PIGLIO (FR): L’uomo più longevo del Lazio, di Giorgio Alessandro Pacetti.

In questi mesi la pandemia del virus cinese Covid19 ha colpito soprattutto le persone più fragili della nostra società, ovvero gli anziani. Con questo articolo del nostro Giorgio Alessandro Pacetti vogliamo lanciare un piccolo messaggio di speranza per il Futuro dedicandolo a tutti i nostri padri, nonni, bisnonni e a coloro che hanno sofferto e ancora soffrono per questa malattia.

 

PIGLIO: L’uomo più longevo del Lazio, nonno Domenico Loreti, compie 108 anni.

 

di Giorgio Pacetti

 

Non si è ancora spenta l’eco dei festeggiamenti ad Anagni per nonna Anna Nizzi che ha compiuto 102 anni il 2 giugno, ad Aquino per nonna Libera Carcione che ha compiuto l’11 giugno ben 106,  a Trevi nel Lazio per nonna Domenica Nardi, vedova di Luigi Taraborelli, che è entrata nel club dei centenari il 13 di giugno scorso e ad Arpino per suor Anna Cristinsiani che ha soffiato su 106 candeline il 15 giugno, che un altro figlio di questa terra ciociara e precisamente di Piglio, nonno Domenico Loreti si accinge a spegnere lunedì 22 giugno 108 candeline nella propria abitazione di Via Piagge insieme al figlio, alle figlie, ai nipoti, ai pronipoti e ai parenti tutti.

L’uomo più longevo del Lazio, Domenico Loreti, nato a Piglio il 22 giugno del 1912, ha attraversato una buona parte della storia italiana che per la comunità pigliese, non è altro che un libro di storia vivente e per tutti un punto di riferimento.

Immagine di apertura: panorama di Piglio (FR). In basso: nonno Domenico Loreti, classe 1912.

 

Il segreto sta nel difendere la salute da piccoli, poche medicine, un buon bicchiere di vino rosso…possibilmente “Cesanese”, mangiare sempre con moderazione, poche arrabbiature, serenità di spirito e muoversi possibilmente a piedi, spiega nonno Domenico, che è riuscito a vivere con determinazione e attaccamento alla famiglia, a cavallo di due secoli, caratterizzati da pandemie (Spagnola, Asiatica e Coronavirus), da due guerre mondiali, da terremoti, da alluvioni e da frane.

Per la cronaca gli ultracentenari di Piglio sono stati:

Elena Lucidi vedova Giorgi 107anni, Pia Fantini vedova Nardi 106 anni, Maria Lucidi vedova Giorgi 104 anni (1855-1959), Elvira Ceccaroni vedova Lucidi 103 anni (1889-1992), Elena Franceschi vedova Massimi morta all’età di 101 anni, Attilio Ricci 100 anni (1911-2011), Antonio Passa100 anni (1913-2013), Pia Corbi 101 anni (1914-2015),  Laura Passa 103 anni (1915-2018), Clara Proietti 102 anni (1916-2018) e Antonio Barnaba 100 anni (1920-2020).

Meno fortunati, si fa per dire, sono stati:

Alessandro Pietrangeli e il maresciallo dei Carabinieri, Alessandro Colavecchi, tutti e due ricordati dai pigliesi come i poeti vincitori delle poesie dialettali recitate nelle sagre dell’uva, seguiti da Augusto Simeoni, ex bersagliere e Cavaliere di Vittorio Veneto, da Paolo Lopi anche lui Cavaliere di Vittorio Veneto, da Margherita Corbi vedova Cittadini, da Francesca Lolli, da Clementina Lolli vedova Bottini, da Giuseppina Tufi, da Giovanna Ricci, da Rosa Celletti, da Giovanni Piroli, da Valeria Ceccaroni, da Maria Bruni, da Celeste Franceschetti, da Angela Graziani, da Lorenza Graziani, da Cesare Passa e da Rina Ceccaroni, che tutti per pochi mesi, non hanno varcato il traguardo fatidico del secolo facendo così attestare Piglio, sempre più come il paese più longevo della Ciociaria.

L’elisir dei centenari: aria buona e cibo sano.

Vita semplice e legami forti.

Sarà pure un clichè, ma a quanto pare sembra essere proprio questo l’elisir di lunga vita.

Ed è proprio un calice di “Cesanese” che noi alziamo brindando a nonno “Domenico” e alle centenarie della Ciociaria, insieme ai parenti augurando: ad multos annos  da tutti i pigliesi e dalla Redazione de IlPuntosulMistero. 

 

(Giorgio Alessandro Pacetti)

 

PIGLIO: Nonno Domenico ha spento le 108 candeline

 

Festa grande a Piglio per il compleanno di Domenico Loreti che, con i suoi 108 anni compiuti il 22 Giugno 2020, conferma il primato di essere l’uomo più longevo dl Lazio.

Nonno Domenico ha spento nella propria abitazione, sita in Via Piagge, le 108 candeline su una splendida torta, alla presenza del sindaco avv. Mario Felli, del vicesindaco Mauro Federici, dell’assessore ai Servizi sociali Domenico Franceschetti e dei parenti tutti.

A nonno Domenico sono arrivati anche gli auguri del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Dopo la foto di rito Domenico ha ricordato al cronista la sua lunga intensa vita da contadino e il suo amore per la terra e per il vino “Cesanese”. 

I contadini -dice Domenico- erano mezzadri cioè lavoravano i campi e dividevano a metà i prodotti con il padrone.

La stanza più grande della casa era la cucina dove c’era un grande focolare per cucinare e, appeso al catenaccio, c’era il paiolo per cuocere la polenta, la pasta, le erbe; il pane si faceva in casa; vicino alla camera scura (senza finestre) c’era il ripostiglio dove si tenevano i cereali; sotto casa c’erano la cantina, la stalla, l’ovile, il pollaio.

In cantina, oltre al vino, all’olio e all’aceto, c’erano i salami, le salsicce, i prosciutti, i formaggi.

In casa non c’era né luce elettrica né acqua corrente.

L’acqua per fare da mangiare e per lavarsi si prendeva con la conca alle fontane.

Per fare luce si usavano le candele, l’acetilene (lume a carburo) e il lume a petrolio.

Gli uomini intrecciavano i cesti con il vimini e costruivano gli attrezzi da lavoro.

Le donne facevano il bucato nel pubblico lavatoio di Romagnano una volta al mese usando la cenere e il sapone fatto in casa.

I vestiti erano semplici, i più fortunati avevano il vestito della festa che si indossava soltanto per andare a Messa o in occasione di feste particolari.

A scuola gli insegnanti erano molto severi e davano punizioni anche dolorose.

Il tempo per giocare era scarso perché anche i bambini aiutavano i grandi nel lavoro dei campi e nell’accudire gli animali da cortile.

I giochi più comuni erano: la ruzzola, la corda e il nascondino.

Poi Domenico sorride, pensando a quello che gli dà più piacere: un buon bicchiere di vino “Cesanese”.

Insomma senza dubbio nonno Domenico per la comunità pigliese, non è altro che un libro di storia vivente e per tutti un punto di riferimento.

Ecco l’elisir dei centenari: aria buona e cibo sano.

Vita semplice e legami forti.

 

(Giorgio Alessandro Pacetti)

 

  • Le immagini sono state fornite da Giorgio Alessandro Pacetti.
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