Abracadabra! Hocus Pocus e altre “magiche” parole; di Roberto Volterri.

 

Immagine di apertura; Un Abracadabra in rame – di proprietà del professor Roberto Volterri, autore di questo articolo – scritto  al contrario in caratteri ebraici e rinvenuto su una bancarella di oggetti usati. Chissà, forse servì veramente per la ricerca di qualche tesoro nascosto…

 

 

Abracadabra! Hocus Pocus e altre “magiche” parole…


di Roberto Volterri

 

 

 

de le magiche frode seppe ‘l gioco…

                                                    (Dante, Inferno, XX, v.117)

 

E si ricordi per ogni evenienza ”sine qua non”, siamo qua noi!”.

 

Sembra uno scherzo, una boutade da avanspettacolo anni Cinquanta, ma questo disinvolto uso della lingua parlata nella Roma dei Cesari appartiene ad un episodio realmente accaduto in una delle mille occasioni in cui Renato Dall’Arapresidente del Bologna Calcio per circa trent’anni e cultore della lingua latina… che non conosceva affatto! – cercava di rassicurare un suo interlocutore ricorrendo al suo “latinorum” di manzoniana memoria.
Ma non disdegnava affatto di sentenziare con un “Fiat lux!” intendendo dire… “Faccia lui!”.
2. Immagine sopra; Il simpaticissimo Renato Dall’Ara, per un trentennio Presidente della squadra calcistica del Bologna e appassionato “cultore”, a modo suo, della lingua latina.

 

Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis…” biascica inoltre, con aria seria e compunta, il manzoniano e pavido don Abbondio davanti ad un esterrefatto e disorientato Renzo Tramaglino, al quale non rimane che esclamare…
“ Si piglia gioco di me?… Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?”.
Ovviamente la parola “latinorum” non ha alcun significato in questo contesto, simulando – sia chiaro, senza alcun senso grammaticale!  –   il genitivo plurale del termine latinus-i e avrebbe l’innocente significato di “dei latini”. Nulla di più, però… “fa colpo, fa scena” direbbe, nel descrivere un qualsiasi evento degno di particolare nota, un giornalista a corto di altri argomenti!
Come “facevano colpo” le improbabili espressioni di Dall’Ara e di don Abbondio!
Il “latinorum” era particolarmente d’aiuto, nei tempi andati, al “ciarlatano” al “circulator” di turno, al mistificatore da sagra paesana, al furfante in vena di raccattare qualche soldo mentre si esibiva in ‘magie’ da illusionista vagabondo oppure quando vendeva la “teriaca” – antidoto e farmaco dalle improbabilissime virtù miracolose – agli ingenui villici pronti a farsi abbindolare dalla sua irrefrenabile, travolgente logorrea.

3. Immagine sopra; Vaso contenente la “magica” Teriaca che avrebbe debellato tutte le malattie, dai dolori di stomaco a quelli della testa, avrebbe conciliato il sonno e allungata la vita. Una vera e propria Panacea sul cui contenuto è meglio non indagare a fondo…
L’espressione ‘magica’ per eccellenza poteva spesso consistere anche nelle due misteriosissime parole Hocus Pocus!”.
Hocus Pocus!” ? Che significa? Qui una soluzione crediamo di averla…
L’interpretazione più diffusa di questa espressione senza senso la farebbe derivare dalla liturgia cattolica romana dell’Eucarestia che contiene la frase “Hoc est enim corpus meum“. O almeno così sostenne, alla fine del XVII secolo, il vescovo  anglicano John Tillotson quando categoricamente e ironicamente affermò che “… con ogni probabilità i comuni giochi di parole hocus pocus non sono altro che un’aberrazione di hoc est corpus, con un’imitazione comica dei sacerdoti della Chiesa di Roma nel loro gioco della Transustanziazione”.

4. Immagine sopra; Il vescovo  anglicano John Tillotson dette una sua quasi plausibile spiegazione della magica espressione “Hocus Pocus”.

 

L’espressione è però rimasta nella lingua della Perfida Albione con il significato di “sciocchezze inventate”, ad esempio quando un lentigginoso e biondastro adolescente inglese scetticamente apostrofa un suo coetaneo con uno strascicato “It is all a load of hocus pocus!”, ovvero “ É un mucchio di stupidaggini!”.

 

 

 5. Immagine sopra; Una bellissima antica copia di un “magico” libro destinato ai “ciarlatani” e giocolieri del Seicento.
Va bene, l’espressione Hocus Pocus!” e i gustosi aneddoti possono apparire interessanti come esercizio di analisi filologica applicata allo studio delle tradizioni popolari, alla ‘magia’ delle campagne, all’etnomedicina, ma anche perché essa si avvicina molto ad altre espressioni appartenenti alla “Magia popolare”, a qualche strano campo di studi da chi scrive esplorati e poi esposti in molti libri o in numerosissimi articoli, ipotesi di lavoro, riflessioni sugli infiniti ‘misteri’ che ci circondano in ambito religioso, in ambito scientifico, nel regno dell’Esoterismo, dietro le quinte della Storia e dell’Archeologia. Alcuni dei quali apparirebbero ben stigmatizzati da un categorico Hocus Pocus!”…
Alcuni degli argomenti descritti in uno o due i numerosi libri pubblicati da chi scrive potrebbero, senza dubbio, essere preceduti da un indispensabile e ciarlatanesco Hocus Pocus!”, oppure da un più divertente “Tantum ergo sacramentum” – dal Pange Lingua di San Tommaso d’Aquino per la celebrazione della solennità del Corpus Domini – che da bambini parafrasavamo in un ‘blasfemo’ – ma non lo sapevamo! – “Tanti merli nel frumentum”.
Ma molti altri, a parere di chi scrive, dovrebbero entrare a pieno titolo sia nell’ambito di ulteriori ricerche bibliografiche sia come espressione di indagini sul territorio, nei vari siti archeologici, nei mille luoghi ove ancora permangono le ombre dell’incertezza, del dubbio.
Comunque, mai farsi abbindolare da qualche improvvisato “don Abbondio” che alla perplessità del Tramaglino  verso il suo “latinorum” a base di “… conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas…”& Co., così risponde
Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa”…
Solo così facendo, indagando, sperimentando, pensando con la vostra mente e non con quella di “chi le sa”, di quella altrui… “…et Verità vos liberabit“,  “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi “ (Giovanni 8: 31,32).
Oppure Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti.Come ben ricorda l’epigrafe di Eraclito de “Il Punto sul Mistero”!
 

Abracadabra!

Abracadabra?
Ma sì! E’ forse la parola magica più conosciuta da chi qualcosa abbia letto a proposito di rituali  più o meno… stregoneschi e di argomenti “ai confini della realtà”.
Forse deriva dall’aramaico che così, su due piedi, facilmente traslitteriamo in Avrah KaDabra, con il verosimile significato di “ Io creerò come parlo “, ovvero “La parola del Mago diventerà realtà ”.
Ma ora procediamo un po’ più seriamente…
La prima testimonianza dell’uso di tale magica espressione la troviamo nell’opera di Sereno Sammonico – medico personale del temibile imperatore Caracalla (186 – 217 d.C.) – intitolata De medicina praecepta.

6. Immagine sopra; Busto dell’imperatore romano Caracalla, conservato all’altezza Museum di Berlino (Fonte Wikipedia).

 

Pare che l’imprevedibile imperatore indossasse sotto gli abiti un amuleto dove la misteriosa parola era scritta in forma di un cono rivolto verso il basso poiché in tal modo avrebbe allontanato dal paziente ogni malanno.
Dato che male non faceva, all’insegna del partenopeo “Non è vero ma ci credo…”, anche altri regnanti quali Geta (189-212 d.C.) e Alessandro Severo (208 – 235 d.C.) pensarono bene di ricorrere alla medesima terapia.
Non sappiamo con quali effetti durante la loro vita, ma considerando le loro date di nascita e di dipartita da questa “valle di lacrime”, possiamo facilmente arguire che a quei tempi si faceva prima a morire in guerra – tanto le occasioni non mancavano… – che nel proprio letto, per un qualsiasi raffreddore mal curato! 
7. Immagine sopra; De medicina praecepta di Sereno Sammonico.
 
Rimanendo per un attimo ancora nell’ambito delle possibili etimologie, potremmo anche pensare che essa derivi dalle parole ebraiche ab ( padre), ben (figlio) e ruach hacadosch (Spirito Santo).
Oppure dalla parola Abraxas che per gli Gnostici –  rappresentanti di un movimento filosofico religioso diffusosi nel II e III secolo della nostra Era – designava il Demiurgo, una sorta di “divino artigiano” che per la filosofia platonica avrebbe fatto da tramite tra il mondo delle idee e la materia creata.
8. Immagine sopra; quella che forse può essere interpretata come la visione di William Blake del Demiurgo.

 9. Immagine in basso; alcune gemme gnostiche, alcune delle quali relative alla parola ‘magica’ Abraxas.

 

Ma non scervelliamoci più di tanto e vediamo invece come i tesori che nasconde anche il nostro Bel Paese apparirebbero protetti da entità non proprio benevole e affrontabili con qualche “Abracadabra” pronunciato con la giusta, ieratica, intonazione o altre magiche parole che non riportiamo perché non sufficientemente collaudate…
Almeno così narrano le antiche cronache che in ogni tempo e località ammantano di un’aura magica – oserei dire sulfurea, quasi diabolica… – le vicende legate a favolosi tesori nascosti, alla loro ricerca e soprattutto alle insidie, ai pericoli, ai Guardiani della Soglia che ne impedirebbero il rinvenimento.

10. Immagine sopra; Una Viverna che, assieme al  Drago, è una “Guardiana della Soglia” e di favolosi tesori, per antonomasia (disegno di Giancarlo Pavat dal libro “Nel Segno di Valcento”, edizioni Belvedere 2010).
11. Immagine in basso; uno dei draghi dello Zamaijski Most di Lubuana, capitale della Slovenia (Elaborazione di G. Pavat da una foto del 1989).

 
Per individuare il luogo preciso dove qualche diafana e infernal creatura passava il tempo a far la guardia ad incredibili ricchezze, si ricorreva, a volte, ad alcune curiose tecniche in uso ancor oggi nelle campagne, quali ad esempio la Dattilomanzia che faceva ricorso ad ‘anelli magici’: l’anello veniva appeso ad un sottile filo di seta posto sopra un tavolino rigorosamente rotondo, riportante sul bordo le lettere dell’alfabeto.
 
Le oscillazioni del pendolo tenuto in mano dal Mago avrebbero indicato – lettera dopo lettera – il luogo ove era nascosto il tesoro. Insomma una via di mezzo tra la tavola Oui-ja, diffusa tra gli spiritisti, e la Radiestesia!
12. Immagine sopra; Forse facendo oscillare convenientemente un anello appeso ad un filo su simili raffigurazioni è probabile che lo sperimentatore – che abbia fede nelle parole magiche atte a distrarre il locale “Guardiano della Soglia” – riesca a percepire il luogo ove sarebbe nascosto un “tesoro”. O almeno così si dice
 
Ma era frequente anche il ricorrere alla Cristallomanzia – utilizzante la classica sfera di cristallo che non manca mai in casa di ogni veggente, televisivo o meno, che si rispetti – o alla Cataptromanzia, che suggeriva l’uso di uno specchio o della superficie riflettente ottenuta con dell’acqua posta in una ‘magica’ bacinella. Il che fa supporre, più razionalmente, il raggiungimento di un leggero ‘stato alterato di coscienza’ durante il quale sarebbero più frequenti le manifestazioni di percezione extrasensoriale…
13. Immagine sopra;  Lo specchio nero usato dal ‘mago’ elisabettiano John Dee per scrutare nelle realtà multidimensionali e, forse, per ‘divinare’ il futuro in base alla tecnica della Cataptromanzia. Ritroverete più avanti questi oggetti…
14. Immagine in basso; Ritratto di John Dee (ignoto del XVI secolo) – Ashmolean Museum (Fonte Wikipedia).

 

 

I “visitatori” del “Cerchio Magico”.

 

 

L’avventuroso cercatore di tesori – in passato, perché ora si ricorre al meno ‘stregonesco’ ma forse più utile metaldetector! – localizzato come abbiamo appena visto il luogo ove incredibili ricchezze non attendevano altro che qualcuno le portasse alla luce, tracciava per terra  un grande “cerchio magico”, al cui interno si ponevano tutti i partecipanti alla ricerca, con tutto l’armamentario necessario ad evocare lo spirito che proteggeva il tesoro.
Così, tra profumo d’incenso, magiche bacchette e quasi incomprensibili – ma efficacissime! – formule cabalistiche, si cercava di far apparire la sulfurea entità che non ne voleva sapere di… ‘mollare il bottino’.
Naturalmente tutto ciò avveniva dopo aver scrutato le stelle per identificare la più propizia congiunzione astrale e cercando di operare di Domenica – suvvia, non sorridiamo, siamo seri! – non perché si aveva più tempo, ma perché tale giorno veniva considerato come consacrato al Sole e quindi, per analogia cromatica, al tanto agognato oro.
Nei casi più ostinati, all’incenso e alle formule magiche  si aggiungeva qualche malcapitata gallina – rigorosamente nera! – sulla cui sorte successiva non abbiamo notizie certe ma supponiamo venisse… ‘ben utilizzata’, viste le fatiche derivanti da tali  “magiche” imprese.
15. Immagine sopra; In un bel dipinto in stile ‘preraffaellita’ la strega traccia il Cerchio Magico per evocare le potenze più o meno infernali affinché le svelino l’ubicazione dei tesori…
 
Effettuate tutte queste complesse operazioni, chi compariva – diciamo così – tra i fumi dell’incenso e, forse, quelli meno olezzanti di qualche droga psicotropa (infusi di Datura stramonium o estratti di Amanita muscaria  sembra fossero molto “gettonati”…) assunta dal Mago o dai suoi assistenti? 

16. Immagine sopra; Amanita Muscaria (Archivio ilpuntosulmistero)
17. Immagine in basso; la bacca con i semi della Datura stramonium – chiamata anche ‘erba delle streghe’ (Archivio ilpuntosulmistero).

Alcuni “sacri testi” sostengono che tra una fumigazione e l’altra sarebbe apparso il demone Anarazel, custode dei tesori sotterranei, oppure Amy, alto funzionario dell’infernal gerarchia, che avrebbe avuto il compito di intermediario tra i cercatori di tesori e i diavoli guardiani.

18. Immagine sopra; un mostruoso demone che “decora” un palazzo che fa angolo tra la centralissima via Carducci e via della Sorgente a Trieste (foto Francesco Pavat)
Ma, ogni tanto, faceva capolino – così narrano le antiche cronache sulla cui attendibilità non osiamo giurare… – anche il demone Barbatos, diavoletto di bell’aspetto, valente arciere agli ordini del… Capo (ma sì, Sua maestà Lucifero in persona!), specializzato nell’elargire ricchezze in cambio dell’anima dello sventurato cercatore di tesori. Patto ufficialmente firmato col sangue, s’intende!

19. Immagine sopra; “Sentiero di Dante sul Monte Cacume” (Patrica – FR). L’installazione artistica del maestro Cesare Pigliacelli con l’Arcangelo Michele che fa precipitare dai cieli l’angelo ribelle, Lucifero (Archivio ilpuntosulmistero)
20. Immagine sopra; il terrificante demone Asmodeo – protettore dei tesori nascosti… – visibile all’ingresso dell’ormai notissima chiesetta di Rennes-le-Château in Francia.
21. Immagine in basso; veduta di Rennes-le-Château in Francia.
Nelle giornate – pardon, nelle notti… – più fortunate si ‘affacciava’ anche tale demone Bifrons, specializzato di soffiare sulle candele magiche per indicare così, a seconda della direzione della fiamma, il luogo ove scavare per rintracciare le favolose ricchezze nascoste chissà da chi, chissà quando.

 

22.  Immagine sopra; il terrificante demone Asmodeo e l’autore di questo articolo, l’archeologo di ambito universitario e scrittore prof. Roberto Volterri.

 

Naturalmente, per ottenere risultati apprezzabili – nella vita quotidiana e, ancor di più, nelle magiche cerimonie – bisogna leggere, studiare duramente, applicarsi.
Ed ecco quindi il fiorire di sacri… libri di testo, quali La Magia Sacra di Abramelin il Mago”, oppure la celeberrima e inquietante Clavicula Salomonis”.
Ma nella biblioteca di ogni cercatore di tesori nascosti non poteva certamente mancareIl Doppio Libro del Comando o ilGrimoire di Papa Onorio che fornivano formule cabalistiche e istruzioni per l’uso valide per ogni occasione.
Ne volete un esempio facile, facile, tratto dal tenebroso volumeLa Gran Cabala della Farfalla Verde?
Eccone un brevissimo estratto, per il quale ci perdoneranno anche i cultori della lingua latina…
 
“…Sadies, Satani, Agir fons toribus vieni a me Saradon,
dite tre volte, battendo il piede sinistro per terra e
compiendo un giro in senso antiorario e saprete se
in questo luogo vi è qualche tesoro, per una voce ve
lo dirà all’orecchio…
23. Immagine sopra; Il celeberrimo “grimoire di Papa Onorio” (ma quale papa Onorio? Visto che ce ne sono stati ben quattro. Forse quell’Onorio I,  figlio di Petronio da Ceccano,  probabile eponimo della romana Fabrateria Vetus. L’attuale Ceccano, appunto, in Ciociaria), vere miniere di ‘istruzioni per l’uso’ da mettere in pratica durante le cerimonie magiche. Anche quelle finalizzate alla ricerca di tesori nascosti.
24. Immagine in basso; mosaico raffigurante papa Onorio I (figlio di Petronio da Ceccano, o Petronio Ceccanus), visibile nella Basilica di Sant’Agnese fuori le mura a Roma (Fonte Wikipedia).

Buona fortuna e pronunciate bene le “magiche parole” alcune delle quali avete trovate in queste esecrande pagine…
 
(Roberto Volterri)

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore. 

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