Molise segreto. Campobasso, il Cinquecento attraverso gli araldi nobiliari; di Mario Ziccardi

Immagine di apertura: Stemma matrimoniale della casata di Capua – del Balzo (M. Ziccardi 2011)

MOLISE SEGRETO

Campobasso, il Cinquecento attraverso gli araldi nobiliari

 di Mario Ziccardi

 
Dai di Capua ai Gonzaga

 

  Alla fine del Quattrocento l’ultimo esponente dell’antica famiglia dei Monforte perse il feudo di Campobasso: Nicola volgendo le spalle al re Ferdinando d’Aragona, infatti, tradì la fiducia che la Corona napoletana aveva riservato a suo padre Angelo.

  Conclusa l’esperienza monfortiana Campobasso si trovò nuovamente in balia degli eventi e, condividendo il destino di altri feudi del Monforte, fu assegnata ad Andrea di Capua. Legato al feudo di Campobasso dal 23 novembre 1495 (Ziccardi 2011), governò la città con la moglie Maria d’Ayerbe d’Aragona promuovendo, nel primo decennio del ‘500, la costruzione di importanti edifici religiosi extra-moenia: la chiesa della Trinità nel 1504 e il convento di Santa Maria delle Grazie nel 1510. La nobildonna a Napoli fondò, invece, con Maria Lorenza Longo l’Ospedale degli Incurabili.

 

Isabella di Capua

  L’unico figlio maschio, Ferrante, fu capitano d’armi dell’imperatore, ottenendone come ricompensa il Principato di Molfetta nel 1522. Sposò Antonicca, esponente dell’antica e potente famiglia dei del Balzo d’Orange conti di Alessano, unendo in un unico blasone le due casate (fig. 1). Dal matrimonio nacquero due figlie: Isabella e Maria.

 

2. immagine sopra: Ritratto di Isabella di Capua (Amadei & Marani 1980).

  Isabella nacque nel palazzo di famiglia di Napoli. Inizialmente designata sposa di Traiano Caracciolo, per intercessione della madre Antonicca presso papa Clemente VII il matrimonio fu sciolto poiché divenuto politicamente sconveniente. La notizia dell’annullamento non lasciò indifferenti i molti nobili attirati dalla ricca dote; tra gli aspiranti Ferrante Gonzaga riuscì a conquistare la mano della nobildonna (Ziccardi 2011).

  Principessa a soli 11 anni, fu educata secondo il rango e il tempo che gli appartenevano, era una donna colta e sensibile e una dama, come testimoniano le fonti del suo tempo, fine ed elegante. La bellezza di Isabella, difatti, era piuttosto nota negli ambienti di corte italiani ed europei dei suoi tempi; adulata da poeti e letterati, le furono dedicati madrigali e poemetti che ne enfatizzavano bellezza e virtù morali.

  Sposò in seconde nozze Ferrante Gonzaga, in quel momento all’apice della carriera militare, avendo nei decenni successivi un ruolo di spicco nella società e nelle corti d’Europa. Sfarzosa e invidiata per la vita che conduceva tra feste e intrattenimenti con personaggi famosi, ebbe al contempo ruoli di responsabilità adatte al rango di viceregina e Governatrice di Milano. La sua fama e le spiccate doti intellettuali la portarono ad avere amicizie altolocate come quella con Maria I Tudor, regina di Inghilterra (De Gioia Gadaleta 2003).

Conosciamo il volto di Isabella attraverso il medaglione realizzato dal famoso consigliere e confidente di Filippo II di Spagna, Jacopo Nizzola da Trezzo (Jacometrezo ‘ritrattista dei re’) e nelle raffigurazioni iconografiche del quadro dell’Assunta di Fermo Ghisoni a Mantova e nel ritratto della Collezione Ambras (Amadei & Marani 1980).

3. immagine sopra: Medaglione di Jacopo da Trezzo raffigurante Isabella di Capua prima della morte (foto: web)

 

Ferrante I Gonzaga

Ferrante I (1507-1557) rappresenta un indiscusso protagonista del Cinquecento europeo.

 

4. immagine sopra; Ritratto di Ferrante Gonzaga (Bertelli 2013).

5. Immagine in basso; Stemma di Ferrante Gonzaga (foto: web)

 

Nacque a Mantova il 28 gennaio 1507; figlio terzogenito di Francesco II marchese di Mantova e Isabella d’Este, ebbe come pedagogo Pietro Aretino. Intraprese la carriera militare sedicenne allorquando fu inviato alla corte spagnola di Madrid dove ben presto ascese al titolo di Gran Generale di Carlo V. Abile stratega e costruttore di difese, comandante dell’esercito imperiale in Italia e dei Lanzichenecchi nel sacco di Roma del 1527, difese la capitale Napoli nel 1528 e guidò l’assedio di Firenze del 1530.

 Tra i vari incarichi fu nel 1535 Viceré di Sicilia, Governatore di Milano nel 1545 e Gran Giustiziere del Regno di Napoli «…siede a man senistra del re: D(on) Ferrante Gonzaga, Principe di Molfetta, Conte di Guastalla, de Giovinazzo e di Campobasso» (Bacco 1618). Ebbe dal papa il governo delle terre pontificie di Benevento e Pontecorvo, comandò trecento cavalleggeri contro il sultano Solimano il Magnifico e il pirata Khayr al-Din Barbarossa nella conquista di Tunisi del 1535. Tra le numerosissime imprese italiane ed europee si ricordino quelle delle Fiandre e la vittoriosa battaglia di San Quintino contro Enrico II, re diFrancia.

  Biografi a lui contemporanei così lo descrivono: «Fu uomo di poche parole… Era stimato dai suoi soldati affascinati e trascinati dal suo ardore… Al volto, à la barba fatta, ha l’occhio grande, et nero… De la lingua era alquanto balbuziente, ma non punto favellar impedito» (Gosellini 1579).

Fu nominato dall’Imperatore tra i 50 cavalieri dell’Ordine del Teson d’oro cui facevano parte personaggi tra i più illustri d’Europa e gli stretti collaboratori di Carlo V. Gli appartenenti all’Ordine portavano un gioiello d’oro composto dal collare con al centro, pendente, un vello (Onorificenza di cui furono fregiati anche il figlio Cesare e il nipote Ferrante II).

Morì a Bruxelles il 15 novembre 1557 e tumulato in un grandioso mausoleo nella cattedrale di Mantova (Spagnoletti 2007, Sallmann 2000).

 

Il matrimonio di Isabella e Ferrante.

  La data del matrimonio fu fissata il 15 agosto 1530; Isabella aveva 20 anni, Ferrante 23. Il matrimonio avvenne per procura poiché Ferrante era impegnato al comando dell’esercito imperiale contro la Repubblica Fiorentina.

Sposando una nobile del Regno meridionale, il Gonzaga ampliò i suoi possedimenti garantendosi un ulteriore serbatoio sia economico che intellettuale; Isabella, difatti, portò in dote il Principato di Molfetta e il Contado di Giovinazzo in Puglia, la Contea di Campobasso e numerosi altri feudi, cui si aggiunsero nel 1549 quelli ereditati dalla madre in Terra d’Otranto (Spagnoletti 2007, Nicolì 2008). Il destino della Contea di Campobasso venne così a legarsi alla casata dei Gonzaga che la detenne per circa un secolo, dal 1530 al 1632.

  Vissero in Sicilia quando Ferrante ne fu nominato Viceré. Nel 1539 comprò Guastalla divenendone signore e riuscendo a trasformarlo in uno stato indipendente nell’anno1541.

  Nel 1546 la coppia si trasferì a Milano. In questi anni conobbe il banchiere Tommaso de Marini, cui si affidò per gli ingenti prestiti alle sue campagne militari. Alla morte del Gonzaga il de Marini fu per due anni Signore di Campobasso intraprendo la costruzione della sua sontuosa dimora in Milano oggi sede, come Palazzo Marino, del Municipio.

  I coniugi dimorarono perlopiù a Mantova e Napoli, di rado visitarono Campobasso (De Gioia Gadaleta 2003). Isabella ebbe comunque modo di visitare la città in occasione del viaggio ricognitivo dei suoi feudi, soggiornando nel suo nuovo palazzo tra il 26 maggio e il 1 giugno 1549 (Ceci 1935, De Gioia Gadaleta 2003).

  I due protagonisti morirono a pochi anni l’uno dall’altra: Ferrante nel 1557, Isabella nel 1559. Dal matrimonio nacquero tredici figli, Cesare, primo figlio maschio, diverrà signore di Campobasso alla morte del padre.

 

Campobasso e gli statuti gonzaghiani

  Durante il secolo in cui i Gonzaga governarono Campobasso, l’abitato fu interessato da numerosi Capitoli noti come Convenzioni Gonzaghesche o Statuti Gonzaghiani, emanati a più riprese tra il 1530 e il 1599. La città andò incontro a un floridissimo periodo economico durante il quale i regnanti concessero una seconda espansione della città fuori delle mura urbiche con un aumento della popolazione di circa il 42%. I nuovi signori acconsentirono la trasformazione delle mura monfortiane (supportici) in private abitazioni, istituirono pubblici mondezzai, risolsero il problema dell’approvvigionamento idrico con nuovi pozzi, fontane e vasche di abbeveraggio. Permisero inoltre la costruzione di un grande mulino nel luogo dove oggi sorge il municipio, emanarono normative circa l’uso del castello e delle carceri, oltre a direttive in materia di giurisdizione criminale e civile, compreso il problema della sicurezza nelle ore notturne.

  Grazie ai nuovi privilegi acclusi nei Statuti, Campobasso trasformò la sua vocazione da contadina a mercantile nel giro di un secolo e con la prammatica regia del 17 marzo 1583 divenne uno dei mercati più importanti del Regno.

 

Lo stemma matrimoniale

Durante le ricerche per la ricostruzione storica del palazzo settecentesco dei Salottolo fu rinvenuto, coperto da uno strato di pittura, lo stemma araldico della famiglia “di Capua – Gonzaga” .

Alla fine del ‘700 Michelangelo Salottolo, ricco possidente, acquistò il vecchio palazzo ducale dei Carafa ormai cadente e fece costruire il suo palazzo sulle fondamenta del precedente. L’edificio passò in mano alla famiglia Cannavina che lo mantenne fino alla morte della moglie dell’ultimo erede della famiglia. La scoperta dello stemma matrimoniale sul portale cinquecentesco conservato nell’atrio da parte degli studiosi Walter Santoro e Mario Ziccardi (Associazione culturale Opificio Culturale di Campobasso) porta nuova luce sulla storia nobiliare delle casate italiane nel periodo dell’influenza imperiale di Carlo V. L’araldo coperto da uno spesso strato di pittura insieme al portale è una delle residue testimonianze materiali visibili dell’antico edificio cinquecentesco probabilmente fatto realizzare da Andrea di Capua uno dei capitani dell’esercito di Ferdinando II d’Aragona Re di Napoli dal quale fu insignito di molte delle terre appartenute al Conte di Campobasso Cola Monforte. Agli inizi del ‘500, Andrea promosse nella città di Campobasso diverse iniziative edilizie di pregio e, probabilmente, in questo periodo realizzò anche il suo palazzo lasciando al castello, posto sulla sommità che domina la città, la testimonianza di una realtà militare e difensiva che poco si conciliava con la vita e le esigenze dell’uomo rinascimentale. La casata dei di Capua conobbe un’ascesa sociale esemplare nel regno napoletano riuscendo persino a imparentarsi con la casata reale e successivamente con le maggiori famiglie di caratura internazionale sotto l’impero spagnolo di Carlo V. (Ziccardi 2011).

 

Lettura dell’araldo

È uno stemma congiunto a forma di testa di cavallo, scolpito a bassorilievo, concernente l’alleanza nuziale delle casate di Capua-del Balzo con quella dei Gonzaga.

6. Stemma matrimoniale della casata di Capua – del Balzo (M. Ziccardi 2011)

Destra araldica: Casata Gonzaga di Guastalla: d’argento alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile spiegate.

Sul tutto uno scudetto inquartato: nel 1° e 4° di rosso al leone rampante d’argento, coronato d’oro [Boemia]; nel 2° e 3° d’oro a tre fasce di nero [Gonzaga].

 

7. Immagine in basso: Stemma matrimoniale con l’unione degli araldi dei di Capua – del Balzo e Gonzaga.

 

 Sinistra araldica: Casata di Capua – del Balzo: inquartato nel 1° e 4° d’oro con banda nera caricata da cotissa d’argento [di Capua]; nel 2° e 3° controinquartato: nel 1° e 4° di rosso alla stella (16 punte) d’argento, nel 2° e 3° d’oro al corno da caccia d’azzurro, legato e guarnito – virolé et enguiché – di rosso [del Balzo d’Orange, conti di Alessano]

 (Mario Ziccardi)

Le immagini sono state fornite dall’autore.

 

PER SAPERNE DI PIU’

Bibliografia

 

Amedei 1980                Amadei G, Marani E., I ritratti gonzagheschi della collezione di Ambras, Mantova, 1980.

 

Bertelli 2013                 Bertelli P., Un ritratto ritrovato di Ferrante Gonzaga e la serie di uomini illustri della scuola della Beata Vergine del Rosario di Venezia, Mantova, 2013.

 

Ceci 1935                      Ceci G., Il viaggio di una Principessa in Puglia nel 1549, in, «Japigia. Rivista di Archeologia, Storia e Arte», VI, XIII, 1935, pp. 21-46.

 

De Gioia 2003              De Gioia Gadaleta C., Isabella de Capua Gonzaga, Principessa di Molfetta – Signora di Guastalla, Guastalla, 2003.

 

Nicolì 2008                   Nicolì R., Edizione critica di Luca Contile, Viaggio al seguito di Isabella di Capua: lettere dal 26 maggio al 5 settembre 1549, Archivio di Stato di Parma, C.I.S.V.A. (biblioteca digitale), 2008.

 

Sallman 2000                Sallmann J.M., Carlo V, Milano, 2000.

 

Santoro 2019                 Santoro W., Il potere dal “basso”, il Palazzo Gonzaga tra antichi fasti e perdute memorie, in, ArcheoMolise, n°34, Anno XI, 2019, pp. 15-21.

 

Spagnoletti 2007           Spagnoletti A., I Gonzaga di Guastalla, signori feudali nel Regno di Napoli  in, Signorotto G., a cura di, Ferrante Gonzaga. Il Mediterraneo, l’Impero (1507-1557), Roma, 2007, pp. 93-118.

 

Ziccardi 2011                Ziccardi M., “Gambatesa e i di Capua: i pastori e i signori” in Ferrara D. (ed), Il castello di Capua e Gambatesa, Mito, Storia e Paesaggio, Campobasso, 2011, pp. 7-21.

 

Ziccardi 2019                Ziccardi M., I Gonzaga signori di Campobasso, il matrimonio di Isabella di Capua e Ferrante Gonzaga, in, ArcheoMolise, n°34, Anno XI, 2019, pp. 22-25.  

Immagine in basso: l’autore dell’articolo, dottor Mario Ziccardi con l’ultimo libro di Giancarlo Pavat e Roberto Volterri “A fil di spada” (Amazon 2021)

 

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