GUARCINO (FR); Risolto l’enigma dei due santi affrescati nella chiesa di S. Michele Arcangelo ma Pavat fa pure una clamorosa scoperta!

GIANCARLO PAVAT NON SOLO HA RISOLTO L’ENIGMA DEI 2 SANTI AFFRESCATI NELLA CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO MA HA FATTO UNA CLAMOROSA SCOPERTA! 

Mentre analizzava il secondo affresco con un Santo fino a quel momento non identificato, Giancarlo Pavat ha fatto una clamorosa scoperta che lui stesso illustrerà durante l‘Itinerario del Mistero previsto per giovedì 09 agosto 2018 a Guarcino (FR).

(Immagine sopra: l’affresco posto a destra dell’ingresso della chiesa di S. Michele Arcangelo a Guarcino – foto G. Pavat 2018)

SVELATO L’ENIGMA DEI DUE SANTI AFFRESCATI NELLA CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO A GUARCINO

di Giancarlo Pavat

II^ parte.

Identificato con l’Evangelista Giovanni il santo dell’affresco posto sulla controfacciata, a sinistra dell’ingresso della chiesa di S. Michele Arcangelo (immagine in alto – foto G. Pavat), restava da capire chi fosse l’altro personaggio aureolato parzialmente visibile nell’affresco allocato a destra.  

Come il S. Giovanni, anch’esso è decisamente poco leggibile in quanto presenta diverse lacune a causa del distacco dell’intonaco che il restauro non è riuscito a ripristinare.

Si vede una figura in piedi (anche in questo caso, alle spalle, c’è una specie di nicchia o finestra) con una lunga veste chiara bordata di rosso. In basso a sinistra si vedono le zampe posteriori di un animale identificabile come un cane o un lupo incatenato. (Immagine in basso a destra – foto G. Pavat 2018

Durante la  visita alla chiesa svoltasi sabato 28 luglio, ci è stato riferito che a Guarcino era stato ipotizzato che potesse essere S. Rocco. Ma nell’iconografia del Santo di Montepellier, protettore contro i morbi, il fedele cagnolino (tra l’altro non sempre presente, come dimostrano ben tre affreschi del XVI secolo presenti nella chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco ad Acuto, alla quale ho dedicato un libro scaricabile gratuitamente da questo sito) che gli porta la pagnotta, non è assolutamente incatenato o al guinzaglio. Quindi scartato senza alcun dubbio S. Rocco, ho pensato ad altri santi o beati nella cui iconografia tradizionale compaiono, appunto, cani o lupi.

(Immagine a sinistra: affresco del XVI secolo con S. Rocco senza cagnolino, la Vergine e S. Lucia; chiesa dei SS Sebastiano e Rocco ad Acuto – foto G. Pavat 2013)

(Immagine in basso a destra: la statua lignea di S. Rocco con il cagnolino, che ogni anno, il 16 agosto, viene portata in processione a Villa S. Stefano – foto G. Pavat 2007) 

Il primo dei “papabili” potrebbe essere S. Vito. Il giovane siciliano, vissuto tra il III ed il IV secolo d.C. (ma si hanno pochissime notizie certe della sua vita), venerato il 15 giugno (del “Calendario Gregoriano”, mentre 28 giugno di quello “Giuliano” per i Cristiani Ortodossi), viene raffigurato con la palma del martirio, spesso con l’armatura romana, corona e scettro e due cani. Quest’ultimo particolare si riferisce ad uno dei racconti agiografici di S.Vito, francamente a tinte forti sebbene con lieto fine. Mentre si trovava in Sicilia, dalle parti di Regalbuto,  Vito incappo’ in alcuni pastori che piangevano disperati. Chiesto il motivo, venne a sapere che alcuni cani rabbiosi avevano sbranato un bambino. Vito disse ai pastori di portargli i cani. Quando se li trovò davanti, fece risputare i pezzi del bimbo e facendo il Segno della Croce lo riportò in vita.

(Immagine a sinistra: la statua di S. Vito martire che si venera nella chiesa di S. Chiara a Trani in Puglia)

 

(Immagine in basso a destra: Raffaele Marallo della “Endeca produzioni televisive” osserva un quadro devozionale con S. Vito, esposto al castello di Maenza in provincia di Latina – foto Pavat 2018

Un altro “candidato” ad essere riconosciuto come il Santo affrescato a S. Michele è certamente S. Pietro l’Eremita, patrono di Trevi nel Lazio, paese vicinissimo a GuarcinoPietro l’Eremita, chiamato anche Pietro di Trevi , nativo di Rocca di Botte in Abruzzo, visse nell’XI secolo e venne canonizzato nel 1215 da papa Innocenzo III (al secolo Lotario dei conti di Segni, 1161 – 1216). A Trevi nel Lazio è possibile visitare l’Oratorio di San Pietro Eremita, costruito tra il 1685 ed il 1690 nel luogo in cui il 30 agosto 1052 morì il futuro santo. Entrati nella piccola navata, si ammira sull’altare un gruppo marmoreo settecentesco raffigurante un angelo e il Santo morente (che riecheggia il capolavoro di Bernini “L’estasi di Santa Teresa d’Avila”. che si trova nella cappella Cornaro della chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma). Ci si porta dietro l’altare, si scendono alcuni gradini sbucando in un stretto ambiente. Si tratta del pollaio in cui morì Pietro l’Eremita e nel quale è stata collocata una sua statua lignea. L’iconografia del Patrono di Trevi ce lo presenta con due o tre lupi incatenati. (In realtà, in molte raffigurazione sembra esserci un solo lupo ma con due o tre teste. ma questo è un altro discorso). I lupi si riferiscono ad uno dei più noti miracoli di S. Pietro. Ovvero la “Liberazione di Trevi dai lupi“. 

(Immagine a destra: dipinto sulla facciata dell’Oratorio di San Pietro Eremita a Trevi nel Lazio, in cui si vede il Santo con quello che sembra un lupo con tre teste – foto G. Pavat 2016). 

Infine, terza possibilità, Sant’Eleuterio patrono di Arce (FR).  Vissuto nel V secolo d.C., la sua figura è avvolta nella leggenda. Probabilmente era originario delle Isole Britanniche. Giovanissimo si recò in pellegrinaggio in Terrasanta.  Sulla via del ritorno, dopo essere sbarcato nei porti pugliesi, decise di recarsi a Roma percorrendo, ovviamente, la via Appia e la via Latina. Giunto però ad Arce  in Ciociaria, durante la notte chiese alloggio alla locanda che sorgeva presso la Torre del Pedaggio (identificata con quella che oggi viene chiamata Torre di sant’Eleuterio sul fiume Liri, nel territorio di Arce). L’oste, scambiatolo per un mendicante o un poco di buono,  gli aizzò contro i suoi rabbiosi cani da guardia. Questi si lanciarono contro Eleuterio ma di colpo si bloccarono, ammansiti alla sua vista e cominciarono ad uggiolare ai suoi piedi. 

(Immagine a sinistra: affresco seicentesco con Sant’Eleuterio visibile nella chiesa di S. Nicola a Castro dei Volsci – FR – foto G. Pavat 2017)

Il mattino dopo, l’oste che non l’aveva accolto, trovò il giovane pellegrino morto con i due cani che lo vegliavano. Eleuterio venne immediatamente acclamato santo dalla popolazione, che lo volle a patrono del proprio paese. Il suo corpo è oggi conservato nella parrocchiale di Arce.

(Immagine a sinistra: la Torre di Sant’Eleutero a Arce. A destra: Sonia Palombo lungo la cortina muraria della Torre di Sant’Eleuterio – foto G. Pavat 2008

In pratica, tutti e tre i santi vengono raffigurati con cani o lupi incatenati e tutti sono venerati nel Basso Lazio. S. Vito, ad esempio a Maenza, S. Pietro nella vicinissima Trevi e Sant’Eleuterio non solo ad Arce. Ognuno di loro, quindi, potrebbe essere stato raffigurato dentro la chiesa di S. Michele Arcangelo a Guarcino.  Ma io propendo per Sant’Eleuterio. Si tratta di un “santo pellegrino” e Guarcino sorge lungo uno dei percorsi di pellegrinaggio; il “cammino di San Benedetto”.

Anche l’architetto nonché studioso di simboli, Giancarlo Marovelli, propende per quest’ultima identificazione. Ritenendola la più logica nonostante la contiguità territoriale con Trevi non consente di escludere S. Pietro l’Eremita. Non si vede alcuna chance, invece, per S. Vito, in quanto non si nota nell’affresco guarcinese, la tradizionale armatura romana.

(Immagine a sinistra: veduta della cinta muraria di Guarcino – FR – foto M. Tiberia 2018)

 

Ma non è tutto. Sabato mattina, osservando bene il frammento di affresco nel tentativo di identificare il santo, mi sono accorto di un particolare sorprendente. Se si scruta con attenzione la zona in basso a destra dell’affresco non si può fare a meno di accorgersi che qualcuno (non si sa quando e non si sa il motivo) vi ha dipinto sopra un volto.  Un volto decisamente inquietante. Me ne sono accorto sabato stesso ma una volta a casa, scaricate la foto sul pc, la figura è apparsa ancora più chiara e con i contorni e i particolari (anche quelli sinistri) assolutamente visibili. La cosa curiosa è che, per quanto ne so io, nessuno aveva notato prima questo volto. Nemmeno i restauratori della Soprintendenza.

Al momento preferisco non pronunciarmi SU CHI O COSA sia stato effigiato. Anzi vi invito farvene una idea da soli. Di certo non si tratta di un caso di pareidolia. Ovvero quel fenomeno (detto anche “illusione subcosciente”) prodotto dal nostro cervello mediante il quale si tende a ricondurre a forme note, oggetti o immagini informi . Comunque avremo modo di parlarne al prossimo (ed ormai imminente , visto che si terrà giovedì 9 agosto) Itinerario del Mistero, assieme ai partecipanti ed agli altri esperti che saranno con noi a Guarcino

(Giancarlo Pavat)

(Immagine in basso: la navata della chiesa di S. Michele a Guarcino – foto G Pavat)

 

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