I misteri dell’abbazia del Goleto (AV) – 2^ parte

L’ABBAZIA DEI MISTERI: IL GOLETO
2^ parte.
di Marco Di Donato

Abbazia del Goleto

1. Ingresso all’Abbazia.

Superato il primo ingresso dell’abbazia, prima di addentrarci all’interno del Goleto è necessario varcare un’altra porta sulla quale, oltre ad esservi riportati fregi e bassorilievi facenti parte del vecchio mausoleo di epoca romana, nonché l’effige di due leoni rampanti, che come si è detto facevano parte dello stemma gentilizio della famiglia Caracciolo, è possibile ammirare due figure dalle fattezze animali o per meglio dire zoomorfe, una delle quali parzialmente cancellata.

Si tratta di due manufatti apotropaici, ossia aventi l’intento di allontanare gli influssi negativi.

Sono sculture tipiche del Medioevo e coeve con il periodo di costruzione del monastero.

Abbazia del Goleto

Figure zoomorfe simili a queste è possibile vederle anche in altri luoghi molto importanti e di notevole interesse storico, come nella Cattedrale di Anagni (Fr) , la “Città dei Papi”, nota per il famoso “schiaffo” al Papa Bonifacio VIII.

Una Cattedrale sorta nel XII secolo (come l’abbazia del Goleto) e che per la sua storia documentata è da considerarsi a forte presenza Templare.

Non a caso, figure animali come queste insieme a quelle dalle sembianze umane, note con il nome di “Bafometto”, sono tra le cause delle accuse di eresia con le quali furono condannati i Cavalieri Templari.

Bassorilievo sulla facciata della cattedrale di Anagni – FR

Questa tipologia di sculture è tipica dell’epoca medievale e non di epoca romana, in quanto quest’ultimi avevano una tecnica scultorea diversa rispetto a quella in questione: più elaborata, raffinata e sicuramente più vicina alla realtà.

2. La Triplice Cinta
Dopo aver varcato la seconda porta d’accesso, ci si dirige verso il noto chiostro del Goleto: di forma rettangolare, pieno di fascino ed incanto al cui interno, come tradizione vuole, ci sono giardini curati con piante e fiori colorati.
Avviandosi verso l’ultima arcata del chiostro, quella che porta all’ingresso dell’ex convento delle monache di clausura, è possibile ammirare, inciso in verticale, un bellissimo esemplare del simbolo della “Triplice Cinta”.

Triplice Cinta – Abbazia del Goleto
Triplice Cinta -part – Abbazia del Goleto

Anche l’origine di questo simbolo è molto antica e si perde nella notte dei tempi.
Secondo la letteratura antica due sono le tipologie e gli usi che se ne possono fare di una Triplice Cinta:
– per fini ludici;
– come simbolo sacro.
Generalmente, la prima impressione che può avere una persona che non conosce il significato della Triplice Cinta, è quello di ricollegare questo simbolo al famoso gioco del “filetto” o “tris”, così come lo si vede sul retro di molte scacchiere moderne.

In effetti ciò potrebbe anche essere tenuto in considerazione qualora venisse trovato inciso in orizzontale sulle soglie di gradini di case o su muretti, ma quando lo si trova inciso in verticale all’interno di un luogo mistico, il tutto assume un carattere decisamente diverso, quindi non più ludico, ma simbolico, il cui significato non è esauribile in poche righe.
La Triplice Cinta rinvenuta all’interno dell’Abbazia del Goleto non è orizzontale ma incisa in verticale.
Sicuramente, la presenza di una Triplice Cinta, indica che ci troviamo in un luogo di particolare sacralità, che rappresenta il punto centrale di un territorio, nel quale vi sono tutte le premesse affinché si possano moltiplicare le forze interiori positive: proprio come avviene nel caso di un gruppo di uomini in preghiera.

Triplice Cinta scoperta sulla montagna tra Falvaterra e San Giovanni Incarico – FR – Foto G. Pavat

La sapienza primordiale nascosta in questo antico simbolo attraversa il druidismo, l’esperienza mistica della scuola pitagorica, la cultura delle popolazioni italiche e la civiltà romana.
Anche Platone parlava della Triplice Cinta, allorquando narrava della mitica Atlantide e della sua capitale, descrivendone la pianta come a forma di triplice cinta circolare.

Marco Di Donato – G Pavat ed altri ricercatori con la TC scoperta sul Monte Cervaro in Valle Incarico – FR

Ed a forma di Triplice Cinta era anche la pianta del Tempio di Salomone a Gerusalemme.
Il Medioevo, raccoglie a piene mani l’eredità di queste antiche popolazioni ed anche grazie all’ausilio dei “Pauperes commilitones Christi templique Salomonis” ossia “Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone”, più noti come Cavalieri Templari, il simbolo della Triplice Cinta viene diffuso in tutta Europa.

Esemplari di Triplici Cinte sono infatti stati rinvenuti presso Chiese e luoghi in cui la presenza Templare è stata ampiamente documentata, come tra i famosi graffiti della Torre di Chinon, il Castello di Campolattaro a Benevento, laddove oltre ad alcune croci patenti incise è stato anche rinvenuto il simbolo della Triplice Cinta, ma anche in alcune Chiese di Roma e del Basso Lazio dove la presenza Templare è stata ampiamente documentata ed accertata, così come in Umbria ed in Toscana.

Triplice Cinta presso castello di Campolattaro

Nel Lazio, ad esempio, sul sagrato della Chiesa di Santa Maria della Libera ad Aquino in provincia di Frosinone, sono stati rinvenuti alcuni esempi di Triplici Cinte incise sia in orizzontale che in verticale.

Triplice Cinta verticale presso chiesa S Maria della Libera di Aquino – FR

In questo caso, già la denominazione della Chiesa ci conduce ai Cavalieri Templari in quanto il titolo che questi monaci attribuivano più di frequente a Chiese da loro erette era quello di “Santa Maria” accompagnato da altri aggettivi quali: … dei Franconi, … del Tempio, … della Libera.
Individuare una Triplice Cinta, osservarla e capirne il significato lascia sempre quell’alone di magnetismo, dal quale il ricercatore e/o il semplice appassionato non riesce a tirarsi indietro.

marco-didonato@alice.it

continua……

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Un commento:

  1. Ornella Petillo

    Complimenti per l’attenzione e la cura nel descrivere tanti particolari e ricollegarli a momenti, non solo architettonici, ma anche all’evoluzione e allo spirito dell’uomo.

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