Pile a Combustibile…. nella Piana di Giza in Egitto? di Roberto Volterri

 

…e se le Piramidi non fossero state ciò che ci hanno sempre raccontato? 

Pile a Combustibile… nella Piana di Giza in Egitto?

di Roberto Volterri 

 

 

In più di un’occasione – ad esempio nel libro “Archeologia dell’Impossibile” (Eremon Edizioni, 2011) – chi scrive ha avanzato la più che plausibile ipotesi che in un lontano passato si facesse uso di dispositivi in grado di produrre elettricità a bassa tensione come le cosiddette “Pile di Bagdad“.

2. Immagine sopra; la copertina del libro del professor Roberto Volterri “Archeologia dell’Impossibile” (Eremon Edizioni, 2011

 

3-4. Immagine sopra; il professor Roberto Volterri davanti al Microscopio Elettronico a Scansione con cui analizza anche strani reperti archeologici. Mentre nell’immagine di apertura è immortalato nella Piana di Giza in Egitto.
Immagine in basso; l’originale “Pila ” rinvenuta dall’ingegnere tedesco Wilhelm König, nel 1938, nel Museo di Bagdad. Era definita “Oggetto di culto”…

Anzi, poiché l’autore di queste note ha la passione per la sperimentazione – come d’altra parte fa quotidianamente durante la sua attività di ricerca in ambito universitario – nel citato libro viene descritta dettagliatamente la costruzione, abbastanza semplice, di più “Pile” con le quali deporre un sottile strato di un metallo nobile – ad esempio Argento – su un qualsiasi monile di Rame o Bronzo, simulando così una tecnica di Galvanostegìa molto, molto ante litteram!

5-6. Immagine sopra; il dottor Roberto Volterri con le sue “Pile di Bagdad”. Immagine in baso; eccolo nel suo laboratorio universitario durante un esperimento con le “Pile”.

Lasciando ora l’antico Iraq e le strane “Pile” risalenti all’epoca dei Parti – II secolo a.C- II secolo d.C. – rechiamoci in terra d’Egitto per esaminare una curiosissima, originale ipotesi avanzata da un ricercatore nostrano, il dottor Aldo Adanti.

Un passo indietro…

Nell’autunno del 1776 il geniale fisico comasco Alessandro Volta ha modo di studiare un interessante fenomeno noto anche in epoche lontane, segnalatogli dall’amico Carlo Giuseppe Campi: in un’ansa stagnante del fiume Lambro, se egli avvicina una fiamma alla superficie, si accendono subito delle bellissime fiammelle azzurrine!

7.  Immagine sopra; Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio Volta (Como 1745-1827) 

L’idrogeno, l’ossigeno, il gas di palude …

Il Volta, incuriosito, vuole indagare a fondo il fenomeno e per far ciò, mentre è ospite ad Angera nella casa dell’amica Teresa Castiglioni, scopre l’aria infiammabile nella palude dell’Isolino Partegora, in località Bruschera.
Agitando il fondo paludoso con l’aiuto di un bastone, vede che delle bolle di gas risalgono in superficie, deduce che il gas si forma nella decomposizione di sostanze animali e vegetali e provvede a raccogliere il gas stesso in alcune bottiglie.
Lo denomina “aria infiammabile di palude” e scopre che esso può essere incendiato sia per mezzo di una debole fiamma ma anche mediante una piccola scarica elettrica.
Pensando immediatamente ad un suo utilizzo pratico costruisce dapprima una Pistola elettrico–flogo-pneumatica in legno, metallo e vetro, il cui scopo sarebbe la trasmissione di un segnale a distanza e poi realizza una lucerna ad aria infiammabile.

8.  Immagine sopra; scorcio dell’Isolino Partegora, ad Angera, sulla riva lombarda del Lago Benaco.

 

9. Il monte Omberg affacciato al lago Vättern, visto dalla Baia di Hastholmen in Svezia. Anche qui, fenomeni naturali lacustri, forse simili a quelli del Benaco, diedero vita a leggende e superstizioni locali  in cui si raccontava della presenza di entità soprannaturali assolutamente malevole nei confronti  degli uomini. (Archivio ilpuntosulmistero).

All’epoca il fenomeno viene in genere spiegato ricorrendo molto alla superstizione e ben poco alla scienza, accomunandolo ai fuochi fatui caratteristici di alcuni cimiteri, o, comunque, di luoghi in cui avvengono processi putrefattivi.
Qualcuno definisce addirittura respiro del Demonio tale gas!
10. Immagine sopra; Disegno e note autografe di Alessandro Volta in cui descrive il principio di funzionamento della sua “Pistola elettrico–flogo-pneumatica”.
Abbandoniamo – ma solo per un attimo – il buon Volta e ricorriamo, al solito, al “Padre della storia”, l’ineffabile Erodoto, il quale ci ricorda che la valle del Nilo – da Giugno a Settembre – veniva sommersa dalle acque del fiume e su di essa si formava uno strato di limo, estremamente fertile, ove gli egiziani seminavano soprattutto cereali che venivano raccolti prima della successiva inondazione.
Il dottor Adanti – sarà bene precisarlo – non è un fisico né un chimico ma è un validissimo agronomo e sa bene che i cereali producono una considerevole quantità di biomassa non utilizzata (paglia) molto ricca di cellulosa, biomassa verosimilmente frequentata, dopo il raccolto, da animali, quali uccelli o maiali.
Erodoto afferma, infatti, con sicurezza, che esistevano anche allevamenti di oche e maiali sui residui lasciati dalle coltivazioni …
Il dottor Adanti immagina tutta quella biomassa composta da paglia e deiezioni dovute agli animali, sommersa dall’acqua del Nilo carica di limo e sottoposta alle alte temperature raggiunte nei mesi estivi a quelle latitudini. Non è allora difficile ipotizzare, quindi, la presenza di un complesso processo di fermentazione anaerobica in cui la biomassa ricca di carbonio e arricchita dalle sostanze azotate delle deiezioni, potesse produrre biogas o quell’ “aria infiammabile di palude” studiata anche da Alessandro Volta.
Ė possibile, riflette il dottor Adanti, che gli Egiziani – che conoscevano bene alcune biotecnologie come la fermentazione del pane, della birra e del vino – non si avvedessero di cosa stava avvenendo sotto le acque del sacro Nilo?
11. Immagine sopra; la Grande Piramide della Piana Giza che, secondo l’Egittologia ufficiale, sarebbe la tomba del faraone Cheope. E se non fosse così? (Fonte Wikipedia)

 

Ė possibile che la piramide più famosa del mondo, quella attribuita al faraone Cheope, non fosse altro che un impianto industriale di biotecnologie molto ante litteram?

Il biogas – “l’aria infiammabile di palude” – in fin dei conti non è altro che una miscela di metano (65%), anidride carbonica (30%), vapore acqueo (1.9%), azoto (1.8%), idrogeno solforato (0.6%), ossigeno (0.5%) e mercaptani (0.2%) con valori che variano a seconda delle condizioni ambientali.
Se ammettiamo ancora una volta che le piramidi non siano mai state dei veri e propri monumenti funerari – cosa plausibilissima … – allora esse potevano essere dei biodigestori dove con opportune temperature, grado di umidità e pressioni era possibile lo stoccaggio del biogas?
Adanti elenca, a tal proposito, alcuni punti chiave…
Ad esempio, la Grande Piramide era rivestita di bianco calcare atto a riflettere convenientemente la radiazione termica solare. Inoltre, l’inclinazione delle pareti esterne avrebbe potuto consentire una sorta di raffreddamento “a film d’acqua” che avrebbe permessa una rapida evaporazione, abbassando ulteriormente la temperatura della biomassa, similmente a quanto avviene nelle serre.
Adanti aggiunge che le pareti interne della piramide sono di materiale ben diverso, in particolare abbonda la Diorite, atta al conseguimento di superfici perfettamente combacianti, quasi a tenuta stagna, indispensabile per trattenere il biogas. L’orientamento della piramide avrebbe inoltre consentito di ottenere un lato in ombra e uno colpito in pieno dalla radiazione solare, generando un opportuno gradiente termico necessario alle complesse reazioni biochimiche.
Infine, come ben sappiamo, nell’anno 820 d.C., il califfo Ma’mum entrò nella Camera del Re, trovando un sarcofago di granito rosso e disse di aver notato la presenza di materiale dall’inconfondibile odore di componenti a base di zolfo.
Ma il dottor Adanti si avventura anche nel campo dell’egittologia di stretta osservanza, riletta però da un angolo visuale molto, molto particolare.
Egli sostiene di aver avuta una sorta di illuminazione a sostegno della sua ipotesi osservando il Papiro di Heruben, risalente alla XIX Dinastia, ove due esseri teriocefali, con la testa di serpente e di felino sembrano portare dei liquami verso una figura femminile che dovrebbe rappresentare la fertilità …

12. Immagine sopra; Secondo il dottor Adanti, questa scena descriverebbe la creazione di energia elettrica nell’antico Egitto con un processo simile a quello delle Pile a Combustibile.
In basso a destra della scena rappresentata nel Papiro  si notano dei vasi contenenti una certa sostanza scura, interpretati come i fanghi che precedono la semina del grano, qui raffigurato da un fascio di spighe.
La figura femminile irrora con i liquami le colture appena nate rappresentate – sempre secondo Adanti – dal colore verde che ricopre le spighe.
Il serpente, forse, rappresenterebbe i risultati del processo, ovvero la trasformazione dell’energia contenuta nei composti azotatati. Adanti supporta le sue ipotesi aggiungendo che la pianta del loto, visibile anche nell’immagine fin qui descritta, viene utilizzata per migliorare la qualità delle acque contenenti sostanze azotate (ad esempio, ammoniaca), tossiche se utilizzate direttamente per irrigare le colture.
Ma qualche dubbio assale il nostro ricercatore …
Nei moderni impianti il trattamento de composti azotati si effettua in vasche dotate di sistemi di aerazione della massa, in modo da accelerare – con l’apporto di Ossigeno – i processi ossidativi dei composti stessi.
Nella Grande Piramide, egli medita, dove venivano immagazzinate le necessarie, ingenti, quantità di acqua indispensabili a tali trattamenti?
Qualche lettura giovanile gli viene allora in aiuto … “ Io credo che l’acqua sarà un giorno utilizzata come combustibile poiché l’idrogeno e l’ossigeno che la costituiscono, usati separatamente o insieme, forniranno un’inesauribile sorgente di calore o di luce …” . Parola di Jules Verne nel suo “L’isola misteriosa”!

 

Tecniche antiche, tecniche moderne…

Insomma Adanti immagina che nella Piramide di Cheope si svolgessero complessi fenomeni chimico-fisici per separare i due gas, utilizzando una grande vasca che sembra circondare la Sfinge, per accumulare le acque azotate derivanti dalla fermentazione anaerobica necessaria alla generazione di biogas.
Egli afferma che la Sfinge si trova ad un’altezza inferiore a quella della Grande Piramide e sarebbe collegata ad essa tramite de condotti che consentirebbero il deflusso dei liquidi.
Aggiunge che l’erosione orizzontale ma anche quella verticale della roccia calcarea, ben evidente nel corpo di base della Sfinge, sarebbe dovuta all’azione dei composti azotati di cui sono ricchissimi i liquami necessari ai processi fin qui descritti.
Insomma, per Adanti la Piramide di Cheope non sarebbe altro che un’immensa Fuel Cell dell’antichità!

13.  Immagine sopra; Schema illustrativo del principio di funzionamento di una moderna Pila a Combustibile. Ė possibile che qualcosa si simiel sia avvenuto nell’antico Egitto? Secondo il dottor Adanti pare di sì…
Una Fuel Cell o pila a combustibile è un dispositivo elettrochimico che consente di ottenere elettricità direttamente da alcune sostanze, in particolare da idrogeno e ossigeno, senza che ricorrere ad alcun processo di combustione termica.
Il principio di funzionamento fu scoperto per caso nel 1839 da William Grove, un curioso avvocato del Galles con l’hobby della chimica. Durante un esperimento di elettrolisi, procedimento attraverso il quale si può separare Idrogeno e Ossigeno dall’acqua, si accorse che, nel momento in cui le batterie che alimentavano le celle elettrolitiche venivano escluse, il processo riprendeva al contrario.
Ovvero l’Idrogeno e l’Ossigeno si riunivano generando elettricità.
Non è quindi affatto da escludere – a parte qualche avventurosa escursione nel campo dell’Archeologia molto “di frontiera”… – che l’elettricità, secoli o millenni or sono, non fosse affatto sconosciuta…
(Roberto Volterri)
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore. 

14. Immagine sopra; la copertina del libro di Roberto e Susanna Volterri (Amazon Maggio 2023)
Misconosciuti scienziati italiani (e non solo), inventori di cose impossibili, “stregoni di scienze inesistenti”, ai confini della realtà, in bilico tra follia e genialità non compresa….

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.

 

 

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2 commenti:

  1. guido giralico

    Buongiorno Prof.Roberto Volterri vorrei conoscere il prezzo di alcuni libri che sono menzionati, come ad esempio le pile a Combustibile ..nella Piana di Giza in Egitto
    Sentitamente ringrazio Rag. Guido Giralico Tel cell: 3347940382

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