IL VELO MISTERIOSO TRA I MONDI. Dalle Madonne del Velo ad Avalon – di Daniela Fogar e Francesca Rebbelato

Le Nebbie di Avalon

(Le Nebbie di Avalon – Foto D. Fogar)

IL VELO MISTERIOSO TRA I MONDI.

Dalle Madonne del Velo ad Avalon.

La “Madonna col Velo” che ci ha ispirato queste parole è un affresco all’interno della Cattedrale di Trani, nella regione della Puglia. Questo volto dolcissimo con il suo sacro Velo e le gestualità ci hanno davvero affascinato. La Madonna, con il gesto delle mani che sollevano il Velo sopra al Bambino, forma una particolare posizione delle dita chiamato “Mudra” nelle lingue orientali, molto conosciuto in Tibet o in India.

L’affresco fa parte di una serie di Madonne dette col Velo e dipinte da artisti famosi come Raffaello, il Bergognone e molti altri, anche meno conosciuti dei primi. L’autore dell’affresco della Madonna della Cattedrale di Trani, non ci è noto, per questo non riportiamo il suo nome. Trani è una bella località pugliese, affacciata sul mare, e dal punto di vista storico è connessa alla storia dei Templari (come molte località pugliesi) che usufruivano del porto pugliese, per approdare nella Terra Santa e anche all’imperatore Federico II, il Re Illuminato- Stupor Mundi.

La chiesa venne eretta a partire dal 1099, ed è considerata una delle più belle chiese della Puglia, nello stile architettonico estremamente particolare detto stile “romanico-pugliese”. Si trova nella piazza del Duomo, ed è dedicata a San Nicola Pellegrino. Edificata con il tufo bianco, possiamo assicurare che l’impatto visivo è notevole. La straordinaria bellezza di questi luoghi deve aver colpito anche l’imperatore Federico II, che non molto lontano da Trani costruì il palazzo di Castel del Monte, un luogo ricco di mistero e molto conosciuto. All’interno della chiesa di Trani, non meno bello delle facciate esterne, si trova l’altare dove primeggia l’affresco di questa Madonna del Velo.

Altare con la Madonna del Velo

(Cattedrale di S Nicola Pellegrino a Trani; Madonna del Velo – Foto Daniela Fogar).

Il Velo bianco alzato delicatamente dalle sue mani, sembra nascondere o proteggere il Figlio Bambino dall’occhio profano e, con esso, il Mistero della sua nascita. Le interpretazioni, tuttavia, possono essere varie.

Secondo molti ricercatori (tra cui lo scrittore Giancarlo Pavat), il Velo può ricordare anche la Sacra Sindone. E noi aggiungiamo anche il Velo della Veronica, il panno che la leggenda vuole di Santa Veronica su cui è impresso il viso del Cristo. Quindi, il Mistero della nascita come il Bambino ma al contempo quella della Morte come l’Uomo, il Cristo. La posizione delle dita della Madre, posizione che abbiamo trovato anche in altri dipinti è sicuramente un riferimento artistico ad un gesto sacro, molto simile al gesto sacro del Chin Mudra.

Budda

(Il Budda con il gesto del Chin Mudra – Fonte Wikipedia)

DA ORIENTE

(Cattedrale di S Nicola Pellegrino a Trani; Madonna del Velo – Foto Daniela Fogar).

La dolcezza e la bellezza straordinaria dell’affresco vengono esaltate dal gesto delle mani. In alcune immagini la Madonna e altri Santi sono raffigurati mentre compiono uno di questi gesti sacri, che ritroviamo anche nelle raffigurazioni del Buddha, delle Dakini, e di altre divinità orientali, pensiamo soprattutto a quelle relative al ricchissimo e variegato pantheon induista. Ma cos’è un Mudra?

Mudra, in sanscrito sta per “sigillo” e, significa creare un “gesto divino” per ottenere dei benefici, sia sul piano spirituale che su quello fisico. I Mudra vengono usati nello yoga, sia nelle varie posizioni (asana) che per varie forme di meditazione.

Il Buddismo tibetano ne fa largo uso, si possono notare in varie iconografie e servono per pratiche che hanno come fine il raggiungimento dell’Illuminazione.

Il Mudra, chiamato Chin Mudra, che è quello della nostra figura femminile, si realizza con un cerchio tra pollice ed indice. Questa particolare posizione rappresenta l’unione dell’uomo con la Natura, o meglio l’unione dello spirito dell’uomo ovvero il individuale (rappresentato dal dito indice) con lo spirito universale (rappresentato dal dito pollice).

Il Mudra si realizza con entrambe le mani: rivolgendo i palmi delle mani verso l’alto. Si uniscono le punte del pollice e dell’indice come a formare un cerchio, (nella nostra foto il cerchio è perfetto) mentre le altre tre dita sono unite ed allungate verso l’esterno della mano, con il medio adiacente alla parte non reclinata dell’indice ( esattamente come nel nostro caso).

Madonna del Velo, del Raffaello. fonte Wikipedia(Raffaello; Madonna del Velo o di Loreto – 1511/1512 – Musèe Condè, Chantilly Francia – Fonte Wikipedia).

Il pollice rappresenta il profondo e l’indice il nostro ego: quando l’ego scompare e si fonde nel , l’essere è realizzato.

Quando i palmi sono rivolti verso l’alto nello Chin Mudra, l’area del torace si espande e il chakra del cuore si apre , ed è esattamente questa sensazione che si prova guardando la figura: una sensazione di pace e di profonda coscienza dell’Amore cosmico.

Inoltre il Mudra stesso controlla l’area del diaframma, usato nel canto e nella respirazione diaframmatica.

Quello che ci ha particolarmente interessato è il fatto che anche nella danza si usano sia il Velo sia i Mudra.

Non possiamo non collocare il Velo in un passato che si fa presente e giungono varie riflessioni.

Noi, moderni occidentali, abbiamo un’idea del velo relegato a momenti religiosi.

La convivenza con popoli che per motivi religiosi lo impongono, (anche se è meglio definirlo “capo coperto”), ci ha portato ad una riflessione sulla visione della donna e il suo ruolo all’interno della società.

Il velo è per noi, poiché deriva da un’imposizione, un segno di sottomissione della donna, ma in antichità esso era un oggetto indossato da dee e donne elevate socialmente.

Era quindi un segno di distinzione, tanto che nell’epoca greca e successivamente in quella romana, le nobildonne indossavano il velo per distinguersi dalle donne del popolo, mentre alle prostitute era addirittura vietato.

È interessante quindi il cambiamento della valenza di questo oggetto nel corso dei secoli, al di là delle religioni.

Le antiche dee velate, comuni a più tradizioni, rendevano evidente ma inafferrabile il mistero di cui erano portatrici.

Dalla celtica Cailleach, il cui nome significa “velata”, a Iside, da Ishtar ad Afrodite e Armonia, il velo che le accomuna ci suggerisce che tutte loro rappresentavano il sacro Mistero della Vita, nei suoi momenti di Nascita, Morte, Rinnovamento.

Ishtar scende negli Inferi per ritrovare il suo amato Tammuz e passa attraverso sette porte spogliandosi di abiti e gioielli.

Alla settima porta rinuncia al suo velo e può entrare così al cospetto della Dea degli Inferi, sua sorella, e ritrovare Il suo sposo.

Iside, nel noto “Inno”, si presenta con queste parole: “Io sono tutto ciò che è stato, che è, e che sarà; E finora nessun mortale ha mai sollevato il mio velo“.

Queste parole suggeriscono al lettore rispetto per il Mistero sacro della Vita, nella manifestazione della divinità. Suggerisce inoltre il rispetto per la propria manifestazione vitale, sacra quanto quella della divinità. Il velo copre il grande mistero, e chi lo solleva deve andare oltre la sua individualità, annullare il proprio io e ri-connettersi alla Madre. Ma rappresenta anche le difficoltà a vedere oltre le illusioni delle nostre visioni. Chi riesce a sollevare il Velo di Maya, scorge la Realtà così com’è, ma non può più tornare indietro: la Natura si rivela nella sua verità.

C’è un antico mito che narra di un luogo magico, l’isola di Avalon, ora un piccolo paese di nome Glastonbury, nella regione inglese del Sommerset.

Si dice che questa terra una volta fosse un’isola abitata da alcune sacerdotesse devote ai culti della Dea Madre. La più famosa, la fata Morgana, era una di loro. L’isola era circondata da spesse Nebbie che la nascondevano e proteggevano da occhi indiscreti. Morgana, essendo un maga, aveva il potere di alzare o fare scendere queste Nebbie con un gesto.

Queste Nebbie, erano come un Velo tra due mondi, in questo caso, uno in cui lo stile di vita era ordinario e l’altro, in cui il senso della vita era completamente legato al sacro.

Di questa leggenda molto è stato scritto dalle scrittrici inglesi Marion Zimmer Bradley, nel suo famoso libro “Le nebbie di Avalon” e da Dion Fortune che a Glastonbury (Avalon) è vissuta e morta.

Anche per i riti nel Giorno dei Morti, si parla di un Velo tra i mondi che si fa meno spesso fino a scomparire del tutto. Nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, gli antenati incontrano i vivi e per un po’ il mondo dello Spirito e quello della Materia non sono così definitivamente divisi.

Siamo nel periodo dello Scorpione (morte), in opposizione con il Toro (vita).

Forse le immagini delle Madonne col velo, le statue velate, le nebbie e il mistero del velo che cela ma fa comunque intravedere qualcosa, come nel caso delle danzatrici, ci suggeriscono che sollevare e vedere oltre il velo è l’ultimo destino di noi comuni mortali?

A noi suggerisce soprattutto il continuo passaggio fra sacro e profano, fra velare e svelare, fra Mistero, Vita e Morte.

(Daniela Fogar, Francesca Rebbelato).

Madonna del Velo di Bergogno, fonte Wikipedia

(Il Bergognone; Madonna del Velo 1495/1515 circa Pinacoteca di Brera, Milano – Fonte Wikipedia).

 

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Un commento:

  1. Buongiorno, ho appena visto questo articolo. Molto bello ed interessante. Complimenti alle autrici. Non sapevo assolutamente nulla delle Madonne del Velo e men che meno dei collegamenti con il Mito di Avalon che, vorrei ricordare è collegato alle vicende di Re Artù, dell’Excalibur e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. E del quale sono un grande appassionato. Il legame tra Trani e Avalon può essere ancora più profondo di quello che si possa supporre. Proprio in Puglia, non lontano da Trani a bari, nella basilica di San Nicola si può vedere un bassorilievo con Re Artù e di suoi Cavalieri mentre nella cattedrale di Otranto si ammira il mosaico di fra’ Pantaleone con il “Rex Artorius”.
    Paolo.

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