non è da meno.

(Immagine a sx: un frame delle riprese televisive per il programma SYMBOLICA, effettuate domenica 15 luglio 2018, con il mascherone detto “della scimmia” a Porta Di Tocco)

A destra per chi la guarda da fuori le antiche mura, si nota un blocco di pietra murato ad una certa altezza. L’ignoto scalpellino vi ha effigiato un volto animalesco. Si tratta di quella che localmente viene chiamata la “Scimmia”. Lascio l’analisi di questo ennesimo mascherone apotropaico a Dino Coppola, che di simili manufatti se ne intende.

Per ora desidero che si concentri l’attenzione sull’elemento o “strano oggetto” come l’ha definito qualcuno, posto sopra la testa scimmiesca. Dopo attente analisi comparative, anche grafiche, sono giunto alla convinzione che si tratti della parte inferiore di un altro mascherone mostruoso. Molto simile ad alcuni che ho fotografato Patrica e a Ceccano; località in provincia di Frosinone, ma non lontanissime da Sonnino.

 

Nella mia “ricostruzione” si può vedere al nr. 1 il disegno del mascherone in pietra che fotografai nel 2006 nei giardini di Palazzo Spezza a Patrica. Al nr. 2, invece, il disegno del Mascherone visibile sopra l’ingresso Principale di Palazzo Gizzi in piazza XXV Luglio a Ceccano (FR). Mentre al nr. 3 il disegno dell'”oggetto” scolpito sopra la testa della “scimmia” di Sonnino.

Si vede senza ombra di dubbio che, aldilà delle dimensioni (i miei disegni non sono in scala), sono praticamente identici!

A questo punto, fermo restando che, non solo appare ovvio che l’attuale posizione del bassorilievo non sia quella originaria, ma non sappiamo nemmeno se fosse davvero allocato presso Porta Di Tocco; si insinua la convinzione che l’intero blocco con la “Scimmia” e il frammento nella parte superiore, sia materiale di reimpiego, proveniente da chissà dove.

(Immagine a sx: un frame delle riprese televisive per il programma SYMBOLICA, con Giancarlo Pavat che illustra i misteri del mascherone di Porta Di Tocco)

(Immagine a dx: Dino Coppola e il mascherone di Porta Di Tocco a Sonnino)

 

E SE LA SCIMMIA DELLA PORTA DI TOCCO DI SONNINO NON FOSSE UNA SCIMMIA?

di Dino Coppola

 

Il bassorilievo che si scorge su Porta di Tocco a Sonnino è noto con il nome di “Scimmia”.

Il viso asimmetrico evidenzia un abbozzo di bocca e occhi, Questi ultimi in particolare sono stati direttamente scolpiti (tra l’altro neanche a pari altezza) senza procedere alla consueta creazione del bulbo oculare, dal quale ricavare successivamente palpebre, pupille, ecc. Anche la bocca evidenzia un approccio incerto e se la si osserva bene, si nota che la stessa è troppo piccola per la larghezza del viso. Infatti, di solito, in un viso proporzionato, la larghezza della bocca equivale approssimativamente allo spazio che intercorre da centro pupilla a centro pupilla. A questi due fondamentali elementi del viso si aggiungono un naso non ben definito e quello che sembrerebbero delle orecchie, spiccatamente sporgenti e grezze, nonché non proporzionate al viso. Infatti, anche queste seguono in un viso proporzionato alcune leggi di proporzione imprescindibili: la loro lunghezza si estende di solito dall’arcata sopraciliare alla punta del naso. L’eccentricità delle stesse è solitamente poco accentuata, a meno che questa non sia una caratteristica del soggetto raffigurato.

Il volto sembra essere barbuto ed indossare un copricapo, una sorta di fez.

L’impressione che si ha fin qui è quella di un’opera non finita di uno scultore presumibilmente alle prime armi.

È opportuno premettere che non è noto se la pietra sia stata da subito parte integrante della porta, o se invece sia stata inserita in un tempo successivo, magari in occasione di un restauro. La presenza di un altro bassorilievo (analizzato da Pavat), posto al di sopra della “scimmia”, e palesemente incompleto, lascia presumere che la posizione originaria della pietra non fosse quella che oggi vediamo.

Ad ogni modo, non avendo a disposizione informazioni precise sull’originaria ubicazione e funzione della pietra, ci limiteremo alla mera analisi di ciò che vi è rappresentato. Se, dunque, il bassorilievo “completo” dovesse rappresentare una scimmia, bisogna capire come mai sia stato scelto proprio tale animale.

La simbologia della scimmia è piuttosto articolata e complessa. Essa è presente in moltissime culture e il suo significato varia molto. Dunque quale prospettiva scegliere, per fornire una spiegazione simbolica della “scimmia” della Porta di Tocco? Appare realistico focalizzare l’attenzione su due prospettive: quella dell’interpretazione cristiana e quella alchemico/esoterica. Mentre quella cristiana appare evidente, al lettore potrebbe apparire pilotata la pista alchemico/esoterica. In realtà, il Basso Lazio ha riservato di recente molte sorprese in termini di scoperte di simbologia esoterica. “Tradizione” alla quale Sonnino appare non essere immune.

La prospettiva cristiana, assegna alla scimmia caratteristiche che in linea di massima tendono sempre a vedere in essa una forma arcaica di umanità, quindi senza anima e in balìa di istinti primari smodati. Non manca addirittura l’attribuzione di caratteri demoniaci, considerandola ladra e maligna, e in quanto tale anche subdola e idolatra. Il suo carattere smodato la porterebbe poi ad essere anche lussuriosa e ingorda.

Per contro, dal punto di vista alchemico, essa è rappresentazione di trasformazioni e trasmutazioni, punto di contatto tra gli strati superiori e quelli inferiori della coscienza.

Né l’una, né l’altra interpretazione giustifica, invero, la sua presenza su Porta di Tocco.

Fin qui l’interpretazione del bassorilievo, se lo si legge come “scimmia“.

Tuttavia, interpretando alcune parti del viso (o del muso) in maniera differente, forse lo stesso potrebbe assumere un significato differente, conferendo all’autore una maggiore capacità, che a prima vista non sembra aver avuto. Procederemo dunque per ipotesi di lavoro.

IPOTESI DI LAVORO N. 1

La prima ipotesi, già avanzata da Giancarlo Pavat durante l’Itinerario del Mistero svoltosi a Sonnino il 29 ottobre 2016, è che la “scimmia” rappresenti in realtà il dio Bes.

 

(Immagine a sx: alcune raffigurazioni del dio Bes. Foto a sx  fonte http://www.aton-ra.com/egitto/religione-antico-egitto/miti-divinita-egizie/559-bes-divinita-egizia.html;  

foto in alto a dx: il mascherone di Porta Di Tocco, ed infine in basso adx altra rappresnetazione di Bes ; fonte: https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSd_DS06acfxhiLzx6JLp3-BkDgRg8SDcG039TeVtaXSYjpHJGa)

Il dio Bes è una divinità dai tratti grotteschi e deformi. Viene rappresentato in posizione eretta. Il viso è caratterizzato da una forma tozza, con orecchie ampie e sporgenti, guance gonfie e con una larga barba. Spesso reca un copricapo in foglie che talvolta vengono confuse con piume. Bes è spesso raffigurato con la lingua di fuori dalla bocca. 

In effetti, il bassorilievo presenta senz’altro delle caratteristiche che possono andare nella direzione della rappresentazione di Bes: il viso largo e tozzo, orecchie sporgenti, una sorta di copricapo, la barba. La collocazione consapevole di una pietra con il viso di Bes su Porta Di Tocco lascerebbe pertanto intendere che a Sonnino si coltivassero, apertamente, culti paralleli alla religione cristiana. Tale circostanza andrebbe tuttavia suffragata dalla presenza di fonti letterarie o di altre statuine, bassorilievi rappresentanti la divinità in parola.

 

(A dx: le due statue del dio Bes a fianco della Porta Alchemica a piazza Vittorio a Roma – foto G Pavat 2005)

IPOTESI DI LAVORO N. 2:

Il bassorilievo di Porta Di Tocco evidenzia però anche le caratteristiche di un altro animale. Osservando l’opera dal lato, si scorgono in modo piuttosto evidente tratti leonini, specie per quello che concerne la parte del rilievo che circonda il “viso”. Infatti questa parte somiglia molto ad una criniera di un leone. Anche la sporgenza che costituisce il naso del bassorilievo ricorda le sembianze di un leone. E’ evidente che l’opera non fu terminata, ma le sue proporzioni potrebbero senz’altro far pensare ad una testa di leone.

(Immagine a sx: uno dei due leoni egizi del faraone Nectanebo – IV sec a.C. – conservati ai Musei Vaticani a Roma – foto G Pavat 2014)

Anche il leone, come la scimmia, riveste un ruolo primario nella simbologia. E proprio come abbiamo fatto con la scimmia, focalizzeremo su due prospettive l’interpretazione simbologica del potenziale leone: quella cristiana e quella alchemico/esoterica. A tal proposito ci viene in soccorso il Phisiologicus, ossia il cosiddetto “Bestiario Medievale”. Esso ci informa che il leone ha tre nature:

[…]

Prima.

Cammina vagando per i monti, e se gli capita di essere inseguito dai cacciatori, gliene giunge l’odore; con la coda cancella dietro di sé le sue impronte dovunque egli vada, affinché il cacciatore che lo segue per mezzo delle impronte non trovi la sua tana, e non lo catturi.

Cosí anche il nostro Salvatore “leone spirituale della tribú di Giuda, radice di Jesse, figlio di David” (Ap. 5,5), inviato dal padre celeste, celò alle intelligenze le impronte della sua divinità.”

[…]

Seconda natura.

Quando dorme, i suoi occhi vegliano, e infatti sono aperti; come testimonia lo sposo nel Cantico dei Cantici dicendo: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct. 5, 2).

Etimologia : Il mio Signore dormiva sulla croce e nel sepolcro, la sua natura divina vegliava.

[…]

Terza natura.

Quando la leonessa partorisce un cucciolo, esso nasce morto e morto viene da lei custodito per tre giorni, finché giunge il padre suo al terzo giorno, gli soffia sul volto e gli dà la vita.

Cosí il padre onnipotente il terzo giorno resuscitò dai morti nostro Signore Gesú Cristo suo figlio, come dice Giacobbe: «Dormirà come un leone e come un giovane leone. Chi lo desterà?” […]

(Immagine a dx: leone di pietra a Palazzo Spezza a Patrica – FR – foto G. Pavat 2016)

Ma la religione cristiana attribuisce al nobile animale anche caratteristiche meno lusinghiere, quali la rappresentazione di satana ovvero del demone in generale. Non per nulla il leone era l’unico animale che i Templari in Outremer potevano cacciare.

Il leone esoterico ha, ancora una volta, funzione ben diversa. Esso simboleggia l’ardore, la forza e la stabilità. Con i tratti distintivi che sono la criniera e il colore oro, nonché la sua regalità, esso rappresenta il sole e l’oro. Insieme all’aquila è l’animale più rappresentato in araldica.

Potrebbe dunque in questo senso aver avuto una funzione apotropaica.

(Immagine a sx: una strana testa di leone apotropaica , secondo alcuni sarebbe quella di un Lupo Mannaro, su un portone a Prossedi – LT – foto G Pavat 2017)

IPOTESI DI LAVORO N. 3:

 

L’immagine potrebbe rappresentare un viso maschile con una maschera. Da sotto il copricapo a forma di fez sembrano discendere, a destra ed a sinistra del viso, coprendo le orecchie, dei riccioli sporgenti. La maschera sembra essere rappresentata dall’elemento aggettante che copre naso ed occhi. Questo spiegherebbe il perché gli occhi sono stati semplicemente scavati, abbozzati sotto forma di due buchi. Se di maschera si trattasse, ciò spiegherebbe perché il naso non è definito bene. Dunque un viso mascherato. Ma a quale scopo?

Analizziamo intanto l’etimologia della parola maschera. Essa è da ricercarsi probabilmente nel latino medievale mascha (da una voce preindoeuropea *masca = fuliggine, fantasma nero) che significa ‘strega’.

(A dx: A Tarvisio (UD), assieme a San Nicola sfilano le maschere demoniache del “Krampus”. Fonte immagne: http://www.marcopolo.tv/articoli/i-krampus-a-tarvisio-sfilano-i-diavoli/;)

La prospettiva cristiana, relativa all’utilizzo delle maschere, viene spiegata molto bene da Bedouin (1967, pp. 124,125) e Napier (1984, p. 27):

La riduzione della maschera alla sua funzione eminentemente sociale e metaforica è stata favorita dall’atteggiamento severamente ostile delle religioni monoteistiche, e in particolare del cristianesimo, nei confronti della funzione religiosa delle maschere. Ponendo l’accento sul mistero della divinità che si manifesta attraverso l’uomo nell’incarnazione, il cristianesimo rendeva inutile e blasfemo il tentativo da parte delle religioni pagane di esprimere la presenza del divino attraverso lo schermo di una maschera. L’immagine imperscrutabile di un dio che si ‘nasconde’, può essere colta, per il cristiano, solo attraverso il suo riflesso enigmatico nell’uomo stesso. Il volto umano dissimulato e deformato dalla maschera diviene, in questa prospettiva, indice dell’intervento di una potenza integralmente malvagia, del demoniaco, della sottile astuzia del diavolo”.

 

A comprova di ciò, durante il Medioevo le maschere tendevano ad essere utilizzate soprattutto per la raffigurazione di esseri demoniaci. K. Meuli (1921) e P. Toschi (1955) asserivano che le maschere rappresenterebbero originariamente divinità sotterranee, potenze ancestrali e anime dei morti che tornano sulla terra per esercitare il loro potere all’inizio di ogni ciclo produttivo;

(Immagine a sx: un mascherone che più demoniaco non si può. Si trova a Trieste, su un palazzo che fa angolo tra via Carducci e via della Sorgente in pieno centro cittadino – foto Francesco Pavat 2018)

Come per la scimmia, per la cristianità la maschera rappresenta dunque il male, il demone, l’occulto.

 

La visione alchemico/esoterica consente un approccio differente al concetto di maschera. Essa diviene l’oggetto simbolo da utilizzare per scopi apotropaici. Più è mostruosa, più essa assolve al proprio scopo di allontanamento del male dal luogo, ove essa è posizionata. Dunque la maschera “esoterica” ha una funzione benefica, una funzione utile alla collettività.


(Immagini ai lati: il Palazzo di Trieste “decorato” con i mascheroni demoniaci posto in via G. Carducci – angolo via della Sorgente – foto Giancarlo Pavat 2018)

 

IPOTESI DI LAVORO N. 4:

La penultima ipotesi di lavoro è molto fantasiosa e va pertanto presa quasi più come una “proposta indecente”. Tuttavia, essa è cronologicamente possibile, soprattutto se si considera che la popolazione di Sonnino e dintorni probabilmente mal tollerava il governo papale centrale, specie  dopo i fatti del luglio 1819. Infatti, il 18 luglio del 1819, a seguito dell’esacerbazione nella zona del basso Lazio di fatti criminosi, solitamente inquadrati con il nome di “brigantaggio”, il Cardinale  Ercole Consalvi, segretario di Stato, con l’avallo di papa Pio VII, ordinava che  “gli abitanti di Sonnino siano provvisti altrove di abitazioni, la città sia distrutta e il suo territorio diviso tra quelli delle città viciniori non sospettate di recar soccorso ai fuorilegge”.

Così, ben 39 edifici di Sonnino vengono rasi al suolo. Poi, il progetto di fare tabula rasa e deportare definitivamente tutti gli abitanti fu bloccato.

La popolazione di Sonnino aveva dunque in quegli anni un motivo molto valido per non sopportare quel papa. La ricerca di immagini relative al papa Pio VII ha portato al rinvenimento del famoso quadro con cui il noto pittore filonapoleonico Jacques-Louis David (1748-1825) ritrasse Papa Pio VII. Il confronto tra il bassorilievo e il dipinto di David denota, non solo secondo lo scrivente, ma anche secondo altre persone estranee all’argomento, una certa somiglianza.

Al punto che non si esclude la possibilità che il bassorilievo sia una sorta di immagine dissimulata del papa, rappresentato con tratti quasi mostruosi, proprio come la decisione da lui avallata di radere al suolo Sonnino. Questo presuppone però che la pietra sia stata lavorata solo dopo i fatti del 1819.

(Immagine  a sx: Pio VII, in un dipinto del 1807 di Jacques-Louis David (Parigi, 30 agosto 1748Bruxelles, 29 dicembre 1825), a confronto con il mascherone di Porta Di Tocco a Sonnino). 

 

 

 

 

 

In conclusione, sia per la “Scimmia” che per l’elemento scultoreo presente sopra quest’ultima e che Pavat ha identificato come il frammento inferiore di un altro mascherone, diviene fondamentale chiarire alcuni aspetti imprescindibili per una corretta interpretazione del manufatto, ossia:

Quando è stata modellata la pietra? E’ quella la sua posizione originale? Se no, quando è stata posizionata nel luogo ove la vediamo oggi? 

(Dino Coppola)

(Immagine sopra: la troupe di ENDECA Produzioni televisive con Giusy Iannone, Raffaele Marallo e il regista Donato Lupo impegnati in piazzetta Di Tocco a Sonnino nelle riprese per il programma SYMBOLICA di SKY).

 

  • Il programma SYMBOLICA andrà in onda in autunno su “ONETV” canale 86 del Digitale Terrestre e in contemporanea sul canale 828 di SKY.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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