CLAMOROSA NOTIZIA: SCOPERTO UN SITO MEGALITICO A CECCANO IN CIOCIARIA?

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SCOPERTO UN SITO MEGALITICO A CECCANO (FR)?

La notizia è di quelle che fanno saltare di gioia appassionati e ricercatori e tremare i polsi a tutti coloro ritengono che ormai si sappia tutto di un determinato territorio e che non ci sia assolutamente nulla di nuovo da scoprire. Atteggiamento, quest’ultimo, non solo miope e sciocco ma decisamente deleterio al fine di una tutela e valorizzazione delle pertinenti emergenze storiche, artistiche, archeologiche e paesaggistiche. Se venisse confermato quanto sta emergendo in questi giorni sulle colline attorno a Ceccano, la cittadina capitale dell’antica Contea, adagiata lungo il fiume Sacco in Ciociaria, sarebbe davvero un ottima occasione per rilanciare l’intero territorio comunale. Ma procediamo a piccoli passi, cercando di frenare l’entusiasmo e tenendo bene i piedi per terra. Sopra una collina poco distante dal centro abitato, un ceccanese amante della propria terra e delle propria radici, Roberto Adinolfi, ha individuato in sito caratterizzato da enormi macigni che a prima vista sembrerebbero (per ora il condizionale è d’obbligo) posizionati da mano umana.

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Roberto Adinolfi in cima al macigno più grande

 

 

Dopo averci inviato alcune fotografie dei megaliti (termine che deriva dalle parole greche “mègas” ovvero “grande”, e “lithos” che vuol dire “pietra”. Quindi letteralmente “grandi pietre”) che hanno subito suscitato il nostro interesse, lo scorso week end, Roberto Adinolfi (che ha già avvisato informalmente l’Amministrazione comunale ceccanese) ci ha accompagnato sul posto affinché potessimo farci personalmente una idea in proposito. Diciamo subito che il luogo è decisamente suggestivo; immerso in un boschetto di querce ed altri caducifoglie. Percorrendo la stretta strada di campagna che corre tangente al sito, ci si accorge immediatamente che ci si trova in un ambiente caratterizzato da un forte carsismo. Rocce e massi calcarei coperti da muschio emergono qua e là nei prati o nei terreni coltivati e persino in giardini recintati di abitazioni.

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Il sito megalitico di Ceccano (FR)

 

Aspetto che ha fatto pensare che pure i “megaliti” scoperti da Adinolfi possano essere banali, seppur suggestivi, fenomeni carsici epigei, ovvero di superficie. Ma trovandoseli davanti la percezione cambia radicalmente. Si tratta di almeno cinque megaliti affioranti in uno spiazzo erboso dalla forma vagamente circolare. Alcuni superano abbondantemente i due metri di altezza e appaiono decisamente erosi dagli agenti atmosferici. Ulteriore aspetto che sembra confermare l’origine naturale. Tra i cespugli circostanti si intravedono altri massi dalla dubbia natura. Da un attenta osservazione mediante l’ausilio di una bussola, Adinolfi  ha notato che almeno tre massi sembrano allineati seguendo lungo l’asse est-ovest. Di questo gruppo fa aperte pure il più piccolo dei macigni che è quello maggiormente indiziato per essere stato posto in situ artificialmente.

 

allineamento megalitico

L’potizzato allineamento di alcuni megaliti

 

Osservate bene l’immagine che compare in questo articolo. Se avessi detto che quella foto l’ho scattata in Bretagna, in Inghilterra, in Danimarca  o nella Svezia meridionale, nessuno avrebbe dubbi nel riconoscervi un “menhir”. Parola che deriva dai termini bretoni “men” e “hir” ovvero “pietra lunga” e che in italiano possiamo tranquillamente chiamare “pietrafitta”.

Menhir del sito di Gammel Lejre- Danimarca20151107_153914

Confronto tra un menhir del sito di Gammel Lejre in Danimarca (foto a sx) e il “menhir” del sito di Ceccano (foto a dx)

 

Si tratta di megaliti eretti, almeno in Europa e nel Mediterraneo, a partire dal periodo Neolitico, per scopi non ancora del tutto chiariti e certamente non univoci. I menhir, e il loro cugini prossimi, i “dolmen” (ovvero, sempre dal bretone, “tavola di pietra”) più celebri sono quelli presenti soprattutto nell’area Atlantica dell’Europa o nella Scandinavia meridionale. In Italia sono celeberrimi quelli pugliesi; come il “Dolmen della Chianca” a Bisceglie (BA) o quello di Cisternino, non distante da Fasano (BR), oppure le “pietrefitte” visibili nei dintorni di Otranto in provincia di Lecce. Nel Lazio il dibattito sulla presenza di menhir e dolmen è ancor aperto e decisamente acceso e per un approfondimento si rimanda agli articoli pubblicati su questo website.

http://www.ilpuntosulmistero.it/il-mistero-del-dolmen-della-valle-dellamaseno-lt/;

http://www.ilpuntosulmistero.it/il-mistero-del-dolmen-di-monte-s-casto-a-sora-fr/;

 

User comments

Massi identificati come menhir preistorici nel sito svedese di Hjortsberg nel territorio del comune di Ronneby nella regione del Blekinge

 

Quindi se si usa il termine menhir è ovvio che li si ritiene opera dell’uomo. Nel caso del sito di Ceccano lo faremo virgolettando la parola, visto che saranno necessarie ancora diverse e multidisciplinari ricerche per appurare la verità. Inoltre il maggiore dei macigni individuati da Roberto Adinolfi, se osservato da una certa angolazione (dando le spalle ad occidente) sembra mostrare il profilo di un uomo barbuto. Un volto nobile e quasi regale, che simile ad un “Moai” di Rapa Nui (l’Isola di Pasqua) sembra osservare dall’alto del rilievo la sottostante valle del fiume Sacco, e la linea dei Monti Ernici e degli Appennini all’orizzonte settentrionale. Il “Vichingo”, così l’abbiamo soprannominato, è certamente opera della Natura, ma anche in questo caso la suggestione è notevole. E se siamo rimasti colpiti noi, non è detto che il luogo non abbia suscitato analoghe o ancora più profonde emozioni, sentimenti, anche timori in eventuali antichi abitanti di quella zona.

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20151107_145904 (nelle foto: l’enigmatico volto di un uomo barbuto, il “Vichingo”)

In pratica, l’ipotesi che, al momento e con tutte le cautele del caso, ci permettiamo di avanzare è quella secondo cui  il sito individuato da Roberto Adinolfi potrebbe essere di origine assolutamente naturale ma che sia stato utilizzato e leggermente adattato dall’Uomo alle proprie esigenze e scopi a noi sconosciuti. Il piccolo “menhir”, forse messo in opera deliberatamente in quel punto per creare un allineamento, potrebbe costituire la prova. Ed è su questo elemento certamente dovranno concentrarsi le prossime analisi.

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I megaliti di Ceccano

Questo report vuole costituire semplicemente una prima nota informativa su quanto scoperto da Adinolfi, al fine di suscitate curiosità ma pure interesse da parte di altri ricercatori, anche da fuori provincia e regione. Convinti come siamo, che soltanto un lavoro di squadra, con scambi di idee, conoscenze ed informazioni, potrà gettare nuova luce su questo ennesimo affascinante enigma ciociaro.

Giancarlo Pavat in collaborazione con la Redazione de IlPuntosulMistero.

(Le foto dell’articolo, dove non altrimenti specificato, sono di Giancarlo Pavat).

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Roberto Adinolfi ed il piccolo Menhir

 

NOTA DELLA REDAZIONE. Il lettore attento avrà notato che si è omesso di indicare con precisione il sito scoperto da Roberto Adinolfi e questo per evitare, per il momento, che malintenzionati alla ricerca di chissà cosa, possano danneggiarlo. Ricordiamo che eventuali scavi potranno essere fatti soltanto dagli organi preposti. In ogni caso chi fosse interessato a collaborare nelle ricerche può scrivere alla nostra redazione e provvederemo a metterlo in contatto con lo stesso Adinolfi.

 

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Giancarlo Pavat presso il sito di Ceccano – foto R. Adinolfi

Qui di seguito alcune immagini in cui si notano similitudini tra i megaliti di Ceccano e quelli di alcuni siti archeologici dell’isola di Gotland nel Mar Baltico.

2 Menhir del sito Lejstu rojr a Gotland3 Megaliti del sito di Ceccano

(A sx: I menhir del sito archeologico della “Barca di pietra” di Lejstu rojr sull’isola di Gotland – Svezia, a dx: i megaliti del sito di Ceccano).

4 Menhir sito di Lejstu rojr - Gotland5 Megaliti del sito di Ceccano

(A sx: Altri menhir del sito di Lejstu rojr sull’isola di Gotland – Svezia, a dx: i megaliti del sito di Ceccano).

6 menhir del sito di Galrum a Gotland- Svezia7 Megaliti Ceccano

(A sx: I menhir del sito di Gålrum sull’isola di Gotland – Svezia, a dx: quelli del sito ceccanese).

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8 commenti:

  1. don Paolo Andrea Natta

    Beh, per fugare ogni dubbio basterebbe verificare se si tratta di pietre separate o di roccia che emerge per dilavamento della terra che la circondava. O no?
    I Dolmen e Menhir son pietre separate e posizionate dalla mano dell’uomo, non rocce.
    Scava attorno alla pietra e avrai la risposta che cercavi 🙂

  2. Il sito è molto interessante e a giudicare dalle foto sembra che il volto sia stato modellato artificialmente. Sarebbe utile riflettere su una mappa della disposizione di tutti i massi presenti intorno ed sul loro possibile orientamento.

  3. I megaliti potrebbero essere anche naturali. Ma il dubbio viene vedendo il volto del cosiddetto “Vichingo”. Ovviamente non credo che sia proprio un Vichingo (che ci farebbe in Ciociaria?) ma potrebbe essere davvero un personaggio del passato (anche un santo medievale, non trovate?), la cui effige è stata consumata dagli agenti atmosferici e dal Tempo.
    Comunque il sito mi sembra molto interessante.
    Miki (Frosinone)

  4. Buongiorno,
    ho letto il vostro articolo sulla scoperta di un sito megalitico e di una statua di un uomo barbuto a Ceccano in provincia di Frosinone.
    Molto interessante. L’immagine dell’uomo barbuto, che voi avete chiamato il Vichingo, mi ricorda quelle sculture sulle Ande in Sudamerica a Marcahuasy.
    Statua attribuite ad una antichissima Civiltà spazzata via da un cataclisma mondiale. Chissà, magari anche la statua del Vichingo in realtà raffigura qualche antico eroe o personaggio di qualche cultura che un tempo viveva nel Lazio e poi è scomparsa. magari la stessa che ha eretto le Città con le Mura Ciclopiche.
    A questo proposito, ci sono Mura di questo genere a Ceccano? Non mi risulta che questa città sia annoverata tra quelle “Saturnie”. ma certamente voi ne saprete più di me.
    Grazie e buon lavoro.
    Fabio.

  5. Concordo con Valentina, per me il “Vichingo” è una statua corrosa dal Tempo e dalla pioggia e dal vento. E forse anche dall’inquinamento atmosferico. Io sono di Frosinone e la mia città e Ceccano non scherzano in proposito.
    Carlo

  6. Ciao a tutti, bell’articolo e grande scoperta. Però non sono daccordo con una cosa. Per me il “Vichingo non è opera della Natura ma una vera scultura poi consumata dal tempo. Come quelle di Marchuasi sulle Ande.
    Ciao.
    Vale.

  7. Buongiorno, mi chiamo paolo è ho appena letto sul vostro sito l’articolo su un sito megalitico scoperto a Ceccano in Ciociaria.
    Ho apprezzato la massima cautela ed i condizionali utilizzati per descrivere la scoperta. Vi fa onore. meglio essere prudenti prima di prendere clamorosi abbagli.
    Dalle foto non sono in grado di esprimere un parere in merito. Abitando a Roma, se indicherete con maggiore precisione dove si torva il sito megalitico, magari mi recherò a vederlo per farmi una ia idea.
    Devo dire che mi ha colpito quel masso con sembianze antropomorfe che avete chiamato “Vichingo”. Effettivamente è davvero impressionante. Non avete una foto frontale del macigno?
    Così di potrebbe capire se c’è davvero la mano dell’Uomo.
    Mi ha ricordato il grande “Volto megalitico” che si trova a Borzone, comune di Borzonasca, nell’alta Valle Sturla, in Liguria. Ne ha parlato tempo fa anche il programma “Voyager”.
    Su una delle rocce che sovrastano la strada che collega con Borzone con il piccolissimo borgo di Zolezzi, si vede questo volto che secondo alcuni risale alla preistoria ligure.
    Si tratta di una colossale effige umana, scolpita nella pietra, che raffigura i tratti di un volto umano barbuto. Proprio come il “vichingo” di Ceccano.
    Il Volto megalitico è alto più di sette metri e largo circa quattro, si staglia sopra la strada . Fu scoperto nel 1965 durante i sopralluoghi per la realizzazione della strada.
    Il gigantesco volto megalitico presenta i tratti di un viso umano: occhi, naso, mento barbuto, e qualcosa sul lato destro che alcuni dicono essere capelli ma che, secondo altri, rappresenterebbe un orecchio.
    Dopo la “scoperta” del colosso, si venne a sapere che gli abitanti della zona lo conoscevano da tempo immemorabile e che ci vedevano il volto di Cristo. A realizzarlo sarebbero stati, quindi, i monaci della vicina l’abbazia di S. Andrea.
    Secondo alcuni rappresenta addirittura l’Uomo sindonico. Il Volto megalitico sarebbe perfettamente sovrapponibile a quello dell’Uomo della Sindone.
    Sebbene non si conoscono gli autori e l’epoca di realizzazione, non c’è dubbio che il Volto megalitico ligure sia opera dell’Uomo e non della Natura. Quindi, in via teorica, anche il “Vichingo” di Cewcano potrebbe essere una scultura erosa dal tempo e dagli agenti atmosferici.
    Grazie per l’attenzione.
    Paolo “Bitter”.

  8. Bello, ora anche una Stonehenge ciociara.! Molto interessante.
    Mi ha colpito particolarmente il cosiddetto “Vichingo”.Per me il “vichingo” è una statua corrosa dalle intemperie. Avete scritto che si tratta di calcare e il calcare di consuma molto facilmente. Quindi potrebbe essere una scultura molto antica, magari di popolazioni preromane. Forse hanno trovato sul posto quei massi enormi e li hanno scolpiti. Non sarebbe la prima volta che enormi macigni naturali sono stati poi modificati per essere utilizzati per riti sacri.
    Il 2vichingo” mi ha ricordato l’enorme testa scolpita su una parete di roccia in Liguria. Anche lì gli archeologi ortodossi dicono che è naturale ma in realtà ormai sembra chiaro che si tratta di opera di creature intelligenti.
    Continuate così.
    Giacomo.

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