L’ABBAZIA DEI MISTERI: IL GOLETO.
3^ PARTE.
di Marco Di Donato.
1. Una simbologia unica ed un crittogramma.
Superato il chiostro, dove abbiamo ammirato l’esemplare di Triplice Cinta, ci incamminiamo verso la cappella ove un tempo erano custodite le spoglie di San Guglielmo da Vercelli, fondatore del Goleto e Santo Patrono dell’Irpinia.
Qui, alla base sinistra della Torre Febronia è possibile scorgere una delle simbologie più intriganti di questo nostro viaggio….. una simbologia molto rara, forse unica od anche un crittogramma.
Infatti, sulla base sinistra di questa Torre ad altezza uomo, è possibile scorgere alcuni simboli di particolare interesse quali una lettera “U” con una virgola sul lato sinistro, una lettera “T” o “Croce del Tau” ed una lettera “P” con il verso tondo rivolto a sinistra con una croce sottostante.
Secondo il ricercatore triestino Giancarlo Pavat, questo simbolo potrebbe essere ricondotto al “Quatre de chiffre” un simbolo molto raro che rappresenta l’ultima manifestazione geometrizzata dei saperi segreti di alcune corporazioni.
In Italia è presente presso luoghi di particolare interesse mistico ed esoterico come nel caso della Basilica di Collemaggio a L’Aquila.
L’Aquila è la città dei segreti. Costruita per ricreare in Occidente la città di Gerusalemme ha nella Basilica di Collemaggio una fucina di simbologie ricche di ogni interesse.
La basilica fu voluta da Pietro del Morrone, il frate eremita diventato poi Papa Celestino V, e che il Sommo Poeta Dante Alighieri descrisse come il “Papa del gran rifiuto”.
Il “Quatre de chiffre” è un misterioso segno attribuito ai costruttori di numerose cattedrali medievali.
Questo termine, in italiano, è indecifrabile e potrebbe essere tradotto con “quattro di cifra”, o un “quattro cifrato”.
Il numero 4, di fatto, ha un significato legato alla concezione del “Quaternario” che con la Croce sottostante rappresenta proprio il simbolo del “Quaternario”.
Secondo il noto esoterista francese René Guénon il simbolo del “quatre de chiffre” o come lui stesso lo definisce, il ”marchio” del “quatre de chiffre”, rappresenterebbe un segno distintivo del grado di “maestro” appartenente ad una qualche organizzazione: trovarlo inciso potrebbe quindi rappresentare il passaggio, in quel luogo, di un “maestro” appartenente ad una importante organizzazione e/o ordine.
Ad onor del vero c’è da dire che così come lo si vede inciso presso l’Abbazia del Goleto, potrebbe non sembrare un vero e proprio numero, ma questo potrebbe essere anche dovuto al fatto che in precedenza il 4 non aveva la medesima somiglianza con il numero che noi oggi comunemente usiamo.
Le interpretazioni su questo monogramma sono comunque diverse e tutte particolarmente affascinanti e la sua presenza presso l’Abbazia del Goleto rende questo luogo ancor più unico e mistico.
Durante alcune ricerche effettuate in Lucania dal grande esperto degli Ordini Cavallereschi Nicola Barbatelli, venne fatta un’eccezionale scoperta: una statua di San Bernardo di Chiaravalle, con ai suoi piedi una testa mozza barbuta con su inciso un “quatre de chiffre”.
Bernardo da Chiaravalle fu co-fondatore insieme ad Hugues de Payen dell’ordine monastico-cavalleresco più famoso della storia: ossia i Cavalieri Templari.
A tal riguardo appare doveroso evidenziare che secondo alcuni storici, Hugues de Payen altri non sarebbe che il nome francesizzato di Ugo de Pagani, lucano di Forenza in provincia di Potenza, figlio di signori della città di Pagano, nobili salernitani trasferiti in Lucania; e, a tal riguardo, sono numerosi gli indizi che fanno convergere a questa ipotesi: come nel caso di una lettera che lo stesso Hugues de Payen scrisse nel 1103 da Gerusalemme allo zio Leonardo Amarelli di Rossano per comunicargli la morte del figlio Alessandro e nella quale di legge: “ho scritto a mio padre in Nocera che mi faccia gratia venire a Rossano per consolare V.S. et a Madama Zia Hippolita.”
Certo, alcuni potrebbero affermare che l’ordine dei Templari venne fondato nel 1118, ma in ogni caso stiamo parlando della medesima persona (Hugues de Payen).
L’unica certezza è che un altro importante ordine monastico-cavalleresco ossia quello degli Ospitalieri, oggi noti come Cavalieri di Malta, furono fondati da un gruppo di amalfitani e quindi mi domando se anche l’Ordine dei Cavalieri Templari non possa essere stato fondato da persone provenienti dalla medesima area geografica.
Ad ogni buon conto non è mia intenzione soffermarmi su questioni che per quanto interessanti potrebbero allontanarci dall’argomento principale della presente scrittura.
Ritornando quindi a questo particolare simbolo, c’è da dire che il 4 sovrapposto alla croce potrebbe essere ricondotto anche al “crismon”, ossia a quel monogramma che l’Imperatore romano Costantino vide in cielo prima della battaglia di Ponte Milvio del 337 a.c. e che lui stesso fece poi apporre sugli scudi dei suoi legionari.
Il Crismon, infatti, è composto dalla sovrapposizione di due lettere la ‘X’ e la ‘P’ che corrispondono alla lettera greca ‘χ’ e ‘ρ, ossia le iniziali della parola ‘Χριστός’ (Khristòs), il nome di Gesù, che in greco significa “unto” e che tradotto in ebraico significa “messia”.
Un monogramma che tuttora vediamo sugli abiti talari degli alti prelati ed in ogni Chiesa e che rappresenta l’Inizio e la Fine: l’alfa e l’omega.
Ma oltre a quanto sopra detto, questo particolare simbolo potrebbe anche essere ricondotto ad uno “staurogramma” ossia al monogramma ottenuto sovrapponendo le due lettere greche tau (T) e rho (P) che rappresenterebbero la croce dove venne appeso Gesù.
Nella lingua greca, infatti, manca la parola croce e nei Vangeli, per indicarla, veniva usata la parola “stauros”, che propriamente indica un palo infisso nel terreno, da qui la nota controversia sulla modalità di crocefissione di Gesù Cristo.
Il simbolo che ne fuoriesce è quello di una croce latina con una sorta di occhiello sul lato destro ed infatti accettando l’interpretazione tradizionale della crocefissione, lo staurogramma altro non sarebbe che un pittogramma della croce, nel quale l’occhiello posto alla destra rappresenta il capo reclinato di Nostro Signore.
Ma finora abbiamo sempre parlato della “rho” od “occhiello” posto sul lato destro del simbolo, ma quello presente presso l’Abbazia del Goleto è diverso: la “rho” è rivolta sul lato sinistro!
Per quale motivo questo simbolo riporta la rho sul lato sinistro, perché è così diverso dagli altri?
Potrebbe trattarsi di una simbologia unica nel suo genere sulla quale è opportuno effettuare, qualora già non eseguite, interessanti ricerche sia da parte di storici ma anche di semplici appassionati.
Intrigante l’ipotesi secondo la quale questo simbolo potrebbe rappresentare l’allusione ad una verità rovesciata.
Credo infatti che sia opportuno effettuare delle indagini storiche volte a comprendere, senza effettuare voli pindarici, il significato di questo particolare e finora unico simbolo rinvenuto, sempre qualora dovesse essere scartata l’ipotesi di un “quatre de chiffre”.
Da un’attenta visione del blocco di pietra dove ho trovato inciso i simboli sopradescritti, ho scorto anche alcune lettere, parzialmente cancellate dal tempo ma che potrebbero essere ricondotte ad un crittogramma.
Il crittogramma, per definizione, è un messaggio cifrato o in codice, scritto per essere letto da una persona o da alcune specifiche persone.
Scoprire un crittogramma, ti conduce inevitabilmente ad una sfida con colui il quale lo ha creato al fine di carpirne il significato ed a cosa essa ti porta.
Tra i più noti crittogrammi nel panorama mondiale vi è senza dubbio quello dello “Sheperd’s Monument” in Inghilterra formato da 10 lettere dell’alfabeto latino e che nonostante il tempo passato ancora nessuno è riuscito a decifrare.
Se quello presente alla base della Torre Febronia dovesse rivelarsi un crittogramma, sarebbe senza dubbio tra i più antichi rinvenuti.
Con l’aiuto di un programma grafico a me in uso sono riuscito, anche se parzialmente, ad individuare alcune lettere, ma potrebbe anche trattarsi di una mia illusione.
Le lettere individuate sono: T E T R A T A T, dove quella che sembra essere una lettera T, potrebbe essere una Tau.
Sicuramente un dettagliato esame potrebbe porre alla luce queste misteriose incisioni che solo il tempo ha parzialmente cancellato.
Per chi fosse interessato sono disponibili gli scatti fotografici da me eseguiti, con macchina fotografica professionale, e con autorizzazione dei monaci del Goleto: atteso il fatto che all’interno dell’Abbazia vi è il divieto di fare foto e riprese video.
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marco-didonato@alice.it
Che dire? una ricerca davvero interessante e quello del crittogramma potrebbe rivelarsi un aspetto molto intrigante.