La notte di San Giovanni a Collepardo

Ghirlande di iperico, l’erba ‘scacciadiavoli’, e un grande falò che brucia nella notte di San Giovanni. Ogni anno, a Collepardo si rinnova nella serata del 23 giugno un rito ancestrale che unisce popoli lontani. In tutta Europa, la notte delle streghe o la notte degli spiriti si celebra con gesti affidati alla memoria collettiva che hanno un significato arcaico: allontanare il male per fare posto alla luce della buona stagione. Un culto legato ai riti della terra che in molte etnie coincide con la notte più breve dell’anno: il solstizio d’estate.

Il lancio liberatorio dell’iperico nel falò

Con l’avvento del cristianesimo, la notte degli spiriti del 21 giugno è stata traslata a quella del 23 giugno, che coincide con la vigilia della nascita di San Giovanni Battista, una data scelta non a caso, esattamente sei mesi dopo il 24 dicembre. Una sorta di sincretismo al contrario dove il Cattolicesimo si è appropriato di culti pagani legati al ciclo delle stagioni. Ma a Collepardo, un piccolo centro nel cuore della Ciociaria storica, la notte di San Giovanni rielabora gli antichi riti per scacciare i demoni e gli spiriti del male. Nel piazzale antistante la Grotta dei Bambocci, una delle meraviglie speleologiche del basso Lazio, in questa data particolare, si danno appuntamento migliaia di persone richiamate dal grande fuoco che brucia l’inverno e scaccia il male.

Balli sfrenati che riprendono i passi della tradizione e poi il rito della guazza: a mezzanotte, nella fonte adiacente alla grotta, vengono immerse ghirlande di iperico con le quali due persone diventano ‘compari di San Giovanni’ e poi si gettano nelle fiamme del falò che riarde ad illuminare la scura notte. E le danze si fanno sempre più vivaci fino all’alba quando questo ‘popolo della notte delle streghe’ si allontana e torna alla propria vita quotidiana. Un’esperienza che unisce antichi riti e tradizioni mai sopite che mescolano i gesti di un paganesimo ancestrale alla preghiera cristiana, una forma di ‘addomesticamento’ delle paure primordiali, delle speranze che da millenni si legano strettamente alla notte più breve dell’anno.

(Paola Caramadre)

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Un commento:

  1. Bell’articolo e bel sito, lo seguirò con interesse, viste gli argomenti trattati!

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