“Ellenismo e Cristianesimo” di Paul Le Cour, finalmente tradotto in lingua italiana!

Ellenismo e Cristianesimo” di Paul Le Cour, finalmente tradotto in lingua italiana!

Quali sono le vere origini del Cristianesimo?

Ogni opera letteraria va sempre letta tenendo ben presente il luogo e l’epoca in cui vide la luce.  La Francia durante la Seconda Guerra mondiale, sono quindi i due iniziali punti di riferimento per quanti si accingono ad affrontare Hellenisme et Christianesime di Paul Le Cour (1871-1954), che, grazie alle edizioni Settimo Sigillo, viene per la prima volta edita in italiano.

Detto questo, uno degli aspetti principali di “Ellenismo e Cristianesimo”, che come un fiume carsico appare e scompare lungo tutto il percorso, è costituito da una tematica cara a questo sito e a molti nostri lettori

Ovvero che non è affatto detto che la Storia (in questo caso la Storia della Religione cristiana) sia davvero andata come ci raccontano nei manuali scolastici o come ci propinano i mass media.  Anzi.

Le Cour, cultore dell’esoterismo cristiano, occultista e studioso della Tradizione, riprendendo e approfondendo con lucidità, tesi e argomentazioni già avanzate da altri prima di lui, presenta l’ipotesi che il Cristianesimo non sia una filiazione dell’Ebraismo. Ma la logica conseguenza, anzi la piena maturazione di una tradizione spirituale ben più antica e proveniente dall’Europa. 

A questa apparentemente sconcertante, rivoluzionaria (per molti addirittura eretica) affermazione porta pezze d’appoggio nientemeno che Agostino di Ippona, Santo per la chiesa cattolica, laddove, nelle sue “Retractationes” sentenzia che “In effetti quella che ora prende il nome di religione cristiana, esisteva già in antico e non fu assente neppure all’origine del genere umano, finché venne Cristo nella carne. Fu allora che la vera religione che già esisteva, incominciò ad essere chiamata cristiana  […] per questo ho detto: Questa è ai nostri tempi la religione cristiana, non perché un tempo non esistesse, ma perché più tardi prese questo nome“.

Una Tradizione Primordiale, quindi, che, secondo Le Cour, sarebbe sopravvissuta in un angolo di quello che oggi chiamiamo Vicino Oriente, grazie a una minoranza etnica ebraicizzata ma non discendente dalle bibliche Tribù di Israele. 

Prima di Le Cour, già Lafont parlava di migrazioni di popolazioni provenienti dall’Europa Nord-occidentale verso la Siria e l’attuale Stato d’Israele.

Al tempo di Gesù la Galilea era abitata da popolazioni che, secondo la dominante visione giudaica, erano state contaminate dai vicini popoli di religione pagana., anche se sarebbe più corretto ipotizzare che queste avessero soltanto mantenuto qualche vago ricordo delle antiche tradizioni” spiega Le Cour “I Galilei erano infatti invisi ai Giudei per il fatto che i primi non leggevano correttamente le sacre scritture, a causa di un difetto di pronuncia evidentemente provocato dalla differente origine etnica”.

Ma chi erano queste popolazioni e quale era il loro retaggio tradizionale, culturale e religioso?

Le Cour utilizza termini che oggi possono apparire desueti, come Atlantidei, Ariani, Iperborei. Ma il concetto è semplicemente quello che il Cristianesimo sarebbe nato da una dottrina che altro non era che una emanazione della Tradizione Primordiale, accolta già dagli Antichi Greci.

In pratica, la Parola di Cristo avrebbe più cose in comune con le religioni e culture pagane dell’antica Europa (in primis la Civiltà Ellenica) che con la religione Mosaica.

Senza girarci tanto attorno Le Cour illustra il fatto che, secondo lui, il Cristianesimo proveniva dagli eredi di Atlantide e che qualsiasi tradizione spirituale aveva le proprie radici nell’Occidente europeo.

Questa presa di posizione contro la filiazione dalla religione mosaica (anche alla luce, come si diceva all’inizio, dell’epoca in cui uscì l’opera) attirarono sull’occultista francese l’accusa di antisemitismo. Accusa che diversi storici hanno smentito. D’altronde è lo stesso autore ad affermare che “si può essere contro il Giudaismo per quanto riguarda la sua Tradizione, senza essere contro gli Ebrei”. Ma detto questo e lasciando al Giudizio della Storia l’atteggiamento tenuto dagli intellettuali francesi durante la Seconda Guerra Mondiale, quello che più interessa in questa sede è il fatto che Le Cour si dica convinto che sia esistita una Civiltà, Cultura e/o Tradizione più antica di quelle di cui ci parlano i libri di testo. Una Civiltà che seguendo la lezione di Platone potremmo definire Atlantidea (aldilà di dove si trovasse geograficamente questa Civiltà-Isola-Continente).

Una Civiltà che, come si accennava poc’anzi, aveva fatto da culla a tutte quelle che erano arrivate dopo. In particolare riteneva che i Celti, i Galli o come si preferiscono chiamare quelle popolazioni dell’Europa Nord–occidentale, che giunsero ad espandersi in tutto il nostro continente e in parte del bacino mediterraneo, fossero tra i più importanti eredi della mitica isola-continente. E che i discendenti di costoro, raggiunte, appunto, le regioni comprese grossomodo tra il Mediterraneo e il Mar Morto e il fiume Giordano, fossero riusciti a conservare, in qualche modo, il retaggio di quella arcaica Civiltà, che lui chiama “Tradizione Primordiale”, finché uno di loro, Gesù Cristo, l’aveva riportata all’attenzione dell’Umanità intera. Possibile tutto ciò? 

Atlantide, Civiltà Atlantica-megalitica, Gesù un celta……possono sembrare gli spunti per un avvincente romanzo che coniuga misteri storici, esoterismo ed avventura. Eppure, recenti ritrovamenti archeologici nel Vicino Oriente e innovative ricerche nelle regioni più settentrionali d’Europa, che hanno visto come protagonisti anche studiosi italiani, sembrano indicare che, aldilà di nomi e terminologie usate oltre 80 anni fa, ci possa essere molto più di qualcosa di vero nelle ipotesi di Le Cour e di altri come lui.

In conclusione, la lettura della prima edizione in lingua italiana (arricchita da una interessante “Nota introduttiva” di S.S.) di “Ellenismo e Cristianesimo” è consigliata a coloro vogliono cercare di comprendere la vera natura della realtà che ci circonda, che non vogliono adagiarsi sulle comode e tranquillizzanti “certezze” propinateci da mass media allineati al “moloch” della globalizzazione e del “pensiero unico” (soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo) , che credono che il progresso della Conoscenza dell’Umanità non possa avvenire se non mettendo continuamente in discussione anche ciò che si ritiene assodato, che credono che lo studio della Storia (e della Storia delle Religioni) non sia un granitico dogma che non si può assolutamente scalfire ma che sia un continuo divenire della ricerca, una continua revisione sulla strada che conduce alla Verità. Dopotutto, ce l’ha insegnato proprio Gesù Cristo che solo la “Verità ci renderà liberi”.

Et veritas Vos Liberabit

(Giovanni 8, 32):

(Giancarlo Pavat)

 

 

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