Storia dimenticata. 29 – 30 aprile 1797. NAPOLEONE A TRIESTE; di Giancarlo Pavat.

 

Immagine di apertura; Stampa ottocentesca con veduta dell’attuale Riva 3 Novembre a Trieste. Si riconoscono il Palazzo Carciotti e la chiesa Greco-ortodossa di San Nicolò, detta anche chiesa Greco-orientale (Collezione privata G. Pavat). All’epoca dell’arrivo di Napoleone a Trieste, nella primavera del 1797, il panorama era più o meno quello. La chiesa Greco-orientale esisteva già. Mancava invece Palazzo Carciotti, la cui costruzione sarebbe iniziata l’anno dopo.

 

STORIA DIMENTICATA.

29 – 30 aprile 1797. NAPOLEONE A TRIESTE 

di Giancarlo Pavat

 

Ei fu.

Questo il celebre incipit dell’ode “Cinque maggio” scritta da Alessandro Manzoni  nel 1821, quando giunse in Europa la notizia della morte di Napoleone Bonaparte, prigioniero degli Inglesi nel possedimento atlantico di Sant’Elena.

In occasione dell’anniversario della dipartita del “Petit caporal” desidero raccontare un episodio poco noto in Italia delle campagne di conquista  delle armate francesi guidate da Napoleone. Ovvero la sua entrata a Trieste il 29 aprile 1797. 

2. Immagine sopra; Napoleone furfante la Campagna d’Italia del 1796-1797. Si tratta dell’opera di Antoine-Jean Gros (1771-1835), nota come “Napoleone Bonaparte sul ponte di Arcole” (1796-1797). Conservata presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. (Immagine di pubblico dominio).
 
 

In diversi articoli e pure in qualche mio libro ho già espresso il mio pensiero su Napoleone Bonaparte. Lo considero al medesimo livello dei sanguinari e criminali dittatori che tanto dolore, sofferenza e morte hanno sparso a piene mani nel XX secolo.

“…… la sua (di Napoleone NDA) spasmodica sete di potere e dominio, appena mascherata dalla volontà di esportare le nuove idee della Rivoluzione in tutta Europa (la Storia, anche recente, insegna che la Democrazia non si esporta sulla punta delle baionette), […]. .. ne causerà la propria rovina oltre a quella di tantissimi popoli d’Europa, per i quali la dominazione napoleonica sarà una iattura che difficilmente verrà dimenticata. Basti pensare che cosa combinarono dalle nostre parti i Francesi, con violenze d’ogni genere, saccheggi, incendi, spoliazioni di beni materiali e capolavori artistici, fucilazioni di massa all’ordine del giorno solo per sospetto di antibonapartismo. Ovviamente tutto per il bene delle popolazioni stesse, alle quali stavano regalando le idee dell’Illuminismo. Non è questa la sede per approfondire questo discorso e per dimostrare come, sebbene i Principi nati dall’Illuminismo e codificati dai fatti del 1789, fossero sacrosanti e sono ancora oggi alla base della Civiltà Occidentale, i Francesi della Repubblica prima e dell’Impero poi, si comportarono (e furono niente più) da truppe di occupazione e basta. Tanto che persino personaggi d’altissimo profilo ideologico e morale, certamente non sospettabili di essere filo ancient regime, si resero presto conto di cosa fosse realmente il regime napoleonico. Come Ugo Foscolo o Ludwig van Beethoven (che tolse la dedica a Napoleone dalla “Terza Sinfonia”, l’”Eroica”, non appena questi si proclamò imperatore) o […] Luigi Angeloni (patriota e massone, di idee liberali e progressiste) di Frosinone, che addirittura verrà sospettato di aver partecipato ad una congiura contro Bonaparte” (da Giancarlo Pavat “Quando il Principe di Pontecorvo divenne (ed è tutt’ora) Re di Svezia“, Ilpuntosulmistero, marzo 2017).

 

Detto questo, anche nel caso dell’occupazione di Trieste del 1797 (la prima, poi ne seguiranno altre due; 1805/1806 e 1809/1913),  Napoleone e più in generale i Francesi (all’epoca guidati dal Direttorio che il 27 luglio ovvero il 9 Termidoro, secondo il nuovo calendario, si era sbarazzato di Robespierre, il sanguinario “Incorruttibile”, maggior fautore della mattanza degli oppositori politici durante il cosiddetto “Terrore”, arrestandolo e spedendolo là, dove lui stesso aveva mandato tantissimi innocenti o colpevoli soltanto di non pensarla al suo stesso modo; ovvero sulla ghigliottina) non si comportarono granché bene. 

 

E arriviamo a quella fatale primavera del 1797, quando Napoleone (ovviamente, all’epoca, non era ancora Imperatore ma “semplice” Comandante dell’Armata francese d’Italia ) sta mettendo fine alla millenaria (e neutrale) Serenissima  Repubblica di Venezia, ed entrato in Friuli (territorio veneziano dal XV secolo), il 9 marzo 1797 inizia l’offensiva contro i territori austriaci oltre l’Isonzo.

Il 21 marzo Napoleone conquista Gradisca e Tarvisio.  Il giorno successivo i Francesi occupano Bolzano, mentre il giorno 23, il generale  Jean Baptiste Bernadotte (futuro Principe di Pontecorvo , oggi in provincia di Frosinone e successivamente, Re di Svezia, fondando una dinastia che siede ancora oggi sul trono di quel paese scandinavo) entra a Trieste.

3. Immagine sopra; Jean Baptiste Bernadotte Principe di Pontecorvo (Archivioilpuntosulmistero).
4. Immagine in basso;  Stoccolma. Statua equestre  di Carlo XIV Giovanni ovvero  Jean Baptiste Bernadotte Principe di Pontecorvo (foto G. Pavat 2013).

 

5. Immagine sopra; Ritratto del Principe Carlo d’Asburgo-Lorena, di Thomas Lawrence (1819).  Windsor collection (Fonte Wikipedia).

 

L’Arciduca Carlo (1771-1847), comandante in campo delle Forze austriache si era ritirato a Fiume (da ricordare che all’epoca, l’Istria e la Dalmazia erano ancora formalmente territori veneziani. L’Austria controllava solo la Contea di Pisino nell’Istria interna e la città quaranerina di Fiume. Mentre Ragusa, attuale Dubrovnik, era una repubblica marinara italiana indipendente). 

 

Vista la fama che precedeva gli invasori d’oltralpe, anche il governatore conte Pompeo Brigido e buona parte della popolazione (coloro che possono farlo, ovviamente) lasciano Trieste.

 
 

Napoleone  entrò nel capoluogo adriatico la  mattina del 29 aprile, attorno alle 06.30,  cavalcando un bianco destriero, L’accoglienza dei Triestini fu, manco a dirlo, decisamente fredda. 

Nelle settimane precedenti avevano persino evitato di recarsi a vedere le rappresentazioni teatrali volute dall’occupante nel tentativo propagandistico  di “normalizzare” la situazione in città. 

Inoltre, il 14 aprile, c’era stata una sorta di insurrezione e  i  Triestini, con l’aiuto dei contadini del Carso , erano riuscita a scacciare gli occupanti. Purtroppo, pochi giorni dopo, in ottemperanza delle clausole armistiziali del Trattato di Leoben (28 aprile), i Francesi erano rientrati in città.

 

Anche a Trieste, Napoleone si comportò da predone. Dopo aver ricevuto il Vescovo di Trieste Ignazio Gaetano de Buset, e i magistrati cittadini,  pretese tre milioni di lire tornesi, metà in contanti sonanti e metà in merci e vettovaglie Inoltre, vennero presi in ostaggio alcuni maggiorenti di Trieste per essere sicuro del pagamento. Ostaggi e riscatto.  Degno del peggior brigante!

 

Il “Corso” conosceva la fama di Trieste con il suo Porto Franco e volle, nella giornata del 29, visitare le infrastrutture e difese portuali. Scrisse al Direttorio che avrebbe voluto raderle al suolo ma che si era reso conto che si sarebbe voluto troppo tempo. Circa un secolo e mezzo dopo, anche i Nazisti avrebbero voluto fare la stessa cosa. Fortunatamente, in entrambi i casi (nel secondo grazie all’intervento del proprio vescovo Antonio Santin) , Trieste la scampo’.

6-7. Immagini sopra e sotto: Palazzo Brigido a Trieste. Durante la Prima occupazione francese, Napoleone passò una notte sola a Trieste ( tormentato dal mal di denti), quella tra il 29 e il 30 aprile 1797, appunto a Palazzo Brigido in via Pozzo del Mare. Episodio ricordato dalla targa marmorea apposta sulla facciata. Ovviamente, all’epoca, non era ancora Imperatore ma “semplice” Comandante dell’Armata francese d’Italia (Foto G. Pavat 2015).

 

Napoleone alloggiò nel Palazzo del patrizio triestino  conte Brigido (che aveva lasciato le chiavi al console  spagnolo de Lellis!) Sito in via Pozzo del Mare, adiacente all’attuale piazza dell’Unità d’Italia 

 

E fu in questo Palazzo che il “Corso” passò la sua unica notte triestina, quella, appunto tra il 29 e il 30 aprile 1797, tra l’altro tormentato da un forte mal di denti.

“Pernottamento” ricordato da una targa marmorea apposta sulla facciata. 

 

Napoleone lasciò Trieste il 30 aprile diretto a Palmanova, fortunatamente, poche settimane dopo, il 24 maggio,  anche il resto dell’Armata francese si ritiro’, permettendo il ritorno delle autorità asburgiche e del governatore Brigido.

8. Immagine sopra; lo stemma di Trieste al tempo degli Asburgo.

 

Terminava quindi la I occupazione francese lasciando un brutto ricordo e foschi presagi per il futuro.

(Giancarlo Pavat)

 

9. Immagine sopra; la cosa può sembrare strana visto che a Trieste, Napoleone non fu mai amato, eppure anche nel capoluogo del Friuli – Venezia Giulia, esiste  una  statua di Napoleone Bonaparte.
L’opera neoclassica bronzea che lo raffigura come Marte Pacificatore, si trova nel Parco del Castello di Miramare voluto da Massimilano d’Asburgo. Ma c’è un motivo storico e politico dietro la realizzazione questa sra scultura.  Che non era destinata a Trieste. Venne commissionata proprio da Massimilano d’Asburgo (che non dimentichiamolo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe) nel 1858 alla vigilia degli Accordi di Plombieres, quale strumento di captatio benevolentiae nei confronti di Napoleone III, nipote di Napoleone I, che si stava schierando con il Regno di Sardegna contro l’Impero Austriaco. Dal Catalogo dei Beni Culturali apprendiamo che “Il duca Lodovico Melzi, incaricato di consegnare personalmente all’Imperatore la lettera di presentazione dell’opera, riferisce in una missiva del 28 giugno del 1858, il grande apprezzamento espresso dal sovrano. La scultura tuttavia a causa degli sviluppi storici, che videro la Francia schierata a fianco dei Savoia contro l’Austria, non sarà mai consegnata a Napoleone III”. Terminata entro il gennaio 1859 “fu indirizzata a Miramare, dove occupa una posizione di rilievo all’interno del parco”. La scultura venne realizzata da Giovanni Pandiani (1809-1879) che riprese quella orginale di Antonio Canova, voluta dallo stesso Napoleone I e realizzata tra il 1803 e il 1806.  Il “Corso”, però, ne vietò l’esposizione pubblica a causa della nudità. L’originale canoviano si trova oggi ad Apsley House, la villa londinese del duca di Wellington. Fu il Governo britannico ad acquistarla nel 1815 e a donarla al Vincitore di Napoleone a Walterloo.
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