I segreti di San Severino di Anagni; di Guglielmo Viti.

 

Immagine di apertura; la teca con i resti, o il simulacro, di San Severino nella chiesa di Sant’Andrea ad Anagni.

 

 

I SEGRETI DI SAN SEVERINO DI ANAGNI

di Guglielmo Viti

Chi ad Anagni (FR) non conosce la chiesa di Sant’Andrea?

2. Immagine sopra; la chiesa di Sant’Andrea ad Anagni (FR).

Credo che siano in pochi, mentre non so quanti conoscono la storia di quel santo che riposa nella teca di vetro posta al disotto dell’altare maggiore: San Severino martire.

 

3. Immagine sopra; Giancarlo Pavat assieme all’autore di questo articolo, l’archeologo Guglielmo Viti (Archivio ilpuntosulmistero).

Questo santo in abiti militari con tanto di spada e di elmo ha una straordinaria storia da raccontare.

Era un legionario romano che militava nella mitica legione Tebea o Tebana o, anche, Legio Maximiana Thebanorum o Thebearum, detta anche Legione Fulminea per il suo valore dimostrato nelle battaglie.

 

Si chiamava Tebana perché i suoi membri (6000 per alcuni, 1000 per altri) provenivano quasi esclusivamente dall’Egitto e più precisamente dalle zone della Tebaide della Nubia e dell’Etiopia.

La caratteristica che la distingueva dalle altre legioni era che, provenendo da terre fra le prime ad essere evangelizzate, erano in gran parte cristiani.

4. Immagine sopra: la cripta di San Vito sotto la chiesa di Sant’Andrea ad Anagni (Archivio ilpuntosulmistero)

 

Era di stanza normalmente sui confini meridionali dell’impero romano, ma nel 286 a.c. fu trasferita sulle Alpi per rinforzare le truppe che dovevano arginare le frequenti incursioni dei Celti.

La Legione Tebana fu posta sotto il comando del generale Marco Aurelio Massimiano Erculeo che era un collega tetRarchico dell’imperatore Diocleziano, all’epoca dei fatti ancora Augusto, ed aveva eletto Milano come sua capitale.

Un giorno, attraversando il passo del Gran San Bernardo, alla Legione, giunta ad Octodurum, l’odierna Martigny, il generale Massimiano ordinò di offrire sacrifici agli dei ma i legionari cristiani si rifiutarono in nome della loro religione.

Il comandante della Legione, il Primicerius Maurizio ordinò ai ribelli di trasferirsi ad Auganum, l’odierna Saint Moritz (dal nome del comandante), in modo da staccarsi dal resto dell’esercito. Raggiunti dalle truppe di Massimiano furono “decimati” ovvero si giustiziò prima con la flagellazione e poi con la decapitazione, a caso, un soldato su dieci.

In particolare si racconta che il nostro Severino insieme a Cassio, Carpoforo, Essanto, Secondo e Licinio, avrebbero tentato la fuga verso la Alpi ma sarebbero stati raggiunti e catturati, torturati ed uccisi a Como, attorno al 303-305 d.C.. Ad Auganum, invece, si diede corso, dopo la decimazione, visto che persisteva il rifiuto ad obbedire, allo sterminio di tutta la legione, si parla di 6600 uomini.

Esistono però altre versioni sull’accaduto: secondo un altro racconto furono tutti uccisi perchè si rifiutarono di combattere contro le popolazione del Vallese (probabilmente cristiane), infatti dovevano domare la rivolta dei locali Celti, i Bagaudi, massacrando tutta la popolazione.

Altri aggiungono che in quell’occasione la Legione si rifiutò anche di adorare l’immagine dell’imperatore come dio scatenando le ire del generale Massimiano. Naturalmente non tutti gli storici ritengono veritiere queste storie ma fin dal IV secolo a.C. questi martiri sono venerati con il nome di “Martiri di Auganum” in quelle zone delle Alpi.

I morti furono sepolti presso il luogo in cui vennero uccisi e successivamente il vescovo Teodoro ne raccolse le reliquie che furono conservate nelle chiese del posto. Scavi archeologici fatti sotto l’abbazia di San Maurizio en Valais hanno confermato i fatti.

Alcune di queste reliquie furono trasferite a Roma ( ,e da qui ad Anagni?) sotto Papa Gregorio XVI.

 

5. Immagine sopra; San Severino di Anagni.

Fra i legionari caduti c’era, come detto in precedenza, il nostro Severino che veneriamo in Sant’Andrea ma esiste anche un altro San Severino martire, e questo è un fatto curioso.

Nella sede dell’Opus Dei a Roma sono conservate le reliquie di un San Severino ed il fatto curioso è che sia la salma che la teca, sia l’abbigliamento che la posizione, le armi ecc… sono identiche al San Severino di Anagni.

Anche la somiglianza è impressionante. Probabilmente si tratta della realizzazione di due reliquiari identici per un stesso santo, formati da reliquie provenienti dallo stesso corpo. Abbiamo innumerevoli esempi di santi “smembrati” per essere venerati in località diverse come per esempio Santa Caterina da Siena il cui corpo sta a Roma mentre la testa sta a Siena. Questo fatto depone in favore dell’autenticità del nostro San Severino così come quello di Roma. Ad Anagni in più rispetto a Roma c’è una piccola urna conservata nella teca con, probabilmente, delle ossa del santo.

6. Immagine sopra; la piccola urna che con tutta probabilità contiene i resti di San Severino.

Un unico dubbio mi sorge sulla ricostruzione del corpo di San Severino ( sia ad Anagni che a Roma)….

Ma non doveva essere di carnagione scura visto che proveniva dalla Nubia o dall’Etiopia ?

(Guglielmo Viti)

– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore

7. Immagine in basso; veduta di Anagni al crepuscolo (Archivio ilpuntosulmistero).

 

 

 

 

 

 

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Un commento:

  1. Cristoforo Garigliano

    Interessantissimo, grazie! Effettivamente fare un simulacro del santo bianco, quando in realtà era chiaramente nero è una bestialità – ma per la mentalità dell’epoca dei fabbricatori di quel simulacro forse i neri erano un tabù… (la fabbricazione, ad occhio, sembra Cinque o Secentesca). Anche l’armatura da lui indossata e l’urna sembrano Cinque o Secentesche – e all’epoca l’Italia (ovvero i suoi principali e signorie) sarebbe stata in continuo allarme per i raid dei pirati e/o delle forze regolari dei Turchi Ottomani, i cui membri è coscritti erano spesso neri africani! Ne sono testimoni e Telamoni di Porta Nuova a Palermo (la mia città), costruita nella stessa epoca del simulacro del Santo, celebrante la vittoria dell’impero spagnolo sui Turchi – sono dei neri Africani!

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