Riaprirà finalmente al pubblico il suggestivo Eremo di San Venanzio, nelle omonime gole del fiume Aterno in Abruzzo.

RAIANO (AQ) – Dopo le numerose proteste dei turisti, fedeli ed appassionati, riaprirà al pubblico l’antico e venerato Eremo di San Venanzio, incastonato nella viva roccia, a guisa di straordinario ponte, tra i due ripidi fianchi della gola, scavata nel corso del tempo dal fiume Aterno, in Abruzzo.
L’Eremo riaprira’ finalmente grazie ad una convenzione stipulata tra Comune di Raiano (AQ), nel cui territorio sorge il suggestivo monumento medievale, e la Parrocchia di Santa Maria Maggiore da cui dipende San Venanzio).

“Dopo le proteste di turisti che trovavano il cancello sempre chiuso” ha spiegato all’ANSA il sindaco Marco Moca “abbiamo deciso di gestire direttamente l’eremo, per mezzo di una cooperativa che gia’ si occupa della riserva delle Gole di San Venanzio”.

Eremo di San Venanzio - Abruzzo

L’Eremo e le gole prendono il nome dal santo vissuto in epoca romana. Non si sa molto della sua vita. L’agiografia racconta
che, rifiutatosi di ottemperare agli editti imperiali che vietavano e punivano il culto cristiano, venne condannato alla flagellazione. ma ne uscì praticamente inedenne, senza nemmeno un graffio.
Venne allora condannato “ad bestiam”, ovvero gettato letteralmente in pasto alle fiere, ma queste, seocondo una versione si trattava di leoni, si sarebbero accucciate mansuete ai suoi piedi.
Si decisa allora di buttarlo dalle muira urbiche affinchè si sfracellasse a terra. Ma nonostante il volo di parecchi metri, fu ritorvato ancora una volta incolume, intento a cantare le lodi a Dio.

Il prefetto ordinò di legarlo ad una cavalcatura e trascinarlo per le campagne. Durante il tragitto avrebbe fatto sgorgare una limpida fonte per dissetare i soldati incaricati di eseguire la sua pena capitale. A seguito di ciò, molti legionari si convertirono al Cristianesimo.
Alla fine venne decapitato con un colpo di spada. Secondo la pia leggenda la sua testa decapitata sarebbe rimbalzata sul terreno per ben tre volte, facendo zampillare altrettante sorgenti.

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