RAFFAELE BENDANDI, VISIONARIO O PIONIERE? di Fiorenzo Zampieri.

 

 

 

RAFFAELE BENDANDI

VISIONARIO O PIONIERE?

 

di Fiorenzo Zampieri

 

Ci sono personaggi che nonostante le avversità del tempo e degli uomini rimangono vivi nella memoria collettiva. Uno di questi è certamente Raffaele Bendandi (1893+1979) il “profeta dei terremoti” per antonomasia. Di lui si sono scritte migliaia di pagine e pronunciate milioni di parole. Nel bene e nel male. In questo articolo, però, non vogliamo tornare sulle sue controverse “previsioni sismiche”, preferendo porre in risalto la sua grande passione per l’astronomia, caratterizzata da decenni di studi che lo portò all’elaborazione di una teoria cosmologica rivoluzionaria.

  1. Immagine sopra: Raffaele Bendandi.

 

IL SISTEMA SOLARE HA NUOVI OSPITI

Per illustrare questa teoria, dobbiamo tornare, per un attimo, alle sue previsioni dei terremoti ed al metodo con il quale riusciva ad elaborarle. Il terribile terremoto-maremoto di Messina del 1908, quando Bendandi aveva appena 15 anni, accese in lui la fiamma della conoscenza per comprendere, se possibile, quale poteva essere l’origine di queste tremende catastrofi. Interessandosi di astronomia, “scoprì” che il momento del loro accadere, coincideva con particolari situazioni planetarie del Sistema Solare, con la Luna, che sembrava facesse da “molla” per il verificarsi dei terremoti.

Dopo aver analizzato, con i dati a sua disposizione, migliaia di eventi tellurici, che per la maggior parte coincidevano con le sue ipotesi, gliene restavano molti altri che non tornavano. Assolutamente convinto di essere nel giusto, gli parve che la soluzione non poteva che essere quella di considerare l’eventuale presenza di masse celesti ancora da scoprire orbitanti oltre il confine allora conosciuto del Sistema Solare. Con questa ipotesi rifece i calcoli aggiungendo un primo pianeta, poi un secondo, un terzo ed infine un quarto, e tutto andò a posto. Tutte le sue verifiche tornarono come d’incanto.

 

IL SOLE E LE COMETE CONFERMANO

 

 Bendandi volle comunque mettere alla prova la sua teoria cercando nel cosmo altri riscontri che ne confermassero l’attendibilità. Da tempo era diventato anche un “esperto” in macchie solari, compiendo per anni, ininterrottamente, dettagliate osservazioni sull’andamento del verificarsi di questo fenomeno solare, scoprendone tra l’altro, la ciclicità undecennale, e quindi, avendo a disposizione un’enorme quantità di dati, volle perciò verificare se anche le perturbazioni solari potevano essere causate da particolari posizioni e/o allineamenti planetari, comprendendo anche gli effetti dovuti ai “suoi” nuovi quattro pianeti. Il successo fu totale.

3-4. Immagine sopra: Ciclo undecennale. Sotto: il Sole con le macchie solari.

C’è, però, anche un altro fenomeno che saltuariamente si verifica all’interno del nostro sistema planetario: quello delle comete. Poteva anch’esso portare acqua al mulino della teoria bendandiana?

 

Il ragionamento di Bendandi, fu questo. Tutte le comete hanno il perielio (cioè il punto della loro orbita più vicino a noi) in vicinanza del Sole; mentre hanno il loro afelio (cioè il punto più lontano) presso l’orbita di un pianeta di massa cospicua del nostro sistema. Per esempio, tutte le comete a breve periodo (5 anni circa) hanno l’afelio presso l’orbita di Giove, Saturno od a Nettuno.

 

Ma ce ne sono molte altre che vanno oltre. Ad esempio, la famosa cometa di Halley, ha un’orbita che supera di gran lunga Nettuno. Questa cometa impiega 76 anni a compiere la sua rivoluzione; quindi deve avere il suo afelio, secondo l’ipotesi di Bendandi, verso una massa immensamente più lontana di Nettuno. Dunque, anche questo era un argomento che, secondo l’astronomo faentino, avvalorava le sue ipotesi.

  1. Immagine sopra: Rappresentazione grafica delle orbite delle comete “gioviane”.

 

DARE LORO UN NOME FU SEMPLICE

 

Il Sistema Solare conosciuto in quel tempo, era il 1938, comprendeva sette pianeti (Plutone era considerato un asteroide). Bendandi, come abbiamo visto, ne aggiunse altri quattro. A questi, oltre che assegnare loro un proprio nome, e cioè, nell’ordine, Italia, Roma, Rex e Dux, ovviamente conferì, attraverso il calcolo, tutti i loro dati astronomici caratteristici che riportiamo nella tabella seguente, scritti di pugno dal Bendandi stesso.

6.

 

Dove (Nett) indica il pianeta Nettuno, (I) indica il pianeta Italia, (II) il pianeta Roma, (III) il pianeta Rex e (IIII) il pianeta Dux.

A quei dati, il Bendandi, con le sue osservazioni riuscì a calcolare, per ciascun nuovo pianeta, anche le seguenti proprietà:

 

  ITALIA ROMA REX DUX
distanze dal Sole in unità astronomiche

Terra = 1

53 85 122 200
Numero di anni per una rivoluzione completa

Terra = 1

386 792 1357 2865

 

E visualizzarli in un particolare diagramma del Sistema Solare:

 

7.

 

CATACLISMI PASSATI E FUTURI

 

Se i pianeti a noi più vicini riescono, con l’aiuto della Luna, a darci ogni tanto una scosserella, nei grandi periodi, quando avvengono le più rare congiunzioni planetarie coinvolgenti tutte le grandi masse del sistema solare, quali immensi sconvolgimenti potranno verificarsi sul nostro minuto pianeta?

Con lo stesso sistema con cui riuscì a prevedere i movimenti tellurici sulla Terra, o le esplosioni sulla superficie del Sole, il Bendandi, a suo dire è riuscito a risalire all’epoca dei grandi cataclismi del passato e a prevedere quando avverranno quelli futuri.

Ma niente paura! Il prossimo si verificherà, forse, nel 2521!

Con questa modalità avrebbe calcolato che, considerando i movimenti di rivoluzione di tutti i 12 pianeti, il loro ciclo si completa in 25800 anni (che coincide con la precessione degli equinozi), che identifica l’istante in cui i pianeti si trovano schierati tutti dalla stessa parte rispetto al Sole. Ed è proprio quando avviene l’attimo in cui si assommano tutte le loro forze di attrazione, che si cagionano, presumibilmente, i maggiori sconvolgimenti sul nostro pianeta.

Alla metà di questo immenso ciclo, i pianeti si trovano un’altra volta allineati, però metà da una parte e metà dall’altra rispetto al Sole, causando perciò, ogni 12900 anni, altri cataclismi.

Esistono però altri sottomultipli del ciclo, in cui i pianeti si trovano in particolari sfavorevoli combinazioni e questo avviene ogni 5000 anni circa.

In questo modo si sarebbe trovato che la scomparsa di Atlantide è avvenuta a metà del ciclo e cioè nel periodo dei 12900 anni, che il diluvio universale accadde nel sottomultiplo di 5000 anni….e che la metà del ciclo completo prossimo si verificherà esattamente nel 2521. Si ripeterà una nuova Atlantide?

 

  1. Immagine sopra: Atlantide al suo apogeo. Dal volume “L’Atlantide” di G. Perrone, F.lli Bocca Editori – Torino, 1928

 

 IL CONSENSO DI UN PROFESSORE

 

Riportiamo dal libro “PSICOBIOFISICA – Scienza Unitaria del Creato” del Prof. Dott. Ing. Marco Todeschini, edito da MEB Torino 1978, pagg. 494 – 496, il seguente brano:

 

        « …nel Cap: VII della Teoria delle Apparenze (di Marco Todeschini NdR) è stato dimostrato che la nostra Terra essendo una sfera che rotorivoluisce attorno al Sole, il cui sistema rotorivoluisce attorno ad altro centro ancor più distante e così via, essa viene ad essere sottoposta a tanti effetti giroscopici quanti sono i centri attorno ai quali rivoluisce.

Ogni effetto giroscopico provoca una variazione ciclica dell’inclinazione dell’asse terrestre, ed il Todeschini ha calcolate esattamente le durate crescenti dei successivi cicli relativi ai vari centri astrali di rivoluzione che sono dislocati a distanze sempre maggiori sino a quello attualmente appena visibile con i più potenti telescopi, cicli che si compiono in giorni, mesi, anni, decenni, secoli, millenni, biliardi, triliardi, ecc. di anni.

L’inclinazione dell’asse terrestre quindi, varia continuamente con quei cicli compiendo escursioni di ampiezza crescenti sino a capovolgere i poli….

…Si spiegano così con la Teoria in parola le grandi variazioni climatiche e gravitiche che distinguono le diverse età ed ere preistoriche che hanno dato luogo ai tremendi sconvolgimenti della superficie del no­stro globo…

…Dunque la geologia, la paleontologia e le scienze affini possono avva­lersi delle conoscenze delle varie durate dei grandi cicli giroscopici del nostro pianeta…per precisare con date esatte quando accaddero determinati avvenimenti preistorici e come e perché si svolsero e stabi­lire quando si ripeteranno nel futuro i grandi sconvolgimenti… Sinora…si è sospettato che la causa di tali fenomeni siano le macchie solari, ma non si è potuto spiegare né la causa di queste, né perché seguano un ciclo undecennale. Ora però che la Teoria delle Apparenze ci ha dimostrato che…. il Sole e la Terra vengono sottoposti a tante forze centrifughe quanti sono i centri di trascinamento attorno ai quali rivoluiscono… che la risultante di tutte queste forze centrifughe… provocherà il variare della opposta forza centripeta di gravitazione sui vari punti del Sole e della Terra…macchie solari, perturbazioni magnetiche, aurore polari, terremoti, maree, grandi sconvolgimenti atmosferici, e certe specie di disturbi neuropsichici, sono tutti causati dal variare delle forze centrifughe do­vute ai moti astronomici.

Raffaele Bendandi, famoso in tutto il mondo per le sue previsioni esatte sulle perturbazioni ora accennate, ha infatti dichiarato che gli è stato possibile precisare l’epoca ed il luogo di tanti sconvolgimenti solo in base al calcolo matematico della risultante delle forze di gra­vità dovute alla congiunzione di vari pianeti. Egli giustamente ritiene che i terremoti, al pari delle maree, siano dovuti al sollevamento delle masse semi-liquide che si trovano a grandi profondità nell’interno della Terra, per effetto dell’attrazione delle masse astronomiche… il fatto che egli abbia potuto constatare come oltre 20 mila ter­remoti, dall’era volgare ai nostri giorni, confermano in pieno la causa gravitazionale, ci dimostra che egli è su quella retta via che ora trova le rigorose basi scientifiche nella Teoria todeschiniana. Sarà interessante conoscere se le perturbazioni avvenute nel passato abbiano seguito oltre il ciclo undecennale anche gli altri grandi cicli precisati dal Todeschini, perché se tale coincidenza si verificasse, ne potrebbe conseguire una quasi infallibile previsione dei futuri sconvol­gimenti e delle loro entità, anche a distanza di secoli».

9.

 

IL TEMPO GLI DARA’ RAGIONE?

 

In questi ultimi tempi, a più riprese, il mondo dell’Astronomia accademica ha dato notizia di possibili presenze planetarie oltre Plutone, che risulterebbero da anomalie riscontrate nelle orbite di vari corpi celesti minori orbitanti nelle profondità estreme del Sistema Solare.

Alcuni esempi.

15 giugno 2016 – Il misterioso Pianeta Nove ai confini del Sistema Solare potrebbe non essere solo, ma in compagnia di un Pianeta Dieci e forse anche di altri grandi mondi, nascosti oltre l’orbita di Nettuno. È quanto indicano i calcoli di un gruppo di astronomi di Spagna e Regno Unito, pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione ripetendo i calcoli relativi ai sei pianetini oltre l’orbita di Nettuno, i cui movimenti irregolari, all’inizio del 2016, avevano fatto ipotizzare agli astronomi Konstantin Batygin e Mike Brown del California Institute of Technology (Caltech), l’esistenza di un grande pianeta ai confini del Sistema Solare. Questo pianeta avrebbe una massa dieci volte più grande di quella della Terra, si muoverebbe in un’orbita insolitamente allungata e impiegherebbe da 10.000 a 20.000 anni per completare una rotazione attorno al Sole.

02/03/2019 – …ora le ultime ricerche presentano nuovi indizi e dettagli sulla presunta natura e posizione del Pianeta 9. Secondo i nuovi calcoli, il Pianeta Nove non è così grande e lontano come era finora stato ipotizzato. Il Pianeta 9 avrebbe quindi una massa di circa 5 volte maggiore rispetto a quella della Terra e orbiterebbe a circa 400 unità astronomiche.

Il pianeta 9 potrebbe essere una classica “super-Terra” extrasolare, con una massa si maggiore di quella terrestre, ma molto inferiore a quella di un gigante gassoso. Potrebbe rappresentare il collegamento mancante per capire la formazione del nostro Pianeta.

04 maggio 2020 – La Luna deforma la crosta terrestre e muove i continenti.

Lo dimostra per la prima volta una ricerca italiana. Non solo mare e laghi: la Luna riesce a deformare la crosta terrestre provocando le cosiddette maree solide che sono in grado di muovere i continenti perché svolgono un ruolo attivo sulla tettonica delle placche. Lo dimostra per la prima volta la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Science Reviews, da Carlo Doglioni presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Davide Zaccagnino dell’Universita’ Sapienza di Roma, Francesco Vespe, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

 Chi vivrà vedrà!!!

(Fiorenzo Zampieri)

 

  • Le immagini sono state fornite da Fiorenzo Zampieri

 

 

 

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