Musica luciferina? – di Roberto Volterri.

 

  1. Immagine di apertura: La melodia Media Vita, apportatrice – sembra… – di sofferenze di natura psicologica.

 

Misteri della Musica

Musica luciferina?

 di Roberto Volterri

 

Per esaminare questo sulfureo’ argomento in modo diacronico partiamo da molto lontano, dal Concilio di Colonia svoltosi nel 1316, durante il quale fu sancito che era proibito intonare la melodia Media Vita poiché essa poteva causare turbamenti e sofferenze negli ascoltatori.  

 

Anche notissimi musicisti dettero vita a composizioni ascoltando le quali poteva sembrare di sentir il “sulfureo” fruscio di ali… non angeliche. Tra questi autori annovererei Modest Mussorgski con la sua celebre composizione Una notte sul Monte Calvo, Paul Dukas con l’altrettanto celebre L’apprendista stregone, Prokofiev con L’Angelo di fuoco, oppure Hector Berlioz con la Dannazione di Faust.

 

2 – 3. in alto, il grande compositore russo Modest Mussorgski e sotto, il musicista francese Paul Dukas, autori che, almeno saltuariamente, hanno inserito nelle loro opere qualcosa di ‘sulfureo’…

 

 

Lo stesso Beethoven, la cui produzione musicale è abbastanza lontana da quelle che abbiamo definite atmosfere sulfuree, suggestionato dalla lettura del dramma di Shakespeare “Macbeth” si cimentò in un’opera a cavallo tra questo e l’altro mondo, componendo, nel 1808, un’opera che mia moglie Rita, pianista e docente di musica, definirebbe correttamente “Trio in Te maggiore per pianoforte violino e violoncello opera 70” ma che noi, meno avvezzi a cotanta musical cultura, chiameremo “Geistertrio” ovvero il “Terzetto dei fantasmi”.

 

  1. Immagine sopra: La professoressa di musica e pianista Rita Boscarini, consorte dell’autore di questo articolo ma, come spiega il professor Volterri “interessata solo agli aspetti meno “sulfurei”, più classici, dell’universo delle sette note”.

 

5: Immagine sopra: la copertina del libro del professor Volterri “Gli Stregoni della Musica” – Eremon edizioni. Libro che esplora l’universo “demoniaco” della musica…

 

Ricchi di suggestioni misticheggianti, non proprio di matrice luciferina anche se troppo spesso utilizzate come colonna sonora di film orrorifici sono, infine, le Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, composte da Karl Orff – ben più noti come Carmina Burana – tratte da un manoscritto medievale.

 

In realtà i Carmina Burana sembrano più un inno alla Luce, alla Vita che alle Tenebre, di cui un fugace accenno si nota soltanto su riflessioni riguardo alla caducità delle cose terrene, come traspare ad esempio dai versi “O Fortuna velut luna, statu variabilis” in cui gli umani destini vengono giustamente paragonati al mutevole aspetto che ci offre periodicamente il nostro satellite naturale.

 

Ma non solo la musica può causare inquietudine, disagio, effetti deleteri sull’animo umano. Anche alcuni strumenti particolari sembrano produrre, unicamente grazie alle vibrazioni acustiche da essi generate, strani effetti – quasi ipnotici… – sugli ascoltatori. È questo il caso, ad esempio, della ‘Armonica a coppe di cristallo’.

 

Realizzata nel Settecento dal musicista irlandese Richard Puckridge, era costituita da una serie di calici di vetro riempiti di vino e saldamente fissati ad un’elegante base di legno.

 

Strofinando i polpastrelli delle dita sul bordo di ogni coppa e variando la pressione esercitata, si potevano ottenere suoni a diverse frequenze, con durata e timbro variabili. Apprezzata in un primo tempo da Benjamin Franklin, Goethe e Mozart – il quale gli dedicò la composizione K.617 – finì per essere accantonata poiché si diceva che le note emesse dallo strumento conducessero alla follia e alla morte.

 

 

  1. Immagine sopra: Anche Benjamin Franklin si innamorò dei misteriosi suoni che scaturivano dall’Armonica a coppe di cristallo. Però non pare ne venisse particolarmente turbato…

 

  1. Immagine sopra: Versione “da concerto” dell’Armonica a coppe di cristallo

 

La sinistra fama sembrò affermarsi soprattutto dopo la precoce morte della musicista Marianne Kirchgessner e dopo le dichiarazioni di un’altra musicista, Marianne Davies, che ne aveva constatato i deleteri effetti sul suo sistema nervoso.

 

  1. Immagine sopra: Maria Anna Catharina Angelika Kauffmann, (1741 1807), è stata un’artista elvetica, abilissima anche nel suonare la strana “Armonica a coppe di cristallo””

 

Esagerazioni? Influenza realmente esercitata dallo strano strumento?

Quel che certo è che in pieno Secolo dei Lumi, la cosiddetta Armonica a coppe di cristallo venne definitivamente relegata tra gli strumenti musicali ‘in odor di zolfo’ e di essa si persero le tracce…

9- Immagine sopra: Artisti di strada suonano particolari e strani strumenti, tra i quali – a sinistra – una casereccia “Armonica a coppe di cristallo”.

 

Il “Diabolus in musica” e la Triade Perversa.

L’accordo di Triade, anticamente, era considerato la manifestazione della Trinità divina ed era, ovviamente, capace di produrre positivi effetti sull’animo umano, poiché i tempi ritmici ternari venivano considerati perfetti, diversamente da quelli binari per loro natura imperfetti.

In una sorta di dualismo musicale, di interpretazione quasi ‘manichea’ dell’armonia (o disarmonia?) dei suoni, nel Tritono tecnicamente definito come l’intervallo di quarta aumentata o quarta eccedente – tra una nota e l’altra c’è una distanza di tre toni,  che corrisponde anche alla metà esatta di una ottava.

Per questo motivo ripetendo ciclicamente dei Tritoni, l’orecchio umano non risulta più in grado di capire se l’intervallo è ascendente o discendente, generando così una sorta di paradosso auditivo, di disagio, di ‘pervertimento’ dell’armonia dei suoni.

Ora, questo voluto sovvertimento degli accordi della Triadeuna delle maggiori dissonanze della scala diatonica dava origine a quella che  opportunamente fu definita ‘Triade Perversa’, in grado di influire negativamente sull’animo umano tanto che alcuni trattatisti medievali, tra i quali anche Guido d’Arezzo, giunsero a proibirla.

 

  1. Immagine sopra. Il cosiddetto Tritono, elemento determinante della Triade Perversa, del Diabolus in musica

 

Nel 1725 il compositore J.J. Fux, il quale aveva a lungo studiato la presenza del Diabolus in musica, nel suo “Gradus ad Parnassum, stigmatizzò aspramente l’uso di tali ‘sulfurei’ intervalli melodici anche se moltissimi compositori ne abusarono proprio per creare nell’ascoltatore cupi sentimenti di angoscia, di turbamento, di morte.

 

Due secoli più tardi, Reinhold Hammerstein scrisse addirittura un interessante trattato intitolato “Studien zur Ikonographie der Musik im Mittelalter”, in cui analizzava criticamente i rapporti tra la musica dei secoli XV e XVI e il Grande Tentatore, il Demonio.

 

Sbirciando (per caso, ovviamente…) queste riflessioni, mia figlia Susanna – Psicologa alquanto lontana da tali “sulfurei” argomenti! – mi ha suggerito che un suo illustre collega d’Oltreoceano, il dottor Roger Shepard, ha ideato un canone musicale eternamente ascendente, noto come “Scala Shepard”.

In pratica, una determinata scala viene suonata contemporaneamente su diverse ottave differenti, mentre varia anche l’intensità delle scale, in modo che mentre una diminuisce di intensità, un’altra aumenta. L’effetto è quello di una scala che sale di altezza in modo indefinito, con curiosi effetti sulla psiche degli ascoltatori.

 

Effetto utilizzato, nella musica moderna,  dai Pink Floyd, alla fine della suite Echoes, contenuta nell’album Meddle

Ora volete un altro esempio di come la musica possa creare ad arte distonie – ovvero alterazioni muscolari o nervose – e malesseri nel caso in cui, in maniera iterativa, vengano prodotti accordi musicali ‘diabolici?

 

Ascoltate la conclusione del celeberrimo “Bolero” di Maurice Ravel, soprattutto nella parte in cui l’autore ha inserito – consapevole dell’effetto? – una serie di accordi dissonanti, tra cui un intervallo musicale costituito da una ‘quarta’ aumentata (cioè Do, Fa diesis, il Tritono di cui abbiamo già fatto cenno), accordi decisamente lontani dalle leggi convenzionali dell’armonia. Ma anche in tempi a noi più vicini sono stati eseguiti approfonditi studi sui deleteri effetti di certi suoni sulla psiche.

 

Negli anni Ottanta del XX secolo, ad esempio, Rodney Needham si occupò degli effetti neurofisiologici dei suoni emessi dal tamburo – in alcuni casi al limite della gamma infrasonica, cioè sotto i 16 Hertz – constatando che le onde sonore generate da questo strumento provocavano innegabili effetti sia di tipo organico sia psichico negli ascoltatori, indipendentemente dalla loro formazione culturale.

 

In particolare appurò che le vibrazioni acustiche a bassa frequenza agivano sull’orecchio interno, organo che influisce anche sulla posizione assunta dal corpo, sul tono muscolare, sul ritmo respiratorio, sulla frequenza cardiaca, sulla pressione sanguigna, su alcuni riflessi oculari e soprattutto su irrefrenabili sensazioni di nausea. Erano più o meno le stesse conclusioni raggiunte circa venti anni prima dal neurofisiologo Andrei Neher nel suo lavoro “A Phisiological explanation of unusual behavior in cerimonies involving drums”, pubblicato nel 1962 sulla rivista scientifica Human biology.

 

 

 

  1. Immagine sopra: Esagerati “sulfurei” effetti creati ad arte durante un Festival del Rock satanico. Anche l’occhio, oltre all’orecchio, in queste particolarissime esibizioni vuole la sua parte!

 

Soprattutto le vibrazioni acustiche a bassissima frequenza possono produrre tali effetti, spesso sfruttati anche dai musicisti dediti al ‘rock satanico’, perché certi stimoli sonori – proprio in funzione della loro frequenza estremamente bassa – possono innescare fenomeni di trascinamento delle onde alfa generate dall’encefalo, oscillanti tra gli 8 e i 14 Hertz, e alterare così il fisiologico funzionamento del più importante organo di quella complessa entità biologica chiamata Uomo.

 

(Roberto Volterri)

 

–        Le immagini sono state fornite dal prof. Roberto Volterri.

 

12. Immagine sopra: Uno dei frame finali della parte del film Disney “Fantasia” (1940) dedicata a “Una Notte sul Monte Calvo” di Modest Mussorgski. Si tratta dell’”Ave Maria” di F.P. Schubert. Simboleggia la vittoria del Bene sulle Forze del Male destatesi nella Notte di Valpurg

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