DINOSAURI NELL’ARTE ANTICA? di Giancarlo Pavat

 

Immagine di apertura; Un rettile identificabile come “Coccodrillo  del Nilo”, raffigurato assieme ad un pigmeo, in un  mosaico pavimentale della città romana di Italica nell’attuale Spagna. Prima colonia di Italici nella  Penisola Iberica, in questa fiorente città nacquero gli Imperatori Traiano ed Adriano  (II secolo d.C.) 

 

DINOSAURI NELL’ARTE ANTICA?

di Giancarlo Pavat

 

Da un po” di tempo, sta rimbalzando sul web, la notizia (poi ripresa anche da vari siti di informazione e divulgazione, tra cui Focus.it) che in un’opera d’arte rinascimentale sarebbero stati raffigurati nientemeno che dei dinosauri.
Vale la pena ricordare che l’esistenza dei dinosauri venne accertata nel XIX secolo, grazie alla scoperta di resti fossili. Non è che nei secoli precedenti, l’uomo non si sia imbattuto (magari casualmente) nelle ossa trasformate in pietra degli antichi dominatori del pianeta. Ma con tutta probabilità vennero presi come scherzi della Natura.  Oppure, in qualche caso, come la testimonianza materiale dell’esistenza dei mostri della mitologia e delle leggende, come ciclopi, grifoni, draghi, leviatani, tanto per citarne qualcuno. Ma questa, come di suol dire, è un’altra storia.

 2. Immagine sopra; Bassorilievo raffigurante un Drago o, meglio, una Viverna (Cripta della chiesa San Giovanni a Ceccano in provincia di Frosinone). Anticamente, l’esistenza reale di  simili creature leggendarie sarebbe stata suffragata, dal rinvenimento casuale di fossili di animali preistorici. (Archivio ilpuntosulmistero)
L’opera a cui si accennava all’inizio è un olio su tavola realizzato nel 1562 dall’artista fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio, e oggi conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. 
Ebbene, stando ai presunti “scopritori” l’artista avrebbe inserito proprio alcuni dinosauri.
“Il dipinto in realtà raffigura un evento descritto in un passo della Bibbia, il suicidio di re Saul sul monte Gilboa dopo la sconfitta con i Filistei: la scena è rappresentata con molti dettagli, inclusi alcuni soldati sul dorso di quelli che, secondo alcuni post, sarebbero brachiosauri”. (Focus.it)
 

3. Immagine sopra; “Il suicidio di Saul”  di Pieter Bruegel il Vecchio. Olio su tavola 33,5×55 cm) del 1562, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. L’attribuzione è certa in quanto in basso a sinistra è possibile leggere “SAUL XXXI CAPIT BRVEGEL MCCCCCLXII” (Fonte Wikipedia).
4. Immagine in basso; particolare dell’opera di Pieter Bruegel il Vecchio in cui si notano i presunti “dinosauri” 

 
Non è la prima volta che vengono.annunciate scoperte di animali “che non dovrebbero  esistere”  in antiche  opere d’arte.
Tralasciando pappagalli amazzonici o australiani, o quadrupedi africani in mosaici e affreschi romani, codici miniati medievali e pitture rinascimentali; tutti straordinariamente veri e comprovanti contatti commerciali e viaggi oceanici dei popoli e civiltà del Passato (si vedano gli articoli in proposito, pubblicati sul nostro sito www.ilpuntosulmistero.it), in questo breve articolo ci si interesserà, appunto, della “presenza” di possibili dinosauri in opere artistiche, proprio come nel caso della tavola fiamminga di Vienna.

 

5-6. Immagini sopra e sotto; il pappagallo realizzato da Melozzo da Forlì sulla volta della Cappella di Sant’Elena nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. L’animale effigiato è indubbiamente un “Ara scarlatta” o “Ara Macao”, il grande e variopinto pappagallo diffuso nella foresta dell’Amazzonia e in tutta l’America tropicale, e il mosaico venne completato ben prima, non solo della scoperta ufficiale del Brasile da parte dei Portoghesi, ma addirittura del primo viaggio di Colombo. (foto G. Pavat 2017).

 
7. Immagine sopra: La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma (Foto G. Pavat 2017).
 
8. Immagine sopra; l’animale raffigurato in basso sarebbe il presunto Stegosauro cambogiano (Fonte Misterorisolto)
 
Per anni ha tenuto banco il cosiddetto “Stegosauro cambogiano“. 
Lo Stegosauro (letteralmente il nome significa “Lucertola coperta”), è  un gigantesco rettile preistorico erbivoro vissuto nel Giurassico Superiore, grossomodo tra i 255 e i 250 milioni di anni fa. Quindi è un animale abbondantemente estinto. E allora? 
In un bassorilievo del Tempio di Ta Prohm, in Cambogia appunto, è stato individuato quello che, a prima vista (molto a prima vista) sembra proprio uno Stegosauro. 
Ta Prohm è il nome attuale del famoso Tempio di Angkor. Anticamente si chiamava Rajavihara e venne realizzato tra fine del 1100 e l’inizio del 1400 come monastero buddista.
Secondo diversi Ricercatori del Mistero e, soprattutto, stando ai “Creazionisti” in gran parte statunitensi, questa piccola opera d’arte sarebbe la prova che uomini e dinosauri sono convissuti. Almeno sino a poco meno di mille anni fa, vista la datazione del Tempio. Possibile che uno stegosauro se ne andasse davvero a zonzo per le giungle cambogiane? 
In un’area, quella del Sud-est asiatico, ove stando ai ritrovamenti paleontologici, anzi ai NON ritrovamenti, questo dinosauro non vi è mai vissuto. Al contrario di altri territori asiatici come la Mongolia e Cina settentrionale (altri resti fossili di Stegosauro sono stati rinvenuti negli Stati Uniti e in Europa).
9. Immagine sopra: uno Stegosauro (Elaborazione grafica G. Pavat)
Ovviamente, la risposta al quesito di poc’anzi è NO. Nessun Stegosauro ha mai pascolato in Cambogia assieme agli esseri umani. Per il semplice motivo che quello del bassorilievo di Ta Prohm non è uno Stegosauro. A guardarlo bene,  solo apparentemente ci assomiglia. Molti particolari anatomici non corrispondono o sono assenti. Ad esempio la coda è da mammifero, mentre,  al contrario, mancano gli aculei sull’estremita caudale, tipici del vero Stegosauro. E, giusto per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio, non si tratta nemmeno un dinosauro di qualche altra specie.
In realtà, l’ignoto artefice ha immortalato di un grosso mammifero erbivoro che oggi, purtroppo, è sull’orlo dell’estinzione. 
10. Immagine sopra; Un Rinoceronte indiano (Fonte Wikipedia)
Ovvero un rinoceronte. E più precisamente il “Rinoceronte di Sumatra”.

11. Immagine sopra; Un Rinoceronte di Sumatra (Fonte Wikipedia)
Un tempo, l’areale di questo mammifero (che costituisce una delle 5 specie di rinoceronti esistenti) andava dalle foreste pluviali e paludi dell’India, del Bengala (Bangla Desh), del regno himalayano del Bhutan, a quelle del Myanmar (ex Birmania), della Cina, della Thailandia e del Laos (queste ultime sono regioni confinanti con la Cambogia). 
Attualmente sopravvive soltanto in Malaysia (Malesia) o meglio nel Borneo e in Indonesia, e precisamente nell’isola di Sumatra.
Ma che ci fanno, allora, le placche ossee tipiche dello Stegosauro sul dorso del nostro rinoceronte? Anche in questo caso si vuole vedere ciò che più ci affascina, a discapito di ciò che è ovvio. 
Molto semplicemente (come evidenziato dal sito cacciatore di bufale  “Mistero risolto”) non si tratta di placche ossee; “Se osserviamo l’immagine della colonna  (dove si trova il bassorilievo con lo “stegosauro” NDA) noteremmo subito un particolare al quanto bizzarro. Tutte le raffigurazioni (di altri animali indigeni, tutti assolutamente noti NDA) sono molto stilizzate ma soprattutto sono ornate di piccole placchette dentro le loro cornici (curiosamente simili a quella che circonda il Drago, o Viverna, del bassorilievo della cripta della chiesa di San Giovanni Battista a Ceccano NDA)  indi per cui è facile pensare che quelle che, a un primo sguardo, a noi sembravano placche altro.non sono che piccoli ornamenti”. 
 
12. Immagine sopra; il presunto Stegosauro cambogiano, in realtà, con tutta probabilità un Rinoceronte di Sumatra.
 
 
Ma la vicenda della tavola di Bruegel ricorda anche la scoperta della presunta (molto presunta) presenza di un altra specie (non meglio identificata) di dinosauro addirittura in un bellissimo mosaico romano.

13. Immagine sopra; il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, situato nel Palazzo Colonna – Barberini, che occupa le terrazze superiori del Tempio della Fortuna Primigenia dell’antica Praeneste (Fonte Wikipedia)
Verso la fine del XVI secolo, nelle cantine del Palazzo vescovile di Palestrina, venne casualmente rinvenuto un mosaico pavimentale romano di circa 431×585 cm, raffigurante scene e paesaggi del Nilo in Egitto.
In realtà quelle “cantine” erano ciò che rimaneva della cosiddetta dell’aula absidata del Foro dell’antica Praeneste
14. Immagine sopra; la straordinario Mosaico del Nilo di Palestrina – Roma (Fonte Wikipedia)
 
Riconosciuta sin da subito l’importanza di questa meravigliosa opera d’arte, venne più volte restaurata nel corso dei secoli. L’ultima volta negli anni ’50 del XX secolo, quando il Mosaico del Nilo venne posizionato verticalmente come fosse un quadro all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Palestrina. Dov’è tuttora visibile al pubblico. Aldilà della sua indiscutibile bellezza, l’opera ha recentemente acceso ulteriore interesse (in particolare, ovviamente, tra gli appassionati di Criptozoologia) a cagione di una scena che compare nel paesaggio inondato dalle acque del Nilo.
Quasi a metà del lato destro, l’ignoto artefice ha raffigurato alcuni uomini impegnati a dare la caccia a una specie di grande lucertola.
Ebbene, nello strano animale, alcuni ricercatori hanno ravvisato, guarda caso, un dinosauro. Appartenente a qualche specie ignota scampata all’estinzione milioni di anni fa e sopravvissuta sino all’epoca romana, dove sarebbe stata vista e descritta, tanto da essere eternata nel mosaico prenestino. Possibile?
 
15-16. Immagini sopra e sotto; particolare del Mosaico del Nilo con evidenziato il famigerato “dinosauro”, alias KROKODILOSPARDALIS (Fonte Wikipedia)
17.  Immagine sopra; Un esemplare di coccodrillo del Nilo, può arrivare a misurare fino a 5 metri di lunghezza  e pesare circa 550 chilogrammi.  A volte può raggiungere i 6 metri di lunghezza. Si racconta che nel Lago Tanganica in Africa, viva un esemplare davvero mostruoso di oltre 7 metri chiamato ” Gustave”.
 
Sopra la scena nilotica compare la scritta: KROKODILOSPARDALIS ovvero COCCODRILLO LEOPARDO. 
Si tratta quindi semplicemente di un coccodrillo del Nilo, che effettivamente può raggiungere enormi dimensioni?
In realtà, aldilà di che cosa si intendesse con questo nome, il rettile del mosaico di Palestrina non sembra affatto un coccodrillo. Eppure gli artisti romani conoscevano piuttosto bene la fisionomia dei coccodrilli. Come dimostra la cosiddetta “Soglia Nilotica” rinvenuta in una domus della Privernum romana e oggi esposta al Museo Archeologico di Priverno in provincia di Latina
18. Immagine sopra; Cartolina del Museo Archeologico di Priverno riproducente un particolare del mosaico della “Soglia Nilotica”. In primo piano un, ben più plausibile, Coccodrillo del Nilo (Collezione privataS. Palombo – G. Pavat)
Si tratta di un mosaico lungo quasi 5 metri in cui anche in questo caso è raffigurato un paesaggio del Nilo. Si vedono centri abitati con mura, torri, imbarcazioni, vegetazione esotica, fauna d’ogni tipo, pigmei protagonisti di varie scenette e riconoscibilissimi coccodrilli.
Quindi, l’animale del mosaico prenestino, a quale razza appartiene?
Si tratta forse di un varano? Oppure, seguendo il metodo del “Rasoio di Occam”, la spiegazione è, ancora jna volta, molto più ovvia e semplice?
Il “dinosauro sopravvissuto” non sarebbe altro che il risultato di un restauro sbagliato. L’ignoto restauratore di fronte ad una lacuna nel registro musivo, forse per ignoranza, non sarebbe riuscito a ricreare il vero rettile effigiato, generando un mostro inesistente in Natura.
Ma nonostante ciò, anche se non vi è alcun mistero criptozoologico, per la rara bellezza dell’esecuzione, per la vivacità dei colori e delle scene, il mosaico merita in ogni caso di essere visto e ammirato.

19. Immagine sopra; Un altro particolare del mosaico della “Soglia Nilotica” di Privernum. Un Coccodrillo del Nilo sta ghermendo un pigmeo. La scena appare decisamente drammatica per la nostra mentalità moderna. Ma all’epoca era considerata semplicemente buffa (foto G. Pavat 2002).
 
In conclusione, anche alla luce di ciò che si è scritto a proposito del mosaico prenestino, è assai probabile che i brachiosauri o diplodochi di Pieter Bruegel altro non siano che cammelli (come riporta Focus.it) o (sempre secondo lo scrivente) dromedari.
In pratica, quello che sembra il dorso dei dinosauri non sarebbe altro che la singola gobba dell’artiodattilo dei deserti.

20. Immagine sopra; Un Diplodoco (Elaborazione grafica G. Pavat ) 21-22 Immagini in basso; di nuovo il particolare dei Brachisauri o Diplodochi di Pieter Bruegel e un vero dromedario.

D’altronde non è detto che l’artista fiammingo avesse ben presente l’anatomia di un dromedario e certamente non era interessato (e non possiamo pretenderlo) a realizzare una raffigurazione da manuale di zoologia. Al contrario del nostro Benozzo Gozzoli che nel suo capolavoro della Cappella dei Magi di Palazzo Medici-Riccardi, del 1459, nel corteo dei Magi guidata da Lorenzo.il Magnifico, ha immortalato dei perfetti dromedari.

20-21-22. Immagini sopra e sotto; il corteo dei Magi di Palazzo Medici-Riccardi., con il particolare dei cammelli e/o dromedari (Fonte Wikipedia).

 

 

ANCORA DROMEDARI E CAMMELLI NEI CAPOLAVORI RINASCIMENTALI

23-24. Immagini sopra e sotto; L'”Adorazione dei Magi”, tempera su tavola  (54,6×70,7 cm) realizzata da Andrea Mantegna tra il 1487 e il 1500. Attualmente al Getty Museum di Malibu’, Los Angeles (USA). Si notano diversi cammelli facenti parte della carovana dei Magi. (Fonte Wikipedia)
 
25-26. Immagine sopra: L'”Adorazione dei Magi”, tempera su tavola (173×228 cm con cornice 303×282) dipinta nel 1423 da Gentile da Fabriano e attualmente esposta agli Uffizi a Firenze. Immagine in basso: particolare in cui si vede un dromedario (che a prima vista, anche a causa del colore scuro, sembra un cavallo) con due scimmie sul dorso (Fonte Wikipedia).
(Giancarlo Pavat)
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