E se avessero ragione gli astrologi? Almeno in parte… di Roberto Volterri.

 

E se avessero ragione gli Astrologi?
Almeno in parte…

 

di Roberto Volterri 

 

con miglior corso e con migliore stella…
(Dante, Paradiso, I, v.40)

Era il lontano 1773 quando, agli antipodi del nostro Bel Paese, il celebre capitano James Cook (1728 – 1779) osservò e descrisse dettagliatamente uno stranissimo, affascinante fenomeno: l’aurora ‘australe’.
Ben noto, in verità, da qualche secolo a popolazioni abitanti terre molto più vicine ai Poli di quanto non fossero quei luoghi, l’Australia, verso i quali egli stava navigando.
Ma cosa sono le aurore ‘australi’ – che nel nostro emisfero chiamiamo, ovviamente, ‘boreali’ –, cosa sono quelle impressionanti fasce di luce verdastra, con brillanti sfumature azzurre, che si agitano in cielo quasi fossero degli stranissimi serpenti mossi dall’ira ‘divina’?

2. Immagine sopra; Il celebre capitano James Cook (1728 – 1779)
Oggi non incutono in noi il terrore, il panico che attanagliò le semplici menti dei marinai che, agli ordini di Cook, contribuirono a far colonizzare l’Australia da condannati ai lavori forzati, da detenuti di vario ‘rango’, insomma da tutto un coacervo di individui ‘poco racomandabili’ di cui la ‘pallida Albione’ voleva poco elegantemente e ‘cristianemente’ disfarsi.
Oggi sappiamo che le aurore boreali o australi sono l’affascinate e coreografica dimostrazione della stretta interazione tra il campo magnetico terrestre e il cosiddetto ‘vento solare’, ovvero l’incessante flusso di particelle subatomiche, dotate di elevata energia, emesse dall’astro che, sul nostro pianeta, consente da qualche milione di anni l’esistenza di gran parte delle forme di vita che noi conosciamo: il Sole.
Collocate ad un’altitudine compresa tra gli 80 e i 300 chilometri, possono raggiungere un’estensione verticale di oltre 500 chilometri
Oggi le moderne tecnologie ci hanno consentito addirittura di circoscrivere la zona in cui il fenomeno delle ‘aurore’ compare con maggior frequenza. Questa regione del pianeta è stata denominata – naturalmente per la sua forma – ‘ovale solare’ e può estendersi da circa 12° nel lato ‘giorno’ a circa 22° nel lato ‘notte’.
Le ‘aurore’boreali o australi che siano – possono inoltre presentare varie strutture differenziate, quali ‘macchie diffuse’, ‘archi aurorali’ e i più suggestivi ‘nastri’.

3. Immagine sopra: Una stupenda fotografia di un’aurora boreale visibile in Alaska, causata dalla stretta interazione tra il campo magnetico terrestre e il cosiddetto ‘vento solare’.
Vediamo però come tutto ciò, come questi interessanti fenomeni che avvengono negli strati più alti dell’atmosfera terrestre possano avere attinenza con la vita sul pianeta Terra, con usi, costumi, tendenze – forse anche ‘destini’ – del più rappresentativo tra i suoi abitanti: l’Uomo.
Ovvero, cerchiamo di analizzare quali possano essere i reali presupposti scientifici di una tra le più contestate – in gran parte anche da chi scrive – metodiche per… ‘prevedere’ gli eventi futuri, o meglio per delineare la personalità, le predisposizioni psico-fisiche, le affinità caratteriali che contraddistinguono quello che, in un momento di eccessivo ottimismo, abbiamo definito il ‘più rappresentativo’ tra chi quotidianamente fa di tutto per non far credere di essere stato creato ad ‘immagine e somiglianza’ del Grande Architetto dell’Universo.
O, più razionalmente, ‘ad immagine e somiglianza’ – con le debite ‘modifiche’ s’intende! – di qualche primate…
Ma sì, avete ben capito! Intendo proprio parlare della vituperatissima Astrologia.
“Anatema! Anatema!” esclameranno ancora il più esigenti tra i lettori.
Ebbene farei anch’io così se non avessi la pazienza di attendere ancora qualche rigo per verificare come l’approccio dato da chi scrive a queste note rispecchi appieno quanto si sa dei fenomeni fisici legati all’attività solare, alle sue strettissime interazioni con il nostro pianeta e, soprattutto, con l’interazione esercitata da gran parte dei pianeti che compongono il sistema solare in cui anche la Terra orbita e ciò che avviene sull’infuocata superficie dell’astro che ci consente la vita.
Soprattutto, considerando che le sonde spaziali ‘Voyager’ hanno messo in luce la presenza di fenomeni ‘aurorali’ anche su pianeti giganti quali Giove, Saturno e Urano, dotati anch’essi di una vasta magnetosfera…

4. Immagine sopra; Suggestiva immagine di “aurora polare pulsante”, sul pianeta Giove.

 

Avremo tempo e modo, nella seconda parte dell’articolo, di ‘vedere’ dal punto di vista dell’astrologo ‘di stretta osservanza’ quali siano invece i presupposti, le idee, le basi su cui poggia da secoli la ‘scuola di pensiero’ – non mi azzardo ancora a definirla ‘scienza’… – che forse può considerarsi la ‘madre’ della moderna astronomia.
Ma torniamo ancora per un po’ alle idee ‘rivoluzionarie’ di un fisico che – horribile dictu! – ha cercato di conciliare una sua, quasi rivoluzionaria, concezione dell’Universo e delle energie, conosciute o meno, che in esso si agitano, con l’Astrologia, con quella ‘branca del sapere’ che oggi come non mai, spesso in maniera quasi ‘impalpabile’, influenza scelte, decisioni, comportamenti dell’uomo comune.
A volte anche di influenti capi di Stato…
Il ‘nostro’ eretico scienziato, il professor Percy Seymour, docente di astrofisica all’Università di Plymouth, ha infatti sviluppato delle sue teorie, forse non troppo lontane da quelle del più celebre Stephen Hawking, in base alle quali termini quali ‘congiunzione’, ‘quadratura’, ‘opposizione’, ecc., tanto cari agli astrologi, in un contesto culturale ‘a più ampio spettro’ – oserei dire ‘eretico’ – possano assumere un diverso e forse più ‘razionale’ significato comprensibile e, probabilmente, accettabile anche dalla comunità scientifica più ‘ortodossa’.
In estrema sintesi – mi perdonino sia gli astrologi sia gli astronomi per la necessaria sinteticità! – se due pianeti hanno la stessa longitudine geocentrica o la stessa ascensione retta (in pratica si trovano nella stessa parte del cielo visibile), essi si dicono in ‘congiunzione’, se invece, sulla sfera celeste, presentano uno scarto angolare di 180°( cioè se se si trovano in parti opposte del cielo) si dicono in ‘opposizione’ e si dicono in ‘quadratura’ quando le immaginarie linee che li congiungerebbero al nostro pianeta formano tra loro un angolo di 90°.

5. Immagine sopra; Il professor Percy Seymour.

6. Immagine sopra; Il libro di Percy Seymour in cui l’astrofisico espone la sua teoria che, in parte, giustificherebbe alcune asserzioni dagli astrologi. Ma solo in parte!

 

Tralascio in questa estremamente succinta esposizione altre particolari configurazioni quali la ‘quadratura orientale’, la ‘quadratura occidentale’, la ‘congiunzione superiore’ e quella ‘inferiore’ o – peggio ancora! – il ‘quinconce’.
Questi molteplici ‘aspetti planetari’ – sempre per utilizzare una terminologia più ‘astrologica’ – dovrebbero esercitare un forte influsso sugli inquieti abitanti del pianeta Terra quando, ad esempio, l’angolo tra due pianeti e il Sole, oppure la Luna, è di 30° o anche di 150°.
L’influenza sarebbe più accentuata con un angolo di 60° e il massimo si avrebbe con un angolo di 120°.
Già Isaac Newton aveva intuito – studiando i fenomeni di marea – che l’influenza dei due astri a noi più vicini, il Sole e la Luna, si manifesta in modo diverso a seconda della loro posizione rispetto al nostro pianeta, ma un approccio ancor più scientifico si ebbe verso la fine degli anni Cinquanta, quando un esperto di elettronica americano, John Nelson, mentre studiava la propagazione delle onde elettromagnetiche per conto della Radio Corporation of America, la RCA, appurò che si aveva una pessima ricezione delle comunicazioni radio quando la Terra, Venere, Marte, Giove e Saturno erano situati, rispetto all’astro solare, in ‘opposizione’ o in ‘congiunzione’.

7. Immagine sopra; una delle configurazioni planetarie stabilite da John Nelson in relazione al variare della propagazione delle onde radio.

8. Immagine in alto; Nelson e un collaboratore mentre mettono a punto le apparecchiature per studiare l’influenza sulle onde elettromagnetiche esercitata da alcuni pianeti del nostro Sistema Solare. Qui cominciamo a ragionare più seriamente…

 

Andò più a fondo e scoprì – anche se poi si vedrà che aveva solo sfiorato la vera essenza del problema – che si avevano invece ottimi segnali radio quando gli stessi pianeti formavano angoli di 30, 60, 120 e 150 gradi rispetto al Sole.
Per amor di verità sarà bene ricordare come tali valori non coincidano molto con quanto affermato dagli astrologi e che questi ultimi, nei loro complicati calcoli, considerino gli angoli rispetto alla Terra – dove nascono, vivono, muoiono gli esseri umani – e non rispetto al Sole.
Ma era già un promettente inizio…
Vennero poi gli studi dei fisici Paul Jose, per l’aviazione USA, dell’astrofisica J.B. Blizard e di H.P. Sleeper per la NASA, sull’attività solare correlata al problema delle violente tempeste solari e sull’influenza che esse esercitano sulle varie manifestazioni dell’attività umana del pianeta, dalle radiocomunicazioni ai problemi cardiaci, dalle maree oceaniche alle… maree biologiche.
La Blizard, in particolare, mise in evidenza, con sua grande meraviglia, un non meglio definibile fenomeno di ‘risonanza’ tra alcuni pianeti e l’astro intorno al quale essi orbitano. In effetti, anche se la cosa può apparire incredibile, il Sole non è ben… fisso al centro del ‘sistema’ in cui anche noi siamo immersi.
Soprattutto pianeti come Giove – un ‘sole’ mancato ! – e Saturno, ma anche, nel ‘loro piccolo’ Urano e Nettuno,’spostano’ leggermente il Sole dal centro di massa del sistema solare.
Ora, secondo Seymour, tale influenza sull’astro solare induce non trascurabili mutamenti nel complesso processo di ‘convezione termica’ sulla sua superficie.
E poiché sono proprio i ‘moti convettivi’ – in parole povere lo scorrere, lo spostamento di inimmaginabilmente grandi quantità di materia sulla superficie dell’astro – a dar luogo a fenomeni di natura elettromagnetica che poi originano il ‘vento solare’, ecco apparire possibile uno ‘spiraglio’, un ‘apertura’ verso l’auspicabile ‘dialogo’ tra chi considera l’Universo quasi partecipe, quasi ‘responsabile’ degli umani destini – gli astrologi – e chi, invece, lo considera unicamente una meravigliosa manifestazione… della Natura.
Qualsiasi sia il significato attribuibile, da parte di ciascuno di noi, al termine Natura…
Ma, per tornare ancora per un attimo all’originale studio di Seymour vorrei riportare alcuni contrastanti commenti della stampa internazionale sul curioso libro dell’astrofisico inglese intitolato “ Oltre la scienza sensoriale”.

9. Immagine sopra; Un altro libro del Professor Symour, libro che ha scatenato una ridda di contrastanti opinioni.
Si va da un entusiastico – forse troppo! – “Potrebbe essere uno dei più importanti libri del secolo…” dello ‘Yorkshire Post’, al drastico “E’ un libro vergognoso!” del ‘Weekend Telegraph’, per finire con il più ‘neutrale’ “Un libro coraggioso, scritto con uno spirito pionieristico…” del giornale ‘The Scotsman’.
Chi scrive, almeno chi ha fin qui scritto, pensa invece che quella di Seymour potrebbe essere una ‘strada’ percorribile, un diverso ‘cammino di ricerca’ per effettuare finalmente un razionale screening tra quelli che sono, o potrebbero essere, gli studi sui reali influssi del Cosmo su di noi, sulla vita degli esseri umani – se non proprio sui loro ‘destini’ – e il coacervo di false idee, di errate ‘deduzioni’, di retaggi ‘medievali’ che fungono solo da ostacoli verso una più corretta comprensione del mondo che ci circonda.
E ora… la parola agli astrologi, per l’esattezza a chi si avvale dell’ausilio del computer che, ai giorni nostri, ha ridotto al minimo l’impegno e gli sforzi per sviluppare i calcoli per giungere a formulare una sorta di ‘previsione’ dell’immediato futuro studiando, per esempio, i transiti, le progressioni, le direzionali, la rivoluzione solare, la rivoluzione lunare, ecc.
Ma gli antichi, senza alcun ausilio ‘meccanico’, perché perdevano tanto tempo per sapere quando il pianeta Venere sarebbe nuovamente passato nello stesso punto del cielo?
E che cosa si aspettavano dalla presenza in cielo di tale corpo celeste?
Nulla di quello che, al giorno d’oggi, pensiamo noi (amore, bellezza, eleganza…).
No, gli antichi lo consideravano come una sorta di archetipo in cui era racchiuso tutto il potere dell’istinto, della attrazione e della repulsione rappresentate dall’eterno ciclo delle stagioni.
In primavera ed estate – e il Botticelli insegna… – Venere indossa fiori e foglie, quei fiori e quelle foglie da lei stessa ‘messi da parte’ in autunno e in inverno.

10. Immagine sopra; Venere raffigurata nella celeberrima “Primavera” del Botticelli.
Venere, sempre per gli antichi, riuniva gli animali affinché potessero lottare tra loro e poi unirsi nei momenti di più intensa ‘passione’.
Venere era la divinità dell’adolescenza, con tutto il caratteristico coacervo di desideri e di appassionati odi. Andata in sposa al non bellissimo Vulcano, era naturale che il suo continuo desiderio di amore e di passione le creasse eterni… dispiaceri e insoddisfazioni. Perciò, quando si ‘annoiava’ esibiva senza riserve tutte le caratteristiche degli spiriti capricciosi ma creativi.
Gli astrologi la considerano infatti come fautrice della ‘fortuna mutevole’.
Ma, a parte queste romantiche, altamente poetiche e suggestive interpretazioni dell’archetipo ‘Venere’ tanto diffuse in antico, la presenza del pianeta ad essa dedicato è stato – forse da tutti i popoli – considerato anche in un’ottica più ‘utilitaristica’.
Il loro profondo senso matematico li metteva in condizione, solo osservando i movimenti dei corpi celesti, di ‘prevedere’ le sorti del loro paese.
I Maya, per esempio, utilizzavano il numero di ‘passaggi’ del pianeta Venere per calcolare i cicli delle macchie solari, avendo previsto che al compimento del ventesimo di essi si sarebbe verificato un mutamento del campo magnetico solare che, a sua volta, avrebbe dato luogo a gravi ripercussioni su quello terrestre sotto forma di cataclismi e devastazioni.
Oltre a tale scopo, questa ‘maledetta’ astrologia fu utilizzata per scegliere il momento giusto per la semina, per iniziare una guerra, per identificare l’uomo che doveva comandare l’esercito o il Grande Spirito che doveva guidare le anime.

11. Immagine sopra; una pagina del Codice Dresda, in cui i Maya descrivono osservazioni del pianeta Venere anche in un’ottica “astrologica”.
12. Immagine in basso; un’antica raffigurazione dello Zodiaco con al centro il Cristo.

Ma quelli erano tempi in cui tutti erano più aperti ad accettare i ‘suggerimenti’ criptati provenienti dal cielo; ora, invece, tutto deve essere ‘scientificamente’ dimostrato e documentato e poco contano le ricerche fatte durante i secoli passati.
O meglio, aggiungerebbe l’autore di queste note, si cercano ben più razionali correlazioni tra gli eventi celesti e quelli che accompagnano quotidianamente la vita degli esseri pensanti che brulicano sul nostro pianeta…
L’Astrologia visse un periodo oscuro con l’avvento del Cristianesimo, poiché il ‘fatalismo’ che la contraddistingue appariva in netto contrasto con l’intervento divino del Redentore. Nell’Apocalisse giovannea sono comunque presenti ‘tracce’ di alcune concezioni astrologico-cabalistiche, non fosse altro che per le archetipiche immagini dei simboli dei quattro evangelisti, il Toro, il Leone, l’Aquila, l’Angelo.
Di quei primi secoli bui della nostra Era, dal punto di vista astrologico, emerge soltanto il ‘Tetrabiblos’ di Tolomeo, addirittura tradotto in arabo e dagli stesi popoli arabi adottato come base per i loro studi astrologici.

13. Immagine sopra; Le “Predizioni Astronomiche” di Claudio Tolmeo in una rara edizione del 1622
Dai loro possedimenti in terra spagnola fino a Samarcanda si edificarono infatti nuovi osservatori astronomici per rendere ancora più precise le mappe stellari redatte dai greci e si dettero alle stelle nomi di chiara matrice araba, come ad esempio Rigel e Betelgeuse o come i termini astronomici ‘nadir’ e ‘zenit’.
Nasce proprio in terra araba il concetto di ‘case’ terrestri, derivato dal tolemaico sistema dei ‘quadranti’ ottenuti suddividendo il cielo in dodici settori, posizionati sei sopra l’orizzonte e sei sotto di esso. Ciò consentiva di avere un più accurato quadro delle posizioni della Luna, del Sole e dei pianeti nel luogo e nel preciso momento preso in considerazione per redigere il ‘tema natale’ di ogni individuo. Ciascuna delle dodici ‘case’, per gli antichi – ma forse anche per gli astrologi odierni… – possiederebbe una ben precisa ‘influenza’ derivante dai ‘segni zodiacali’ e dai corpi celesti in essa collocati in quel preciso momento.
Gli studiosi arabi rielaborano perciò complesse concezioni a cavallo tra un’astronomia in nuce e un’astrologia già molto sviluppata. Si stabilisce, ad esempio, che il Sole, nel suo quotidiano virtuale ‘viaggio’ intorno al nostro pianeta – Copernico era ancora molto di là da venire… – entrerebbe nella dodicesima ‘casa’ (quella dell’ascendente corrispondente ai Pesci) alle sei del mattino, lascerebbe la decima ‘casa’ (Capricorno) a mezzogiorno, discenderebbe dalla settima (Bilancia) alla sesta ‘casa’ (Vergine) alle sei pomeridiane e passerebbe dalla quarta ‘casa’ (Cancro) alla terza (Gemelli) a mezzanotte.
Ebbe così vita, anche se in fase embrionale, quella complessa concezione dell’interazione Uomo-Cosmo per cui, ad esempio, se un individuo nasce con il Sole nella costellazione della Vergine tenderebbe ad apparire ‘modesto’, ma se il Sole è nella decima ‘casa’ lo stesso individuo potrebbe portare a compimento ambiziosissimi progetti forse proprio in virtù di tale suo aspetto caratteriale.
Come si vede – commenterebbe per l’ultima volta l’autore di queste note, più portato a ‘razionalizzare’ anche gli aspetti meno ‘razionali’ dell’esistenza umana – un’astrologia così concepita si presta ad ‘interpretazioni’ ad ‘ampio spettro’, sufficientemente ‘elastiche’ da poter essere adattate alle circostanze e alle esigenze più svariate.
Tornando ad oggi, anche se l’astrologia (essa stessa, paradossalmente, nata sotto una… ‘cattiva stella’, forse proprio per stimolare tanti studiosi in sua difesa) e’ stata e sarà sempre ‘ufficialmente’ poco considerata finché non sarà in grado di fornire un substrato culturale di sufficiente ‘spessore scientifico’.
Viene però, silenziosamente, utilizzata da moltissime persone che si avvalgono di questo strumento per ottimizzare le proprie scelte in ogni campo, per individuare la strada più idonea da percorrere o per indirizzare al meglio i destini della loro prole.
Esse probabilmente accettano senza remora alcuna l’idea che il nostro sistema solare si sia ‘accorto’ che loro esistono e ne fanno parte come tutte le pietre, le piante , gli animali, le forme, le forze, i pensieri, i colori, i suoni che ‘animano’ la Natura in ogni sua espressione.
E’ una concezione estremamente suggestiva e romantica ma a dir poco… ‘arcaica’ – commenterebbe in extremis chi scrive, in un ultimo anelito di rendere sempre più ‘scientifico’ l’approccio all’affascinante tema – anche se, ad onor del vero, molte ricerche sono state condotte per quanto concerne gli aspetti statistici delle umane vicende in relazione alle reciproche posizioni dei pianeti rispetto alla Terra.
Ma la ricerca è ancora del tutto aperta poiché ignoriamo se altri elementi, altre forme di energia non ancora messe bene in luce, possano avere un’influenza sui nostri comportamenti, come, per esempio, le posizioni delle lune di alcuni pianeti o i complessi fenomeni di carattere fisico – tempeste magnetiche in primis – che su di essi avvengono e che noi inconsapevolmente percepiamo a distanza di tempo e non in tempo reale.
Né, d’altra parte, sappiamo se la nostra Luna che astrologicamente determinerebbe, nella sua perenne mutevolezza, l’istante preciso in cui dovrebbe realizzarsi un ben determinato evento, ruoti intorno alla Terra proprio per ‘filtrare’ periodicamente parte delle influenze di carattere ‘elettromagnetico’ che vengono inviate verso il nostro pianeta e, di conseguenza, verso i suoi rissosi abitanti.
Chissà da dove e chissà da quanto tempo…
Infine, in relazione ai vari rapporti dei vari astri tra loro e nei nostri confronti, l’astrologia ‘di stretta osservanza’ ritiene che essi siano – diciamo così – ‘condizionanti’ non solo nell’ambito del nostro sistema solare per il loro eterno divenire, ma che possano interagire anche con le molteplici forme di energia derivanti da altri sistemi solari ai quali sono ‘newtonianamente’ vincolati.
Certamente se fosse vivo qualche astrologo di 5.000 anni or sono, saprebbe spiegarci tutto ciò semplicemente osservando le stelle e ‘parlando’ con loro, sdraiato al buio sulla nuda terra, ingigantendo, con la grande ‘lente’ che è dentro ciascuno di noi – con la sola forza dell’immaginazione e dell’intuizione – gli infiniti punto luminosi del Cosmo sterminato, fino a captare l’intima essenza dell’Universo intero.
Noi, purtroppo, dobbiamo abbandonare questa romantica visione e tornare al più asettico computer per vedere se… sa fare altrettanto.
(Roberto Volterri)
– Le immagini sono state fornite dall’autore 

 

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«C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.»

 

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