13 OTTOBRE 1307. L’INIZIO DELLA FINE DEI TEMPLARI. Osvaldo Carigi intervista Sabina Marineo.

Immagine di apertura: la statua di Jacques de Molay installata nel febbraio del 2020 sul Monte Caccume (Patrica – FR)  nell’ambito del Progetto del Sentiero di Dante, voluto dal sindaco Lucio Fiordalisio in collaborazione con Cesare Pigliacelli e Giancarlo Pavat.

13 OTTOBRE 1307

L’INIZIO DELLA FINE DEI TEMPLARI

Osvaldo Carigi intervista Sabina Marineo.

 

Alba di venerdì 13 ottobre 1307.

In tutta la Francia centinaia di uomini in armi fanno irruzione nelle principali “case” dell’Ordine del Tempio. I Templari, colti di sorpresa, non oppongono resistenza. I Cavalieri arrestati a Parigi sono 138, 546 in totale. Sono raccolti in oltre venti luoghi di detenzione. Grazie alla formidabile rete di informatori di cui si servivano, molti Templari sfuggono alla retata,. Tra questi ultimi c’è il gran precettore di Francia Gérard de Villers. Non è così per il Gran Maestro dell’Ordine Jacques Bérnard de Molay e per alcuni dignitari presenti nella casa madre di Parigi. Altri notabili vengono catturati fuori dai confini francesi..

Insieme all’Ordine, finisce anche un modo di fare politica, di sentire la fede religiosa e da un sistema di valori sociali che avevano pervaso la cultura europea per oltre tre secoli, ma non finiscono i misteri…ne parliamo con  la studiosa di materia templare Sabina Marineo.

Osvaldo Carigi:

“Ciao Sabina, in un nostra precedente intervista ci parlasti di un Ordine segreto all’interno dell’Ordine del Tempio, ipotesi questa da te fermamente enunciata sulla base di forti “indizi” cercati e  trovati. In sede di preparazione documentale a questa intervista mi sono imbattuto in una tua affermazione, di seguito riportata, che riecheggia proprio il predetto forse poco conosciuto aspetto della storia rossociata. Dunque, come visto Filippo il Bello ordina l’arresto dei Templari di Francia ma, come evidenziato in epigrafe molti sfuggono agli sgherri della polizia reale rifugiandosi oltre i confini francesi. Un gruppo però… “Probabilmente un nucleo dell’Ordine custode della tradizione – mi riferisco qui alla cerchia eretica che tramava contro la Corona – non ha mai abbandonato la Francia, che era il centro spirituale della rete templare. Verosimilmente il gruppo si è tenuto al coperto per un certo periodo, pronto a continuare la sua attività una volta passata la tempesta, sotto altro nome. Questa è una prassi tipica delle società segrete.”

 

Sabina Marineo:.

Diversi regnanti della Penisola Iberica aprirono le porte per accogliere i fuggiaschi del Tempio. In Spagna si fondò l’Ordine di Montesa Dobbiamo considerare che la Spagna ha rivestito un ruolo di primo piano nelle leggende del Graal. Wolfram von Eschenbach riconobbe la dinastia del Graal nei re d’Aragona, laddove i Templari erano i custodi del Graal stesso. In Portogallo fu l’Ordine dei Cavalieri di Cristo ad accogliere i Templari in disgrazia. In Gran Bretagna la croce dei monaci guerrieri era da sempre ben vista, alcuni indizi parlano per la presenza di Templari nella battaglia di Bannockburn al fianco dello scozzese Robert the Bruce. Insomma non erano pochi i regnanti europei pronti ad accogliere l’eredità del Tempio. È probabile che proprio alcuni membri della cerchia eretica abbiano organizzato il salvataggio di archivio e tesoro. Per diversi motivi. Prima di tutto l’archivio comprendeva documenti molto importanti, anche compromettenti, pensiamo solo all’efficace rete templare dai cento occhi e alle connessioni del Tempio con tutti i regnanti europei. E poi per continuare una tradizione si devono conservare le reliquie che la rappresentano, questo è un elemento molto importante.

 

Osvaldo Carigi: Hai parlato di documenti importanti e compromettenti facenti parte dell’archivio dell’Ordine. Quest’ultima intrigante caratteristica mi porta indietro nel tempo, agli albori dell’epopea templare…a quei nove cavalieri impegnati a scavare tra le rovine del tempio di Erode: cosa cercavano? Scrive in proposito lo storico francese Gaetan Delaforge: “La missone reale dei nove cavalieri consisteva nel condurre delle ricerche in quell’area, onde riportare alla luce certi resti e manoscritti che serbavano racchiusa l’essenza delle arcane tradizioni del giudaismo e dell’antico egitto, alcuni rimontanti con tutta probabilità all’epoca di Mosè”. Sabina, possono essere dunque questi i documenti ‘compromettenti’ da te citati o c’è dell’altro?

 

Sabina Marineo: Sappiamo con certezza che i primi Cavalieri praticarono scavi e lavori di costruzione nella zona della moschea Al Aqsa, a Gerusalemme. Ne parla anche lo storico medievale Otto von Freising. È probabile che qualcosa abbiano trovato, poiché si tratta di luoghi dalla grande importanza storico-religiosa. Vado più in là e faccio un’ipotesi azzardata che però vale la pena formulare. Giacché parliamo della spianata del Tempio della Roccia e siamo quindi in un territorio che fu un tempo il bastione del giudaismo, si potrebbe anche ipotizzare che i Templari abbiano portato alla luce degli scritti ebraici in grado di mettere in causa il cristianesimo. Documenti scottanti che rinnegavano l’esistenza del Gesù a tutti noto. Scritti appartenenti, ad esempio, ad autori che si erano opposti con forza alla setta capeggiata da Giacomo, fratello di Gesù, e quindi negavano la santità di Gesù stesso. Sappiamo che i sacerdoti del Tempio di Gerusalemme osteggiarono la comunità giudeo-cristiana, tant’è vero che finirono per uccidere Giacomo.

3 Immagine sopra: il Cavaliere Templare affrescato nel XII secolo nella cappella di Cressac in Francia – disegno di G. Pavat 2009

 

Osvaldo Carigi: “A seguito delle dichiarazioni di un certo Esquin de Floyran, già capitano templare a Montfauçon, la corona inizia a raccogliere testimonianze discreditanti sull’operato del Tempio da cavalieri templari espulsi dall’Ordine e ad infiltrare spie nelle commende. Un attento conoscitore della storia templare non può non chiedersi come mai Jacques De Molay, nonostante fosse stato avvertito per tempo di questa operazione da alcuni cavalieri presenti nella corte papale di Avignone abbia indugiato sottovalutando il pericolo incombente, riuscendo in seguito a prendere solo approssimativi e confusi provvedimenti. rivelatesi approssimativi e confusi approssimativi e confusi. Sabina, nel tuo eccellente “L’eresia templare” si legge che “E’ difficile credere che de Molay non sapesse ciò che si preparava alle sue spalle o che, in caso contrario, si cullasse nella certezza di essere al sicuro. Scorrendo le pagine della storia, si ha la netta sensazione che sia il Gran Maestro che i fratelli del Tempio, i quali si lasciarono arrestare senza opporre resistenza, lo fecero ben consci di ciò che stava per avvenire”. Ben consci che sarebbero finiti sul patibolo e che gli avvenimenti di quel fatidico 13 ottobre 1307 segnavano la fine del Tempio ma forse anche ben consci che il loro sacrificio avrebbe dato la possibilità “a un gruppo di iniziati che opervano nell’ombra di riorganizzare una società per vie segrete”? Un’altra domanda: quando parli di fratelli del Tempio che non opposero resistenza alla polizia reale, intendi alti esponenti o anche semplici fratelli? Non credo che tutti sapessero dell’esistenza di un Ordine segreto all’interno dell’Ordine.

 

Sabina Marineo: Sicuramente la maggior parte dei Cavalieri non era a conoscenza dell’esistenza di una cerchia eretica, sarebbe stato troppo pericoloso e non avrebbe avuto alcun senso. Soltanto un nucleo di dignitari era iniziato al segreto. Riguardo a Jacques de Molay, nulla sappiamo. Secondo il manoscritto Schiffman, documento di origine massonica che risale al 1745 e comprende anche il famoso testo del “Battesimo del fuoco” di maestro Roncelin, de Molay sapeva. In questo testo si parla del passaggio di importantissime reliquie dell’Ordine dalle mani di Molay a quelle del giovane Beaujeu, imparentato con l’omonimo ex gran maestro. Tra le reliquie c’era anche il dito di Giovanni il Battista, personaggio al centro dell’eresia templare. La “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine ci informa che il dito del predicatore fu portato in Francia da santa Tecla.

 

Osvaldo Carigi: Parigi. 12 ottobre 1307. Sul far della notte, tre carri, coperti di paglia nei quali sono nascosti dei forzieri, scortati da Gerard de Villers, Hugo de Chalons e quarantadue cavalieri, lasciano il Tempio della capitale diretti al porto templare di La Rochelle dove il carico viene porto a bordo dei vascelli ancorati nella fonda. Terminata l’operazione la flotta templare prende il largo verso un’ignota destinazione, ancora oggi rimasta tale e, conseguentemente, foriera di discussioni e ipotesi da parte di studiosi della materia templare.“Sabina, come giustamente evidenziato nei tuoi scritti, La Rochelle era situato in un’insenatura naturale e, di conseguenza, in un’ottima posizione di difesa da eventuali attacchi nemici” Ma la vera particolarità di questo porto è che si affaccia sull’oceano atlantico…siamo nel 1307 e, ufficialmente, l’America non è stata ancora scoperta e quindi non esiste una rotta atlantica per il “nuovo Mondo”. Perché allora un porto atlantico? Per di più come afferma Jacques de Mahieu “troppo a sud della Gran Bretagna e troppo a nord del Portogallo?” Può essere solo perché, oltre alle succitate caratteristiche topografiche da te citate, la sua raggiungibilità e operatività in senso climatico veniva favorita dalla Corrente del Golfo o la vera e forse più importante funzione di La Rochelle era un’altra?

 

Sabina Marineo: La Rochelle rivestiva una grande importanza per il traffico marittimo con le città tedesche dell’Ansa, i Peasi del Baltico, le Fiandre e, non per ultimo, la Gran Bretagna. Da La Rochelle si dipartivano ben sei grandi strade che attraversavano la Francia per permettere una veloce distribuzione delle merci all’interno del Paese. Già questo basta a spiegare l’importanza del porto situato, anche dal punto di vista naturale, in una posizione strategica. Però Mahieu potrebbe avere ragione. Non è da escludersi che le navi templari partite da La Rochelle siano approdate in America prima delle caravelle di Colombo. Tanto più che il suocero di Cristoforo Colombo apparteneva all’Ordine dei Cavalieri di Cristo, quello di cui parlavo più sopra e che a suo tempo accolse i Templari in disgrazia. Non pochi hanno suggerito che le carte nautiche in possesso di Colombo potrebbero essere uscite da ex archivi templari. Le grandi quantità d’argento di cui disponevano i Templari potrebbero anche essere state trasportate dalle miniere del Messico.

4. Immagine sopra: Il Sigillo del Tempio – disegno G Pavat 2009

 

Osvaldo Carigi: Come visto archivio e tesoro sparirono. Escludendo la distruzione dell’archivio da parte dell’Ordine stesso, uno dei nascondigli più “sospetti” è il Midi, culla dell’eresia catara e zona di estrema importanza nella storia del Tempio. Gazzette locali pubblicarono notizie, confermate anche da abitanti del luogo, di ritrovamenti, nel corso dei secoli, di diversi depositi, di tesori tra i quali il più famoso è senz’altro quello che avrebbe trovato Bérengere Saunière, parroco di Rennes Le Chateau, piccolo paese pirenaico sul cui palcoscenico va in onda dal lontano 1885 uno dei più oscuri, indecifrabili misteri della nostra storia recente. Esiste la possibilità che documenti importantissimi e una parte del tesoro del Tempio furono occultati nella regione meridionale della Francia, il Midi?  Saunière trovò una parte di questo “tesoro”, ovvero preziosi ma soprattutto manoscritti rivelatori di imbarazzanti segreti di natura religiosa?

 

Sabina Marineo: Ho scritto in diverse mie pubblicazioni che il paesino di Rennes-le-Château riveste un ruolo importante, a mio avviso, nella sparizione del tesoro del Tempio. Era un luogo di confine tra Francia e Spagna che per decenni appartenne ai re spagnoli situato in territorio cataro, in quella Linguadoca che da sempre fu ostile al re di Francia, più spregiudicata, libera, aperta al nuovo, acculturata. Saunière trovò qualcosa nella cripta della chiesa di Santa Maddalena, nelle tombe dei signori. Penso che per un certo periodo sia stato il “custode” di quei documenti estremamente pericolosi per la Chiesa Cattolica. Ritengo che proprio tale scoperta lo abbia reso così sicuro di sé da fargli condurre una vita da signore nel povero paesino dimenticato fra le montagne. Intravedo una connessione tra Saunière, la sua ammirazione per Maria Maddalena e le sette oscure di occultisti francesi fin de siècle che auspicavano il ritorno di un cristianesimo gnostico delle origini.

 

Osvaldo Carigi: Per il nascondiglio del tesoro uno dei posti che più intriga la mia curiosità è sicuramente il castello di Gisors o, meglio, la sua cappella sotterranea scoperta e descritta da Roger Lhomoy (1), dove  a detta dell’ermetista Pierre Plantard, altra figura singolare che ritroveremo presto, sarebbero custoditi “i segreti più importanti dell’Ordine del Tempio”. Sabina, ci puoi dettagliare, pur nel rispetto dello spazio concessoci, sugli aspetti aspetti più importanti di questa incredibile storia che sembra davvero uscita dalla penna di Dan Brown?

(1) Così Lhomoy descrisse a de Sède la sua scoperta:

“Mi trovo in una cappella romanica in pietra di Louveciennes della lunghezza di trenta metri, la larghezza di nove e l’altezza di circa quattro metri e cinquanta dalla chiave di volta. Alla mia sinistra, presso l’apertura attraverso la quale sono passato, vi è un altare di pietra con tabernacolo. Alla mia destra il resto della costruzione. Sulle pareti, a mezza altezza, sostenute da capitelli di pietra, le statue di Cristo e dei dodici apostoli in grandezza naturale. Lungo le pareti, a terra, vi sono dei sarcofaghi di pietra di due metri di lunghezza e sessanta centimetri di larghezza: sono in tutto diciannove. E nella navata, la mia lampada mi mostra qualcosa che ha dell’incredibile: trenta casse di metallo prezioso, divise in file di dieci. Più che di casse si tratta di armadi stesi al suolo, ciascuno dei quali misura due metri e cinquanta di lunghezza, un metro e ottanta di altezza ed un metro e sessanta di larghezza.”

Sabina Marineo: Senza nulla togliere a Dan Brown, personalmente devo dire che la penna dell’ambiguo Gérard de Sède mi ha affascinato di più. Ed è stato proprio lui, guidato dal dossier fornitogli dall’ermetista Pierre Plantard, a raccontare per primo la storia di Gisors. Le avventure di Roger Lhomoy, giardiniere del castello, che sulla scia delle antiche leggende comincia a scavare nottetempo un tunnel sotto il torrione di Gisors alla caccia del tesoro della regina Bianca e finisce poi per scoprire stanze sotterranee in cui, a suo dire, vi sono antichi sarcofaghi e altro. Ma il poveretto deve sospendere le sue ricerche per motivi tecnici e quando si rivolge alle autorità per avere un aiuto, si vede chiudere la porta in faccia. Peggio ancora: perde impiego e famiglia perché nessuno crede alla validità della sua scoperta. Il tunnel viene sigillato e il giardiniere è accusato di aver messo in pericolo, con i suoi scavi clandestini, la staticità del torrione. A suo tempo Gérad de Sède portò Lhomoy in televisione, affinché l’ex giardiniere confermasse in pubblico il suo racconto. Di certo si trattò di una buona pubblicità per lo scrittore francese. Molti dubitano della veridicità di questa storia. Però dobbiamo pensare che il vero informatore di Gisors non fu de Sède e non fu nemmeno Lhomoy, bensì Pierre Plantard. Quest’ultimo non perseguiva nessuno scopo pubblicitario, giacché preferì sempre restare nell’ombra, eppure volle che certi luoghi della storia segreta di Francia finissero sulle pagine dei giornali. Viene da chiedersi perché.

 

Osvaldo Carigi: Secondo lo studioso massonico inglese Patrick Byrne il rito massonico dell’Arco Reale possa riferirsi alla scoperta dell’Arca dell’Alleanza da parte dei Cavalieri Templari, lo stesso studioso sostiene che l’Arca sia finita in Francia, nei dintorni di Rennes le Château e che si trovi tuttora nelle mani di un gruppo segreto.

 

Sabina Marineo: In effetti l’Arca dell’Alleanza è un mitema biblico intrigante tratto dalla molto più antica teogonia egizia in cui gli scrigni dedicati alle divinità abbondano. Forse l’Arca dell’Alleanza era, come ho suggerito in alcuni scritti, un oggetto sacro e prezioso trafugato da un tempio egizio in occasione della fuga del popolo ebraico dalla Terra dei faraoni. Quando però i Templari occuparono la spianata del Tempio, l’Arca non si trovava più lì. L’ultima sua traccia si perde in un anfratto del monte “Nebo”, come riportato nei Libri dei Maccabei. Non è da escludersi invece che i Cavalieri abbiano trovato nella zona interessata dagli scavi qualche indicazione sul nascondiglio dell’Arca e siano poi riusciti ad individuare il deposito segreto nascosto nella montagna. Se così fosse e se l’Arca finì poi in Francia, la cripta nella chiesa di Rennes sarebbe stata un ottimo nascondiglio.

  1. Immagine sopra: Sigillo del Tempio realizzato in bronzo dall’artista Romano Orgiti di Alatri nel 2011 su disegno di Giancarlo Pavat.

 

Osvaldo Carigi: Nella “Chiave di Hiram” si legge che “Durante la cerimonia d’iniziazione al terzo grado, al nuovo mestro massone viene indicata la propia bara coperta da un drappo funebre con sopra un teschio e due femori incrociati. I Templari usarono lo stesso simbolo sul nero stendardo issato sulle loro navi”. E’ risaputo che molti Ordini militari medievali praticarono quella che oggi potremmo definire pirateria e i Templari non fecero eccezione.

 

Sabina Marineo: I Templari, grandi commercianti e navigatori, erano in qualche modo anche dei pirati. Il teschio e le ossa incrociate rimandano, ovviamente, alla simbologia massonica, alla suggestiva leggenda Hiram di Abif, architetto del Tempio, colui che fu ucciso e sepolto dopo che il suo corpo era stato smembrato per poter essere deposto nell’angusta tomba. A tale proposito vorrei citare un disegno del pittore Guercino, l’artista che ci ha lasciato la prima versione di “Et in Arcadia ego”, in cui il maestro ha immortalato proprio la sepoltura di Hiram Abif. Si tratta di un’opera pressoché sconosciuta e oggi conservata da un’importante loggia massonica scozzese. Nell’Arcadia del Guercino il cranio è al centro della raffigurazione su cui posano gli sguardi dei pastori. Del resto il culto dei crani ha radici molto profonde che si perdono nel Paleolitico.

7. Immagine sopra: Miniatura medievale con i Templari al rogo.

 

Osvaldo Carigi: L’ermetista Pierre Plantard, fondatore del Priorato di Sion, affermò che l’Ordine di Sion medievale e il Tempio sarebbero stati originariamente i due rami di un unico Ordine, tant’è che i primi Gran Maestri templari furono anche i primi Gran Maestri di Sion. Per la cronaca “en passant”, Dan Brown riprese l’affermazione di Plantard nel suo “Codice da Vinci” quando fa dire a Robert Langdon che “Per recuperare i documenti dalle rovine (le rovine del tempio di Erode costruito sopra il tempio di Salomone), il Priorato creò un proprio braccio militare, un gruppo di nove cavalieri chiamato l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone.” Successivamente nel 1118 avvenne la scissione voluta dalle eminenze grigie dell’Ordine di Sion, scissione passata alla storia con il famoso episodio del taglio dell’olmo di Gisors. Solo fantasie o realtà storica?

 

Sabina Marineo.: Un Ordine di Sion medievale è esistito e ci sono diversi documenti dell’epoca e anche più tardi che l’attestano. Li ho più volte citati nei miei scritti. Si trattava di un ordine di monaci che si stabilirono sul Monte di Sion, un’altura situata a poca distanza dalle mura di Gerusalemme, fuori dalla città. L’Ordine di Sion fu fondato da Goffredo di Buglione nel 1099 e i monaci sono rimasti nel convento gerosolimitano sino al 1187. Dopo la conquista musulmana si trasferirono a San Giovanni d’Acri a pochi passi da una commenda templare. Quando anche gli ultimi Cavalieri furono costretti a lasciare la Palestina, i monaci di Sion passarono in Sicilia, a Caltanissetta, e infine stabilirono la loro sede principale in Francia, ad Orléans. Non esistono prove concrete a testimonianza di un legame stretto fra quest’ordine monastico e quello del Tempio. C’è soltanto la parola di Pierre Plantard, abile mistagogo. Anche l’episodio dell’olmo di Gisors, pur essendo un avvenimento storico, è stato interpretato da Plantard in una chiave personale. Interessante è il fatto che il Priorato di Sion situato nell’abbazia di Saint Samson, ad Orléans, fu sciolto nel XVII dai Gesuiti che accusarono gli ultimi monaci di Sion… di pratiche eretiche.

 

(Intervista di Osvaldo Carigi)

8. Immagine in basso: “Ritorno dalle Crociate” di K.F. Lessing.

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