BOOMERANG MADE IN SARDEGNA?! di Roberto Volterri.

BOOMERANG MADE IN SARDEGNA?! OPPURE….

di Roberto Volterri 

Come pelegrin che tornar vuole…

 

… scrive l’Alighieri nel Canto I del ‘Paradiso’, ma non si riferisce di certo a ciò che ora vi invito ad ammirare nel mio Laboratorio  delle Meraviglie!
Chi ‘tornar vuole’, il nostro ‘pelegrin’ di cui ora vi mostrerò qualche raro esemplare, è uno strano oggetto di legno, con una particolare curvatura, inventato (forse…) in una terra lontanissima, forse al Tempo del Sogno’. 
2. Immagine sopra;  la “Terra del Sogno” degli Aborigeni; sullo sfondo il monolite Uluru (foto Gaetano Colella). Immagine di apertura; Disegno di Giancarlo Pavat.
3. Immagine sopra; ancora il misterioso monolite che gli aborigeni ritengono sacro e chiamano Uluru (foto Gaetano Colella)
Ma sì! Sono certo che avete già capito che ora vedrete un curioso Boomerang che mi sono procurato girovagando qua e là dalle parti di Ayers Rock convincendo a vendermelo – non senza qualche difficoltà, anche linguistica – un simpatico aborigeno con il quale avevo familiarizzato.
Il boomerang fu così battezzato nel 1770 dall’esploratore e cartografo capitano James Cook (1728 – 1779) unicamente poiché la locale tribù Turuwal lo chiamava proprio… bu-mar-rang’, forse con riferimento alla parola boomori che significava ‘vento’.
Ma, molto probabilmente esso era usato fin dal V millennio a.C. e non è affatto detto che il know-how, il ‘brevetto’ di questo originale strumento sia made in Australia”, poiché in Olanda, in America (Florida), in India e anche in terra scandinava gli scavi archeologici hanno riportato alla luce ‘bastoni ricurvi’ molto simili al boomerang australiano.

4-5. Immagine sopra; un fierissimo aborigeno dei ‘tempi andati’ con il suo inseparabile Boomerang. Immagine in basso… un suo discendente!

 

Poteva il misterioso Egitto mancare all’appello?
Potevamo ignorare che anche nella terra all’ombra delle piramidi qualcuno ebbe le stesse intuizioni ‘scientifiche’, ebbe l’idea di sagomare opportunamente un pezzo di legno in modo che potesse fungere da arma da lancio. Anche se verosimilmente… non tornava affatto al mittente!
6.  Immagine sopra; Se hanno edificato la Grande Piramide senza ‘svelarci’ come abbiano effettivamente agito, gli Egizi potevano non ‘inventare’ – o ‘reinventare’… – anche il Boomerang impugnato in questa scena di caccia?

 

Australia, India, Egitto va bene, ma forse anche in terra sarda qualche geniale individuo intuì che modificando opportunamente la curvatura naturale di un frammento di ramo che gli era capitato per le mani e lanciandolo ‘controvento’, magari con una certa inclinazione – quando il ‘caso’ ci mette lo zampino! – il curioso oggetto sembrava tornare la punto di partenza. O quasi…
L’amico Leonardo Melis, autore del più che interessante libro Shardana. I popoli del mare” (PTM Editrice), ne è convintissimo ed ha illustrato il suo lavoro con raffigurazione che non lascerebbero dubbio alcuno…
Melis sostiene anche che il ‘know-how’ di cui si avvalsero gli Egizi era sicuramente ‘made in Sardinia e, proprio per usare le sue parole usate in una risposta ad una mia domanda sull’argomento 
[…] il boomerang è presente in Egitto grazie anche ai miei Shardana che lo usavano nei  ‘corpi speciali’ della guardia del Faraone e lo hanno rappresentato, naturalmente, nei bronzetti[].
    
7-8. Immagini sopra e sotto, bronzetto sardo in cui sembrerebbe raffigurato un Boomerang. Il libro di Leonardo Melis in cui si sostiene, tra l’altro, l’origine sarda di questo strumento. Almeno per quanto concerne l’Egitto.

 

 

Gli aborigeni, gli Egiziani, i Shardana & Co. non lo sapevano…..oppure si?

 

… ma il boomerang volava lo stesso!
Certamente chi ha inventato il boomerang non era al corrente delle complesse leggi della fluidodinamica dei gas e se ne infischiava allegramente di quanto aveva enunciato Sir Isaac Newton nel suo fondamentale testo “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” ovvero
“[…] Lex prima: Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare […]”. In parole molto, ma molto povere, significa che un corpo in quiete o in movimento non muta direzione se qualcosa non interviene dall’esterno.
9. Immagine sopra; il fondamentale testo di Isaac Newton; “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica”, ovvero “[…] Lex prima: Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare […]”.

 

Qui bisogna per forza che vi sediate un attimo e seguiate “due brevi cenni sull’universo della meccanica dei fluidi”.
Non c’è scampo! Le donne e i bambini in visita al mio ‘Carrozzone delle Meraviglie’ per questa volta sono esentati…
Dunque, dicevo che quando i bracci, le ali del boomerang, passano nell’aria, roteando, – aria intesa come ‘fluido viscoso’ – si crea una differenza di pressione tra le due facce dei bracci stessi.
Sul dorso superiore, che è convesso, le molecole del fluido compiono un tragitto più lungo mentre sull’altro lato, che é piatto, il tragitto è più breve. Come nelle ali degli aerei, dunque.
Tale differenza di pressione origina una sorta di ‘risucchio’ verso l’alto – che definirei ‘portanza’ –

10. Immagine sopra; Nell’ala di un aereo o nei bracci del boomerang la portanza, la spinta verso l’alto, è dovuta al diverso percorso dell’aria sulle due superfici, superiore e inferiore.
Tutto ciò è anche in relazione alla velocità del vento, all’inclinazione dei bracci del boomerang, al profilo di questi ultimi, ecc.
Inoltre, fino a qui abbiamo più o meno capito il motivo per cui il boomerang ‘vola’, ma non sappiamo ancora perché ruotando compia delle strane traiettorie e poi torni verso il punto in cui sta il lanciatore.
Il boomerang, a differenza dell’ala di un aereo, ruota su se stesso e su di esso si esercitano quindi le forze che regolano il movimento di un giroscopio o che fanno stare in equilibrio una bicicletta quando essa si sposta appena al sopra di una velocità di ‘soglia’. Credo che qualcuno di voi stia per cedere alle lusinghe di Morfeo e stia per addormentarsi…
Allora concludo in gran fretta!
Abbiamo detto che il boomerang si lancia tenendolo verticalmente.
 

11. Immagine sopra; Posizione iniziale di lancio di un boomerang
 Quindi parte in posizione verticale e contemporaneamente ruota su se stesso.
La differenza di velocità dell’aria sulle sue superfici, come abbiamo appena visto, genera la ‘portanza’ che, però, è maggiore nella parte superiore dell’oggetto e ciò provoca il cambiamento di direzione e l’attrezzo torna indietro. Un po’ come fa una trottola quando diminuisce la velocità di rotazione sul proprio asse: tende a girare su se stessa per evitare di cadere in ossequio al principio della ‘precessione giroscopica’.
Tutto chiaro immagino! Ma qualche dubbio mi assale e allora suggerirei di passare rapidamente all’azione costruendone uno.
Affrettatevi gentili Signore e riveriti Signori, fra un attimo si passerà nel mio laboratorio per l’inevitabile Appendice Sperimentale!
Pensavate di cavarvela, vero?

12. Immagine sopra; Il boomerang può assumere varie forme, con diversi modi di evoluire, di roteare e poi tornare al lanciatore.
 

Fate largo! Arriva l’aborigeno dilettante per caso!

Ora che avete costruito il vostro primo boomerang, poiché non vorrete di certo rompere i vetri delle finestre dei vostri vicini di casa e anche perché ridurre ai minimi termini i lampioni stradali è cosa estremamente disdicevole e passibile di severe sanzioni, trovate un largo spiazzo, un prato non frequentato da deliziose mammine con pargoli al seguito o da simpatici cagnolini in cerca di compagnia e tentate il primo lancio.
Impugnate il boomerang come mostrano i due ben poco genuini aborigeni che vedete nelle due foto di queste pagine, ponetevi ‘controvento’ e provate a lanciarlo con un rapido movimento dall’alto verso il basso del braccio, tenendolo leggermente inclinato sulla faccia piatta.
Alla fine del movimento, date una leggera torsione del pugno affinché il boomerang inizi a roteare nell’aria. Nel lancio, allentate la prese delle tre dita che lo stringono nello stesso momento in cui il vostro braccio si troverà teso sulla testa.
Per imparare la tecnica del lancio – come in tutte le cose – è necessario impegnarsi in un paziente allenamento.
 
13-14. Immagine sopra; Uno pseudo-aborigeno “della domenica”. Immagine in basso;  un aspirante ‘Maori’.

 

15-16. Immagini sopra e sotto; Un bravo lanciatore, in adatte condizioni di vento, riesce anche a fare evoluire il boomerang con traiettorie da Guinnes dei Primati

Accontentatevi, almeno all’inizio, di farlo tornare… al mittente! Poi si vedrà…

        

17. Immagine sopra; Sempre più difficile! Ma forse solo per caso…
Il boomerang può rimbalzare anche due volte sul terreno, riprendere il volo e tornare elegantemente al mittente.
18. Immagine sopra; È ben più probabile che questa sia la scena a cui assisterebbero gli allibiti frequentatori del parco in cui cercherete di far prendere il volo acrobatico al vostro primo boomerang.

 

 Molto bene! Ora avrete senza dubbio la curiosità di possederne uno e di lanciarlo dal più vicino parco, ben lontano da bambini, dalle loro gentili mammine e da onnipresenti cagnolini permalosi ecc.
Allora ecco come costruirne uno.

Non susciterà l’invidia degli aborigeni australiani, però… vola e sul serio torna indietro!

Potreste iniziare a costruire un rudimentale (ma non troppo!) boomerang partendo da una tavola di legno compensato, magari multistrato, spessa 13 millimetri, riportando su di essa, ad esempio, uno dei disegni che qui troverete, naturalmente riportandoli in scala 1:1, considerando che in uno i quadretti hanno il lato di 1 centimetro e nell’altro ‘progetto’ il lato è, invece, di 2,5 centimetri.
Con il primo dei due ‘progetti’ – pomposamente chiamiamoli così – il boomerang avrà un’apertura alare di 76 centimetri e l’angolo tra le due ali sarà intorno ai 130°.

19. Immagine sopra; Per realizzare un boomerang potreste utilizzare questo schema, riportando questo profilo su una tavola di adatto spessore e opportune dimensioni e considerando che ogni quadretto qui rappresentato deve avere il lato di 1 centimetro. Le aree tratteggiate indicano come deve essere sagomata ogni sezione del boomerang.

20. Immagine sopra; Riportato sulla tavola di compensato multistrato il disegno quadrettato, il boomerang potrà essere ritagliato ‘ a mano’, oppure con un seghetto alternativo.

Ritagliato il boomerang bisognerà sagomare opportunamente i suoi profili, tenendo conto che mentre su uno dei ‘bracci’ il bordo d’uscita risulta interno, sull’altro braccio risulta esterno. Nel punto di incontro dei due bracci il profilo è a sezione piano-convessa, come potete verificare nel disegno ‘quadrettato’.
Inoltre i due bracci dovranno avere identico peso. A tal fine appenderete, con uno spago, al centro, il boomerang con le punte verso il basso, bilancerete i due bracci utilizzando con accortezza la lima a legno.

21. Immagine sopra; Con una lima a legno devono essere profilati alcuni lati del boomerang in modo che le sezioni rispettino quelle indicate nei vari disegni sopra riportati.

22. Immagine sopra; Le superfici del boomerang devono essere accuratamente levigate con carta vetrata di piccola granulometria per evitare qualsiasi asperità che possa modificarne il volo e la traiettoria.

 23. Immagine sopra; Al termine del lavoro è bene passare su tutta la superficie del boomerang un leggero strato di vernice trasparente alla nitro in modo che la sua struttura non possa essere influenzata dall’umidità.

Ecco un’altra possibile soluzione:

24. Immagine sopra; Potreste utilizzare in alternativa, anche questo secondo ‘progetto’, riportando il disegno sulla solita tavola di compensato multistrato spessa 12 o 13 millimetri.

25. Immagine sopra; È anche necessario verificare il perfetto bilanciamento del boomerang, appendendolo al suo centro e controllando che rimanga orizzontale. Se così non fosse, opportuni colpi di cartavetrata sul lato più pesante ristabiliranno il necessario equilibrio.
(Roberto Volterri)

 – Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore. 

“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.

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Un commento:

  1. La Sardegna è stata la vera culla della Civiltà. Non il Medio Oriente. Il problema sta nel colonialismo culturale e nella secolare opera di denigrazione della Civiltà Sarda.
    Si dice che i Sardi non conoscessero l’arte della navigazione….eppure sono arrivati in Egitto.
    Che non conoscevano la scrittura. Eppure esempi di protoscrittura sarda sono stati trovati nei nuraghe ma subito “dimenticati” dal pensiero archeologico mainstream.
    Si dice che i nuraghe fossero semplici fortificazioni quando rilevamenti archeoastromici dimostrano che erano ben altro….
    Quindi?
    Grazie professor Volterri. So che lei è un archeologo. Ce ne fossero di archeologi come lei. E non come quelli che ancora oggi dicono che prima dei Romani in Sardegna non c’era alcuna Civiltà.
    Antonio Podda – Cagliari.

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